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Il Settecento, Antico Regime, Guerre di successione e Illuminismo

13/11/2022

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1) Demografia ed economia
Gli Stati europei non organizzavano censimenti sistematici e anche quando erano effettuati,
prendevano in consider

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1) Demografia ed economia Gli Stati europei non organizzavano censimenti sistematici e anche quando erano effettuati, prendevano in considerazione i "fuochi", cioè unità abitative ed economiche. I singoli individui erano iscritti nei registri parrocchiali in occasione del battesimo che non erano diffusi ovunque, né si sono conservati fino ai giorni nostri. Gli storici quindi, non possono fornire cifre precise ma possono elaborare stime approssimative. Si ritiene che verso la fine del Seicento l'Europa contasse circa 100 milioni di abitanti. Nel Cinquecento e nel Seicento la popolazione europea era cresciuta. L'andamento della crescita era stato diverso nei vari paesi e molto discontinuo, perché spesso si erano verificate guerre, carestie ed epidemie. Già nel 1750 gli europei erano diventati circa 145 milioni, dovuti da vari fattori: diminui la mortalità catastrofica, ovvero quella dovuta a guerre, carestie o epidemie, calò anche la mortalità generale, grazie a una maggiore disponibilità di cibo e ai progressi della medicina. Ciò favorì un allungamento della vita media. Nell'Inghilterra del Settecento, si registrò un abbassamento dell'età matrimoniale: questo fu reso possibile dal fatto che per i giovani inglesi era più facile trovare un'occupazione. L'incremento demografico si verificò in parallelo alle trasformazioni dell'agricoltura. Ci fù un aumento delle superfici coltivate: si diffusero inoltre nuove colture come il mais che aveva una resa molto alta, frumento, la...

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Didascalia alternativa:

segale e la patata. La domanda crescente di beni alimentari fece sorgere la necessità di sfruttare i campi. In Inghilterra fu sperimentata la rotazione quadriennale che prevedeva la divisione dei campi in più aree e la successione di diverse colture alimentari. Queste piante arricchivano i terreni, rendendoli più fertili e più produttivi. La produzione di lana, latte e carne crebbe moltissimo; aumentò anche la disponibilità di letame. Furono introdotti due nuovi strumenti di lavoro, che velocizzarono i lavori agricoli: la seminatrice meccanica e l'aratro metallico. In Inghilterra il fenomeno delle recinzioni (enclosures) permise di creare vaste aree coltivabili con un'agricoltura intensiva e molto redditizia per i grandi proprietari, a danno dei piccoli proprietari e dei braccianti, che si videro costretti, almeno in parte, ad abbandonare campagne. Anche il settore manifatturiero subì importanti trasformazioni (in Inghilterra, Fiandre, parte della Germania, Francia e Nord Italia), con la diffusione del lavoro a domicilio nelle campagne, soprattutto nel settore tessile, grazie al quale i mercanti-imprenditori riuscirono a rispondere meglio alla crescente domanda di beni a basso costo e di media qualità. Già alla fine del Seicento i traffici internazionali erano molti aumentati: dall'Asia arrivavano tè e spezie, dalle Americhe zucchero, caffè, cacao, tabacco. Fra le "merci" di scambio vi erano anche gli schiavi africani, al centro del cosiddetto commercio triangolare: le navi negriere partivano dall'Europa cariche di merci di scarso valore che, giunte in Africa, venivano scambiate con gli schiavi neri, i quali, a loro volta, venivano venduti nelle Americhe in cambio di prodotti tropicali molto richiesti in Europa. L'economia, dalla metà del Seicento, era controllata "dall'alto" e a ciò si adattava la teoria economica del mercantilismo, che si fondava sull'idea che la ricchezza di uno Stato si indetificasse nella quantità di moneta circolante, prevedeva un intervento dello Stato nelle questioni economiche. Si favoriscono così le manifatture nazionali e si applicano dazi doganali sulle importazioni. Verso la metà del Settecento, iniziò a diffondersi un'altra teoria: la fisiocrazia, per la quale la ricchezza di una nazione si identifica nell'agricoltura, lo Stato non deve intervenire nelle questioni economiche. Il mercato è libero, regolato dalle leggi di domanda e offerta. Non si favoriscono alcune produzioni su altre: infatti vige la libera iniziativa economica. Infine non si applicano dazi né tasse eccessive. 