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Italo Svevo

9/5/2023

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Impostazione narrativa Voce fuori campo ma focalizzazione interna: gli eventi narrati sono presentati attraverso il filtro della soggettività del protagonista. La rigorosa soggettività del racconto è segno evidente del passaggio dal romanzo naturalistico a quello psicologico. A differenza dei romanzi psicologici del primo Ottocento, ma anche di quelli di D'Annunzio, il pensiero non conserva più una logica chiara e lineare, ma si presenta come un labirinto in cui si intrecciano, sogni, falsità, lucidità e contraddizioni. Svevo ha la precisa percezione di quanto la coscienza soggiaccia agli impulsi di una zona segreta, non immediatamente attingibile: l'inconscio. Nel 1892 Freud non aveva pubblicato ancora le sue teorie, ma Svevo va genialmente nella stessa direzione. Il narratore è però più lucido dei personaggi e smaschera con procedimenti ironici le menzogne dei personaggi, le loro doppiezze. Senilità Svevo, scoraggiato dall'insuccesso del primo romanzo, pubblica il secondo che fa ancora peggio. Nel 1898 pubblica (vecchiaia). Trama Senilità (ma il titolo originario era Il carnevale di Emilio) fu scritto fra il 1892 e il 1897, e pubblicato nel 1898 (e poi, in una edizione rivista dall'autore, nel 1927). È la storia di un impiegato di trentacinque anni, Emilio Brentani, che ha scritto un romanzo e frequenta i circoli letterari triestini. Come la sorella Amalia, una zitella vissuta sempre alla sua ombra e con la...

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Didascalia alternativa:

quale egli abita, Emilio trascorre una esistenza senile, opaca e grigia. Amalia è una donna che ha dedicato tutta la sua vita al fratello dedicandosi a lui come una serva madre e moglie, non ha vissuto niente della vita reale. Sogna però un'avventura «<facile e breve», come quelle di cui è esperto l'amico Stefano Balli, scultore fallito, ma si atteggia da uomo vissuto grazie al fascino che emana sulle donne, dietro a questo suo esser un uomo forte lui manifesta la sua superiorità. Emilio sembra essere un fanciullino, ovvero una persona che non ha superato dei traumi e si rifugia in un ambiente illusorio. Stefano continua a dimostrare la sua forza e sembra un super uomo che in realtà nasconde delle fragilità. Questi due miti vengono ripresi da Svevo per distruggerli e svelare le difficoltà e la pochezza di questi personaggi, quindi ci sono il fanciullino che si illude e crea maschere per essere adatto, e un uomo fallito che cerca di essere forte. Quando Emilio conosce Angiolina (nome parlante), una bella popolana, sembra che la vita gli conceda finalmente tale possibilità. Angiolina rappresenta la sanità mentre Emilio è pieno di problemi. Quando decide di intraprendere questa storia, gioca a fare l'uomo vissuto ma ovviamente si innamora perdutamente di lei perché la idealizza: non avendo superato dei traumi, considera Angiolina una donna angelo, pura e perfetta. In lei cerca la madre, lei però è tutt'altro, tradisce spesso Emilio e lui inizia ad essere geloso. Quando si rivela diversa prova frustrazione. In realtà la ragazza non ha nulla di angelico, ma obbedisce solo agli stimoli occasionali della passione e dell'interesse immediato. Quando infine egli se ne accorge, Angiolina gli appare rozza e volgare. Dopo avere tentato di lasciarla, si accorge di non riuscire a vivere senza la "giovinezza" di lei e perciò riallaccia la relazione che giunge sino al possesso fisico. Ma a questo punto la ragazza si innamora di Balli, per cui fa da modella. Manifestazione di inettitudine di Emilio e di non riuscire a ottenere la donna amata. La vicenda si complica perché anche Amalia, in segreto, ama lo scultore. Quando Emilio se ne accorge, chiede all'amico di non frequentare più casa sua. Amalia, travolta dalla passione, ricorre all'etere per dimenticare e si indebolisce a tal punto che, alla fine, si ammala di una gravissima polmonite. Emilio lascia la sorella morente per un ultimo appuntamento con Angiolina, in cui la insulta violentemente. Poi, ormai rimasto solo, senza Angiolina e senza Amalia, si chiude definitivamente in quella "senilità" da cui non è mai uscito davvero Fisionomia dell'intellettuale di Svevo Italo Svevo è lo pseudonimo di Aron Hector Schmitz in omaggio alla madre ebrea (italiana) in omaggio al padre ebreo (austriaco) duplicità culturale di Trieste. Fa parte dell'Impero austro-ungarico (fino al 1919). o o O O Formazione culturale Svevo di ispira al pensiero di varie persone, e tutte queste