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12/9/2022
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OPERETTE MORALI introduzione Sono prose filosofico-morali, per lo più dialoghi, nelle quali vanno ricercati i nuclei principali del pensiero leopardiano. Leopardi sceglie di chiamarle con la forma diminutiva operette riferendosi al modo ironico e leggero con cui vengono affrontate tematiche di elevata importanza. Morali invece si pensa che derivi dagli scritti di Plutarco "Moralia", che anch'essi hanno a che fare con l'ambito filosofico dell'etica e della morale. Le operette morali nascono da una condizione psicologico-intellettuale di totale disinganno e danno voce ad un pensiero che si è ormai assestato su posizioni di radicale pessimismo, era tramontata l'idea che l'uomo potesse giungere in un qualche modo alla felicità. La natura si pensa sia la prima responsabile dell'infelicità umana perché ha donato all'uomo il desiderio infinito di piacere condannandolo al contempo a non raggiungerlo mai, in più l'uomo arriva a provare sofferenze, ad ammalarsi peggiorando la propria condizione fisica che si avvicina sempre di più alla vecchiaia quindi alla morte. Come espresso nel pensiero illuminista dell'epoca, l'universo si autoconserva all'interno di un ciclo continuo di produzione e distruzione, e l'uomo non è altro che un ingranaggio all'interno di esso. Per la natura non ha niente di più degli altri esseri viventi, il suo unico fine è quello di autoperpetuarsi. Leopardi si distingue però dagli illuministi per l'intima ribellione a...
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questa indiscutibile verità, presente nelle accuse esplicite rivolte alla natura nel dialogo della Natura e di un Islandese, e sembra avvicinarsi di più ai romantici, ma a differenza di questi egli non si rifugia in una dimensione irrazionalistica né abbraccia la visione religiosa della vita, bensì scrive le operette morali con il compito di smascherare gli "inganni" e le false opinioni diffuse tra gli uomini, andando contro allo spirito divulgativo della cultura romantica. -VISIONE POSITIVA DELLA NATURA La natura come una madre "benigna" nella condizione primigenia dell'uomo trova una sorta di armonia con esso ma l'incivilimento porta appunto l'uomo ad allontanarsi sempre di più. -VISIONE NEGATIVA DELLA NATURA La natura come più una matrigna, che crea l'uomo solamente per condannare ad una condizione di infelicità perenne dovuta sia alla fragilità dell'uomo sia alla consapevolezza della propria condizione e al desiderio del piacere infinito dato in dono dalla natura stessa. I personaggi delle operette morali sono sia astratte personificazioni: Moda, Morte, Natura... che creature fantastiche come lo gnomo e il folletto; personaggi immaginari come l'Islandese o anche celebri personaggi esistiti: Colombo, Copernico, Plotino, Porfirio... In tutti questi casi si tratta sempre di emblemi, sono il mezzo che usa Leopardi per enunciare il proprio pensiero. Una parte delle Operette ha carattere apertamente satirico: Leopardi utilizza il registro comico-satirico per attaccare posizioni come la visione geocentrica e antropocentrica, il mito della perfezione della specie umana oppure la decadenza del mondo. Mentre un'altra parte si incentra sui temi cardine della riflessione e della poesia leopardiana: l'irraggiungibilità del piacere, la felicità per l'uomo, l'idea del piacere come attesa speranzosa del futuro, la vita e la morte oppure la noia(mal di vivere) e i rimedi ad essa. -DIALOGO DI UN VENDITORE D'ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE Un venditore di almanacchi tiene un breve dialogo con un passeggero: questo con una serie di domande porta il venditore a riflettere sui suoi pre-giudizi, inizialmente ritenuti veri, arriva alla conclusione che nella vita passata sono stati