2) La società di Antico Regime Con "Antico regime" gli storici indicano l'insieme delle istituzioni politiche, economiche e sociali che caratterizzarono l'Europa fra il Cinquecento e il Settecento. Il termine fa riferimento al vecchio regime contrapposto al nuovo. Nell'Antico regime la società era divisa in tre ordini: il clero, che si occupava della religione; la nobiltà, che aveva il potere politico e militare; infine il Terzo stato, cioè tutti coloro che non appartenevano agli altri due ordini. Ciascuno ordine godeva dei propri diritti, ma solo clero e nobiltà godevano di privilegi, infatti erano esclusi dal pagamento delle tasse e potevano essere giudicati da tribunali speciali. Al proprio ordine vi si accedeva per nascita, eccetto nel clero, quindi è raro il passaggio da un ceto all'altro. Gli Stati erano retti da un sovrano il cui potere era considerato di origine divina e pretendeva obbedienza da tutti i sudditi. La Chiesa aveva interesse a mantenere buoni rapporti con il re infatti una forte alleanza fra il trono e l'altare era indispensabile per garantire la coesione sociale. Anche gli aristocratici evitavano di contrapporsi al loro re, per non essere privati dei privilegi di cui godevano. Borghesi e popolani, infine, rinunciavano a ribellarsi in cambio di una garanzia secondo cui il re si sarebbe impegnato ad assicurare loro il pane quotidiano a un prezzo ragionevole. Lo Stato, in pratica, avrebbe dovuto gestire l'annona - ovvero la politica delle scorte- in modo che la popolazione avesse di che sfamarsi. 3) La lotta per l'egemonia in Europa e nel mondo Nell'Europa dell'Antico regime lo Stato era patrimonio della dinastia che lo comandava, trasmettendo il potere di generazione in generazione e cercando di difendere e allargare i confini del proprio regno. Quest'ultimo obiettivo veniva raggiunto in due modi: sposando membri di altre case regnanti, oppure intraprendendo guerre. Presto la politica matrimoniale e quella di potenza divennero difficili da distinguere: Presto la politica matrimoniale e la politica di potenza divennero difficili da distinguere: le grandi famiglie regnanti erano tutte imparentate fra loro e se un trono europeo rimaneva scoperto, molti sovrani potevano rivendicare il diritto di occuparlo e avevano così una valida giustificazione per dichiarare guerra. Ecco perché furono combattute ben tre guerre di successione: conflitti che iniziarono per ragioni dinastiche, ma che avevano come obiettivo quello di stabilire nuovi equilibri fra gli Stati europei, impedendo che un'unica grande potenza acquisisse troppo potere. Gli Stati europei subiscono una trasformazione: la Spagna era entrata in una crisi politica ed economica, la Germania è frammentata, la Francia aveva intrapreso una serie ininterrotta di guerre con i paesi vicini, e in particolare con l'Inghilterra. In questo periodo anche Stati di dimensioni minori riuscirono a espandersi, in Italia, ad esempio, i duchi di Savoia ingrandirono i propri domini fino a conquistare il titolo di re di Sardegna. > La nascita di una potenza militare: la Prussia Fra gli Stati che acquisirono una maggiore importanza fu l'espansione della Prussia. I contemporanei la definivano non "uno Stato con un esercito", ma come "un esercito con uno Stato". Ciò fu dovuto all'abilità dei suoi sovrani e soprattutto al loro deciso militarismo. Durante il regno di Federico Guglielmo I, detto "il Re Sergente", la Prussia si trasformò in una sorta di "Stato