radici culturali vengono prese da Svevo in maniera molto libera. Elabora una propria mentalità con aspetti che vengono un po' di qua e un po' di là, infatti è un personaggio molto intelligente e molto eclettico. Sul piano della costruzione è geniale e avanti rispetto a tutti gli altri, ma lo è meno per quanto riguarda la lingua. O O È una città commercialmente dinamica ed essenzialmente borghese È una Città multietnica in cui convivono tre etnie (italiana, austriaca, slava). È una città culturalmente vivace (Svevo coltiva ogni forma d'arte: letteratura, musica, pittura). Appartiene a un'area geografica intimamente collegata all'Europa (si percepisce in anticipo, rispetto ai letterati italiani, la crisi morale della borghesia). Si percepisce in anticipo, rispetto al resto dell'Italia, la crisi epistemologica. (Essendo più legata all'Europa era più avanti rispetto alle altre città di Italia) O Darwin e il darwinismo sociale: la lotta per la vita tipica di ogni essere vivente nell'uomo si manifesta come ogni raggiungimento di potere, e in ogni contesto sociale il più forte necessariamente schiaccia il più debole, dunque gli inetti si trovano sempre in lotta contro persone che invece sono più adattate alla vita. Sono persone forti che tendono a schiacciare gli altri. A differenza di Svevo, Darwin pensa che questo atteggiamento del forte che schiaccia il più debole sia un elemento innato (deriva dalla riproduzione, perché devo riprodurmi con la persona che mi garantisce una sopravvivenza più forte, e da sostentamento), che farà in modo che il più adatto possa riprodursi e portare avanti il più forte, mentre Svevo pensa che l'uomo si comporti così per delle condizioni sociali: c'è una componente che determina il fatto che di più forti sottomettano i più deboli e questa è una componente sociale storica che cambia e dipende a seconda dei contesti sociali. Per questo Svevo non rappresenta un inetto universale ma un inetto nel suo tempo, nel tempo della borghesia industriale. C'è anche un fattore umano, un fattore di scelta, che precede il fatto che non dobbiamo rassegnarci a essere considerati e basta. O O Schopenhauer: prende un pessimismo di fondo rispetto alla condizione umana, dettata dal fatto che non possiamo raggiungere la nostra felicità, così ci costruiamo una felicità illusoria ma nella vita nel mondo che sta aldilà del velo di Maya esiste solo il dolore che è l'unica essenza della nostra vita. Esistono due tipi di individui e due categorie umane che affrontano l'esistenza in due modi possibili: i lottatori, cioè le persone che vincono dal punto di vista umano e non della felicità, e i contemplatori, che di fronte alle difficoltà della vita contemplano la loro esistenza in una non-azione rispetto alle cose, sono incapaci di agire su questo mondo e sono destinati a perdere: sono degli inetti, coloro che non sono adatti a vivere e che sono sempre colti da un male di vivere che non gli consente di agire. Gli inetti spesso tendono a mettersi delle maschere che coprono i loro sensi di colpa e si mostrano per ciò che non sono. Lui, come Svevo, tendeva a smascherare gli auto-inganni che creano determinate persone, ed è un elemento tipico della sua letteratura. Svevo nelle sue opere cercherà sempre l'essere inadatti degli inetti per far vedere come la loro condizione sia fittizia e sia una maschera autocostruita con lo scopo di crearsi un alibi come giustificazione per la propria vita. Joyce: non ha nessun rapporto letterario, da lui prende solo l'ironia, ovvero il fatto di mostrare le contraddizioni in maniera antifrastica. L'autore è quasi ironico nei confronti dei suoi personaggi e li smaschera facendoci vedere il loro autoinganno. Bergson: prende due concetti, ovvero il concetto di tempo come coscienza e il concetto di flusso. Prende l'idea di un soggetto non come "salda e coerente unità" ma come "pluralità di stati in fluido divenire", è il tempo interpretato dalla coscienza e non il tempo misurato con l'orologio. Gli eventi vissuti vengono filtrati a seconda di quello che avviene nella memoria e le cose assumono senso a seconda del senno di poi. Freud: da lui prende la psicanalisi, infatti i romanzi di Svevo sono romanzi psicologici (un po' come D'Annunzio con il piacere). La differenza è che in D'Annunzio si possono capire le cause e gli effetti del comportamento dell'uomo seguendo il suo stato d'animo, e c'è una psicologia razionale riconducibile a dei meccanicismi. Invece Freud e Svevo hanno un modo diverso di percepire la psiche che non è più risultato di causa-effetto: essa è invece composta da tre stati, es, ego (io) e super ego (super io), c'è uno stato della Analisi Si tratta di un romanzo psicologico che indaga la natura dell'animo dei personaggi riducendo al minimo la trama e concentrandosi sui personaggi. La storia è un pretesto perché è tutto incentrato sulla coscienza dei personaggi. Il narratore è esterno e ha una consapevolezza superiore ai suoi personaggi, che sa qual è la verità e conosce gli autoinganni. Il narratore però racconta la storia focalizzandosi sul protagonista. Per fare ciò usa tre modi: O Il narratore interviene per svelare in modo ironico le debolezze e gli inganni; ad esempio quando Emilio sta parlando con Balli e deve andare all'ultimo appuntamento con Angiolina e si commuove. Il narratore sottolinea che egli mentiva. O O Usa parole-spia che ci fanno capire la natura dei sentimenti del personaggio. Ad esempio: "In passato aveva avuto (Emilio) idee socialiste, naturalmente senza mai muovere un dito per atturale". Tramite l'ironia oggettiva, mettendo vicino due situazioni opposte. Mette il personaggio in una situazione chiaramente opposta a quella che dovrebbe essere. Ad esempio parla di Emilio come uomo forte poi lo fa vedere mentre si traumatizza e piange. Il narratore è dunque critico nei confronti dei personaggi e vuole smascherare l'autoinganno e denunciare la debolezza umana. Vuole denunciare in particolare il borghese, in particolare dell'inetto che non sa costruire il suo mondo. Lo distrugge attraverso l'ironia facendo vedere tutta la sua debolezza. Le altre forme di denuncia sono verso il superomismo di Balli, verso il fanciullismo irrisolto di Emilio e verso l'estetismo. Svevo analizza il mondo, non con volontà scientifica come i positivisti, ma con volontà conoscitiva di rappresentazione (come Verga). Verga rappresenta le pulsioni prime degli uomini in tutti i livelli sociali. Svevo analizza il contesto sociale del dominio borghese andando a scoprire l'inconscio dei personaggi, che diventano falsi anche per loro stessi. Rappresenta il modo triste e ironico in cui questi personaggi provano ad essere integrati. Le debolezze vengono raccontate attraverso la coscienza dei personaggi che costruiscono realtà fantastiche e immaginarie che sono primo segno di malattia e nevrosi. Emilio passa da voler essere socialista, all'essere superuomo, all'essere anticonformista, ma quando Angiolina lo tradisce si scandalizza, fa il moralista a dispetto del superuomo che vuole incarnare. Svevo utilizza frasi ironiche, che sono la misura della letteratura del '900 rispetto alla crisi dei fondamenti. L'ironia è la soluzione per conoscere il mondo e conoscerne le debolezze. La Coscienza di Zeno "La coscienza di Zeno" viene scritta nel 1919 e pubblicata nel 1923. Svevo va a lavorare per l'azienda della moglie che produceva vernici industriali e passa dall'essere un impiegatuccio a essere manager. Visti i romanzi precedenti inizia a comprendere che forse quella non è la sua strada e che forse il successo lo può ottenere tramite il lavoro. Scrive l'opera 25 anni dopo "Senilità"; Trieste è diventata italiana e sta vivendo una crisi economica a causa della guerra. Ora che, siccome fa parte dell'Italia, non è più un'importante città di porto è diventata solo una città di provincia. L'opera viene accolta male; Joyce però la traduce in francese e la pubblica in Francia dove ottiene un discreto successo. In Italia l'unico che si accorge della bravura e dell'intelligenza di Svevo è Montale, che scrive su di lui una recensione positiva. L'opera non ottiene un gran successo a causa del fatto che Svevo non è un intellettuale di professione, ma lo fa per hobby. Inoltre le opere di Svevo non erano in linea con la tradizione italiana, ma sono più vicine ai romanzi internazionali di Proust e Joyce; il pubblico italiano non è pronto per un romanzo così all'avanguardia. Altro fattore importante è la critica alla borghesia, che però è il pubblico italiano di riferimento. Contesto e titolo Oltre alla crisi epistemologica di inizio secolo. Il mondo ha conosciuto la guerra e le idee del positivismo e dell'ottimismo si sono distrutte. Si erano formate le avanguardie storiche, come il futurismo e si era affermata la psicanalisi. "La coscienza" significa sia coscienza dell'anima, ma anche prendere le cose in maniera irrazionale. Il titolo fa capire che si tratta di un romanzo psicoanalitico che racconta i fatti interiori suddivisi per tematica. coscienza fatto di inconscio e di qualcosa che ci è rimasto dentro senza che lo abbiamo razionalizzato e si manifesta in noi attraverso il sogno. Nel sogno vengono fuori i desideri e le