Il difficile percorso dell'Italia Unita
Il 17 marzo 1861 nacque ufficialmente il nuovo parlamento italiano, concedendo il diritto di voto solo ai cittadini maschi di almeno 25 anni. L'Italia unita era economicamente fragile: scarseggiavano materie prime e fabbriche, mentre l'agricoltura rappresentava il settore principale. Al Sud dominavano i latifondi con grandi proprietari terrieri, e le infrastrutture erano gravemente insufficienti in tutto il paese.
Il nuovo stato doveva scegliere tra accentramento (un governo che controllasse tutto il paese) o decentramento (maggiore autonomia alle regioni). Questa tensione contribuì a una vera e propria guerra civile tra il 1861 e il 1865. Per modernizzare il paese, il governo potenziò la rete ferroviaria, abolì le barriere doganali e promosse gli scambi con l'estero. Fu anche approvata una legge sull'istruzione pubblica estesa a tutto il territorio.
Lo sapevi? La capitale d'Italia non fu subito Roma! Prima passò per Firenze, e solo nel 1870, dopo la sconfitta di Napoleone III (che proteggeva il Papa), Roma divenne capitale.
Il governo dovette affrontare il pareggio di bilancio introducendo tasse sui prodotti di largo consumo, come la famosa "tassa sul macinato" che colpiva i più poveri. Nel 1876 la Sinistra storica andò al potere e approvò la Legge Coppino, che prevedeva sanzioni per i genitori che non rispettavano l'obbligo scolastico. L'Italia fu colpita anche dalla Grande Depressione e per proteggere l'economia introdusse barriere doganali, ma questo non bastò a evitare l'emigrazione di massa dei contadini in cerca di una vita migliore.