caserma". I re prussiani applicarono a tutti i settori della società una disciplina di tipo militare. La Prussia fu uno dei primi paesi a introdurre la coscrizione obbligatoria (servizio militare). Le truppe furono inoltre le prime al mondo ad avere divise e armamenti. Il Re Sergente indossava quotidianamente l'uniforme militare. Assunse in prima persona la direzione dell'esercito e scelse gli ufficiali fra gli Junker, gli esponenti dell'aristocrazia prussiana, che furono coinvolti anche nell'amministrazione dello Stato: in questo modo, il sovrano poté mantenere su di loro il controllo. Il sistema prussiano di riscossione delle tasse fu riorganizzato, così da garantire sempre risorse e approvvigionamenti per l'esercito. Anche la produzione economica fu messa al servizio del settore bellico. > La guerra di successione spagnola (1701-1714) La guerra di successione spagnola durò per ben tredici anni. Il re di Spagna, Carlo II d'Asburgo non aveva eredi diretti, ed era il padrone di un impero immenso, che comprendeva le Fiandre, buona parte della penisola italiana e tutte le colonie spagnole. Così prevedendo la sua morte imminente, le Province Unite, l'Inghilterra e la Francia avevano stabilito che tali possedimenti andassero suddivisi almeno in due parti fra i possibili eredi. Ma, a sorpresa, Carlo II indicò nel suo testamento come suo erede Filippo, nipote di Luigi XIV, a patto che le due corone di Spagna e di Francia rimanessero separate. Tuttavia, nessuno in Europa credeva che il Re Sole si sarebbe attenuto ai patti, si formò così una coalizione antifrancese composta dalle Province Unite d'Olanda, dall'Impero asburgico, e dall'Inghilterra. Quando il nipote salì sul trono con il nome di Filippo V, Luigi XIV riconobbe al ragazzo i diritti ereditari anche sul trono di Francia. E così facendo provocò lo scoppio di una lunga guerra, che fu combattuta in Italia, nei Paesi Bassi, in Germania e in Spagna. L'altro legittimo pretendente al trono di Spagna, Carlo VI d'Asburgo, divenne imperatore d'Austria: a questo punto si ripropose il rischio che i domini di Austria e Spagna fossero riuniti. Pensando che ciò avrebbe portato a cattive conseguente, tutti gli altri paesi decisero di sciogliere l'alleanza antifrancese. Vennero così stipulate una serie di trattative che si conclusero con la firma dei due trattati di Utrecht (1713) e Rastatt (1714), l'uno stipulato da Filippo V e l'altro da Carlo VI d'Asburgo. Questi accordi ridefinirono i rapporti di forza fra le potenze del continente, e dal punto di vista strategico e commerciale furono molto favorevoli soprattutto all'Inghilterra a cui la Spagna dovette concedere l'asiento de negros ("patto sui negri"), un contratto sottoscritto con compagnie commerciali private incaricate di operare in esclusiva la tratta degli schiavi con le colonie spagnole d'oltreoceano. > L'evoluzione politica ed economica dell'Inghilterra e della Francia Inghilterra e Francia furono le maggiori potenze europee e entrambe vissero importanti trasformazioni. In Inghilterra, il nuovo secolo si aprì con un problema dinastico: Guglielmo III d'Orange e sua moglie Maria II Stuart non avevano avuto figli. Molti temevano il ritorno sul trono di un re cattolico: per evitare ciò nel 1701 il Parlamento promulgò l'Act of Settlement. Tale provvedimento escluse dalla successione al trono, inglese i rappresentanti maschi e cattolici della famiglia Stuart; stabilì inoltre che anche se Anna Stuart, futura regina, fosse rimasta senza prole, la corona sarebbe passata a Sofia di Hannover. Anna Stuart salì al trono nel 1702. Il suo regno è ricordato soprattutto per l'Union Act, l'atto con cui, nel 1707, le corone di Inghilterra e Scozia furono riunite a formare il Regno Unito di Gran Bretagna. Alla sua morte la corona passò al principe tedesco Giorgio I di Hannover, discendente di Sofia. Il nuovo sovrano non sapeva molto del suo regno, e preferì delegare il potere esecutivo a ministri scelti fra i rappresentanti del