pulsioni più nascoste ed esse prendono forma, ma è una forma ancora irrazionale e senza forma. C'è poi il super-ego, ovvero noi che ci costruiamo nel mondo, che abbiamo delle regole e un contesto sociale e dunque interpretiamo quei sogni con una componente razionale d'angolo logica e parole e dunque stravolgendolo, nel momento in cui lo racconto lo razionalizzo attraverso la parola trasformandolo in qualcosa di costruito a seconda di ciò che so e della mia cultura. Dunque la psiche dei personaggi non è rappresentanza come causa e effetto, ma come un gomitolo: si mischiano come fasulle e vere, prese di coscienza reali e false, non riusciamo. A carpire quando i personaggi si stanno auto invagando e quando dicono una cosa vera, non capiamo quando mentono e quando dicono il vero. Non pensa che la psicoanalisi sia una scienza medica ma sia una chiave di lettura importante. Il narratore è inattendibile è inaffidabile. La differenza con questo modo di raccontare e quello di Joyce è che lui mette una telecamera nel suo cervello, senza punti e virgole, scrive seguendo il frutto dei propri pensieri. (Tre circa del flusso di coscienza), mentre Svevo mischia la verità con la finzione, l'apparenza con la realtà dei fatti. L'inetto Tutti i protagonisti di Svevo sono inetti. Svevo vive in un ambiente borghese frequentando sia il ceto più ricco (della sua famiglia e della famiglia della moglie) che quelli piccolo e medio (conosciuti bene durante i 18 anni di lavoro in banca). I suoi personaggi riflettono, con realismo, la mentalità, i vizi, le virtù e le nevrosi della borghesia di quel tempo. Nasce così la figura dell'inetto: O È il non-atto, colui che non agisce poiché non ne ha la capacità e la volontà. o È continuamente insoddisfatto di sé e della propria vita O L'insuccesso è legato al "male di Vivere" Secondo Svevo la realtà è una buffa commedia, un indecifrabile caos dove non c'è posto per la felicità né per la salute. Cade definitivamente il "Mito positivo" romantico e borghese e si afferma il tema “dell'uomo senza qualità". Il nuovo eroe del tempo moderno è l'uomo che non conosce la sua strada, quindi la figura che diventa protagonista non è il vincente che lo sarà solo per antifrasi, ma è l'inetto. I protagonisti dei tre romanzi incarnano il ruolo del tipico antieroe sveviano, sono cioè degli inetti: O Una vita → Alfonso Nitti O Senilità Emilio Brentani O La coscienza di Zeno → Zeno Cosini Essi avvertono il senso della sconfitta, l'amarezza del fallimento, l'ambiguità dei rapporti con la società che è oppressiva, alienante, corrotta, priva di ideali, incapace di dare un valore e un significato alla vita dell'uomo. Alfonso Nitti, Emilio Brentani e Zeno Cosini sono l'evoluzione di uno stesso personaggio, l'inetto a vivere. La tendenza alla 'noia esistenziale' è tipica della riflessione filosofica europea degli anni Trenta. In Italia, Moravia, Gli indifferenti (1929). Incapacità di vivere con pienezza. Relazioni complesse con il femminile: ne rimangono ammaliati o spiazzati, incapaci di costruire una relazione. Il confronto perdente con uomini di successo, brillanti, risolti, felici. L'incapacità si rivela col fallimento economico, sociale (non si riesce ad arrivare al vertice) e col rapporto con le figure femminili (la donna diventa moglie del vincente e non dell'inetto). I tre protagonisti della Coscienza di Zeno, di Senilità e di Una Vita sono appunto tre inetti. Non c'è la fiducia cieca nella capacità di agire dell'uomo, gli inetti sono sconfitti anche se non vorrebbero essere così. Sono persone normali che non hanno la pretesa di essere superuomini, e quando lo fanno falliranno di fronte al più forte e alla vita che incorre. Le altre costanti del romanzo di Svevo Uno sguardo disincantato Anche all'ambiente triestino, dominato dalla ragion pratica del successo economico e, quindi, da una visione degli uomini e delle cose concreta e spregiudicata, Svevo deve il carattere antiletterario della sua opera e lo sguardo acuto e disincantato con cui la vita viene ricondotta alle sue leve essenziali: salute, affari, amore. Il disagio esistenziale Il conflitto tra attività economica e vocazione letteraria si riflette nell'opera sveviana assumendo la forma dialettica del contrasto tra due modelli di vita opposti, fondati l'uno sulla lotta per il successo e l'altro sulla ricerca della serenità interiore. Il personaggio sveviano è sempre uno "straniero", un "diverso", incapace di adattarsi a un ambiente sociale ostile o indifferente, diviso fra il bisogno di integrazione e la salvaguardia della propria irrinunciabile individualità. L'analisi