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21/9/2022
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ANTONIO CANOVA Isabella Perocchi 4°F L'esperienza romana gli diede la possibilità di essere accolto e protetto da nobili veneziani che lo portarono a maturare la sua poetica, prendendo, così, le distanze dal linguaggio berniniano sul quale si era formato. Antonio Canova fu uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo europeo. Egli nacque a Possagno, figlio di un semplice scalpellino, il giovane frequentò la scuola di nudo dell'Accademia di Venezia, dove studiò l'arte classica sui calchi in gesso delle statue antiche, con un lavoro di imitazione. L'interesse maturato a Venezia lo portò viaggiare. Andò a Roma, la città in cui, salvo brevi periodi, avrebbe vissuto sempre e nel 1780 visitò anche gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, che allora erano mete irrinunciabili di studiosi ed artisti. Fe TESEO SUL MINOTAURO L'orientamento classicista lo portò a rappresentare il Teseo sul Minotauro, commissionato da Girolamo Żulian, ambasciatore della Serenissima presso la Santa sede. Canova decise, però, di non rappresentare lo scontro tra le due figure, ma piuttosto il nel momento di riposo dell'eroe in stato di riflessione successivo all'azione e quindi nel momento in cui lo sforzo della lotta e la violenza si sono placati. Questa scelta gli dà la possibilità di perseguire meglio nella resa del corpo di Teseo la bellezza ideale. Teseo è seduto sul corpo senza vita del nemico rovesciato ai suoi piedi e rappresenta il simbolo della vittoria...
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e dell'intelligenza dell'uomo sulla bestialità. Il capo chino è rivolto alla testa taurina del minotauro, ed è animato da un sentimento di umana pietà. Dalla scultura affiora un infinito senso di pace. Il successo del Teseo conferi a Canova una posizione centrale nella scena romana assicurandogli importanti e grandi commissioni. AMORE E PSICHE Canova si confronta spesso con temi mitologici, celebre è il gruppo di Amore e Psiche che si abbracciano. Secondo la favola, Psiche per congiungersi ad Amore, di cui è innamorato, è costretto a superare una serie di prove imposte da Venere, che è gelosa del figlio. Tra le varie prove, una consisteva nel recarsi nell' Ade dalla regina dell'oltretomba Proserpina che gli avrebbe consegnato un vaso piccolo destinato a Venere, un vaso che Psiche non avrebbe dovuto aprire, ma che spinto dalla curiosità apre. Una volta aperto il vaso Psiche cade in un sonno profondo e solo Amore riuscirà a ridestarla, pungendola con la punta di una delle sue saette e quindi baciandola. Come possiamo vedere il finale è lieto: Giove mosso dalla pietà dona a Psiche l'immortalità, ammettendola fra gli dèi dell'Olimpo. Canova sceglie di rappresentare il momento in cui Amore abbraccia Psiche appena si risveglia, immortalando l'istante prima del bacio, un momento di alta tensione erotica. Canova artisticamente ha compiuto un miracolo in termini di equilibrio: infatti i corpi non sono solo uniti l'uno all'altro, ma si sviluppano in più direzioni, rendendo la scena molto più dinamica. Psiche è semi distesa e rivolge un lieve avvitamento al corpo di Amore. La sua posa fa pensare alla lentezza del risveglio. Amore, appoggiato a terra sul ginocchio sinistro, mantiene le ali tese e si inarca per avvicinare le sue labbra a quelle dell'amata, contemplandole il volto. Le figure sono disposte in modo da formare una sorta di X, determinata dalle curve, rispettivamente dall'ala sinistra e dalla gamba destra del Dio, e dall'altra parte l'ala destra e il corpo della fanciulla. Il punto di congiunzione è creato dalle braccia della donna. La finezza dei dettagli è alta, possiamo notare ciò dal lenzuolo mosso alla faretra del Dio, al trattamento anche dei capelli. La scultura è eseguita in marmo bianco e la