La Dinastia Flavia rappresenta un periodo cruciale nella storia della letteratura latina, caratterizzato da profondi cambiamenti culturali e sociali.
Marziale e Giovenale emergono come figure centrali di quest'epoca, entrambi maestri della satira ma con approcci profondamente diversi. Marziale si distingue per l'uso dell'epigramma satirico, con uno stile pungente ma giocoso, mentre Giovenale sviluppa una satira più aspra e moralistica. Le loro opere riflettono la complessità dell'Età dei Flavi, periodo in cui Roma vive importanti trasformazioni sociali e politiche. Marziale osserva la società con ironia e distacco, creando ritratti vividi della vita quotidiana romana, mentre Giovenale assume un tono più indignato e critico verso la decadenza morale del suo tempo.
Il confronto tra questi autori si estende anche a Persio, altro importante satirico dell'epoca. Le analogie e differenze tra i tre scrittori rivelano l'evoluzione della satira latina: Persio si caratterizza per uno stile più filosofico e oscuro, Giovenale per la sua indignatio morale, e Marziale per la sua arguzia e il realismo descrittivo. Questo periodo segue l'Età giulio-claudia, segnata dalla figura controversa di Nerone, la cui morte nel 68 d.C. segna la fine di un'epoca. La transizione dalla dinastia giulio-claudia a quella flavia porta a un rinnovamento della letteratura, con nuovi temi e stili che riflettono il mutato clima culturale. Gli autori dell'epoca flavia, pur mantenendo legami con la tradizione precedente, sviluppano forme espressive originali che influenzeranno profondamente la letteratura successiva.
La ricchezza letteraria dell'Età Flavia si manifesta non solo nella satira ma anche in altri generi letterari, creando un panorama culturale variegato e complesso che rappresenta uno dei momenti più significativi della letteratura latina. Questo periodo vede anche una rinascita dell'interesse per la storiografia e l'oratoria, testimoniando la vitalità intellettuale di un'epoca di transizione e rinnovamento.