La storia del Conte Ugolino
Nel nono cerchio dell'Inferno, nella zona chiamata Antenora dove sono puniti i traditori della patria, Dante incontra una delle scene più raccapriccianti del poema: il conte Ugolino della Gherardesca che rode il cranio dell'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini.
Incuriosito da questo odio feroce, Dante chiede a Ugolino di raccontare la sua storia. Il dannato solleva la bocca da quell'orribile pasto e, asciugandola sui capelli del suo nemico, accetta di parlare a condizione che le sue parole infamino il nome di Ruggieri.
Ugolino racconta come l'arcivescovo lo tradì, facendolo imprigionare nella Torre della Muda a Pisa insieme ai suoi quattro figli (o nipoti). Un giorno, Ugolino fece un sogno premonitore: Ruggieri che cacciava un lupo e i suoi cuccioli con cagne affamate. Il mattino seguente, sentì inchiodare la porta della torre, comprendendo che erano stati condannati a morire di fame.
💡 La storia di Ugolino è tra i passaggi più commoventi della Divina Commedia, tanto che Dante interrompe il racconto chiedendo al lettore: "Se non piangi, di che pianger suoli?"
Nei giorni seguenti, Ugolino vide morire uno a uno i suoi figli che gli offrivano le proprie carni per nutrirlo. L'ultimo, Gaddo, morì invocando l'aiuto del padre. Dopo che tutti erano morti, Ugolino, ormai cieco per la fame, brancolò per due giorni sui loro corpi chiamandoli per nome, finché "il digiuno poté più che il dolore".
Quest'ultima frase ha generato dibattiti: alcuni interpretano che il digiuno lo uccise, altri che Ugolino finì per cibarsi dei corpi dei figli. Dante non chiarisce, lasciando al lettore l'interpretazione di questo orrore.
Dopo il racconto, Dante prorompe in una violenta invettiva contro Pisa, augurandole di essere sommersa dalle acque per aver punito non solo Ugolino, sospettato di tradimento, ma anche i suoi giovani figli innocenti.