partito whig (rappresentavano gli interessi della piccola nobiltà e della borghesia commerciale e sostenevano la libertà religiosa). La figura più importante fra i whigs fu Robert Walpole, che inaugurò la prassi del governo di gabinetto, in base alla quale il Primo ministro e i suoi collaboratori più stretti gestivano in nome del sovrano alcune questioni di Stato. Finché fu al potere mantenne il paese estraneo alle guerre combattute sul continente e si dedicò a risanare le finanze dello Stato. Alla morte del Re Sole, la corona passò al suo pronipote Luigi XV, e data la sua giovane età, il compito fu assunto da Filippo di Orléans, che dovette risolvere importanti problemi di ordine economico. Filippo affidò il compito di risanare i conti pubblici a John Law. Law era convinto che immettendo sul mercato una grande quantità di cartamoneta avrebbe dato impulso alle attività commerciali e produttive, sulle quali la corona avrebbe potuto applicare nuove tasse in modo da pareggiare il deficit di bilancio. Law creò una nuova banca privata, si assicurò il monopolio della riscossione delle tasse e riunì inoltre tutte le compagnie commerciali francesi in un'unica società, la Compagnia delle Indie. Gli investitori erano disposti a pagare prezzi sempre più alti, per comprare le azioni. Però, apparve chiaro che la Compagnia non avrebbe prodotto i guadagni sperati: così molti iniziarono a rivendere le loro azioni. Le riserve statali non bastavano a risarcire tutti: i pagamenti furono sospesi, e la Francia dovette dichiarare bancarotta. Il "sistema di Law", crollò. Dopo la morte di Filippo, Luigi XV salì al trono e l'economia del paese riprese a crescere, anche grazie allo sviluppo dei commerci internazionali. Proprio la volontà di controllare i traffici avrebbe portato a uno scontro tra Francia e Inghilterra nel 1756. > La guerra di successione polacca (1733-1738) Nel 1733, quando scoppiò una nuova crisi legata alla successione al trono di Polonia, la cui monarchia era elettiva. Questo Stato subiva le ingerenze della Russia e dell'Austria. Per "riequilibrare la situazione" la Francia di Luigi XV sostenne un pretendente ostile: il nobile polacco Stanislao Leszczynski. Russia e Austria, invece, appoggiarono Augusto III di Sassonia. Da questa contesa scaturi una guerra che fu combattuta in Polonia, in Germania e nella penisola italiana e che si concluse cinque anni dopo, nel 1738, con la pace di Vienna. > La guerra di successione austriaca Solo due anni più tardi si riaccese un altro conflitto. Il pretesto fu una questione dinastica: l'imperatore Carlo VI d'Asburgo aveva reso pubblica una "prammatica sanzione", ovvero una disposizione con cui stabiliva che la successione alla casa d'Austria sarebbe potuta avvenire anche per via femminile. Ma alla sua morte i sovrani di Francia, Spagna e Prussia si rifiutarono di riconoscere come erede Maria Teresa. Le Province Unite d'Olanda, la Gran Bretagna e i Savoia, invece, la sostennero. A innescare il conflitto fu l'invasione della Slesia da parte della Prussia di Federico II. La guerra proseguì per otto anni, senza vittorie decisive. Così, nel 1748, fu stipulata la pace di Aquisgrana. Con questo accordo, Maria Teresa d'Austria fu riconosciuta imperatrice dagli altri sovrani europei. Federico II di Prussia poté a sua volta dichiararsi vincitore, in quanto mantenne il possesso della Slesia. Le guerre si concludono con la perdita di territori da parte dell'Austria e un nuovo assetto della penisola italiana. > Il rovesciamento delle alleanze e la guerra dei Sette anni (1756-1763) La pace di Aquisgrana non assicurò un assetto stabile. I principali motivi di tensione erano due. Il primo riguardava gli equilibri continentali: l'ascesa della Prussia era vista con preoccupazione sia dall'Austria di Maria Teresa, che sperava di riconquistare la Slesia, sia dalla Russia, che vedeva minacciati i propri confini. L'imperatrice strinse un patto con i Borbone di Francia, con cui gli Asburgo erano stati in lotta