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Tasso, Gerusalemme Liberata, il Manierismo

18/9/2022

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Tasso
Torquato Tasso nasce nel 1544 a Sorrento, da una nobile famiglia bergamasca. Il padre è un
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Tasso Torquato Tasso nasce nel 1544 a Sorrento, da una nobile famiglia bergamasca. Il padre è un cortigiano, e si sposta in varie città (Salerno, Napoli, Roma). Frequenta la scuola dei gesuiti fino al 1554, che causerà la sua censura interiore. Inizia frequentare le corti con il padre e a studiare la letteratura Rinascimentale. Studia a Padova e Bologna, tra il 1560 e il 1565, ma viene espulso da quest'ultimo per una satira su studenti e professori. Si stabilisce a Ferrara nel 1565 a seguito del cardinale Luigi d'Este. Inizia scrivere quella che sarà la Gerusalemme liberata. Nel 1575 ne porta a termine la composizione e inizia a leggerla a corte; l'anno successivo è nominato storiografo di corte. Inizialmente l'opera è nominata Goffredo di Buglione, come il protagonista. Viene però preso da una smania improvvisa e una sindrome vittimistica; nel 1577 si autodenuncia all'inquisizione: voleva che il suo lavoro fosse fedele ai canoni religiosi. Nel 1579 viene rinchiuso nell'ospedale di Sant'Anna, per sette anni, poiché il duca vuole evitare problemi con l'inquisizione. Durante questo arco di tempo, la Liberata è libera di girare senza l'approvazione dell'autore che l'avrebbe intitolata in modo differente. Nel 1586 viene liberato, ma il suo conflitto interiore rimane e lo porta a revisionare interamente l'opera che nel 1593 prende il...

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Stefano S, utente iOS

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Susanna, utente iOS

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Didascalia alternativa:

titolo di Gerusalemme Conquistata. Tutte le parti contenenti piacere e sensualità vengono tagliate. Tasso muore due anni dopo. Interiorità di Tasso: Tasso è l'interprete della crisi di un'intera società, che sconterà esistenzialmente con la follia ma che sarà capace di sublimare in poesia nella liberata. La sua coscienza è spazio di un conflitto irrisolto tra desiderio e dovere, tra il Rinascimento e controriforma, tra due visioni del mondo che faranno di lui un genio ma lo porteranno all'instabilità psicologica. L'equilibrio tra queste due forze produrrà un capolavoro, la Liberata, che rinnegherà quando il principio di realtà prevarrà su quello di piacere e riscriverà completamente. Si può parlare di Bifrontismo Spirituale (doppia spiritualità/anima di Tasso), ma anche di Bifrontismo Culturale (due culture in tasso). In lui ci sono due anime, il desiderio il dovere, ma anche Rinascimento e Controriforma, che portano all'esistenza di un conflitto spirituale e psicologico. Stile di tasso: Lo stile di tasso è caratterizzato dal "parlare disgiunto" ovvero da un verseggiare rotto, spezzato, ricco di enjambement, di inversioni del normale ordine sintattico e di chiasmi e antitesi. L'ottava di Tasso è un'ottava rallentata, solenne, musicale e lirica, non narrativa, perché va in profondità, nell'io, non scorre, ma resta su se stessa, scava nell'anima dei personaggi. L'ottava di Ariosto del Furioso è narrativa, scorrono l'una nell'altra. La Liberata Originariamente si tratta di un poema eroico cristiano che ha come tema la prima crociata, andando a riprendere un avvenimento recente (la battaglia di Lepanto nel 1571). L'amore è un elemento perturbante che si contrappone alla guerra. Questa è una dimensione dolorosa, se nel Furioso i colpi non fanno male nella Liberata aprono ferite, la sofferenza lascia un segno. Principio di verosimiglianza: si fa riferimento a vicende storiche