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30/9/2022
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مصممة عنده تفته Vita Giorgio Vasari nacque ad Arezzo nel 1511 e lavorò inizialmente come pittore a Firenze e a Roma.i suoi interessi mutarono con le amicizie romane; stampate nel 1550, le Vite coincisero con l'attività del Vasari quando, al servizio del duca Cosimo I de Medici, del quale era coetaneo, oltre che stretto amico, consigliere e collaboratore. Con queste finalità dal 1555 fu responsabile dei lavori di ristrutturazione di palazzo vecchio e nel 1560 ottenne l'incarico per la fabbrica degli Uffizi. Vasari salutano spesso da Firenze per lavoro e per viaggi di studio che lo portarono in numerose città italiane alla ricerca di informazioni per la seconda edizione delle vite. Giorgio Vasari si spense a Firenze il 27 giugno 1574 nello stesso anno della scomparsa del suo mecenate Cosimo I dei medici. Giudizio universale Nel 1568 Giorgio Vasari venne chiamato ad affrescare l'intradosso della cupola di Santa Maria del Fiore. Il giudizio universale viene ricondotto all'interno di una rete ideologica di consequenzialità, richiami, concordanze teologiche e corrispondenze rigorose come quelle di un dogma. La storia dipinta è costituita da un insieme di narrazioni tratte dall'Antico e dal Nuovo testamento. Scandita da fasce concentriche distribuite sulla superficie delle otto grandiosi vele, la figurazione conclusa da un'architettura in prospettiva, che fin Giotto aperture trabeate che poggiano su una cornice a propria volta...
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se tenuta ad angeli in volo che sembrano portarla in alto. Dall'apertura di questa loggia si affacciano sporgendosi verso il vuoto dell'immensa concavità della cupola i "Seniori" o Vegliardi dell'apocalisse. La prospettiva architettonica non fa che schiacciare la cupola stessa, con l'effetto di ridurne illusionisticamente la curvatura a sesto acuto. La pittura vasariano non tiene conto della distanza dalla quale grande ciclo pittorico avrebbe dovuto essere guardato e si presenta ricca di particolari -> Capelli, mani, occhi, testi, elmi e corazze hanno la stessa qualità grafica pittorica di loro analoghi nei dipinti di piccole dimensioni; i colori sono cangianti, ricchi nella varietà e disposti sull'intonaco fresco con l'attenzione maestria. Gli Uffizi Nel 1560 Giorgio Vasari incomincia la costruzione degli Uffizi, tra palazzo vecchio e l'Arno. L'edificio avrebbe dovuto essere la sede unica di tutti gli uffici amministrativi e giudiziari del Ducato neanche degli archivi di Stato, mentre in un intero piano avrebbe dovuto accogliere le collezioni artistiche e medicee. Per poter fare spazio questo nuovo edificio nel cuore storico di una città già densamente edificata, sin dal 1546 erano state prima espropriate e poi abbattute numerose case. Il palazzo si compone di due corpi di fabbrica paralleli e di uno, più piccolo, assi perpendicolari racchiudente una piazza stretta e lunga. Per chi la guardi dalla sponda opposta, Oltrarno, essa costituisce anche l'unica apertura nel comparto tessuto urbano attraverso cui lo sguardo si spinge fino a palazzo vecchio e a Piazza della Signoria. L'edificio, costruito in pietra di fossato è intonacato nelle parti non in aggetto ed è composto da un piano terreno porticato. L'edificio è costituito da una successione di campate seriali tra loro divise da paraste che delimitano lo spazio occupato da tre aperture trabeate. Nel 1565 gli Uffizi vennero congiunti sia con palazzo vecchio sia con palazzo Pitti tramite due distinti passaggi coperti; il secondo si snoda sopra il Lungarno Archibusieri. Il corridoio aveva l'evidente funzione di via di salvezza per il duca in caso di sommosse popolari. Tutti assieme modificavano l'aspetto dell'intera città condizionandone uno spazio ben più vasto di quello immediatamente circostante i singoli edifici, l'intervento di Vasari si qualifica sempre più come vera e propria operazione di carattere urbano. Gli edifici da individuare i quali erano stati pensati originariamente, avevano finito per costruire le due facce di una stessa medaglia: • da una parte le magnifiche costruzioni, che mostravano ai sudditi, agli amici e ai nemici del Ducato la potenza e la ricchezza della città capitale; Dall'altra, la possibile via di fuga che rendeva manifeste le preoccupazioni di impopolarità proprie di uno Stato dispotico qual era quello di Cosimo . 20