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Francesco Petrarca

17/9/2022

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Francesco Petrarca
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Francesco Petrarca PAG 451 ERANO I CAPEI D'ORO A L'AURA SPARSI →è un sonetto →versi endecasillabi →poesia manifesto dell'epoca di Petrarca, non solo per l'autore stesso che divenne il modello di tutti i poeti successivi PETRARCHISMO: considerare le opere di petrarca come un modello ineguagliabile →non è mai sicura la data delle sue poesie perché le modifica →ogni strofa è divisa in 2: fronte: inizio della strofa sirma: il resto dei versi →descrizione accurata di Laura; qui abbiamo per la prima volta delle caratteristiche fisiche sue CAPEI D'ORO→ capelli d'oro e con queste parole ci immaginiamo una donna bionda Erano i capei d'oro a l'aura sparsi che 'n mille dolci nodi gli avolgea, e 'l vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi, ch'or ne son sì scarsi; e 'l viso di pietosi color farsi, non so se vero o falso, mi parea: i' che l'ésca amorosa al petto avea qual meraviglia se di subito arsi? Non era l'andar suo cosa mortale, ma d'angelica forma, e le parole sonavan altro che pur voce umana; uno spirto celeste, un vivo sole fu quel ch'i' vidi; e se non fosse or tale, piaga per allentar d'arco non sana. VIVO SOLE→ per accentuare la luminosità della donna →Abbiamo un commento soggettivo del poeta, qualcosa che il poeta percepisce il suo modo di vedere Laura si pensa addirittura che Botticelli si sia ispirato a questa poesia di Petrarca...

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Didascalia alternativa:

per il quadro di venere OCCHI: begli occhi, vago lume Splendore seducente che ardeva (brillava) che ora però sono scarsi di luce. Si passa dalla descrizione fisica a quella dell'atteggiamento... VISO: DI PIETOSI COLOR FARSI→ come se guardasse petrarca con compassione ARSI - ARDEA→ utilizza gli stessi verbi per far capire che il suo bruciare d'amore deriva dalle caratteristiche della donna amata FIGURE RETORICHE: METAFORE: spirito celeste, vivo sole, angelica forma, arco CAMPO SEMANTICO: bellezza (bei occhi, capelli d'oro) TEMATICHE PRINCIPALI: amore per una donna →Nella terzina Petrarca prende spunto dallo stilnovo quindi c'è la donna angelica la donna perfetta quindi non umana Riprende la stessa caratteristica dell'andamento del Passo di Beatrice in Tanto gentile e tanto onesta pare DEL VIVO SOLE→ quindi c'è la tematica dello splendere, quindi Laura è una figura che emana luce →anche se lei è cambiata il suo sentimento per lei non cessa →questa poesia inizia con un imperfetto e termina con un presente perché lui all'inizio descrive una donna che sta ricordando → Laura è comunque una donna mortale quindi come tutti è segnata dai segni del tempo che dai sentimenti 1° quartina presuppone che gli occhi non abbiano più la stessa luce CHIARE FRESCHE E DOLCI ACQUE→ 1340-1341 a Valchiusa (luogo preferito di Petrarca) fa riferimento all'acqua è una canzone composta da s strofe di 13 versi ciascuno ricordo della donna ↳è nota perché riprende tutte le caratteristiche delle poesie di Petrarca ricorda quando Laura fa il bagno sul Sorca, e ricorda tutti gli elementi della natura che hanno partecipato a quel ricordo →LOGUS AMEUS: luogo che partecipa a questo momento e diventa fantastico come se potesse sentire le emozioni del poeta SINESTESIA al 1° verso TEMI: - amore idea della morte imminente le strofe si alternano tra bei ricordi e tra sentimento di fine e di morte Petrarca spera di essere seppellito in quel luogo che per lui è il luogo + bello in modo che Laura possa recarsi alla sua tomba e lei possa provare compassione per lui e amarlo anche se morto →nei primi versi si rivolge agli elementi della natura → in questa canzone c'è spesso l'aggettivo BELLO RIMEMBRA punto chiave dell'intero componimento GENTILE RAMO→ come se fosse diventato qualcosa di