reali, arricchendole senza stravolgerne la verità storica. Fa parte assieme alle unità aristoteliche di una serie di norme che vanno rispettate. Il meraviglioso pagano cavalleresco viene sostituito da quello cristiano, Dio interviene a favore dei cristiani e li porta alla vittoria. L'obiettivo di Tasso è superare superare Ariosto. Tasso rimane fedele alle unità aristoteliche: un unico filone narrativo (la guerra), un unico tempo (verso la fine della guerra), un unico luogo (intorno a Gerusalemme). I personaggi: Goffredo, capo dell'esercito e tutto d'un pezzo, chiesa e battaglia. Rinaldo darà origine alla casata degli Estensi, rappresenta l'intento encomiastico. Tancredi, un eroe malinconico in cui Tasso si riconosce, assorto nel sogno e nell'inquietudine. Le donne pagane seducono, non ci sono donne cristiane, le figure femminili sono l'elemento perturbante che confonde e mette in crisi i valori controriformisti. Rappresentano l'eros e vanno esorcizzate. Tasso non disprezza i pagani, li rispetta poiché portano valori cavallereschi. I cristiani rappresentano la controriforma, e hanno il trionfo storico. I pagani rappresentano il Rinascimento e hanno la vittoria poetica, dovrebbero essere negativi ma Tasso vi proietta una parte di sé, rappresenta così il suo conflitto interiore. Proemio: Ha fin dall'inizio tono grave, solenne e pesante, non come il Furioso. Ha carattere storico e religioso. L'inizio del Proemio riprende l'Eneide, ma se ne distacca quando nomina la musa che lo ispirerà, che è una musa cristiana e non pagana. Ottava 2: la musa cristiana che sta in paradiso, è differente da quella di Ariosto che era Alessandra, la donna amata. Ha una corona di stelle immortali e non di allori come quella pagana. Tasso chiede di ispirarlo, e di perdonarlo si unirà storia e fantasia, poiché i lettori sono attratti dalla dolce poesia. Ottava 3: è presente una metonimia nel secondo verso (luogo per abitanti), quando si giustifica ulteriormente, e una similitudine ripresa da Lucrezio: come il bicchiere contenente la medicina viene offerto al malato con i bordi cosparsi di miele per ingannarlo in quanto la medicina è amara, lui vuole usare la dolcezza della poesia per attirare anche i più restii ed educarli. Educare i propri lettori è l'intento di Tasso, a differenza di Ariosto che aveva un intento edonistico, lui vuole educare sulle certezze dogmatiche della controriforma. Gli ultimi due versi sono dedicati al magnanimo Alfonso e rappresentano l'intento encomiastico in comune con Ariosto. Canto 16: Risalta l'ambiguità di Tasso che vorrebbe rappresentare negativamente Armida e il Giardino (rappresentano l'edonismo), ma la qualità letteraria mostra il contrario. Questo mondo rappresenta la voglia di vivere, di godere, la nostalgia del Rinascimento. È un mondo libero dall'angoscia, dal senso di colpa e del peccato, contrapposto al periodo controriformistico. Il giardino rappresenta l'edonismo del mondo Rinascimentale. Armida è ispirata ad Alcina (Furioso) e alla Maga Circe. Tasso si sofferma con piacere sulla descrizione fisica, sente che i versi sono sensuali e questo lo mette in crisi, infatti questo è un canto che verrà tagliato dalla Conquistata. Si sofferma sulla bellezza di Armida, magnificata, una descrizione precisa e con lo sguardo del poeta soffermato sul suo corpo, a differenza di Angelica nel Furioso di cui non si avevano indicazioni sull'aspetto fisico. Nell'ottava 18 risalta particolarmente la sensualità di Armida. Le parti più belle dell'opera sono quelle dove sono protagonisti pagani, che hanno la vittoria poetica, al contrario di quella storica che appartiene ai cristiani. Canto 7: Erminia è il personaggio più pacifista del poema, dove appare lei scompare la guerra ed esercita una forza centrifuga che allontana dal campo di battaglia (è