interiore Svevo si rivela soprattutto maestro nell'introspezione psicologia del personaggio, di cui sa indagare in modo particolare i meccanismi di difesa e le strategie di autoinganno messi in atto per far fronte alle frustrazioni dell'esistenza. Il personaggio sveviano più che agire riflette, ma questo riflettere non lo conduce all'elaborazione di una sapienza, bensì si rivela uno strumento deviante: un argine al rimorso o una valvola di sfogo per i desideri insoddisfatti e inconfessati. Siamo di fronte all'uomo moderno, le insicurezze dell'800 non ci sono più. Borghesia Fino a 40 anni fa aveva dei valori molto precisi e molto solidi. La vecchia piccola borghesia pensa che tutto ciò che non è conforme all'ordine sociale va distrutto e modificato. È assillata dal denaro e dalla paura che un giorno esso possa finire. Andare a messa era l'atto sociale che cederti ti fa il proprio essere per bene. Gli intellettuali sono considerato antiborghesi perchè sono improduttivi: non parlano di qualcosa di pratico e comune e vanno troppo in fondo alle cose, i borghesi vogliono risposte semplici e immediate e vedono la letteratura come una perdita di tempo. I reati borghesi sono sempre depenalizzati, L'ipocrisia, il sorriso sempre pronto. La borghesia anche oggi è rimasta e domina. L'inetto si rivela un intellettuale. Chi è in grado di mettersi in queste condizioni di vita è un vincente, però ci sono dei rischi, perchè il fallimento procura morte, come se la vita non avesse più un senso. Le ali del gabbiano Si tratta di due personaggi, Alfonso Nitti e il cugino Macario (antagonista). I due vanno. a fare un giro in barca. Macario vede un gabbiano che si butta nel mare e prendere un pesce e dice che il mondo funziona così: il gabbiano è vincente perché ha zanne e artigli, non perché ha un cervello, che gli permettono di prendere i pesci che non potrebbe prendere solo con il cervello (in un mondo in cui lo scopo è prendere pesci, il cervello è inutile) Una vita Trama Alfonso Nitti abbandona la madre e il paese per andare a lavorare a Trieste, dopo la morte del padre, che aveva lasciato la famiglia in precarie condizioni economiche. Si impiega presso la banca Maller (è un uomo duro e in maniera inconscia ricerca la figura del padre, dunque una figura da evitare), ma non sa adattarsi all'alienante lavoro in banca e al modo di fare dei colleghi. Sua unica consolazione è lo studio cui si dedica la sera, frequentando la biblioteca. Conosce la figlia del principale, Annetta, corteggiata dal brillante cugino Macario; Alfonso stringe con lui una specie di amicizia: in Macario trova una sorta di appoggio e modello, un'alternativa alla sua goffaggine e alla sua timidezza. Alfonso comincia a frequentarla allorché la ragazza decide di scrivere un romanzo. Alfonso corteggia Annetta pur senza amarla e lei infine gli si concede. Con questo matrimonio egli avrebbe potuto fare il salto sociale a cui aspira, ma preso da un'inspiegabile paura (di prendere quel ruolo, oppure, come dice Schopenhauer, non è nato tra quelle persone e non è adatto a quel tipo di mondo) si allontana da Trieste; al ritorno trova Annetta fidanzata con Macario e ciò gli provoca una dolorosa gelosia; sul lavoro poi, si vede relegato a un incarico umiliante. Struttura Il romanzo si apre con una spiegazione e un preambolo con una lettera scritta dal Dottor. S. che dice che Zeno era venuto da lui per curare la sua nevrosi e aveva chiesto a Zeno, per avviare un percorso di terapia, di scrivere le sue memorie, di raccontare cioè le esperienze che riteneva più significative nell'aver provocato la sua malattia. Non chiedeva quindi una biografia, ma una scelta di pezzi della sua vita che per lui erano stati significativi e parlarne in ottica terapeutica. Ne esce fuori un testo scritto da un malato, che racconta la sua malattia e che ha vissuto le cose che hanno un senso solo a posteriori. È importante sottolineare come, secondo il Dottor. S., non si debba credere a tutto ciò che Zeno scrive in quanto è tutto scritto secondo il suo punto di vista. Sparendo il narratore è impossibile smascherare Zeno. A un certo punto Zeno non vuole più partecipare alle sedute psicoanalitiche e per vendetta il Dottor. S. pubblicherà le sue memorie. Ci sono otto capitoli che non hanno ordine né legami che sono brevi o lunghissimi. È la stessa tecnica utilizzata anche da Joyce o Virginia Woolf: una giornata può occupare intere pagine e un periodo che dura anni può essere scritto in una facciata. È un'analisi della sua malattia, spesso sono presenti sogni, sensazioni e tutto assume un significato