umano, dato che Laura l'ha toccato per appoggiarsi ERBA e FIORI→ che laura ha toccato con la gonna OCCHI→ elemento dello stil novo BIOGRAFIA - Francesco nasce in una famiglia alto-borghese fiorentina ad Are330 nel 1304 il padre era Petracco e la madre Elettra. Il padre era un notaio e, durante l'affermazione dei guelfi Neni a Firenze, venne esiliato. - Nel 1312 il padre si trasferisce ad Avignone, città che all'epoca era la sede del papato. Dopo i primi studi, Francesco nel 1316 comincia ad andare all'università seguendo la facoltà di giurisprudenza. Ma Francesco non era interessato al diritto, in quanto scopre di avere una particolare tendenza letteraria e in questo periodo inizia a scrivere i primi versi. - Alla morte del padre nel 1326, egli ritoma ad Avignone ed abbandona gli studi. A questo punto intraprende una vita dissoluta, aristocratica e si spalancano a lui le porte delle classi sociali più elevate; comincia a nutrire una passione per la letteratura: i suoi modelli erano Virgilio e Cicerone, ma considerava importante l'opera "Le Confessioni" di Sant'Agostino (IV sec. d.c.). Pertanto da un lato coltiva la passione per la letteratura; dall'altro alimenta la spiritualità cristiana. - Un'esperienza fondamentale nella sua vita fu l'innamoramento di una donna, Laura (c'è chi pensa che fosse immaginaria), citata nel suo Canzoniere. In Laura vi sono elementi tipici dello Stil Novo: già il nome si ricollega all'alloro, una pianta celebrata in ricordo del mito di Dafne e di Apollo, così come all'aria di brezza. Francesco pertanto carica Laura con una serie di valori simbolici; inoltre parla di una data simbolica del loro primo incontro, per la precisione il 6 aprile del 1327 nella chiesa di Avignone. - Ad un certo punto sorgono problemi economici (il padre è morto e vive di rendita); egli aveva bisogno di tranquillità per dedicarsi alle sue passioni. La carriera più agevole era quella ecclesiastica, poiché garantiva una buona protezione economica. Francesco prende gli ordini minori, ma non diventa sacerdote; grazie alle sue doti entra in contatto con gli ambienti più illustri della Curia (ad es. il vescovo Giacomo Colonna), assume cariche diplomatiche e compie diversi viaggi: in questa prima fase egli era molto irrequieto e il viaggio aveva lo scopo di chiarirgli le idee e così sente il bisogno di rompere con la vita mondana, cui contrappone scelte di vita opposte, facendo prevalere il bisogno di dedicarsi alla ricerca di se stesso. - Intanto infuria la peste nera (1348) e mentre si trova a Parma lo raggiunge la notizia della morte di alcuni suoi cari amici (Giacomo colonna) e di Laura stessa (6 aprile 1348). A questo punto inizia una serie di viaggi in Italia per Francesco: tra il 1351 e il 1353 vive a valchiusa e quindi va a Firenze, dove conosce Boccaccio; dal 1353 al 1361 vive a Milano, presso l'arcivescovo e signore della città Giovanni Visconti; questa scelta di Francesco fu accolta con dispiacere da Boccaccio, il quale lo avrebbe voluto a Firenze (che viveva in una situazione agitata). - Questo è un periodo tranquillo, dedicato agli studi eruditi, ma nel 1361 Petrarca è costretto a fuggire per il diffondersi della peste. Dopo aver soggiomato per breve tempo a Padova, Petrarca si reca a Venezia, dove si stabilisce dal 1362 al 1368; anno in cui accetta l'ospitalità a Padova del signore Francesco da Carrara e si fa costruire una casa ad Arquà, sui Colli Euganei, dove risiede dal 1370 fino al 1374: nella notte tra il 18 e il 19 luglio, Francesco Petrarca muore a causa di una crisi violenta dovuta a forti attacchi di febbre lai quali egli era soggetto negli ultimi anni di vita). CARATTERE E PENSIERO Petrarca mostra una personalità inquieta, instabile, contraddittoria, costantemente in cerca di un senso unitario della propria esistenza. Cerca una dimora stabile ma cambia di continuo luogo di residenza, in quanto chierico è legato al voto di castità ma conduce una vita