La Mandragola: capolavoro teatrale
La Mandragola (1518) è considerata la migliore commedia del Cinquecento italiano. Machiavelli si ispira a Terenzio, Plauto e Boccaccio, ma con uno spirito completamente diverso: non celebra il piacere o l'ingegno, ma mostra amaramente come il mondo si divida tra astuti ingannatori e ingenui ingannati.
La trama ruota attorno a una beffa erotica: Callimaco vuole conquistare Lucrezia, moglie del dottore Nicia. Con l'aiuto del furbo Ligurio, convince Nicia che per avere figli la moglie deve bere una pozione di mandragola, avvertendolo però che il primo uomo a giacere con lei morirà avvelenato. Ovviamente questo "sacrificabile" sarà proprio Callimaco mascherato!
Per convincere la virtuosa Lucrezia servono le pressioni della madre Sostrata e del confessore Timoteo. Alla fine Lucrezia non solo accetta, ma dopo la notte con Callimaco decide di continuare la relazione.
Ogni personaggio ha un linguaggio caratteristico: Nicia usa proverbi stereotipati, Timoteo parla come un avvocato, Callimaco declama come un letterato, Ligurio usa ironia e doppi sensi. Solo Lucrezia ha una dignità linguistica elevata e, paradossalmente, è l'unica che alla fine mostra vera intelligenza pratica, come il principe machiavelliano.
Riflessione: La commedia riflette la crisi dell'Italia del tempo, dove famiglia e chiesa sono rappresentate da personaggi spregevoli.