particolare. Le teorie di Freud L'inconscio costituisce la realtà abissale primaria di cui il conscio, ovvero come ci comportiamo, è solo manifestazione visibile. L'inconscio è formato da due elementi: O il preconscio, ovvero i ricordi che pur essendo momentaneamente inconsci, non sono stati dimenticati, ma possono diventare consci in virtù di uno sforzo d'attenzione. Ad esempio quando si parla dell'infanzia. O il rimosso: ci sono anche altre cose che non ricordiamo perché noi abbiamo voluto cancellarle. Per farle uscire, dice Freud, servono alcuni metodi: l'ipnosi; le libere associazioni, ovvero il mettere insieme involontariamente cose senza senso; il transfert, ovvero il far vivere le esperienze ad altri in modo tale da poterle rivivere. Freud inoltre definisce le tre istanze della psiche: l'Io, l'Es e il Super-Io. O L'es: dove risiedono le pulsioni della personalità; O L'Io è la parte organizzata della personalità che deve manifestare ciò che abbiamo nella coscienza e regolare le esigenze dell'Es e del super-Io. Se ciò avviene in maniera plausibile e accettabile per noi stessi e per il mondo allora siamo sani. Ad esempio: una pulsione innata che tutti abbiamo, secondo Freud, è l'atto dell'uccisione dei genitori. Se la si vive in modo tranquillo, ad esempio nel rapporto conflittuale tra adolescente e genitore va bene e si è sani; in caso contrario si è nevrotici. Ciò che abbiamo nell'inconscio si manifesta nei sogni o negli atti mancati. O Il Super-Io: l'insieme delle proibizioni che sono instillate all'uomo nei primi anni di vita e che poi lo accompagnano sempre. Le caratteristiche dell'opera O Narratore interno (assenza del narratore oggettivo). O Largo uso di flashback. O Base umoristica/ironica. A differenza di Una Vita non riusciamo a distinguere verità da menzogna, perché il narratore è interno e inaffidabile. o Doppio tempo narrativo (Zeno narratore - Zeno personaggio). O Stile non elegante e antiletterario (Svevo ebbe sempre difficoltà con la lingua italiana) ricco di espressioni in dialetto triestino e di tedeschismi. La vicenda O Zeno Cosini: tipico personaggio sveviano dell'"inetto". O Triestino, di famiglia alto borghese, trascorre la giovinezza passando da un'università all'altra. O Sin dalla giovinezza ha col padre un rapporto conflittuale. O Fuma senza riuscire a smettere, fatto che lo frustra. O Alla morte del padre cerca un'altra figura paterna e la trova in Giovanni Malfenti. O Chiede la mano alla bella figlia di Malfenti: Ada. O Rifiutato, chiede la mano alla sorella Alberta, e poi, dopo l'ennesimo fallimento, si sposa con la terza brutta sorella Augusta. Le sue proteste presso il principale Maller suonano involontariamente però come dei ricatti offensivi, per chiarire scrive ad Annetta per chiedere che cessino le persecuzioni nei suoi confronti, ma anche queste suonano all'orecchio dei Maller come ricattatorie. Alfonso chiede un incontro chiarificatore ad Annetta, ma al posto della ragazza, all'appuntamento si presenta il fratello e lo sfida a duello, ma Alfonso si sottrae con il suicidio. Alfonso si sente incapace alla vita ed elimina un organismo che «non conosceva pace»>. Nella prima fase c'è dunque la sconfitta totale dell'inetto che non trova la sua strada in questo mondo. I temi del romanzo Alfonso Nitti il primo inetto sveviano L'eroe romantico era figura affascinante anche e soprattutto nella sconfitta, che sapeva affrontare con coraggio e grandezza. L'inetto sveviano è invece un individuo negato per la lotta, goffo e ridicolo, incapace di dominare la vita, perennemente frustrato e scontento; non ha alcuna dote fuori del comune, è anzi individuo marginale e disadattato, inerme e remissivo, oggetto di scherno e dileggio. Alfonso è spesso distratto sul lavoro, lento, disordinato, è il ritratto dell'inefficienza; impacciato e subalterno nei rapporti interpersonali, non sa cogliere le occasioni che gli si presentano e si lascia così sfuggire la possibilità di sposare Annetta e di promuovere la propria posizione sociale. In un mondo darwinianamente concepito, Alfonso è nato perdente. Alfonso tutto sommato rappresenta l'umanità L'inganno della coscienza Svevo è soprattutto un grande indagatore degli strati profondi dell'uomo; la vicenda si snoda senza grandi colpi di scena, perché al centro del racconto sono le risonanze intense che gli eventi, anche banali, suscitano nell'animo del protagonista: al romanzo d'azione subentra così il romanzo dell'esistenza. A dilagare sulle pagine è la sfera della coscienza, che però nell'inetto non si rivela strumento di conoscenza, ma strategia di