sentimentale e sessuale attiva, adora il mondo classico e allo stesso tempo è legato alla sapienza cristiana dei padri della Chiesa Sant'Agostino in particolare. Cerca di condurre una vita indipendente senza obblighi ma si lega alla protezione di importanti personalità. Afferma di dare un'importanza solo ai valori eterni spirituali ma poi si dà da fare per ricevere delle delle onorificenze e la laurea poetica. Considera sciocchezze le sue rime volgari rispetto alle importanti opere in latino, quali il de viris illustribus e l'Africa, ma va a finire che queste ultime le lascia incompiute mentre le rime in volgare tende a lavorarci con estrema cura e riescono a comporsi nel Rerum vulgarium fragmenta o comunemente detto canzoniere. Egli fa della sua inquietudine interiore il fondamento della sua scrittura questa inquietudine non è un semplice tratto del suo carattere ma il riflesso di una crisi ben più ampia che coinvolge il passaggio fra epoca dei comuni e l'epoca delle signorie o addirittura fra medioevo e umanesimo. Petrarca non è più un intellettuale radicato nella realtà cittadina, egli infatti non si vuole stabilire a Firenze. Il rifiuto di andare ad insegnare allo studio fiorentino e il suo atteggiamento nei confronti di Dante sono segnali di una scelta di campo. Egli cerca nuovi modi di vita e di sostentamento traccia nuove strade e apre soluzioni fino ad allora sconosciute per arrivare a disegnare una figura intellettuale che prefigura il destino dei letterati italiani durante l'umanesimo. Petrarca è un apolide cioè un uomo senza patria è un chierico che non può stringere legami legittimi. Essere un chierico significa avere ricevuto solo gli ordini minori senza puoi proseguire sulla strada del sacerdozio, ciò vuol dire che appartiene all'istruzione ecclesiastica ma senza alcun vincolo. Il chierico inoltre apre la strada al godimento di rendite e benefici ecclesiastici, una comoda posizione che molti intellettuali italiani cercheranno come soluzione pratica i problemi del proprio sostentamento. Petrarca configura un nuovo modello intellettuale libero e indipendente, mobile ed economicamente rassicurato dalla posizione di prestigio. Petrarca è spesso accusato di essere un personaggio "inpolitico", indifferente alla storia che si svolge intorno a lui e concentrato solo su se stesso. Però questa cosa non sembra ben fondata infatti partecipò con passione alle grandi questioni politiche del suo tempo ad esempio nel canzoniere attacca la corruzione della Chiesa specie nella corte avignonese. La sua partecipazione è intellettuale si limita ad esporre pubblicamente il suo pensiero, non è parte in causa degli eventi politici, egli interviene solo con la propria parola a favore di cause ritenute giuste. La concezione sui propri dissidi interiori determina in Petrarca un ulteriore frattura rispetto alla cultura del suo tempo, egli critica la filosofia aristotelica la Socratica e l'averroismo, a cui si aggiungono giudizi severi contro mestieri prestigiosi, quali la pratica della medica e del diritto, poiché pretendono di articolare un sistema completo di sapere e di spiegare l'uomo dall'esterno. Invece Petrarca sostiene che la verità non sia al di fuori, ma dentro l'uomo. Petrarca si avvicina al pensiero di Sant'Agostino che considera la sua guida spirituale egli si rispecchia continuamente nell'itinerario agostiniano che è "confessiones", l'autobiografia del Santo che porta sempre con sé e che diventa una sorta di amuleto morale. Agostino è un esempio di un grande convertito: incarna il modello di un itinerario travagliato ma alla fine vittorioso, una vera e propria mutatio vitae, oltre la quale i dissidi dell'anima si sono in acquietati nella forza di una fede ferma e di una serenità d'animo definitiva. Agostino rappresenta anche la sintesi del mondo cristiano e del mondo pagano, della spiritualità evangelica e cultura classica. La cultura medievale si interessa a che cosa