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MONTALE

2/7/2022

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EUGENIO MONTALE
• La poesia viene considerata una poesia degli oggetti, in
quanto, un po' come aveva fatto in passato Pascoli, anche lui
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EUGENIO MONTALE • La poesia viene considerata una poesia degli oggetti, in quanto, un po' come aveva fatto in passato Pascoli, anche lui parte da oggetti concreti per esprimere i suoi sentimenti. In particolare egli utilizza il cosiddetto "correlativo oggettivo", che consiste nel rappresentare sulla pagina una determinata sensazione o emozione attraverso alcuni oggetti concreti che dovrebbero suscitare nel lettore ciò che prova il poeta. A differenza del simbolo, il cui significato viene spiegato nel testo a cui appartiene, il correlativo oggettivo ha un significato che non viene esplicitato direttamente dall'autore. Le immagini non hanno semplicemente un valore soggettivo, individuale: il poeta infatti riesce a conferire loro un significato universale e a comunicare quindi idee e sentimenti ai lettori OPERE OSSI DI SEPPIA è una raccolta di poesie, dove ci viene presentato il "male di vivere" dell'autore ed in particolare il contrasto tra la necessità dolorosa di vivere e la possibile interruzione di questa necessità attraverso degli improvvisi trasalimenti. II titolo della raccolta è un esempio di correlativo oggettivo: gli ossi di seppia abbandonati su una spiaggia desolate evocano sensazioni di morte, essendo delle macerie abbandonate e provenienti dalle profondità marine. i limoni Questa poesia viene considerata il manifesto poetico di Montale ed è la prima poesia degli "ossi di seppia". Nella prima strofa della poesia si può notare come essa voglia criticare in parte D'Annunzio: così come...

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Didascalia alternativa:

la poesia di D'Annunzio "la pioggia nel pineto" iniziava con taci, questa poesia inizia con ascoltami. Egli ci spiega che i poeti laureati sono sempre alla ricerca delle piante rare e dei nomi rari mentre lui al contrario ama le piante semplici ed umili come per esempio i limoni. Successivamente egli descrive l'odore di questi limoni che pervade l'aria così tanto che è quasi come se il poeta potesse per un attimo cogliere il vero significato che si nasconde dietro la nostra esistenza (Il punto morto del mondo, l'anello che non tiene, il filo da disbrogliare). Tutto però sparisce e diventa ben presto un'illusione. Ma è sufficiente rivedere la pianta di limoni attraverso le porte socchiuse di una casa in città, per far rinascere le stesse sensazioni nel poeta. I limoni sono qui il correlativo oggettivo. ● non chiederci la parola che squadri da ogni lato In questa poesia il poeta si rivolge direttamente ai lettori dicendo loro di non chiedere loro delle parole che offrano certezza e promettano di risolvere determinati problemi. Infatti l'unica cosa che loro possono dare è qualche sillaba storta e secca come un ramo e la definizione di ciò che non sono e non vogliono. Nella seconda strofa ci viene detto come egli invidia gli uomini che camminano sicuri, inconsapevoli del dolore della vita e senza cercare continuamente di dare un significato alla propria esistenza. meriggiare pallido e assorto In questa poesia ci viene descritto da Montale il paesaggio ligure nelle ore più calde del pomeriggio. Egli vicino ad un muro osserva il tutto e mette a paragone le formiche con gli uomini. Queste formiche vengono descritte dal poeta mentre cercano di arrivare al muro e successivamente di scavalcarlo, senza accorgersi però che in realtà sopra questo muro c'è un ostacolo, ovvero dei cocci aguzzi di bottiglia. Allo stesso modo la vita degli uomini non è altro che il tentativo vano di superare un ostacolo insormontabile, ovvero quello di capire il significato dell'esistenza. In lontananza si osserva anche il mare che però nè formiche nè gli uomini riusciranno mai raggiungere. spesso il male di vivere ho incontrato La poesia si divide in due strofe e si possono individuare due parti. Nella prima parte della poesia il poeta dichiara di aver incontrato molto spesso delle rappresentazioni