autoinganno per contraffare la realtà. Incapace di imporsi o anche solo di difendersi nel mondo reale, Alfonso si rifugia nel sogno a occhi aperti, immaginando scenari in cui rifarsi delle frustrazioni subite. Il male di vivere Ma l'inetto non è uomo migliore degli altri: anch'egli compie il male, e il ragionamento sofistico diviene in lui strumento per crearsi un alibi a prova di rimorso, operando non un esame, ma uno scarico di coscienza. Al di sotto della coscienza si rivela tuttavia l'anima del personaggio, che consiste in una cieca volontà di vita e affermazione, destinata a rimanere inappagata; di qui il "male di vivere" del protagonista. Svevo stesso confesserà l'ispirazione schopenhaueriana alla base del romanzo: la vita umana scorre fra desiderio, che è dolore, e soddisfazione, che è sazietà; con il possesso svanisce ogni attrattiva e il desiderio rinasce in forma nuova, pertanto la delusione è inestirpabile. La scelta del suicidio Dalla constatazione di essere «<incapace alla vita», o meglio di non aver saputo estirpare da sé l'impulso naturale alla lotta, nasce in Alfonso la scelta finale del suicidio; Schopenhauer, peraltro condannando il suicidio, aveva affermato: <<Il suicida vorrebbe la vita: e soltanto non è soddisfatto delle condizioni in cui gli si offre [...]. Il suicida cessa di vivere, appunto perché non può cessar di volere; la volontà si afferma in lui con la soppressione del fenomeno [...]»>. L'inetto e i suoi antagonisti L'inettitudine di Alfonso ha radici sociali oltre che psicologiche. Alfonso è un piccolo borghese declassato da una condizione più elevata, è un intellettuale ancora legato ad una cultura umanistica. Il combinarsi di questi due fattori lo rende diverso nella solida società borghese triestina, i cui unici valori sono il profitto, la produttività e l'energia nella realizzazione pratica. Il grigio impiegatuccio, non riuscendo ad incarnare il tipo vincente, indossa maschere gratificanti e consolatorie. Maller, il padrone è la vera incarnazione del padre, potente e terribile, che sembra creato dallo stesso inconscio del nevrotico Alfonso, che nella sua immaturità, cerca una figura paterna a cui appoggiarsi. Macario è «<il rivale» brillante, disinvolto, adatto alla vita. Italo Svevo wa Som Biografia Italo Svevo nasce a Trieste, che è un paese sotto l'Austria ed è una città di confine. All'epoca, fine '800, è sotto il dominio austriaco e quindi è una città in cui convergono molte culture: quella germanica, (Vienna era molto avanti culturalmente), una cultura slovena e quelle dell'est. è un posto molto ricco e molto evoluta, ha infatti il porto più importante in Italia, è una città con moltissimi commerci perchè è l'unico sbocco col mare, per l'Austria infatti tutti i commerci passavano da Trieste. Inoltre a Trieste c'era una grandissima comunità ebraica. Svevo aveva entrambi i genitori di origine ebraica e sia in lui sia in questa città si respira un'aria che nel resto di Italia non c'è perché ci sono tantissime culture. Da ragazzino viene mandato in Germania per fare studi commerciali perché la sua famiglia era molto attiva in campo economico, infatti il padre aveva un commercio di vetro e rame. Egli conosce dunque l'italiano e il tedesco allo stesso modo. Italo Svevo è uno pseudonimo (in realtà si chiamava Aron Hector Schmitz): Italo deriva dall'Italia, e Svevo deriva dal tedesco, dunque va a richiamare le tante culture presenti dentro di lui. Il fatto di conoscere il tedesco come madrelingua gli ha consentito di fare letture in lingua originale quando gli altri dovevano fare delle traduzioni arrivando anche a sbagliarle, come fece D'Annunzio con Nietzsche. Inizia poi a imparare inglese e francese. Studiando l'inglese incontra James Joyce, il suo maestro, grazie al quale riesce a conoscere anche Freud. Fa studi commerciali in quanto non aveva una cultura classica, solo una cultura europea, conosceva i romanzi tedeschi e inglesi ma non era un esperto di greco e latino. Le sue letture sono molto eterogenee, e legge: Schopenhauer, Flaubert, Zola, Darwin, Marx, Ibsen, Bergson e Nietzsche. Nasce da una famiglia della buona borghesia mercantile e si può permettere di andare a studiare in Germania. Nel 1880 ha 19 anni e il padre ha un dissesto finanziario completo con dei debiti che lo costringono a fallire, e Svevo passa dunque dall'agio borghese a una ristrettezza economica, dunque deve impiegarsi in banca. Fa la vita da impiegato per molti anni, quasi 20, e viene costretto a lavorare nella burocrazia, che odiava perché lui aveva interessi letterari importanti e voleva scrivere, tanto