dicono i testi antichi non tanto chi li ha scritti o come sono stati scritti: essa se ne appropria e il interpreta come profetici e anticipatori del messaggio cristiano. Petrarca preferisce restaurare la veridicità storica dei fatti e dei testi attribuire correttamente le opere, dettarle, confrontarle, passare il significato autentico. Nasce così la filologia, che letteralmente significa amore della parola ed allo scopo attraverso vari metodi e varie strategie di ricostruire un preciso stadio della storia nel testo, la filologia di Petrarca mette in una prospettiva storica i testi classici, li distanzia, li allontana dagli individui, creando il senso di una separazione storica che il medioevo, invece, non aveva. Così gli autori e testi riacquistano la verità del loro messaggio, si rivelano vicino agli esseri umani moderni dal punto di vista morale e spirituale, diventando partecipi di un dialogo intimo e più personale gli fanno scoprire i valori universali di una comune umanità che travalica nel tempo. La filologia rappresenta anche un nuovo atteggiamento verso i libri materiali e la scrittura, Petrarca è stato un grande scopritore collezionista di libri. LE OPERE PIÙ IMPORTANTI . Epistole: tra il 1326 e il 1361, raccolta di lettere. • Africa: 1339-1342, è un poema ambientato durante la seconda guerra punica. .I trionfi: 1340-1374, poema allegorici. . Secretum: 1347-1353, immaginario dialogo con Sant'Agostino. • Canzoniere: dal 1336 al 1347, argomento amoroso (riferito a Laura). IL SECRETUM Il proemio rappresenta l'introduzione dell'opera in cui Petrarca riflette tra sé e sé sul rapporto tra i suoi desideri terreni e l'aspirazione alla purezza morale e alla salvezza eterna della sua anima. Petrarca si divide in 2 personaggi (proiezioni della sua coscienza in conflitto): Agostino rappresenta la coscienza superiore, Petrarca rappresenta il peccatore debole e fragile. Il dialogo si svolge in tre giorni, nei quali i due discutono alla presenza di una donna bellissima, la verità, che però non prende mai parola. L'autore si confessa inizialmente incapace di intraprendere un cammino verso la trascendenza, anche se consapevole dell'imminenza della morte. Al proemio succedono 3 libri, uno per ogni giorno col colloquio col santo. L'opera conosciuta come secretum ebbe in realtà dall'autore il titolo "De secreto conflictu curarum mearum" (del segreto conflitto delle mie preoccupazioni/angosce) che chiarisce la definizione di segreto perché inizialmente si pensava che ci fosse un segreto che Petrarca voleva custodire invece l'opera parla dei segreti e ansie nascoste dell'autore. La datazione è una questione complessa, inizia la stesura nel 1347 ma lo modifica e lo rivede già 2 anni dopo, per arrivare alla redazione attuale nel 1353. La struttura: è una prosa latina, scritta sotto forma di dialogo, tra il poeta stesso e sant' Agostino. L'opera è composta da un proemio introduttivo e 3 libri. Fonti e stile: la prosa del secretum si ispira in maniera esplicita a quello di alcuni modelli di riferimento della tradizione, soprattutto classiche: Cicerone, Boezio, Seneca e Sant'Agostino. Lo stile è limpido e armonioso. Con tutto ciò esprime con lucida chiarezza i suoi tormenti interiori. Il tema: il libro parla di problemi e ansie nascoste appartenenti all'intimo dell'autore e non ad un secreto da non divulgare. Non equivale a un diario destinato a rimanere nascosto. Il fatto che sia rimasto inedito è solo una coincidenza, dovuta al fatto che l'autore non lo considerò condotto a perfezione e non o divulgò ad opera finita. L'opera proietta un dialogo interiore dell'autore, diviso tra volontà e pigrizia. L'obiettivo di sant'Agostino è quello di guardare dentro di sé e di prendersi cura della propria anima. Il finale risulta aperto, il dialogo tra le due anime di petrarca si risolve in un nulla di fatto, perché l'importanza della volontà non è stata raggiunta. Rapporto con il canzoniere: in