superficie è talmente levigata e liscia che sembra trasparente. Non si sono creati contrasti accesie la scultura infonde leggerezza, l'obiettivo di questa sintesi perfetta era proprio rappresentare l'ideale di bellezza e verità di passioni ed emozioni. PAOLINA BORGHESE COME VENERE VINCITRICE La fama di Canova e la finezza con cui sapeva interpretare la cultura del tempo gli ha dato la possibilità di ricevere commissioni dalle più prestigiose famiglie imperiali d’Europa, un esempio è Napoleone. Con Napoleone Canova fu legato da un rapporto ambivalente: l'imperatore lo stima a sua volta. Infatti lo richiamò a Parigi per eseguire un suo ritratto. Dopo il congresso di Vienna inoltre lo scultore si recò nella capitale francese per chiedere la restituzione delle opere d'arte che proprio Napoleone aveva sottratto allo Stato pontificio. Paolina Borghese rientra nelle opere eseguite per la famiglia di Napoleone, il ritratto è della sorella minore dell'imperatore, Paolina. In accordo con la tradizione del ritratto divinizzato, la donna celebra la sua straordinaria bellezza nelle vesti della dea Venere, come ci rivela il pomo che tiene nella mano, il premio per la gara di bellezza che secondo il mito Venere avrebbe vinto. Paolina è distesa su un agrippina in legno stuccato e si trova in una posa che era tipica dei banchetti romani. L'idealizzazione non impedisce allo scultore di far avvertire la materialità della donna: la pressione del suo corpo schiaccia il morbido materasso e trasforma il marmo in un tessuto, denso di pieghe. Il supporto drappeggiato in cui è distesa, nasconde all'interno un meccanismo in grado di far ruotare l'opera su se stessa, quindi il pubblico non aveva più bisogno di girare intorno alla statua per ammirarla da ogni lato. Per accrescere la morbidezza sensuale lo scultore stese sulle parti nude del corpo uno strato di cera, che conferiva al marmo una tonalità rosata. Accorsero in molti ad ammirare questa scultura, famosa è anche la reazione di Paolina Borghese, pudicamente imbarazzata di una così veridica verità che chiese al marito di non mostrare più l'opera in pubblico. MONUMENTO FUNEBRE DI MARIA CRISTINA D'AUSTRIA Fu commissionato a Canova dal principe Alberto di Sassonia per commemorare la morte della moglie, la figlia dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria. Fu costruito in marmo di Carrara ed è alto quasi 6 m. L'opera dà l'opportunità di meditare sul mistero della morte, tema ricorrente nella sua produzione. Il Neoclassicismo ne propone un'interpretazione laica e serena che si ricollega alla concezione dei popoli antichi: la dimensione in cui la vita può continuare non è l'aldilà cristiano, ma il ricordo della memoria di chi resta, un destino che premia soltanto chi in vita si è distinto per i suoi meriti. Il tema è quello anche del carme Dei Sepolcri di Ugo Foscolo. La forma piramidale ricollega idealmente il sepolcro agli antichi monumenti funerari egizi. Alla base si trova un podio alto con due gradini su cui si trovano i personaggi del corteo funebre. Il drappo delle figure, collegate con i festoni di fiori, evidenziano la continuità tra lo spazio esterno e l'interno della tomba, cioè tra il mondo dei vivi e il regno dei morti. Nonostante abbia dovuto seguire il programma iconografico del principe Alberto, il quale aveva chiesto che comparissero personificazioni di fortezza, carità e benevolenza, cioè virtù proprie della moglie, Canova creò un'immagine unitaria raggruppando tutte le figure in un'unica azione. VZORI. OPTIP- LBERTYS LE GRAZIE Canova continua a dare vita a personaggi mitologici. Iniziò a lavorare, infatti, ad un bozzetto per un gruppo con Le Grazie, lo stesso anno in cui Foscolo composé un poemetto di titolo analogo dedicandolo proprio allo scultore. Le grazie sono Eufrosine, Thalia e Gloria, tre giovani donne che con la loro bellezza donano gioia ed armonia agli