come Armida, un elemento perturbante). È un'eroina pacifista ed elegiaca, perché innamorata di Tancredi, che in un episodio finisce in un locus amenus, dove incontra un poeta pastore. Canto 12: Clorinda e Argante (la generosa coppia) sono usciti per incendiare la torre cristiana, ma solo lui riesce a rientrare quindi lei inizia correre verso un'altra entrata. Tancredi la nota ma non la riconosce, poiché lei indossa l'armatura notturna, e la insegue. Ottava 52: si ha un progressivo avvicinarsi tra i due personaggi che hanno progressivamente due versi ciascuno. È presente un'anadiplosi tra la 52° e la 53° ottava (guerra e morte). Ottava 53: Lei è sprovvista di cavallo quindi lui scende dalla animale per inseguirla; i due occupano il centro del verso poiché sono ormai uniti in amore e morte. È presente un chiasmo nel verso 14 (aguzza l'orgoglio, l'ira accende) e una similitudine (tra due tori gelosi, ardenti l'ira). Ottava 54: l'autore riflette sul fatto che è notte e nessuno li vedrà ma la loro cortesia meriterebbe di essere vista alla luce del sole. Ottava 55: l'autore dimostra perizia nell'uso delle armi e nelle espressioni dell'arte del duello. Il duello è cieco e feroce, non c'è posto per l'arte e la destrezza. Ogni colpo ferisce e dissangua, non ci sono colpi a vuoto: nel duello non c'è grandezza epica ma umanità vulnerabile e sofferente, i colpi feriscono. I personaggi hanno il fiatone, sono uomini non come in Ariosto. L'umanità sofferente accetta di sanguinare. Ottava 56: Iniziano a colpirsi fisicamente, non riescono più a usare la spada perché troppo vicini, i colpi sono intrecciati. I meccanismi psicologici sono evidenti: la vergogna per i colpi subiti porta l'orgoglio a cercare vendetta stimolando la vergogna dell'altro. Ormai si preannuncia l'abbraccio di amore e morte che sta per unirli. Ottava 57: Per tre volte il cavaliere abbraccia la donna amata, i corpi si intrecciano, si tratta di un gioco del destino. Si tratta di una braccio tra Eros e Thanatos, in un duello mortale: si palesa l'ambivalenza di Tasso, che vorrebbe negare giustificandosi la presenza di intrecci amorosi, ma così va solo ad affermarla. Si crea un cortocircuito di Eros e Thanatos. È presente un lessico erotico e d'amore (lui la guarda dopo la lotta -> gesto d'amore, la lotta è come il rapporto sessuale) Ottava 58: viene nominata l'ultima stella che si tratta di di Venere, una valenza simbolica: l'amore illumina la scena ma sta morendo, la stella si sta pian piano estinguendo. L'avversario perde più sangue e nei versi 55-56 è presente un commento di Tasso. Ottava 59: Presenza di Tasso, con il suo commento anticipa il finale e che Tancredi pagherà per ogni goccia di sangue versata un mare di sangue (iperbole). Tancredi chiede il nome del nemico così nobile e valoroso, poiché se no così tanto valore non verrà riconosciuto, lei risponde che lei non è abituata a rivelarlo e lo provoca perché è una di quelli che hanno incendiato la torre, lo spinge a vendicarsi Ottava 62: l'ira di spingere lo scontro, non c'è né arte né forza, c'è il furore che li spinge a combattere; torna alla dimensione dolorosa dello scontro, fisico, del duello. La vita non li abbandona perché la furia li tiene lì. Ottava 63: sono paragonati alle onde di mare, agitate anche dopo che il vento è passato, poiché continuano a combattere anche senza energia Ottava 64: si tratta di un inno al piacere: è ancora presente l'ambivalenza di tasso, sono presenti vari riferimenti alla sfera erotica e sensuale, sta arrivando la fine di Clorinda. È presente una metonimia (verso 99, ferro per spada). All'aumentare della tragicità della scena aumentano le metafore erotiche. Intanto Clorinda soffre indebolita, ha ricevuto il colpo fatale. Ottava 65: l'uomo insegue la vittoria mettendo alle corde l'avversario, in