che vede la burocrazia come una oppressione. Alcuni anni dopo la morte del padre, succede quella della madre. Il funerale del padre rappresenta un momento importante per la sua vita perchè muore la sua persona di riferimento, e conosce una sua cugina. I due si piacciono e quattro anni dopo si sposano, ma una cosa ancora più importante è che lei è di origine ebraica e molto ricca perchè il padre aveva una fabbrica di vernici antiossidanti per navi. Quindi, quando si sposano, Svevo lascia il lavoro in banca per fare il manager all'azienda del suocero, e va per affari in giro per l'Europa. Dopo l'insuccesso del suo secondo romanzo (Senilità) che pubblica nel 1899, per 20 anni smette di fare letteratura e inizia a fare il borghese pensando che la letteratura non fosse per lui e fosse una perdita di tempo. Successivamente incontra Joyce, Joyce ha letto un suo libro e si confronta con lui sulla letteratura dicendogli che in realtà è un successo. I due sono grandi amici ma hanno un modo di scrivere molto differente e non si influenzeranno a vicenda. Il cognato di Joyce è in cura presso Freud e così Svevo può conoscere lui e le sue teorie di psicanalisi, che non ritiene una cura ma uno strumento per conoscere e rappresentare l'uomo (fa sue le teorie di Freud e traduce il saggio "La coscienza dei sogni" in lingua originale). Scoppia la guerra e a Trieste viene sequestrata la fabbrica per produrre materiale bellico, così Svevo inizia a dedicarsi alla stesura del suo terzo romanzo, la Coscienza di Zeno, che andrà in contro a un fallimento. Muore in un incidente d'auto nel 1928. Dunque nella sua vita si dedica alla scrittura solo sporadicamente fino al 1907, anno in cui conosce James Joyce. Joyce e Montale (che gli dedicò un ampio saggio sulla rivista «L'esame» nel 1925 riconoscendo immediatamente la sua grandezza) portano la figura di Svevo all'attenzione della critica: il romanzo è apprezzato in tutta l'Europa. Per l'Italia dell'epoca era troppo avanti, per questo ebbe successo solo in Europa, esclusa l'Italia, nella quale c'era solo futurismo in quel momento. Svevo ha anticipato molte idee che Freud prenderà per descrivere la psicanalisi e l'inconscio. O O O O Alla relazione con Augusta, che si rivela felice, affianca una storia sentimentale con Carla, che lo lascerà per un maestro di musica. Per realizzarsi meglio come borghese entra in associazione con Guido Speier, che si era nel frattempo sposato con Ada L'associazione commerciale fallisce miseramente: Guido si suicida. Zeno si rivolge ad uno psicologo, tormentato da sensi di colpa e dolori psico-somatici. Lo psicologo gli fa riscrivere la sua vita in un memoriale. Dopo la cura Zeno si sente più malato di prima, e abbandona il dottor S., che per vendetta pubblica le sue memorie. o Zeno si dichiara perfettamente guarito. Il romanzo si conclude con una riflessione apocalittica di Zeno sull'uomo. Composizione Il romanzo si compone di otto capitoli di dimensioni molto diverse: O Prefazione O Preambolo O Il fumo O La morte di mio padre O La storia del mio matrimonio O O O La moglie e l'amante Storia di un'associazione commerciale Psico-analisi Analisi: prefazione Nella Prefazione il dottor S., che ha avuto in cura Zeno Cosini, afferma di pubblicare per vendetta, le memorie scritte dal paziente su suo suggerimento per prepararsi alla cura (questo atteggiamento è professionalmente inaccettabile). Il dottor S. presenta il testo come un cumulo di verità e bugie, che nascondono un significato diverso da quello letterale. Nel Preambolo Zeno descrive il fallimento dei tentativi di rievocare la sua infanzia. Rivela di avere acquistato un trattato di psico-analisi e di averlo letto durante l'assenza del dottore, indizio della scarsa fiducia che il paziente nutre nei confronti del proprio medico. Dopo il primo tentativo terminato nel sonno profondo (la psicanalisi è troppo noiosa!), Zeno, grazie a una matita che ha in mano, riesce a rimanere sveglio e a vedere alcune immagini, una locomotiva che arranca in salita e un neonato, probabilmente un nipote appena nato, destinato senza possibilità di scampo al dolore e alla malattia. Anche questo tentativo è fallito e il proposito viene rimandato al giorno successivo. Fin da questa prima presentazione si rivela l'atteggiamento di ironico distacco con cui il protagonista racconta ciò che gli accade. L'avvertimento del dottor S. sulla mancanza di veridicità del racconto nella Prefazione e l'autoironia del protagonista nel Preambolo generano fin dall'inizio del romanzo nel lettore il dubbio sull'attendibilità del narratore e del racconto.