uomini e anche ağli dèi. Canova dispone le tre figure rivolte verso la stessa direzione, abbracciate teneramente in circolo donando alla composizione un andamento piramidale, in cui l'articolarsi delle membra suggerisce il șusseguirsi di movimenti fluidi e danzanti. JACQUES-LOUIS DAVID Isabella Perocchi 4°F Mentre Canova propose l'interpretazione autentica e raffinata dello spirito dell'arte anțica in un'età moderna, Louis David vede nell'antico una categoria etica, infatti per lui era insieme modello di bellezza assoluta e supremo esempio di virțù morale civica. Infatti per David il recupero dei classici fu lo strumento per tradurre in pittura l'impegno etico che trovavano i modelli di libertà: la Grecia delle Polis e la Roma repubblicana. Canova nacque a Parigi e si formò nella capitale francese, dominata dal frivolo gusto rococò. Riuscì ad emanciparsi da questo clima grazie alla vittoria del Prix de Rome, una borsa di studio istituita dall'Accademia reale francese per premiare gli artisti più promettenti con un viaggio a Roma. Studiò quindi in Italia per cinque anni, a Roma studiò all'Accademia di Francia dove gli fornirono l'occasione di accostarsi alla forma perfetta di Raffaello, altro grande francese. BELISARIO CHIEDE L'ELEMOSINA Tela intitolata Bellisario chiede l'elemosina, fu un quadro che narra un episodio infondato, attribuito a Bellisario, un generale bizantino al servizio di Giustiniano che era caduto in disgrazia negli ultimi anni di vita ed ormai era cieco. L'uomo fu riconosciuto da un soldato, ritratto in atteggiamento di evidente stupore a sinistra mentre chiedere l'elemosina. La composizione è studiata ed impostata in diagonale ascendente verso sinistra dettata dal pavimento e dalla fuga delle monumentali colonne. In primo piano ci sono i protagonisti, Bellisario abbracciato ad un fanciullo che allunga l'elmo per ricevere le monete e la donna che pietosamente fa l'elemosina. Unendo i due piani si erge la figura del soldato che ha appena riconosciuto il vecchio comandante. I colori sono brillanti e c'è un acceso contrasto tra le varie figure colpite da una luce diretta che le fa apparire solide e bloccate nei loro gesti. Per David l'arte doveva svolgere un ruolo pedagogico e morale, infatti anche la vicenda di Bellisario va letta in questo senso, come una meditazione. IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI David si ispirò alle vicende degli Orazi narrate dallo storico Tito Livio. Dell'episodio è narrato che nel corso della guerra tra Roma e Alba Longa, le due fazioni opposte risolsero il conflitto con uno scontro fra tre fratelli Albani, i Curiazi e tre fratelli romani, gli Orazi. Dopo la vittoria l'unico superstite, un Orazio, uccise la sorella Camilla, poiché piangeva la morte di un Curiazio di cui era innamorata. Dopo aver eseguito un disegno preliminare fondato sulla versione di Livio, David abbandonò ciò e decise di rappresentare un momento diverso, quello di un solenne giuramento con il quale i tre giovani Orazi di fronte al padre giurarono di essere disposti a sacrificare la loro vita per la patria. Quindi David non dà voce al combattimento, ma fa uscire dalle pagine della storia il valore dell'amor patrio. Il punto centrale del quadro coincide con la mano sinistra del padre, che solleva tre spade nel pugno. La luce è fredda e definisce con precisione i corpi. Le braccia sono tese e le gambe divaricate e ciò fa contraltare la morbida circolarità del gruppo femminile. Camilla, la madre, avvolta in un manto scuro e Sabina sono le donne del quadro. Sabina si chiude nel braccio abbandonato di Camilla, la cui posa di curva è speculare a quella della donna più anziana. La madre degli Orazi stringe a sé i nipotini, mentre le altre due donne, Sabina e Camilla, sono rassegnate per le conseguenze della decisione. La scena è costruita con una studiata scansione geometrica e ricorda gli studi