rilevanti sempre più i mali dei beni, la vita bella non è quella passata ma quella che ancora non si conosce, quella futura, la delusione dell'anno passato porta l'uomo a considerare l'anno che verrà come migliore rispetto a quelli passati. Nonostante ciò il venditore, dopo aver venduto l'almanacco al passeggero, che accetta che non può andare oltre la sua consapevolezza, continua a vivere la sua vita come prima dell'incontro. Ciò che cambia è che se prima il venditore afferma con sicurezza che l'anno venturo sarà certamente migliore di quello passato, ora spera che lo sia. TEMI: vita, idea del piacere come attesa speranzosa del futuro, la consapevolezza come limite di conoscenza per l'uomo -IL COPERNICO L'ora prima si reca dal sole per avvertirlo che la notte fosse passata e che fosse giunta l'ora di iniziare il suo moto attorno la terra, ma il sole, nel dialogo reso come una dama lamentosa, si rifiuta essendo stanca di dover faticare così tanto per il genere umano, decide quindi di non essere più lei a dover girare attorno alla terra ma il contrario, e per fare in modo che gli uomini non si accorgano di questo cambiamento scelgono di spargere la voce per mezzo di un filosofo, implicito riferimento a Copernico, che convincesse l'intera umanità che la terra non fosse al centro dell'universo. TEMI: ipotesi copernicana che pone fine al geocentrismo e all'antropocentrismo, umorismo, critica all'antropocentrismo. -DIALOGO DI UN FOLLETTO E DI UNO GNOMO Gli uomini improvvisamente scompaiono dalla Terra, ma questo non ha inciso sulla vita del pianeta e sul corso degli eventi cosmici. Un folletto e uno Gnomo con una serie di scambi di battute riflettono sull'importanza del genere umano nei confronti dell'universo. Leopardi per mezzo delle risposte dello gnomo alle domande del folletto esprime la sua opinione riguardo all'obiettivo della natura e del posto dell'uomo nell'universo. Il folletto, che prima del dialogo riteneva che l'intero universo fosse al servizio dell'uomo, che le specie animali fossero l'alimento offerto dalla natura per l'intero genere umano e che gli uomini consideravano le altre stelle e pianeti dei piccoli lumi con lo scopo di fornire luce a loro, con le risposte dello Gnomo cambia idea e comprende che in realtà gli uomini non hanno niente in più rispetto al resto delle specie, che l'universo non è a servizio dell'intera umanità e che anche se un uomo tornasse in vita scoprirebbe che tutto procede come prima dell'apocalisse. TEMI: polemica contro l'antropocentrismo, l'irrilevanza dell'uomo sul ciclo perpetuo dell'universo, sarcasmo leopardiano. -DIALOGO DELLA MODA E DELLA MORTE La morte viene raffigurata come nel medioevo: una figura spettrale coperta da un mantello nero, mentre la moda prende le sembianze di una dama ottocentesca, desiderosa di farsi notare da tutti. La morte, che corre, è un riferimento al concetto che il tempo scorre e il ciclo continuo di distruzione della materia. Concetto che viene ripreso da Ortis con una visione negativa all'interno della lettera da Ventimiglia, mentre Lucrezio disse che l'uomo non dovrebbe avere timore della morte perché non è altro che lo scorrere della natura. Leopardi invece pensa che la Morte sia qualcosa che non guarda in faccia a nessuno, non giudica la correttezza delle vite e non fa preferenze, dipende strettamente dal tempo ed è inevitabile. La Moda nel dialogo afferma di essere sorella della Morte, perché entrambe seguono il tempo cambiando continuamente, entrambe sono nate dalla caducità dell'uomo. La Moda porta l'uomo a farsi anche del male solo per essere inclusi nella società: portando calzature strette, marchiando la pelle con una sorta di tatuaggi e bucando le orecchie per gli orecchini. Alla fine la Morte accetta la sorellanza con la Moda, perché continua a fare tutto ciò che può solamente far morire