punto di morte lei chiede di essere battezzata e qua c'è il Tasso della controriforma. Lei è stata ribelle in vita, Dio la vuole ancella in morte Ottava 66: lei chiama l'uomo amico, non è più nemico, lo perdona e gli chiede il battesimo che lava via ogni colpa. In queste parole qualcosa di flebile e soave entra nel cuore di Tancredi e lo fa piangere Ottavo 67: lui raccoglie con l'elmo l'acqua da un ruscello e mentre togli l'elmo di lei gli trema la mano, vede la donna e la riconosce. Ottava 68: è presente un chiasmo nel verso 132 (vita acqua ferro uccise). Tancredi non muore sul colpo perché tutte le sue forze sono concentrate nell'atto. Dopo il trionfo della fede, mentre lui pronuncia la formula del battesimo lei è persuasa di gioia e sorride. Ottava 69: lei muore ma è descritta bella, in punto di morte può essere finalmente descritta la sua bellezza, libera dalla guerra, e la fede trionfa al centro della scena con la bellezza della donna e lo strazio dell'uomo. Di nuovo Eros e Thanatos. Ottava 70: sono presentati enjambement che spezzano il ritmo, è difficile da leggere, l'ottava spezzata e sofferente. La lettura è sofferta e faticosa a differenza di Ariosto, in cui le ottave erano fluide e scorrevoli, queste vanno nel profondo, nella psicologia e nella sofferenza dei personaggi. Il suo vigore cede al dolore, Tancredi sviene e ha aspetto simile a Clorinda, moribondo. Ottava 71: i cristiani lo trovano e lo salvano "in se mal vivo e morto in lei che è morta" fisicamente è moribondo ma nell'anima è morto con lei. Maniercima (1520-1590) Il periodo rinascimentale è terminato da guerra e distruzione, l'Italia in quanto centro del mondo è campo di battaglia per Spagna e Francia. Con la scoperta dell'America viene innestata la marginalità dell'Italia. Gli oceani allargano il mondo, le rotte non passano più per il Mediterraneo. Spagna e Portogallo si arricchiscono con l'oro. Guerre e distruzioni mettono in crisi la fiducia del Rinascimento, il 1527 ne è la fine simbolica con il sacco di Roma. Con Lutero e la Riforma viene meno l'unità del mondo cristiano, nasce la controriforma della Chiesa che prevede una ristrutturazione di questa con obiettivo il controllo capillare sui fedeli e i loro comportamenti. Nel 1534 viene fondata la compagnia di Gesù da Ignazio di Loyola. Non tendevano all'ascetismo al distacco del mondo ma il controllo della società attraverso la scuola e il controllo della cultura. Durante questi anni nascono manicomi, orfanotrofi e seminari (normalizzazione ed esclusione del diverso che viene combattuto e represso) e la confessione individuale: il Parroco controlla le informazioni, diventa un vero e proprio strumento per il controllo. Nascono il tribunale dell'inquisizione (1542) e l'indice dei libri proibiti nel 1559. I libri i per essere pubblicati necessitano di un timbro della chiesa, molte novelle di Boccaccio vengono censurate. Nasce la censura. L'inquisizione possiede un potere che trascende quello di ogni autorità. Manierismo: in questo contesto l'arte non esprime l'armonia e la grazia di Rinascimento, ma crisi, incertezza, precarietà dell'uomo (spiritualità inquieta, psicologia malinconica). Queste condizioni di crisi nate prendono il nome di Manierismo, da maniera, usata come stile (usata inizialmente da Giorgio Vasari), che prenderà poi connotazione negativa come sinonimo di artificiosa, non naturale. Riflette la crisi e la nostalgia del Rinascimento. Nelle intenzioni si colloca nella tradizione classicista/ rinascimentale, ma finisce spesso per dare vita a un'imitazione vuota, artificiosa, formale, troppo studiata e rigida. Il manierismo non è solo un'epoca di decadenza di Rinascimento ma un'espressione di tutta l'energia di un'epoca che autori come tasso, Shakespeare e Cervantes riescono a sublimare in poesia.