comune col canzoniere, il secretum ha la comunanza delle problematiche e la forte valenza autobiografica. PRIMO LIBRO: I VIZI E LA VOLONTÀ UMANA Nel primo libro affrontato il problema dell'ansia e tristezza che affliggono Francesco e ogni uomo. Agostino ne individua la causa dell'eccessivo attaccamento ai beni della terra. Solamente la riflessione sulla morte può mettere nella giusta prospettiva. Francesco si dichiara lacerato dalla contraddizione tra la coscienza di questi fatti e l'attaccamento al mondo. Agostino incita il poeta a mirare alla virtù e alla conoscenza di Dio. Petrarca non riesce a rinunciarci ai beni e alle illusioni del mondo terreno e da ciò nascono le sue sofferenze e i suoi mali. Il santo gli espone la teoria del male basata sulla distinzione di non potere e non volere. SECONDO LIBRO: I SETTE PECCATI CAPITALI E L'ESAME DI COSCIENZA Nel secondo libro il santo presenta di fronte al poeta i 7 peccati capitali, dimostrandogli che egli si è macchiato di tutti tranne l'invidia. In particolare lo affliggono la superbia, la lussuria ma la più grave di tutte l'accidia. 1 7 vizi capitali: superbia è la radicata convinzione della propria superiorità, reale o presunta, che si traduce in atteggiamento di altezzoso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri; avarizia è il costante senso di insoddisfazione per ciò che si ha già e del bisogno sfrenato di ottenere sempre di più con maggiore avidità; O lussuria è l'incontrollata sensualità, l'irrefrenabile desiderio del piacere sessuale fine a sé stesso, carnalità, eccessivo attaccamento ai beni terreni; invidia è la sensazione di tristezza per il bene altrui, percepito allo stesso tempo come il male per se stessi; gola meglio conosciuta come ingordigia, abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola, perdita totale del senso della misura e quindi della capacità di provare piacere reale per ciò che si sta gustando; ira è l'eccessivo senso di giustizia, che degenera in giustizia personale, nonché in desiderio di vendicare violentemente un torto subito; accidia è il torpore malinconico, inerzia nel vivere e nel compiere opere di bene, pigrizia, indolenza. TERZO LIBRO: L'ANALISI DELLE PASSIONI Agostino mette a fuoco i due problemi principali della vita di Francesco: l'aspirazione alla gloria e l'amore per Laura. Secondo agostino questi due sentimenti distolgono il poeta da Dio e dalla salvezza dell'anima. I due punti di vista si affrontano ma il dialogo si conclude in modo aperto. LE EPISTOLE Un'epistola (in greco"lettera") è uno scritto diretto ad una persona o ad un gruppo di persone, normalmente una lettera formale ed elegante. Struttura Nella parte iniziale delle epistole si indica il nome dell'autore seguito dall'indicazione dei destinatari. Apertura con i saluti dalla persona che sta scrivendo quindi dal mittente al destinatario. Il corpo della lettera inizia con un'introduzione del tema principale per poi andare più nello specifico. La chiusura che conteneva delle espressioni di ringraziamento verso il destinatario. Stile Le epistole possono apparire più formali che nel testo originale a causa delle molte traduzioni. Il contenuto era conciso. Le Epistole di Francesco Petrarca Le epistole di Francesco Petrarca sono una raccolta di lettere in prosa latina Sono molto numerose e sono catalogate in quattro raccolte. L'importanza storica di queste epistole: sono la migliore fonte per la ricostruzione della vita del poeta e una vivida chiave d'accesso al suo pensiero, oltre che al tempo in cui egli visse. Vi sono lettere destinate al fratello Gherardo, agli amici (spesso apostrofati con pseudonimi), ai principi, ai dogi veneziani, all'imperatore, ai vari papi e ai cardinali, oltre ad alcune scritte per la raccolta e destinate ai grandi uomini dell'antichità, quali Cicerone, Virgilio e altri. Modello Ciceroniano e Senecano Nel 1345, mentre ricercava classici nella Biblioteca Capitolare di