gli uomini il più presto possibile. TEMI: la critica al consumismo, immortalità della moda, vita e morte, tono ironico. -DIALOGO DI CRISTOFORO COLOMBO E PIETRO GUTIERREZ Qui Leopardi esprime la propria opinione per mezzo di Cristoforo Colombo. Gutierrez, membro della corte spagnola che ha seguito il navigatore nel viaggio, gli chiede se, data la lunga durata del viaggio, sta iniziando a dubitare dell'esistenza della terra cercata. Ed effettivamente lui inizia a insospettirsi, perché non trova più nessun segnale che gli dia ragione. Gutierrez con tono critico gli chiede il perché ha posto la sua vita e quella dei suoi compagni in mano ad una semplice opinione speculativa. E risponde che Colombo con questo viaggio ha salvato lui e i suoi compagni dal peggiore dei mali ovvero la noia esistenziale, il senso di rischio e di incertezza rende la vita più cara a lui e ai suoi compagni, come chi è scampato ad un suicidio, oppure gli amanti infelici che, secondo la tradizione classica, si gettavano dalla rupe di Leucade, nel momento prossimo alla morte si sentivano sollevati dalla noia, appunto intesa come mal di vivere. TEMI: la noia e la fuga da essa, la limitatezza della conoscenza umana. -DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE Un Islandese, che ha attraversato gran parte del mondo in cerca di una terra che lo soddisfacesse, poiché l'islanda per lui era un territorio sfavorevole a livello naturalistico, si ritrova nella parte inferiore dell'Africa. Lì si trova in una situazione simile a quella di Vasco da Gama giunto al Capo di Buona speranza: lo stesso Capo, come un guardiano dei mari, lo esorta a non proseguire il viaggio. Allo stesso modo l'Islandese si ritrova di fronte la Natura, la stessa da cui stava scappando, e tiene un discorso con lei. Come l'Islandese fugge invano dalla natura e si ritrova immerso da essa, allo stesso modo Edipo, nell'omonimo mito, non può fuggire dal proprio destino, pur conoscendolo, esso si verifica. L'Islandese nel suo Monologo si lamenta con la Natura, non si dà motivo di tutte le sofferenze e il perché il suo vano viaggio alla ricerca di un posto dove vivere una vita serena sia inesorabilmente fallito. La natura gli risponde che lei non è nata per servire gli uomini, e che deve solamente sottostare alla legge ciclica dell'universo. Mentre l'Islandese pronuncia le sue ultime parole riguardo al senso stesso dell'universo, che si conserva grazie alla distruzione continua degli esseri che lo compongono, l'Operetta si chiude con la morte dell'Islandese e vengono fornite due versioni: Nella prima due Leoni stremati dalla fame e in fin di vita divorano l'Islandese e sopravvivono un'altro giorno ancora, riprendendo il tema di creazione e distruzione dell'universo. Nella seconda invece l'islandese travolto dalla natura si trasforma in una mummia e viene esposto in un museo, in questo modo l'Islandese si troverebbe in un certo senso scampato dalla morte perché il suo corpo imbalsamato rimane in terra, ma d'altro canto si ritrova prigioniero da ciò da cui stava fuggendo, ovvero dalla società. TEMI: viaggio come moda dell'epoca per allargare il proprio bagaglio culturale e farsi conoscere, vita come vana, scopo dell'universo e ciclo di creazione e distruzione, fuga dalla società e vana fuga dalla natura. -DIALOGO DI FEDERICO RUYSCH DELLE SUE MUMMIE Ruysch: scienziato e medico olandese che divenne famoso per la conservazione dei morti diversa da quella tradizionale, infatti le sue mummie non davano l'impressione di morte come quelle egizie ma trasmettevano un senso di vita. Il dialogo trae spunto dall'Éloge de Monsieur Ruysch dove per l'allineamento dei pianeti le mummie presero vita per 15 minuti e tenne un discorso con lo scienziato svegliato dal suo riposo. La prima domanda che Ruysch rivolge alle mummie è: perché la vita è così breve e che