"Fosca" di Tarchetti: tra naturalismo e simbolismo nero
"Fosca" di Igino Ugo Tarchetti (1869) è il capolavoro del romanzo scapigliato, pubblicato a puntate sul "Pungolo". La trama è semplice ma psicologicamente complessa: il protagonista Giorgio è diviso tra due donne opposte.
Clara rappresenta la bellezza serena e la vita; Fosca è bruttissima, isterica, dalla sensibilità patologica. Giorgio subisce gradualmente il fascino morboso di Fosca, senza potersene liberare. La donna muore dopo una notte d'amore, lasciando il protagonista "contaminato" dalla sua malattia.
Il romanzo funziona su due livelli. Come studio naturalistico, analizza il caso patologico dell'isteria femminile, seguendo la scia dei Goncourt. Come simbolismo nero, Fosca diventa la "donna vampiro" che succhia la vita dell'uomo.
Nella sua magrezza estrema, Fosca evoca costantemente teschio e scheletro - è un'immagine della morte stessa. Giorgio subisce il fascino tenebroso della morte e sprofonda nel piacere dell'autodistruzione, anticipando tematiche tipicamente decadenti.
🔍 Intuizione critica: Come scrive Italo Calvino, "Fosca è un personaggio tra liberty e dannunziano saltato fuori con vent'anni di anticipo" - un'anticipazione geniale del Decadentismo!