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La Scuola Resa Facile
Storia /
I comuni
Ornella
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Appunto sull'avvento dei comuni e degli scontri tra comuni, impero e papato
3ªl
Appunto
I Comuni I Comuni, l'Impero e il Papato Dopo la pace di Costanza i Comuni iniziarono a diventare un'organizzazione stabile riconosciuta dall'Impero. Pertanto iniziarono ad essere costruiti i primi edifici pubblici, come le piazze centrali, i palazzi del governo e le piazze mercato. Nella prima fase il governo cittadino era guidato dai consoli, che venivano scelti tra i nobili: per questo motivo, quando si parla di questa fase, si parla di Comune Aristocratico. I consoli venivano scelti ed eletti tra le famiglie più in vista delle città e erano scelti nell'Arengo, cioè il parlamento, l'organo principale dell'organizzazione comunale e i membri dell'Arengo erano a loro volta membri della nobiltà e della ricca borghesia mentre il popolo minuto non faceva parte del governo della città. I consoli erano di numero variabile e avevano l'incarico di amministrare la città utilizzando anche il supporto del consiglio. Il consiglio era formato da altri nobili e altri borghesi eletti a loro volta dall'Arengo. Questo gruppo di persone proponeva le leggi che venivano approvate dall'Arengo e che poi entravano nella legislazione cittadina, che componevano tutto un insieme di norme e leggi che stabilivano le regole della vita civile all'interno del Comune. Nel giro di poco tempo si crearono, però, vari conflitti interni, dovuti allo scontro tra i diversi gruppi nobiliari e la borghesia che...
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avevano interessi diversi occupandosi di cose diverse; in particolare la ricca borghesia pretendeva di far parte di più nel governo a danno della nobiltà che invece voleva il controllo del Comune. Le divisioni furono tali che il governo consolare andò in crisi: verso la fine del XII secolo si decise di sostituire il governo aristocratico con il governo di un podestà. Il podestà era un incaricato chiamato da fuori del Comune, in quanto sarebbe stato più imparziale non avendo alcun legame di parentela e non faceva parte di nessun gruppo della città. In questo modo poteva prendere decisioni più eque e poteva agire da arbitro nelle diatribe interne tra il Comune e le varie parti sociali che lo rappresentavano. Nonostante la presenza del podestà il Comune era ancora troppo legato all'interesse dei nobili e della nobiltà, che non volevano cedere i propri privilegi alla borghesia. Dopo anni di lotte i borghesi ottennero l'aggiunta di una nuova figura: il capitano del popolo, che aveva come compito quello di difendere gli interessi della grande e piccola borghesia contro quelli della nobiltà. Questo avvenne verso metà del XIII secolo. Questa fase non verrà più chiamata Comune aristocratico ma Comune popolare, proprio perché con la presenza del capitano del popolo vengono difesi maggiormente gli interessi della piccola e grande borghesia, cioè, appunto, del popolo, cioè mercanti, commercianti, artigiani, avvocati, etc.: venivano ora privilegiati anche coloro che avevano poca importanza economica e sociale. Tutto questo portò alla fine del XIII secolo a un ribaltamento sociale: i Comuni non verranno più guidati dai nobili e dalle classi sociali più abbienti ma dalla grande borghesia. La piccola borghesia era a favore del capitano del popolo, ma chi ne trasse un vero vantaggio furono in realtà i ricchi borghesi. I piccoli artigiani, che potevano sostenere un cambiamento, si ritrovarono, però, nuovamente esclusi dal governo cittadino centrale, che era ora appannaggio dei borghesi più importanti e più ricchi. Il Comune, però, non garantiva una vera ed effettiva uguaglianza dei cittadini davanti a leggi ed istituzioni, anzi vi erano delle profonde differenze. Sul finire del XIII secolo si può parlare di quattro grandi classi sociali: 1. I nobili, cioè i piccoli feudatari che si erano trasferiti in città per investire le proprie rendite nei commerci e per avere una vita più comoda, più agita, e che costruirono grandi palazzi all'interno delle città, che permangono ancora oggi in molte città (es. Bologna); 2. Il popolo grasso, cioè la borghesia più influente, cioè i magnati. Questi cittadini si riunirono in confederazioni, chiamate Arti, che difendevano molto bene i loro diritti; 3. Il popolo minuto, cioè la piccola borghesia, artigiani e commercianti, che erano proprietari di piccole aziende. Anche loro si riunirono nelle Arti o Corporazioni minori; 4. La plebe, composta da braccianti e lavoratori salariati, che vivevano in uno tato di overtà, non avevano diritti, non erano sostenuti da nessuno e subivano la condizione di trovarsi in una città governata da chi aveva la ricchezza per poter governare. Scontro tra Papato, Impero e Comuni Intorno al XII secolo le città diventano spazi ideali di società organizzate: chi svolge lo stesso mestiere si riunisce in corporazioni chiamate Arti. Tra le città italiane più floride ci sono le 4 repubbliche marinare. Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, intende restaurare l'autorità imperiale indebolita dalle autonomie dei Comuni e dal potere del Papa. Nascono in questo periodo gli scontri tra guelfi, filopapali, e ghibellini, filoimperiali. Il Barbarossa riunisce i rappresentanti dei comuni italiani e minaccia di punirli duramente se non accettano le sue condizioni (Regalia). Per fronteggiare l'imperatore i comuni dell'Italia centro settentrionale si riuniscono nella lega lombarda e sconfiggono le milizie imperiali. Con la pace di costanza i comuni si auto-governano e l'imperatore riceve il giuramento della città. Alla morte di Federico Barbarossa il figlio Enrico VI che aveva sposato Costanza d'Altavilla diventa l'erede del sacro romano impero e del trono normanno. Anche gli però muore pochi anni dopo l'impero germanico e il regno di Sicilia vengono ereditati da Federico II che all'epoca ha solo tre anni e viene posto sotto la tutela del papa Innocenzo III: lo scontro tra papato e impero raggiungerà il culmine. Già dal 1059 Papa Nicolò ii aveva rivendicato l'autonomia della chiesa dal potere imperiale. Papa Gregorio VIII e l'imperatore Enrico IV si erano fronteggiati nella supremazia sul potere temporale con il concordato di Worms si era raggiunto un accordo: la chiesa aveva diritto all'investitura spirituale dei vescovi mentre all'imperatore spettava l'investitura degli incarichi temporali. Con Innocenzo III la chiesa torna a rivendicare le proprie aspirazioni teocratiche in opposizione si diffondono movimenti pauperistici tra cui emerge quello degli albigesi contro i quali Innocenzo III intraprenderà una crociata. Federico II si scontra con la rigida politica del papato lotta contro città guelfe dell'Italia centro settentrionale e viene scomunicato da Papa Gregorio IX nel 1249 subisce la sconfitta decisiva a Fossalta. Nel corso della sua reggenza Federico II concentra le sue mire nel sud Italia organizza le leggi nelle costituzioni melfitane basate sulla piena autorità del sovrano in Sicilia. Federico II limita le pretese dei baroni normanni e si circonda di una corte culturalmente vivace. Alla morte di Federico II gli succederà il figlio Manfredi.
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I comuni
Ornella
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Appunto sull'avvento dei comuni e degli scontri tra comuni, impero e papato
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Federico II
appunti sulla vita di Federico II, con aggiunta della vita di Federico I e dei successori di Federico II
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Programma di restaurazione di Federico I, la seconda dieta di Roncaglia, dalle crociate in poi
tanti appunti di storia del 4° anno, non riesco a dirvi tutto il contenuto delle pagine perché è davvero tanto.
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966
I comuni in Italia
nascita e sviluppo dei comuni in Italia + spiegazione del sistema feudale
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Capitolo storia 4
4 - L’Italia comunale e l’Impero
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Schemi di storia: i comuni, universalismo e particolarismo, la crisi del 300 è guerra dei 100 anni
Sono molto lunghi ma efficaci
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1052
I Comuni e Federico Barbarossa
(L’evoluzione politica dei Comuni: cosa sono, cause, dove nascono; il comune consolare; l’ascesa dei ceti borghesi; la nascita del Comune popolare e le Arti; La conquista del contado; Federico Barbarossa e i Comuni italiani)
I Comuni I Comuni, l'Impero e il Papato Dopo la pace di Costanza i Comuni iniziarono a diventare un'organizzazione stabile riconosciuta dall'Impero. Pertanto iniziarono ad essere costruiti i primi edifici pubblici, come le piazze centrali, i palazzi del governo e le piazze mercato. Nella prima fase il governo cittadino era guidato dai consoli, che venivano scelti tra i nobili: per questo motivo, quando si parla di questa fase, si parla di Comune Aristocratico. I consoli venivano scelti ed eletti tra le famiglie più in vista delle città e erano scelti nell'Arengo, cioè il parlamento, l'organo principale dell'organizzazione comunale e i membri dell'Arengo erano a loro volta membri della nobiltà e della ricca borghesia mentre il popolo minuto non faceva parte del governo della città. I consoli erano di numero variabile e avevano l'incarico di amministrare la città utilizzando anche il supporto del consiglio. Il consiglio era formato da altri nobili e altri borghesi eletti a loro volta dall'Arengo. Questo gruppo di persone proponeva le leggi che venivano approvate dall'Arengo e che poi entravano nella legislazione cittadina, che componevano tutto un insieme di norme e leggi che stabilivano le regole della vita civile all'interno del Comune. Nel giro di poco tempo si crearono, però, vari conflitti interni, dovuti allo scontro tra i diversi gruppi nobiliari e la borghesia che...
