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Giolitti, L’etá giolittiana

23/9/2022

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L'età giolittiana
1 Dopo l'assassinio di Umberto I sale al trono Vittorio Emanuele III che affida il
governo alla Sinistra liberale: nel 190

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L'età giolittiana 1 Dopo l'assassinio di Umberto I sale al trono Vittorio Emanuele III che affida il governo alla Sinistra liberale: nel 1903 diventa presidente del consiglio Giovanni Giolitti e gli anni del suo governo (fino al 1914) sono chiamati età giolittiana. Il nucleo portante della sua politica è la neutralità dello Stato che deve limitarsi alla tutela dell'ordine pubblico. Sostennero il progetto gli industriali (che vi riconobbero condizioni necessarie allo sviluppo delle loro aziende) e i socialisti (di ideologia marxista ma più favorevole alle riforme che alla rivoluzione). I suoi avversari invece furono: Gli agrari: grandi proprietari terrieri che non intendevano perdere i privilegi accumulati nel tempo ad esempio di sfruttare i contadini dei latifondi. I rossi: i dirigenti sindacali, che formavano con i socialisti estremisti e gli anarchici, un blocco nemico dello Stato che intendeva abbattere con la rivoluzione o addirittura con il delitto politico. I neri: i clericali (nemici dello stato laico e liberale). Nel 1903 morì Leone XIII e gli succedette Pio X che sciolse tutte le organizzazioni cattoliche di ispirazione progressista e le sostituì con l'Azione cattolica. I neri, inserendosi nel partiti già esistenti boicottarono le leggi e le iniziative che a loro giudizio danneggiavano le proprietà della chiesa. Minacciato costantemente da questi nemici, in Parlamento, Giolitti dovette scendere a molti compromessi e omissioni pur...

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Didascalia alternativa:

di avviare il suo sogno di crescita industriale in Italia. 2 Giolitti non poteva impedire alla pubblica sicurezza di controllare le manifestazioni e inoltre doveva fare i conti con il Codice Zanardelli (codice penale) del 1890 che pur consentendo la lotta tra lavoratori e datori di lavoro questo doveva avvenire senza violenza o minacce, se succedeva, i funzionari di polizia e la magistratura potevano intervenire con repressione o punizioni. La Corte di Cassazione affermò che a costituire reato di minaccia erano sufficienti le parole e l'atteggiamento del corpo o del viso o la presenza di più persone sui luoghi di lavoro. Se uno sciopero non si manteneva nei limiti delle rivendicazioni economiche ma si allargava a quelle politiche scattava un articolo che in caso di violenza prevedeva 3 anni di reclusione. 3 La situazione esplose nel 1904 nel primo sciopero generale nazionale (primo in Europa): dai sindacati e dal partito socialista per reazione ad una serie di stragi di contadini avvenute nel Sud. Lo sciopero partì il 16 Settembre e sembrò bloccare tutta l'Italia, e si concluse il 21 Settembre. Il movimento operaio non ottenne nulla ma l'impatto dello sciopero sull'opinione pubblica fu disastroso. Giolitti condannò lo sciopero in quanto fosse di natura politica: impedì alle prefetture di impiegare armi e inviò soldati di leva a sostituire gli scioperanti nelle stazioni e nei porti. Quando lo sciopero si esaurì Giolitti sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni per mettere fuori gioco i socialisti che persero numerosi seggi. Sull'onda dello sciopero generale nacque nel 1906 la Cgdl (Confederazione generale del lavoro). Nel 1910 gli industriali cominciarono ad aggregarsi a formare la Confindustria la quale elaborò una forma di risposta allo sciopero dei lavoratori: la serrata= la chiusura di stabilimenti con la conseguente perdita per gli operai della paga giornaliera. 4 Malgrado le difficoltà Giolitti riesce a portare avanti un programma di riforme sociali che tutelano il lavoro e l'istruzione: legge per la prevenzione della pellagra e profilassi della malaria legge sul lavoro femminile (12 ore massimo) legge sulla maternità : le aziende concedevano un mese di congedo conservando il posto di lavoro alla giovane madre legge per assicurazioni sugli infortuni (allo scopo di garantire una paga mensile in caso di invalidità) legge sulla municipalizzazione: i Comuni potevano finanziarsi utilizzando i proventi di alcuni servizi ma li obbligava al rifornimento di farmaci gratuiti ai poveri. legge sul riposo settimanale di 24 ore (la domenica) legge sull'istruzione che sottraeva le scuole elementari ai Comuni troppo poveri per mantenere le spese e li affidava allo Stato (tasso di analfabetisno da 48% a 27%) 5 Più importante tra le riforme giolittiane fu, nel 1912, il suffragio universale maschile (che avevano svolto servizio militare o compiuto 30 anni) che provvedeva a sanare la spaccatura tra Paese legale (pochi privilegiati con diritto di voto) e Paese reale (maggioranza esclusa). La riforma abolì le barriere di censo e istruzione. Un'altra misura fu l'indennità parlamentare= rimborso a chi doveva rinunciare al lavoro senza il quale non poteva mantenersi. 6 Le riforme sociali e l'ampliamento del mercato interno attirano i capitali stranieri e inducono gli industriali a lanciarsi in settori nuovi e promettenti. Giolitti appoggia questi sforzi con la creazione di 2 nuove banche, l'estensione della rete ferroviaria, la nazionalizzazione del servizio telefonico e il mantenimento del protezionismo. Queste misure favoriscono il triangolo Torino-Milano-Genova e si traducono in un innalzamento del livello di vita. Vengono anche varate leggi speciali per il Mezzogiorno dove tuttavia permangono arretratezza e analfabetismo, ma per ottenere la maggioranza parlamentare il governo continua ad appoggiarsi alle vecchie clientele e accetta il voto di scambio e sempre a caccia di voti Giolitti stipula con i cattolici il Patto Gentiloni: questo patto fu criticato sia dai socialisti sia dai laici del suo partito perchè gli costò la promessa di accantonare la legge sul divorzio, di difendere le scuole religiose, garantire alle attività economico-sociali dei cattolici lo stesso trattamento che lo Stato riservava a quelle dei laici. 7 Sul piano della politica estera, Giolitti stimolato dall'ambiente degli industriali, militari, socialisti, cattolici e nazionalisti, nel 1911 dichiara guerra all'Impero turco-ottomano per strappargli la Libia. Qui l'esercito italiano si macchia di grandi atrocità ma riesce a conquistare la colonia che si aggiunse a quelle di Rodi e Dodecaneso e a quelle di Eritrea e Somalia, già occupate tra Ottocento e Novecento. L'acquisizione di un impero coloniale non riesce a dare lustro a Giolitti che riesce ancora a prevalere nelle elezioni del 1913 ma ottenendo una maggioranza risicata. Contro di lui si scatena una feroce campagna di stampa che lo definisce "ministro della malavita" e che lo induce a rassegnare le dimissioni nel 1914. Lo sostituisce il conservatore Antonio Salandra. Giovanni Giolitti è stato un politico italiano, cinque volte presidente del Consiglio dei ministri, il secondo più longevo nella storia italiana dopo Benito Mussolini. Fu un importante esponente, prima della sinistra storica e poi dell'Unione Liberale.