Verona, Petrarca aveva ritrovato, letto e studiato la raccolta epistolare di Cicerone, episodio che aveva fatto nascere in lui l'idea di imitare il letterato latino e costruire una raccolta epistolare, in cui ciascuna lettera ha un destinatario ulteriore, oltre a quello esplicitato nella lettera, il pubblico: una raccolta di missive che superano l'ambito della corrispondenza privata per diventare una sorta di autobiografia epistolare in cui il mittente parla delle proprie vicende personali, dei rapporti con amici, familiari e altri letterati importanti del suo tempo riuscendo a creare un discorso complesso è unitario. Le sezioni delle epistole sono 1. Familiares o Familiarium rerum libri (Ai familiari): 24 libri composti da 350 lettere in tutto, scritte tra il 1325 e il 1361 2. Seniles (Scritte in anzianità): diciassette libri, con 125 lettere composte tra il 1361 e il 1374. 3. Sine nomine (Senza nome): un libro di 19 lettere redatte tra il 1342 e il 1358. 4. Variae o extravagantes (Varie): un libro di 57 lettere raccolte dagli ammiratori del poeta dopo la sua morte. 5. Metriche: 66 epistole in latino, scritte prima del 1350, e raccolte in tre tomi, dove Petrarca parla anche del tema dell'amore per Laura, non trattato invece altrove. LE FAMILIARES Le Familiari comprendono 350 lettere, divise in ventiquattro libri e composte dal 1325 al 1361. Più che l'effettiva parentesi cronologica entro cui Petrarca scrive le lettere, contano però gli anni in cui l'autore decide di revisionare e sistemare il suo corpus epistolare. Tra il 1350 e il 1366, a fasi alterne, il poeta seleziona e cataloga le lettere da inserire nelle Familiari, riscrivendo la gran parte di esse, retrodatando o addirittura inventando alcune (celebre è il caso della ascesa al Monte Ventoso col fratello Gherardo, collocata idealmente nella primavera del 1336). L'intera opera è dedicata a Ludovico di Beringen (noto come Ludwig van Kempen, 1304-1361, amico personale del poeta e da lui soprannominato "Socrate", musicista al servizio di Giovanni Colonna e noto bibliofilo), cui, nella lettera dedicatoria dell'opera, Petrarca spiega che il suo vuole essere un testo in fieri (significa in divenire. Questa espressione viene utilizzata quando si parla di un avvenimento che ha già avuto un inizio ma che non è del tutto completato, ancora in corso o ideazione.), pronto a registrare tutti gli eventi intimi e privati fino alla fine della vita dell'autore. In realtà, le Familiares sembrano soprattutto un'opera attentamente costruita a tavolino, attraverso cui Petrarca vuol trasmettere ai posteri un'immagine ideale di sé, sia come uomo che come intellettuale. Si spiegano così le lettere fittizie (soprattutto quelle riguardanti gli anni giovanili), la loro accurata disposizione narrativa secondo un disegno complessivo assai preciso, la scelta attenta dei temi trattati in ogni singolo testo (dal rapporto con gli amati classici alla riflessione sulla vita e la morte, dalle problematiche personali alla ricerca di libri rari o al resoconto di viaggi, fino alla celebrazione della vita solitaria ed appartata). In accordo con tale impostazione, l'ultimo libro della raccolta comprende lettere indirizzate a grandi scrittori dell'antichità classica (Omero, Seneca, Cicerone, Orazio, Virgilio e Quintiliano tra gli altri), esemplificative della cultura umanistica dell'autore del Canzoniere. Lo stile delle Familiares non è affatto quello informale e colloquiale della comunicazione privata; la raccolta si presenta anzi come assai elaborata dal punto di vista stilistico, con una prosa ricca di un lessico colto ed elevato, di una sintassi modellata sugli esempi classici e fitta di citazioni da fonti latine e volgari (tra i nomi più frequenti: Virgilio, Ovidio, Sant'Agostino e la tradizione biblica). LA SALITA/ASCESA AL MONTE VENTOSO Contenuta nella raccolta Familiares Narra l'ascesa al Mont Ventoux compiuta dal poeta e dal fratello Gherardo tra il 