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avevano interessi diversi occupandosi di cose diverse; in particolare la ricca borghesia pretendeva di far parte di più nel governo a danno della nobiltà che invece voleva il controllo del Comune. Le divisioni furono tali che il governo consolare andò in crisi: verso la fine del XII secolo si decise di sostituire il governo aristocratico con il governo di un podestà. Il podestà era un incaricato chiamato da fuori del Comune, in quanto sarebbe stato più imparziale non avendo alcun legame di parentela e non faceva parte di nessun gruppo della città. In questo modo poteva prendere decisioni più eque e poteva agire da arbitro nelle diatribe interne tra il Comune e le varie parti sociali che lo rappresentavano. Nonostante la presenza del podestà il Comune era ancora troppo legato all'interesse dei nobili e della nobiltà, che non volevano cedere i propri privilegi alla borghesia. Dopo anni di lotte i borghesi ottennero l'aggiunta di una nuova figura: il capitano del popolo, che aveva come compito quello di difendere gli interessi della grande e piccola borghesia contro quelli della nobiltà. Questo avvenne verso metà del XIII secolo. Questa fase non verrà più chiamata Comune aristocratico ma Comune popolare, proprio perché con la presenza del capitano del popolo vengono difesi maggiormente gli interessi della piccola e grande borghesia, cioè, appunto, del popolo, cioè mercanti, commercianti, artigiani, avvocati, etc.: venivano ora privilegiati anche coloro che avevano poca importanza economica e sociale. Tutto questo portò alla fine del XIII secolo a un ribaltamento sociale: i Comuni non verranno più guidati dai nobili e dalle classi sociali più abbienti ma dalla grande borghesia. La piccola borghesia era a favore del capitano del popolo, ma chi ne trasse un vero vantaggio furono in realtà i ricchi borghesi. I piccoli artigiani, che potevano sostenere un cambiamento, si ritrovarono, però, nuovamente esclusi dal governo cittadino centrale, che era ora appannaggio dei borghesi più importanti e più ricchi. Il Comune, però, non garantiva una vera ed effettiva uguaglianza dei cittadini davanti a leggi ed istituzioni, anzi vi erano delle profonde differenze. Sul finire del XIII secolo si può parlare di quattro grandi classi sociali: 1. I nobili, cioè i piccoli feudatari che si erano trasferiti in città per investire le proprie rendite nei commerci e per avere una vita più comoda, più agita, e che costruirono grandi palazzi all'interno delle città, che permangono ancora oggi in molte città (es. Bologna); 2. Il popolo grasso, cioè la borghesia più influente, cioè i magnati. Questi cittadini si riunirono in confederazioni, chiamate Arti, che difendevano molto bene i loro diritti; 3. Il popolo minuto, cioè la piccola borghesia, artigiani e commercianti, che erano proprietari di piccole aziende. Anche loro si riunirono nelle Arti o Corporazioni minori; 4. La plebe, composta da braccianti e lavoratori salariati, che vivevano in uno tato di overtà, non avevano diritti, non erano sostenuti da nessuno e subivano la condizione di trovarsi in una città governata da chi aveva la ricchezza per poter governare. Scontro tra Papato, Impero e Comuni Intorno al XII secolo le città diventano spazi ideali di società organizzate: chi svolge lo stesso mestiere si riunisce in corporazioni chiamate Arti. Tra le città italiane più floride ci sono le 4 repubbliche marinare. Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, intende restaurare l'autorità imperiale indebolita dalle autonomie dei Comuni e dal potere del Papa. Nascono in questo periodo gli scontri tra guelfi, filopapali, e ghibellini, filoimperiali. Il Barbarossa riunisce i rappresentanti dei comuni italiani e minaccia di punirli duramente se non accettano le sue condizioni (Regalia). Per fronteggiare l'imperatore i comuni dell'Italia centro settentrionale si riuniscono nella lega lombarda e sconfiggono le milizie imperiali. Con la pace di costanza i comuni si auto-governano e l'imperatore riceve il giuramento della città. Alla morte di Federico Barbarossa il figlio Enrico VI che aveva sposato Costanza d'Altavilla diventa l'erede del sacro romano impero e del trono normanno. Anche gli però muore pochi anni dopo l'impero germanico e il regno di Sicilia vengono ereditati da Federico II che all'epoca ha solo tre anni e viene posto sotto la tutela del papa Innocenzo III: lo scontro tra papato e impero raggiungerà il culmine. Già dal 1059 Papa Nicolò ii aveva rivendicato l'autonomia della chiesa dal potere imperiale. Papa Gregorio VIII e l'imperatore Enrico IV si erano fronteggiati nella supremazia sul potere temporale con il concordato di Worms si era raggiunto un accordo: la chiesa aveva diritto all'investitura spirituale dei vescovi mentre all'imperatore spettava l'investitura degli incarichi temporali. Con Innocenzo III la chiesa torna a rivendicare le proprie aspirazioni teocratiche in opposizione si diffondono movimenti pauperistici tra cui emerge quello degli albigesi contro i quali Innocenzo III intraprenderà una crociata. Federico II si scontra con la rigida politica del papato lotta contro città guelfe dell'Italia centro settentrionale e viene scomunicato da Papa Gregorio IX nel 1249 subisce la sconfitta decisiva a Fossalta. Nel corso della sua reggenza Federico II concentra le sue mire nel sud Italia organizza le leggi nelle costituzioni melfitane basate sulla piena autorità del sovrano in Sicilia. Federico II limita le pretese dei baroni normanni e si circonda di una corte culturalmente vivace. Alla morte di Federico II gli succederà il figlio Manfredi.