La Crisi del '29 rappresenta uno dei periodi più drammatici della storia economica mondiale, con ripercussioni che hanno plasmato il XX secolo.
I ruggenti anni '20 furono caratterizzati da una crescita economica senza precedenti negli Stati Uniti, ma questa prosperità era basata su fondamenta fragili. La speculazione finanziaria incontrollata, la sovrapproduzione industriale e l'eccessivo ottimismo del mercato azionario portarono al devastante crollo di Wall Street nell'ottobre del 1929. Le conseguenze furono immediate e catastrofiche: migliaia di banche fallirono, la disoccupazione raggiunse livelli record e la produzione industriale crollò drasticamente.
La Grande Depressione si diffuse rapidamente in Europa, colpendo particolarmente la Germania, dove la crisi economica contribuì all'ascesa del nazismo. In Italia, il regime fascista cercò di limitare gli effetti della crisi attraverso l'intervento statale nell'economia. Il presidente americano Franklin D. Roosevelt rispose alla crisi con il New Deal, un programma di riforme economiche e sociali che includeva lavori pubblici, regolamentazione bancaria e programmi di assistenza sociale. Questo intervento statale nell'economia segnò un cambiamento fondamentale nel ruolo del governo nell'economia americana.
Le conseguenze della crisi del '29 furono profonde e durature. In Germania, la disperazione economica contribuì all'ascesa di Hitler al potere. In Italia, il regime fascista rafforzò il controllo statale sull'economia. Gli Stati Uniti emerserò dalla crisi con un sistema economico profondamente riformato, caratterizzato da maggiori regolamentazioni finanziarie e un più ampio ruolo dello stato nel garantire il benessere sociale. La crisi dimostrò la necessità di un sistema economico più regolamentato e l'importanza di politiche economiche che proteggessero i cittadini dalle fluttuazioni estreme del mercato.