concrete del male di vivere: un rivo strozzato, un cavallo morto o una foglia secca. Nella seconda strofa invece eg descrive delle immagini che rappresentano il bene: una statua, una nuvola, un falco. Nella poesia ci vengono quindi rappresentati due piani, un piano più basso per il male e un piano più alto per il bene. Quest'ultimo risulta quindi irraggiungibile dall'uomo, ed è allo stesso tempo indifferente all'uomo e alle sue sofferenze. L'unico modo attraverso il quale si può quindi raggiungere il bene e raggiungere la capacità di distaccarsi da tutte le cose concrete che riguardano vita. forse un mattino andando in un'aria di vetro In questa poesia ci viene rappresentato per la prima volta, la scoperta da parte dell'uomo del segreto dell'esistenza. Montale infatti ci dice che forse un giorno girando si sarà in grado di capire la realtà è il motivo per cui esistiamo. Rigirandosi però tornerà a vedere la realtà di sempre rendendosi conto che questo è solo un'illusione ed una finzione, a cui ormai siamo abituati. Proprio per questo motivo egli non condividerò non condividerà la realtà con gli altri e tornerà a vivere come gli uomini che non si voltano, ovvero come gli uomini menzionati già in "non chiederci la parola che squadri da ogni lato", che non si interrogano mai sulla loro esistenza. Nella poesia ci viene presentata quindi una doppia realtà, riprendendo la teoria di Schopenhauer del velo di Maya. Il velo di Maya sarebbe questo velo che ci costringe a vedere le cose in un determinato modo per tutta la nostra vita ● ma è solo squarciandolo che riusciamo a raggiungere l'effettiva verità. LE OCCASIONI È una raccolta di poesie in cui la protagonista è Clizia ovvero Irma Brandeis; una delle tante donne della vita di Montale. Egli viene descritta da Montale come una donna angelo che porta splendore e luminosità. All'interno di questa raccolta è presente una sezione chiamata "Mottetti".questa sezione contiene 12 poesie d'amore che hanno tutte una struttura simile: una descrizione iniziale ed uno stacco dove si supera la realtà e il poeta riesce ad avvicinarsi a Clizia. ● • ti libero la fronte dai ghiaccioli (Mottetti) Nella poesia ci viene descritta questa donna angelo, che nel bel mezzo di una tempesta viene a far visita al poeta. Quest'ultimo si prende cura di lei e le toglie il ghiaccio dalla fronte, dovuto al viaggio percorso. Nella seconda strofa Montale ci dice che a mezzogiorno e tutte le ombre che passano di fronte alla casa non sanno che lei è lì con lui. Il tema principale di questa poesia è la memoria. Infatti il voler liberare la fronte della donna dai ghiaccioli equivarrebbe a cercare di mantenere caldo e vivo il ricordo di Clizia nella sua mente. Nella seconda strofa egli vuole intendere che le persone che gli stanno attorno non sanno che lui sta ancora pensando a lei, quindi ad Irma Brandeis, anche se lei è ormai tornata in America. non recidere, forbice, quel volto (Mottetti) Nella poesia Montale parla alla sua memoria, chiedendole di non eliminare/tagliare il volto di Clizia. Egli ha infatti paura che questa possa essere annebbiata per sempre e che tutti i suoi ricordi felici possono essere perduti. Per esprimere questo egli ● si rivolge ad un giardiniere chiedendogli di non tagliare i rami di un albero. Nella seconda strofa però possiamo vedere che il duro colpo e il taglio arrivano, così come l'angoscia del poeta di fronte alla definitiva scomparsa del volto dell'amata. • la casa dei doganieri (Mottetti) Nella poesia ci viene presentato un colloquio con una figura femminile che è lontana nello spazio e nel tempo. Questa poesia è legata alla biografia di Montale. La casa dei doganieri era infatti una casa dove lui era solito andare quando piccolo e dove aveva incontrato una giovane ragazza chiamata Anna, della quale si era innamorato. In questa poesia egli parla nuovamente della memoria e dello scontro tra lo scorrere inesorabile del tempo e la volontà del poeta di continuare a ricordare. Nella poesia egli parla la ragazza dicendole che lei non si ricorda più la casa di doganieri, la quale da anni è abbandonata alle intemperie. L'unico che si ricorda di questa casa è il poeta stesso, che cerca di mantenerla viva nella sua