L'Italia entra in guerra
L'Italia inizialmente disse "no grazie" alla guerra e si dichiarò neutrale. I motivi erano chiari: armi vecchie della Terza guerra d'Indipendenza, mancanza di artiglieria pesante, un popolo che odiava l'idea della guerra. Inoltre, come poteva combattere contro l'Austria se erano alleati nella Triplice alleanza?
Nel paese si crearono due fazioni opposte. I neutralisti (cattolici, socialisti, liberali) erano la maggioranza e volevano restare fuori dal conflitto. I interventisti (nazionalisti, futuristi, industriali e persino Mussolini che aveva tradito il partito socialista) spingevano per partecipare alla guerra.
Alla fine vinse la minoranza: l'Italia firmò un patto segreto con Francia e Inghilterra contro l'Austria. Il 24 maggio 1915 l'Italia entrò ufficialmente in guerra, sperando di riconquistare Trento e Trieste.
La guerra trasformò completamente la società italiana: gli operai nelle fabbriche di armi furono militarizzati, i contadini morirono nelle trincee, e non presentarsi alla chiamata alle armi significava essere fucilati per diserzione.
Fatto importante: Il generale Luigi Cadorna comandava l'esercito italiano e organizzò la guerra di trincea lungo il fiume Isonzo e sull'altopiano del Carso.