per circa un secolo e mezzo (per questo motivo si parla di rovesciamento delle alleanze). I francesi videro nell'accordo un modo per rinsaldare la propria posizione in Europa: l'Austria, infatti, aveva promesso alla Francia la cessione della maggior parte dei Paesi Bassi. Il secondo motivo di tensione, invece, era legato alla competizione per il dominio dei mari e dei traffici con le colonie che opponeva Francia e Gran Bretagna. Questo intreccio di interessi diede origine a due schieramenti, da un lato Austria, Francia e Russia, dall'altro Prussia e Gran Bretagna - che nel 1756 iniziarono un conflitto destinato a durare fino al 1763 e per questa ragione chiamato guerra dei Sette anni. La guerra dei Sette anni fu un conflitto globale: interessò infatti l'Europa, con la Prussia in lotta contro Austria e Russia; l'Asia, dove l'Inghilterra conquistò le colonie francesi e spagnole; il Nord America, dove l'Inghilterra acquisì il Canada e le aree di Ohio e Mississippi, alcune isole caraibiche e la Florida; infine l'Africa, dove gli inglesi conquistarono i domini francesi in Senegal. La guerra dei Sette anni si concluse nel 1763 disegnando un nuovo ordine politico: l'Inghilterra era diventata una grande potenza marittima e coloniale e la Prussia era la principale potenza militare europea. Dal conflitto uscivano ridimensionate la Francia, che aveva perduto le colonie nordamericane e abbandonato i progetti espansivi in Europa, e la Spagna, ormai una potenza di secondo piano, mentre l'Impero asburgico e quello russo ora dovevano fare i conti con la sempre più aggressiva politica prussiana. 4) La cultura nell'età dei Lumi L'Illuminismo è il movimento culturale che, nel corso del Settecento, si sviluppò in Francia per poi espandersi in tutta Europa. I filosofi illuministi condividevano la fiducia nella ragione e l'idea che essa debba essere usata con spirito critico, nel progresso e nella scienza. Il loro è un sapere pragmatico perché doveva essere messo al servizio della comunità per migliorare la vita degli uomini. Si pongono in netta polemica nei confronti delle confessioni religiose in questo senso l'illuminismo è un movimento laico. I filosofi illuministi si propongono di far circolare l'informazione diffondendo nella società la cultura letteraria, il sapere scientifico, l'istruzione tecnica con l'intento di stimolare l'opinione pubblica attraverso la discussione. Gli ideali illuministi riuscirono a circolare sfruttando canali non convenzionali, come ad esempio le logge massoniche. I filosofi illuministi non si limitarono a fondare numerose accademie scientifiche; pensavano infatti che il popolo dovesse essere educato all'uso della ragione, per cui cercarono di far circolare le loro idee nei salotti, dove si discutevano le novità della cultura, nei club o in locali pubblici come i caffè. Gli illuministi oltre ai libri usarono nuovi mezzi di comunicazione come le gazzette (pubblicazione economiche a cui ci si abbonava) e i pamphlet (piccoli libri incentrati su un argomento specifico spesso polito o di cronaca). Espressione massima dell'Illuminismo fu la pubblicazione, fra il 1751 e il 1772, dell'Enciclopedia diretta dal filosofo Diderot e dal matematico d'Alembert, che superò la distinzione fra "cultura alta" e "sapere meccanico", affrontando ogni tipo di argomento, anche se di fatto attribui una funzione centrale alle scienze. Nell'età dei Lumi nacque la figura moderna dell'intellettuale, figura autorevole in virtù della propria intelligenza e cultura. Fra gli esponenti dell'Illuminismo, si distinsero Voltaire, che intendeva la filosofia come un sapere utile per la società e per la vita politica, tolleranza e lotta contro il fanatismo religioso (l'occasione venne dall'ingiusta condanna a morte di Jean calase per riabilitare la sua figura scrive "il trattato sulla tolleranza"). Montesquieu, teorizzatore della separazione dei tre poteri fondamentali dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario), in un finto