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Umanesimo e Rinascimento

17/9/2022

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L'UMANESIMO
Tra il 1400 e il 1500, si verifica una vera e propria svolta nelle varie espressioni letterarie ed
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L'UMANESIMO Tra il 1400 e il 1500, si verifica una vera e propria svolta nelle varie espressioni letterarie ed artistiche. Ha inizio una vera età nuova che viene indicata come età umanistico-rinascimentale: in questa svolta l'Italia gioca un ruolo di primissimo piano in quanto anticipa gli altri paesi europei. L'Umanesimo è contrassegnato da un forte interesse per l'antichità, la riscoperta dei classici, lo studio della filologia. Il Rinascimento, invece, è contrassegnato dal trionfo della classicità e viene raggiunta la massima maturità espressiva nella letteratura e nell'arte. ● In origine l'espressione "Umanesimo" si fonda sulla distinzione proposta dello scrittore latino Marco Tullio Cicerone tra divinitas e humanitas. Quest'ultimo indica un atteggiamento basato sulla rivendicazione del ruolo e della dignità dell'uomo, che si erano manifestati in sommo grado proprio nelle epoche antiche. Gli umanisti ritengono essenziale recuperare la fisionomia autentica dell'arte classica e il saper costruire una nuova classicità. Dal punto di vista politico, si delinea una nuova forma di governo, la Signoria. I vari conflitti avevano consentito a famiglie di imporre il loro dominio personale. Il potere dei signori divenne legittimato e la Signoria si trasformava in un Principato. Un'eccezione è Firenze che, continuava a reggersi secondo gli ordinamenti comunali; nel 1435 il potere passa sotto la Signoria di Cosimo de Medici (appartenente ad una famiglia di banchieri e...

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Didascalia alternativa:

mercanti). Il signore decide la politica interna ed esterna, controlla la vita economica e culturale e amministra la giustizia. Attorno a lui si crea una corte di intellettuali e artisti, favorendo il fenomeno del mecenatismo. In questo periodo il cittadino si uniforma alla volontà di uno solo. Un'altra caratteristica è la tendenza delle Signorie all'espansione territoriale, che causa continue guerre. Con la pace di Lodi del 1454, inizia un periodo di tranquillità e si stabilisce l'equilibrio favorito da Lorenzo de Medici. Dal punto di vista economico, dopo varie carestie ed epidemie, si ha una ripresa e una riconversione degli investimenti in attività agricole. Si diffonde, nei ceti privilegiati, l'edonismo, ossia la ricerca del piacere, del godimento e del lusso esteriore. Tuttavia, i contadini vedono solo peggiorare le loro condizioni. Tra i principali centri di cultura c'era la corte, poiché i principi erano colti o amanti della letteratura. Nella corte le opere dei poeti venivano lette pubblicamente e gli artisti decoravano saloni e cappelle con affreschi, statue, ecc. Tipica del 400 è l'Accademia; qui la cultura si produceva attraverso scambi di idee e confronto, un esempio è l'accademia platonica. È importante ricordare che l'accademia voleva distinguersi dalle scuole e dalle università, poiché essa era un luogo libero, nata per ricercare le verità del mondo. Conosciute sono anche le botteghe artistiche dei pittori e degli scultori; questi ultimi godevano di grande prestigio e considerazione ed erano anche ammessi a corte, basti pensare a Botticelli accolto da Lorenzo). Alla fine del 400, nasce la bottega dello stampatore (Johan Gutenberg); la stampa ha favorito la diffusione dei libri e lo sviluppo delle biblioteche, che conservavano i libri e li facevano girare nelle mani dei lettori. La bellezza e la forza del carattere dell'uomo umanistico, dovevano rispecchiare nella bellezza e nella forza del corpo (concetto: kalos agatos - bello e buono). A differenza del Medioevo vi era una visione antropocentrica (l'uomo al centro della realtà). Nel Medioevo esso era visto come un essere fragile contaminato dal peccato originale e dalla tentazione; nell'Umanesimo era visto in maniera più ottimistica: l'uomo appariva sicuro e ricco di forze, capace di contrastare la fortuna. In sintesi l'uomo è artefice del proprio destino "homo faber fortunae suae". In questo periodo si distinguono le divinae litterae e le humane litterae: cioè tra la letteratura che si occupa di Dio e questioni religiose e quella che si occupa della dimensione umana e terrena. Il corpo umano è considerato perfetto, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, dotato di armonia, tant'è che divenne oggetto di studio. L'esempio più noto è lo schizzo di Leonardo da Vinci, noto come "uomo vitruviano" (immagine simbolo dell'Umanesimo). Per quanto riguarda la lingua, gli intellettuali sono affascinati dal mondo classico, si rivolgono dunque ai testi antichi ed elogiano il latino. Nel 400 nasce una nuova scienza, la filologia, che studia i testi e li ricostruisce in modo critico. Tra gli autori più significativi, vi è il toscano Coluccio Salutati che funge da "cerniera" tra Petrarca e gli umanisti. Giovanni Pico della Mirandola, autore di testi umanistici tra cui "De Hominis Dignitate". I generi in cui si esprime questa letteratura in latino sono il trattato, l'orazione e l'epistola. Il volgare viene "riscoperto" nella seconda metà del 400 e gli scrittori sono attivi a Firenze e Ferrara, per questo si diffonde il volgare toscano. Nel 1400, una delle corti più importanti è quella dei Medici a Firenze; Lorenzo il Magnifico forma attorno a sé una cerchia con il pittore Sandro Botticelli e i poeti Luigi Pulci e Angelo Poliziano. Altra corte e Ferrara, dove gli Este creano un vasto dominio dove è attivo Matto Maria Boiardo, autore del poema "l'Orlando innamorato". La poesia epica conosce una grande fioritura e costituisce un'innovazione. In età umanistica, ad utilizzarla sono Pulci e Boiardo, autori di due poemi "Il Morgante" e "L'Orlando innamorato" che hanno in comune l'ambientazione storica, i personaggi appartenenti al mondo di Carlo Magno e i suoi paladini. IL RINASCIMENTO Il Rinascimento si colloca tra Medioevo ed Età moderna, anche se esso è da considerare a sè stante, poiché elabora e porta a compimento concetti e premesse già presenti nell'Umanesimo, ma presenta dei connotati propri. Questo movimento diede luogo ad una rivoluzione culturale, da qui il termine "rinascita". Il termine "Rinascimento" si riferisce al mito della "rinascita" che è uno dei cardini della cultura umanistica e consiste nel ritenere che, dopo un periodo di decadenza (il Medioevo), la civiltà umana possa ritornare all'antico splendore mostrato durante l'epoca classica. Il termine Rinascimento diventa di comune applicazione in seguito alla pubblicazione dell'opera dello studioso svizzero Jacob Burckhardt, "La civiltà del Rinascimento in Italia" (1860). Già nel 1550 il pittore storico dell'arte Vasari aveva usato il termine "rinascita" per sottolineare che fra il Quatto e Cinquecento era iniziata una nuova era di rinascita e rigenerazione dell'umanità. L'epicentro è l'Italia: politicamente è frammentato ma, culturalmente e artisticamente avanzato. Le Signorie sono centri culturali di primaria importanza. In questo periodo il centro indiscusso dell'attività culturale sono la corte e le università, che successivamente si trasformano in organismi ufficiali. Le condizioni economico-sociali sono uguali al periodo precedente. In Italia si accentua il processo di rifeudalizzazione e nel Nord c'è l'affermazione del capitalismo moderno. Tra le novità ci furono: le scoperte geografiche, l'invenzione delle banche, le nuove armi da fuoco, la nascita della stampa e la Riforma Protestante. Tra i tanti tipografi e stampatori, ricordiamo Aldo Manuzio, un intellettuale fornito di una solida cultura umanistica; il suo lavoro consisteva nel definire i nuovi indirizzi culturali e imporli sul piano del nascente mercato librario. Nel libro si comincia ad individuare un duplice scopo: la crescita culturale e venire incontro ai gusti del pubblico a scopo di profitto. Una conseguenza fu che il volgare si affermò definitivamente sul latino. Come l'Umanesimo, vi è l'esaltazione dell'uomo. L'uomo affronta le difficoltà che si trova di fronte non perché spera in una ricompensa ultraterrena ma perché ha l'occasione di dimostrare la propria virtù. La riscoperta dei classici prosegue nel Rinascimento e la riflessione sull"" Ars poetica" di Orazio e sulla sua celebre formula del "miscere utile dulci" (unire il bello all'utile); all'interno del testo avrebbero dovuto trovare posto sia i precetti morali che il piacere estetico. Uno degli aspetti più rilevanti è quello costituito dalla discussione sulla lingua letteraria. In un'epoca in cui manca l'unità nazionale nasce il desiderio di creare un'unità linguistico-letteraria a cui affidare il ruolo di unificare l'Italia almeno dal punto di vista linguistico. In questo senso, Pietro Bembo nel "Prose della volgar lingua" (1525) propone come modello di lingua il fiorentino letterario, in particolare quello di Petrarca (per la poesia) e Boccaccio (per la prosa). La teoria di Bembo prevale su altre che invece ritengono che possano essere prese a modella la lingua in uso delle corti o il fiorentino parlato. La proposta di Bembo diventa il punto di riferimento per gli scrittori di quest'epoca. Il genere principale del 1500 è la trattatistica, genere nel quale l'intellettuale cortigiano offre al lettore un modello di conoscenza del reale, una partizione del sapere con la quale da prova di una formazione accurata e poliedrica. Ricordiamo il "Cortigiano" di Baldassarre Castiglione, come vero e proprio manuale del perfetto uomo di corte. Machiavelli individua nella politica una disciplina indipendente, mentre Guicciardini scandisce una riflessione politica pessimistica. Il tratto saliente del Rinascimento è il crollo del modello tolemaico. La scienza si affida alle proprie ricerche ed è proprio Niccolò Copernico il primo a formulare la teoria eliocentrica difesa da Giordano Bruno e perfezionata in futuro da Galileo Galilei.