sentimenti si prova sul punto di morte? Le mummie risposero che non provavano alcun sentimento, associarono la morte come l'atto di addormentarsi, pienamente indolore e inaspettato. Ruysch si meraviglia di ciò perché, come si credeva al tempo, la morte era associata ad un evento dolorosissimo. Le mummie rispondono nuovamente allo scienziato facendogli notare che la morte non si può associare ad un sentimento vivo essendo ella stessa l'antitesi della vita. Secondo Ruysch queste ragioni potrebbero bastare ai materialisti, chiamati da lui Epicurei, a non alla gente come lui che vedono il separarsi dell'anima dal corpo non può non essere una sensazione dolorosissima, essendo queste due conglutinate tra di loro in vita. I morti rispondono che come alla nascita anima e corpo si uniscono senza rilasciare dolore o qualsiasi altra forma di sentimento, allo stesso modo nel momento della separazione, ovvero con la morte, non si prova nulla. Infine le mummie descrivono la morte come un alleviamento del dolore vitale, un languore che si avvicina al piacere. La morte, come detto prima nel coro, non è lieta ma è sicura, ovvero da morti si è certi di non provare più il dolore terreno. Rimane senza risposta l'ultima domanda di Ruysch ovvero come si viene a conoscenza di essere morti? Appunto riprendendo il concetto di limitatezza della capacità conoscitiva dell'uomo. TEMI: vita e morte, critica di Leopardi verso le pretese di conoscenza dell'uomo e alla moderna cultura scientifica. Contrasto tra Ruysch, dotto e vivo, arriva ad essere meno sapiente delle mummie, creature prive di vita. Appunto perché queste hanno conoscenza sia della vita sia della morte. Affinità tra Ruysch e le Mummie: entrambi non possono raggiungere la felicità perché i vivi sono tormentati dalla noia esistenziale e dai dolori terreni, e i morti non raggiungono il piacere ma si fermano alla certezza che non proveranno i dolori provati in terra. -DIALOGO DI PLOTINO E DI PORFIRIO Plotino, filosofo neoplatonico, dopo aver intuito che il suo amato discepolo Porfirio medita il suicidio, lo invita a confidarsi con lui. Subito Porfirio dichiara che il motivo della sua intenzione è un fastidio della vita, la noia di vivere. Dovuta dall'essere cosciente che tutti i piaceri sono vani. Il suicidio sarebbe dunque legittimo se fosse l'unico rimedio per fuggire dalle sofferenze della vita. Ma Plotino gli ricorda Platone disse che non è lecito sottrarsi alla vita in cui ci si trova per volontà degli dei. Però Porfirio risponde evidenziando il profondo divario tra le teorie filosofiche: la teoria dell'immortalità dell'anima e la vita pratica. La vita reale contraddice tutto ciò che è espresso nei discorsi filosofici infondati. Plotino prosegue ricordando al compagno che il suicidio sarebbe un atto contro natura, se tutte le creature si uccedessero l'ordine delle cose sovvertirebbe. Porfirio risponde che è la condizione stessa dell'uomo ad essere contro natura: la natura che ci dona il desiderio di felicità ma non ci permette di raggiungerla. Plotino allora lascia i ragionamenti filosofici perché non sono efficaci, da ragione a Porfirio, indirettamente da ragione a Leopardi, e fa appello a istanze di diversa natura: Plotino passa sul piano affettivo ed etico. La vita va tollerata per l'amore per gli altri. Non perché c'è un motivo razionale o filosofico ma perché togliendosi la vita si arriverebbe ad aggiungere sofferenza alle persone care. Pietas leopardiana prende il significato di compassione (dal latino cum+patior ovvero soffro assieme a...). Leopardi in questo dialogo si immedesima in entrambi: Porfirio rappresenta il punto di vista del filosofo che riflette sulla vita, mentre Plotino rappresenta il punto di vista della morale pragmatica. TEMA: suicidio, vita e morte, pessimismo cosmico, Pietas leopardiana come desiderio di condivisione.