romanzo epistolare racconta di due viaggiatori persiani di passaggio a Parigi che giudicano le leggi e le stili di vita dei francesi. Montesquieu scrive "Lo spirito delle leggi" in cui afferma che la storia non è frutto del caso ma della concreta attività degli uomini. Esamina i tre sistemi politici (dispotismo, monarchia, repubblica) e dice che ciascuno di essi può essere valido in base al paese al popolo a cui si applica. Dispotismo→vasti territori Monarchia piccoli stati Repubblica→ stati medi Infine Rousseau, il quale sosteneva che la sovranità apparteneva al popolo. Negava che la società ideale fosse quella inglese e che essa è resistita solo nello stato di natura prima che nascesse la proprietà privata. Nel "Contratto sociale" riprende la teoria contrattualistica e sostiene che occorreva ricostruire la società sulla base di un accordo tra i suoi membri intesi non come sudditi ma come cittadini. Anche il miglioramento delle comunicazioni permise una maggiore circolazione delle teorie illuministe, mentre nuove esplorazioni oceaniche portarono alla scoperta, da parte dell'inglese James Cook, dell'Australia, della Nuova Zelanda e delle isole Hawaii. Da queste nuove esplorazioni molti scienziati rientrarono descrivendo e classificando migliaia di nuove specie di animali e piante e vedendo nelle società "primitive" che incontravano un modello positivo: nacque così il mito del "buon selvaggio". 5) La stagione del dispotismo illuminato Il dispotismo illuminato nasce con l'obiettivo di rendere l'assolutismo monarchico più efficiente e legittimato sul piano razionale e per raggiungere questo scopo i sovrani capirono che era necessario collaborare con filosofi illuministi e perciò avviarono alcune riforme ispirate ai principi dell'illuminismo. Le riforme mirarono ad aumentare le entrate fiscali dello Stato attraverso la realizzazione di nuovi catasti fondiari, promossero la modernizzazione delle attività produttive e dell'agricoltura, ridimensionarono il ruolo della Chiesa. Un esempio di sovrano "illuminato" fu il re di Prussia Federico II, (re filosofo) che introdusse un nuovo codice civile, riformò l'esercito e la burocrazia, protegge la libertà di religione e organizzò un nuovo sistema scolastico. ( istruzione elementare obbligatoria fino a 13 anni) Anche l'imperatrice d'Austria Maria Teresa e successivamente il figlio Giuseppe diedero il via a numerose riforme in campo amministrativo e sociale. L'Illuminismo arrivò anche in Russia, dove la zarina Caterina II confiscò i beni della Chiesa ortodossa e tentò, pur senza successo, di migliorare le condizioni dei contadini, ancora considerati servi della gleba. I sovrani "illuminati" continuarono a perseguire una politica di espansione dei propri territori, tanto che proprio Prussia, Austria e Russia alla fine del Settecento si spartirono la Polonia. In Italia le riforme illuministe riguardarono le aree sotto l'influenza austriaca: il Ducato di Milano, dove operarono intellettuali come Pietro Verri e Cesare Beccaria e dove Pompeo Neri creò un registro catastale efficiente, e il Granducato di Toscana, dove regnò a lungo Pietro Leopoldo I, figlio dell'imperatrice Maria Teresa, il quale introdusse un nuovo codice penale che aboliva la tortura e la pena di morte. Altro centro dell'Illuminismo italiano fu il Regno di Napoli grazie all'opera di Bernardo Tanucci, che incontrò tuttavia l'ostilità di nobiltà e clero. LE PRINCIPALI RIFORME DEL DISPOTISMO ILLUMINATO CAMPO GIURIDICO-FISCALE Abolizione della tortura e della pena di morte • Soppressione della servitù della gleba . Introduzione del catasto per fini fiscali CAMPO ECONOMICO-SOCIALE Intervento statale per rilanciare le attività produttive Riordinamento del sistema scolastico e istruzione elementare obbligatoria • Eliminazione dei dazi interni CAMPO RELIGIOSO • Giurisdizionalismo: controllo statale sull'operato della Chiesa, con abolizione di privilegi e incameramento delle proprietà religiose Maggiore libertà religiosa