memoria, ma risulta impossibile a causa dello scorrere del tempo. Nell'ultima strofa egli accusa nuovamente la ragazza di non ricordarsi la casa e il poeta ammette di non sapere neanche lui chi stia morendo e chi invece sia ancora in vita. Da qui possiamo quindi capire che lo stesso poeta non so se questa ragazza è ancora in vita o si sia semplicemente allontanato. LA BUFERA E ALTRO È una raccolta di poesie, dove Montale esprime il suo dolore storico per la guerra e il suo dolore privato per i lutti subiti in famiglia.in queste poesie appaiono solitamente due figure salvifiche: Clizia, che rappresenta la spiritualità e Volpe (altra donna nella vita di Montale), che rappresenta invece la carnalità. ● la primavera hitleriana In questa poesia ci viene descritta la visita di Hitler e Mussolini a Firenze il 9 maggio del 1938. Il nome stesso della poesia è un ossimoro in quanto Montale associa la primavera, che solitamente è un periodo dell'anno sereno alla figura di Hitler, che invece è una figura estremamente negativa. In primavera infatti ci dovrebbero essere dei fiori profumati ed animali come le farfalle; mentre al contrario durante questa giornata gli unici animali che si vedono sono le farfalle bianche, ovvero le falene. Quest'ultime inoltre non sono in armonia ma impazzite e volano dappertutto. Molte di queste sono a terra morte e vengono calpestate, creando una polverina bianca come lo zucchero, che vola in aria. ● La seconda stanza è la più significativa della poesia. Qui Montale descrive Hitler come un <<messo infernale>>, che si fa strada tra la folla. Egli descrive anche l'atmosfera della guerra: le vetrine dei negozi che esponevano le armi, le macellerie che presentavano i corpi degli animali insanguinati. Dopo la descrizione di queste immagini, egli afferma che <<più nessuno è incolpevole>>: sono tutti colpevoli e complici del clima di guerra che si è creato. Nella terza stanza il poeta si chiede se a causa della guerra tutto ciò che aveva vissuto fosse dunque inutile, facendo riferimento alla sua relazione con Irma Brandeis, la quale essendo ebrea fu costretta dal nazismo a tornare in America interrompendo la loro relazione. È la stessa Clizia che appare nell'ultima stanza del componimento, come una figura salvifica. Montale descrive i rumori delle sirene e delle campane che già si mescolano con il suono di Clizia che scendendo dal cielo vincerà sul male, facendo tornare tutto a splendere. La primavera non è quindi così negativa come sembra se riesco a far morire il ricordo di questa primavera mortale grazie ad un bagliore di speranza, ovvero Clizia. SATURA si divide in 4 sezioni: (1) Xenia I (2) Xenia II dedicate alla moglie defunta, ovvero Mosca, chiamata così perché portava dei grandi occhiali neri, essendo molto miope. ● 3) Satura I 4) Satura II avevamo studiato per l'aldilà (Xenia I) In questa poesia Montale ci spiega che lui e sua moglie Mosca avevano inventato un segnale di riconoscimento per ritrovarsi nel regno dei morti, una volta deceduti. Questo segnale sarebbe stato un fischio. Adesso che Mosca è morta egli prova a fare a fischiare nella speranza che anche lui sia morto senza saperlo e possa riconciliarsi con lei. ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale (Xenia II) Nella poesia Montale ci spiega che lui aveva sceso con sua moglie almeno 1 milione di scale, quindi avevano affrontato molte cose insieme durante la loro relazione. Tuttavia adesso che lei è morta lui sente un vuoto dentro di sé e considera il loro lungo viaggio in realtà molto breve. Nella seconda strofa egli ci rivela che lui aveva sceso le scale insieme a sua moglie non perché con quattro occhi si vedesse meglio, ma semplicemente perché tra i due era lei quella che ci aveva sempre visto meglio. Montale fa infatti riferimento ai due diversi approcci alla vita che avevano: lei aveva un atteggiamento molto più pragmatico e credeva che la realtà fosse quella che si vedesse; al contrario (come visto già in altre poesie di Montale) egli era convinto che ci fosse un significato più profondo nella nostra esistenza e che ● esistessero più realtà. La loro la loro relazione si basava quindi sull'equilibrio ed era Mosca a tenerlo con i piedi per terra.