prospettici del 400. A suggerire ciò è la fuga delle mattonelle del pavimento e la chiusura sul fondo. L'azione si svolge nel portico dove la corrispondenza delle tre arcate a tutto sesto, si collocano gruppi di figure: i fratelli, il padre e le donne. MORTE DI MARAT Marat fu uno dei leader della rivoluzione nel 1793, assassinato da Anne-Marie Charlotte de Corday d'Armont, una nobildonna di idee politiche avverse. La morte di Marat è una delle tele più intense di David simbolo della lotta e degli ideali rivoluzionari. L'opera doveva essere una sorta di santificazione laica di un martire per la causa rivoluzionaria, per questo l'artista si ispirò al modello del Cristo morto. Infatti è molto stretta l'analogia con la deposizione di Caravaggio, al tempo noto all'artista sin dai tempi del viaggio in Italia. Il cadavere di Marat emerge dall'oscurità della stanza spoglia con il lenzuolo bianco su di sé, immerso in una vasca d'acqua. Marat soffriva di una malattia cutanea, ma anche in quei momenti lavorava, come rivelano nel quadro la penna, la carta e il calamaio, poco prima dell'assassinio infatti stavo elaborando un articolo per il giornale "L'ami du peuple". Marat tiene nella mano sinistra il biglietto, con parole leggibili. Nella destra tiene ancora la penna, il cui candore richiama il coltello sporco di sangue che la donna ha lasciato sul pavimento. Nella scena si trova anche una cassa di legno usata per scrivere come appoggio, e ciò suggerisce un politico austero e votato agli ideali in cui crede. bienveillance pour avoir Droit bien Malheureun i Suffet que je sois avotre marat. Corday au citoyen Marie anne Charlotte du 13. juillet, 1793 BONAPARTE VALICA IL GRAN SAN BERNARDO All'inizio dell'ascesa di Napoleone geli si presentò come un paladino con le conquiste della rivoluzione ed è il motivo per cui David ha aderito al progetto politico di Bonaparte. Di Bonaparte David diventerà il suo pittore ufficiale, contribuendo nel donargli un'immagine eroica dell'imperatore in tutta Europa. Tra le sue celebri la più famosa è Bonaparte valica il Gran San Bernardo, un ritratto dell'imperatore a cavallo mentre conduce le truppe sulle Alpi. BONAPARTE OLVS NG Sulle rocce sono presenti due citazioni di Annibale e Carlo Magno che come Napoleone in passato avevano varcato l'ingresso in Italia proprio dalle Alpi. Di questo dipinto realizzò più versioni e la sua passione politica è dimostrata anche dalla coerenza con cui con la caduta di Napoleone egli affronto l'esilio a Bruxelles fino alla fine dei suoi giorni. Il linguaggio di David in questa in questo ritratto si fa sempre più simbolico, il quadro è occupato dalla grande mole del cavallo che è imbizzarrito e solleva le zampe anteriori. Gli altri soldati invece sono miņuscoli e si trovano solo sullo sfondo. Lo sfondo è caratterizzato dal cielo in tempesta che non riesce però a turbare il volto sereno, più giovane di quanto fosse in realtà, di Napoleone. Quest'ultimo tiene il braccio sollevato indicando la direzione delle truppe ed alludendo al cielo il luogo della gloria. RITRATTO DI MADAME RÉCAMIER Parallelamente ad opere pubbliche, David realizzò anche ritratti privati, e Madame Récamier è uno dei più famosi. Juliette Récamier era una borghese molto nota nell'élite francese della fine del Settecento ed un'icona di stile che introdusse a Parigi la moda "all'antica" nei salotti e contribuì lo stile impero, cioè l'architettura nell'arredamento con motivi tratti del mondo antico. David ne dà una sobria versione, alludendo all'epoca nel divano, così come nella pettinatura nell'abito della donna. La donna si trova in un ambiente essenziale, dominato da un elegante cromatismo giocato su toni chiari. Madame è ritratta nei panni di una moderna Venere vestita. La posa è ricercata, ma appare naturale grazie alla pacatezza dello sguardo, da cui emerge una delle tante abilità introspettive di David.