24 e il 26 aprile 1336. La lettera indirizzato all'amico Dionigi di Borgo San Sepolcro Il poeta è un uomo che vive un costante conflitto interiore. Il poeta decide di sedersi a valle per meditare. MONTE VENTOSO La lettera di Francesco Petrarca nota come Ascesa al Monte Ventoso, contenuta nella raccolta Familiares (IV, 1), narra la scalata del Monte Ventoso,è un rilievo di 1.912 metri sul livello del mare, che si trova nella regione francese della Provenza, a circa una trentina di chilometri da Carpentras. L'impresa sarebbe stata compiuta dal poeta tra il 24 e il 26 aprile 1336 insieme al fratello Gherardo. Si tenga poi presenta un altro dato significativo: l'ascesa è collocata al 26 aprile 1336, giorno di Venerdì Santo; si crea così un evidente parallelismo tra l'autore e Gesù Cristo durante la sua salita al Golgota. Nella finzione letteraria, Petrarca scrive la lettera di getto, appena rientrato dalla scalata: in realtà, come dimostrato da Billanovich(è stato un filologo, critico letterario e accademico italiano.), la composizione è da datare al 1352-1353. La narrazione del cammino è arricchita da dettagli e considerazioni che fanno della scalata un'allegoria della crisi spirituale che stava vivendo il poeta: il raggiungimento della vetta diventa così un simbolo esplicito della salvezza eterna. La lettera è indirizzato all'amico Dionigi di Borgo San Sepolcro, frate agostiniano e teologo che aveva regalato al Petrarca una copia delle Confessioni di Sant'Agostino: si tratta di un'opera che influenzò molto il poeta, e che viene citata alla fine della lettera quando l'autore, giunto sulla vetta, ne legge un passaggio utilizzando proprio la copia donatagli dall'amico. Petrarca racconta di essersi finalmente deciso a scalare il monte chiamato giustamente Ventoso, impresa che aveva già intenzione di compiere da anni, dopo aver letto un passo di Tito Livio in cui l'autore racconta che Filippo di Macedonia, giunto sulla sommità del monte Emo in Tessaglia, dichiarò di aver visto l'Adriatico da un lato e il Mar Nero dall'altro. Dopo aver valutato chi potesse essere l'accompagnatore migliore, decide di proporre la gita al fratello minore Gherardo, che accetta con entusiasmo. L'ascesa si rivela subito difficile: il percorso è infatti ripido, scosceso e pieno di sassi: MORALE DEL MONTE VENTOSO L'ascesa al monte ventoso è un'esperienza che deve servire da insegnamento. Una volta raggiunta la cima, il significato allegorico dell'ascesa, che prima voleva simboleggiare la conquista del "mondo esteriore", si tramuta in una ricerca intrinseca che mira ad una conoscenza di se stesso e della propria anima. Inizia così un travagliato esame di coscienza che porta Petrarca a disprezzare la stoltezza degli uomini. Il tema fondamentale di questa lettera è da ricercare proprio in queste riflessioni dell'autore, dalle quali traspare la personalità di Petrarca: il poeta è un uomo che vive un costante conflitto interiore tra l'attaccamento alle passioni umane e il tentativo di elevarsi verso Dio sa che la beatitudine è "posta in alto", e capisce quanto sia difficile raggiungerla, vuole arrivarci ma sente che c'è sempre qualcosa a trattenerlo, e la monacazione del fratello rende ancora più fondata questa consapevolezza ("io soprattutto, che mi arrampicavo per la montagna con passo più faticoso, mentre mio fratello saliva sempre più in alto... io più fiacco, scendevo giù, e a lui che mi richiamava e mi indicava il cammino più diritto…..”). il poeta decide di sedersi a valle per meditare: questo fa capire quanto Petrarca amasse la solitudine poiché gli permetteva di riflettere su se stesso (questo compare anche nel passo del "Da vita solitaria" in cui esalta la solitudine). Si tenga poi presenta un altro dato significativo: l'ascesa è collocata al 26 aprile 1336, giorno di Venerdì Santo; si crea così un evidente parallelismo tra l'autore e Gesù Cristo durante la sua salita al Golgota. IL CANZONIERE Il "rerum vulgarium fragmenta" (frammenti di cose in volgare) è una raccolta di poesie di Francesco Petrarca comunemente chiamata "canzoniere". Il progetto di Petrarca era quello di ricomporre una propria autobiografia coerente, tramite una selezione e correzione dei materiali e frammenti in volgare scritti in passato. Petrarca riprende in mano le antiche carte per creare un is corso unitario ma si rende conto che la sua sarà un'autobiografia discontinua, per frammenti e le sue rime rimarranno sparse. Nel canzoniere abbiamo il contrasto tra libro e frammento cioè l'intenzione unitaria che si frantuma però nelle rime sparse infatti nel rerum vulgarium fragmenta ogni singolo frammento è leggibile in sé compiuto e allo stesso tempo fa pare di un sistema più grande in cui rivede ulteriori significati. Con il Canzoniere Petrarca ci vuole presentare una storia di peccati e redenzione sull'esempio delle Confessioni di Agostino. La struttura del libro è divisa in tre parti: -in vita di Madonna Laura -in morte di Madonna Laura - le Liriche Tutte le composizioni hanno uno SCHEMA PENITENZIALE. Nel sonetto iniziale Petrarca si distacca dal suo se giovane e respinge l'amore chiedendo pietà e comprensione ai suoi interlocutori si da avere un'assoluzione dei suoi antichi errori. Anche nell'ultimo sonetto Petrarca torna a deplorare dei suoi tempi passati allontanando nuovamente il suo amore considerandolo cosa mortale e quindi indegna di essere amata tanto a lungo e si affida al perdono divino. Lo schema quindi si è penitenziale ma ben lontano da un cambiamento della sua vita non riesce a invertire il senso della sua esistenza e a mutare veramente la sua vita. Petrarca vuole raccontare l'autorità di Laura prima e dopo la sua morte e allo stesso tempo vuole raccontare un percorso di conversione compiuto dal primo errore giovanile al ravvedimento negli anni della maturità. Ma come il canzoniere non è il resoconto di una conversione così non è e nemmeno un romanzo d'amore soprattutto perché LAURA È UNA FIGURA EVANESCENTE che non interagisce con il poeta ed è sempre uguale a se stessa e non cambia mai in quanto è contemplata più nella memoria del poeta che rappresentata in presa diretta. Il tempo inteso come successione di eventi che fanno progredire una storia nel Canzoniere non c'è. Infatti, nella seconda parte dell'opera è comunemente chiamata In Morte Di Madonna Laura ma è una grande inesattezza in quanto la canzone che inaugura questa seconda parte è un grande esame di coscienza che presuppone che Laura fosse viva e la notizia della sua morte arriva solo dopo alcuni sonetti. Allo stesso modo Petrarca falsifica la data in cui vide Laura per la prima volta, questo per darle un valore più simbolico. Anche nella seconda parte (in morte di madonna Laura) quando Laura muore non ci sono molte variazioni, infatti l'opera non va avanti petrarca e Petrarca non riesce ad arrivare alla risoluzione dei suoi tormenti interiori c'è solo un continuo rivisitare i luoghi e le occasioni che hanno portato all'amore per Laura, essa dall'inizio alla fine dell'opera rimane solo una presenza mentale, come un ricordo che quando è in vita. Inoltre lei riappare in molti sonetti in cui appartiene in sogno al poeta dicendogli che lo aspetta in cielo ma a queste visioni celestiali si contrappongono dei sonetti in cui il poeta la intravede nella forma più fisica e materialistica quasi con crudezza. IL LINGUAGGIO DEL CANZONIERE: Petrarca usa un linguaggio raffinato con rime in volgare e così crea una lingua poetica che verrà poi ripresa da molti poeti per secoli. A differenza della lingua dantesca che presentava una straordinaria varietà di registri linguistici e stilistici Petrarca parla con un unico tono di voce e pochissima varietà linguistica e stilistica. Sempre facendo un confronto con Dante mentre lui nella commedia incontra un'infinita varietà di tipi umani e morali, Petrarca non incontra altro che SÉ STESSO.