Le domande senza risposta alla luna
La quarta strofa, la più lunga, trasforma il canto in un interrogatorio cosmico. Il pastore ipotizza che la luna, essere superiore e immortale, conosca le risposte che agli uomini sfuggono.
"Pur tu, solinga, eterna peregrina" - anche la luna è sola nel suo eterno vagare, ma forse comprende il senso del "patir nostro, il sospirar", del morire e dello "scolorar del sembiante". Forse sa perché esiste la primavera, a cosa serve l'estate, quale scopo abbia l'inverno.
Il pastore si perde nella contemplazione dell'infinito: "Che fa l'aria infinita, e quel profondo / Infinito seren?" Lo spazio smisurato, gli innumerevoli esseri viventi, il movimento perpetuo dei corpi celesti - tutto sembra privo di scopo comprensibile.
Tecnica narrativa: L'uso dell'anastrofe "Usoalcuno,alcunfrutto/Indovinarnonso" crea suspense e enfatizza l'incapacità di comprendere.