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Italo Svevo

7/3/2023

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Italo Svevo
Vita
Italo Svevo (Ettore Schmitz) nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 da una
famiglia ebraica. La famiglia paterna era austriac

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Italo Svevo Vita Italo Svevo (Ettore Schmitz) nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 da una famiglia ebraica. La famiglia paterna era austriaca, mentre quella materna italiana, il che favorì una formazione legata a entrambe le tradizioni culturali, come dimostra il nome d'arte. Ricevette un'istruzione primaria bilingue nella scuola israelitica di Trieste, dove si insegnavano sia italiano che tedesco. Successivamente studiò in un istituto commerciale in Baviera per 5 anni. Qui approfondì la conoscenza della cultura tedesca, leggendo Goethe e Schopenhauer. Rientra a Trieste a 17 anni, dove frequenta l'Istituto superiore per il commercio. Nel 1880, in seguito al fallimento dell'industria di famiglia, Svevo trovò impiego nella filiale triestina della Banca Union di Vienna, dove rimase per 18 anni e iniziò una collaborazione con il giornale “L'Indipendente", scrivendo, come E. Samigli, recensioni teatrali e articoli di argomento letterario e filosofico. Nel 1982 pubblica il suo primo romanzo, Una vita, che non fu considerato dalla critica. Nel 1986 sposò la cugina Livia Veneziani, 13 anni più piccola, che migliorò la sua condizione economica e sociale. Nel 1899 dopo la nascita della figlia Letizia, lasciò la banca e diventò direttore della fabbrica del suocero, un'industria di vernici per imbarcazioni; ciò lo portò ad abbandonare le pubblicazioni. A spingerlo a farlo fu la delusione derivata da un altro insuccesso letterario: nel 1898 pubblicò il...

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Didascalia alternativa:

secondo romanzo, Senilità, anch'esso ignorato dalla critica. Svevo necessitava di migliorare il suo inglese, così nel 1905 si rivolse a James Joyce che lo invitò a riprendere l'attività letteraria. Lo scoppio della prima guerra mondiale pose un freno all'attività della fabbrica di vernici; Svevo approfondì la psicoanalisi e collaborò con il giornale triestino, "La Nazione". Alla fine della guerra, nel 1919, riprese a scrivere un nuovo romanzo, La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923. Esso ebbe l'attenzione del pubblico grazie a Eugenio Montale che nel 1925, sulla rivista "L'Esame", gli dedicò il saggio Omaggio a Italo Svevo. Ebbe successo anche a livello europeo; in Francia nel 1926 uscì "Le Navire d'argent". L'attività letteraria proseguì con un nuovo romanzo, Il vecchione o Le confessioni di un vegliardo, e mentre lavorava alla stesura di esso, morì per lesioni riportate dopo un incidente stradale il 13 settembre 1928. Opere Il primo romanzo di Italo Svevo, Una vita, fu pubblicato nel 1892. Svevo studia i rapporti tra società e individuo, e si sofferma sulle difficoltà della scalata sociale e sulle falsità delle relazioni interpersonali. Al centro della vicenda compare la figura dell'inetto. Scrive il secondo romanzo, Senilità, nel 1892 e lo pubblica nel 1898. Svevo durante il "silenzio letterario" scrisse comunque articoli, saggi e racconti, e compose anche 13 commedie tra cui l'atto unico Terzetto spezzato (1927). Nel 1918 tradusse lo scritto freudiano Sul sogno (1901), pubblicato in italiano nel 1919 (Il sogno). L'interesse per la psicoanalisi nacque quando il cognato si era sottoposto alle cure di Freud che sarà indispensabile per la stesura La coscienza di Zeno. Dal 1919 al 1922 scrisse il terzo romanzo, La coscienza di Zeno, che fu pubblicato nel 1923 a Bologna, il protagonista è un elemento di evoluzione nella figura dell'inetto. Compose nel 1928 un quarto romanzo dal titolo Il vecchione o Le confessioni del vegliardo. Nel 1928 scrisse il Profilo autobiografico, in cui Svevo parla di sé stesso in terza persona e fu pubblicato dopo la sua morte, nel 1929, nel volume-omaggio Italo Svevo scrittore. Pensiero e poetica L'attenzione di Svevo all'interiorità dei personaggi derivava dal pensiero di Schopenhauer, l'autoillusione, in cui un individuo crede di possedere libertà di scelta, e la vanità delle aspirazioni umane. Secondo Svevo nel genere umano esistono due categorie: il "lottatore", che si impegna nella vita ed è vincente, e il "contemplatore", destinato alla sconfitta perché incapace di assumere un ruolo nella società. Anche le teorie darwiniane per Svevo costruirono un fondamentale punto di riferimento per i rapporti tra individuo e società. Dall'incontro con il positivismo e con il pensiero di Darwin, Svevo prese coscienza dei conflitti di classe della società. Ispiratore di Svevo fu anche il romanziere russo Fëdor Dostoevskij, la causa dell'inettitudine che scrive nel romanzo Memorie del sottosuolo: <<Vi assicuro, signori miei, che avere una coscienza troppo lucida è una malattia, una vera malattia nel pieno senso della parola.>>. La visione pessimistica fu rafforzata con Friedrich W. Nietzsche. L'indagine psicologica dei personaggi lo avvicinò alle teorie di Freud. Usò la terapia come strumento di analisi del labirinto della psiche umana e degli aspetti più nascosti. Ciò permette di mettere in scena, nella Coscienza di Zeno, un narratore inattendibile e bugiardo, che compie continui lapsus e atti mancati. Una vita Una vita narra la vicenda di un giovane di 22enne, Alfonso Nitti, che dalla campagna si trasferisce in città, per lavorare presso la banca del signor Maller. Incapace di adattarsi alla vita impiegatizia, insoddisfatto delle sue condizioni economiche e sociali e amareggiato dall'ignoranza dei colleghi, a cui si sente superiore intellettualmente, coltiva la sua passione letteraria. Un giorno conosce Annetta, la figlia del principale; loro scrivevano insieme un romanzo, nel farlo iniziano a frequentarsi, anche se la loro differente condizione sociale rende la relazione difficile e contrastata. Quando Annetta parla al padre per farlo acconsentire al matrimonio, Alfonso pensa al ritorno al paese natale. La domestica dei Miller, Francesca, pensa di poter trarre vantaggi dalla relazione, così avverte Alfonso e gli consiglia di non partire. Alfonso però, rinuncia a lei e torna a casa, dove trova la madre malata e la assiste fino alla morte. Quando torna in città, scopre che Annetta si è fidanzata con il cugino Macario che, per Alfonso, rappresenta la figura del vincente, bello brillante. Scopre inoltre di essere stato declassato a lavoro; decide di affrontare Maller con cui ha un'accesa discussione; successivamente chiede un incontro con Annetta a cui però si presenta il fratello, Federico, che lo sfida a duello. Convinto di fallire Alfonso si uccide. Una vita presenta alcuni elementi di novità: accanto al protagonista, compaiono tre coprotagonisti e l'attenzione dell'autore è rivolta all'intrecciarsi dei loro rapporti. La storia si svolge a Trieste in un ambiente borghese. Nella descrizione dei luoghi si avvertono Realismo e Naturalismo francese. La realtà è descritta come una spietata lotta per la vita. La narrazione è in 3ª persona e i fatti sono scritti in ordine cronologico. Senilità Senilità è il secondo romanzo che scrive tra 1892 e 1897. Anch'esso ha spunti autobiografici. La storia è ambientata a Trieste, Emilio Bertani, un modesto impiegato con la passione della letteratura che vive con la sorella Amalia, dal carattere mite e introverso. Egli è invidioso dello scultore Balli, uomo brillante con gran successo con le donne. Emilio si innamora di Angiolina, bella e giovane, incontrata per caso; egli non vorrebbe una storia d'amore impegnativa, ma si abbandona al suo fascino e accetta il suo passato e le sue bugie. Deciso poi a lasciarla, scopre che la sorella si è innamorata di Balli, il quale si è invaghito di Angiolina. Amalia abusa di etere e inizia a dare segni di squilibrio, mentre Emilio ha un nuovo incontro con Angiolina. Amalia muore, Emilio riprende la sua vita con una fantasia perenne e confusa: una giovane e bella come Angiolina, ma buona e mite come Amalia. La coscienza di Zeno Prima di scrivere la Coscienza, Svevo si accostò alle teorie freudiane: l'interpretazione dei sogni, il fenomeno della rimozione, il complesso di Edipo, il meccanismo dell'atto mancato, i dolori di natura psicosomatica che costringono Zeno a zoppicare. L'opera è costituita da otto capitoli: la Prefazione e il Preambolo (cap. 1-2), le memorie di Zeno (cap. 3-7) e l'ottavo capitolo sono pagine di un diario che Zeno scrive tra il 1915 e il 1916 e che invia al proprio psicoanalista. Il protagonista, per liberarsi da una nevrosi si sottopone alla psicoanalisi del dottor S. che gli dà come terapia, quella di scrivere la propria autobiografia; Zeno esegue con iniziale riluttanza il compito e scrive squarci della sua vita. Nella Prefazione (cap. 1) il dottor S. vuole pubblicare le memorie di Zeno, per vendicarsi del paziente che vuole sottrarsi alla cura. Nel Preambolo (cap. 2) Zeno spiega le difficoltà incontrate nel recuperare la memoria del passato e mostra perplessità sull'efficacia della cura a cui si è sottoposto. Nei capitoli successivi racconta i ricordi affiorati, organizzati attorno a eventi importanti. • Il fumo (cap. 3): Zeno analizza l'incorreggibile vizio del fumo e ripercorre 20 anni della propria vita con il proposito di smettere di fumare. Anche la terapia ha avuto esito negativo. • La morte di mio padre (cap. 4): Zeno traccia un ritratto del padre, il quale odia nonostante le dichiarazioni di affetto. • La storia del mio matrimonio (cap. 5): Zeno racconta le circostanze che gli hanno fatto sposare Augusta, pur essendo innamorato della sorella Ada, la quale si sposa con Guido Speier, ricco, bello, elegante, bravo violinista, detestato da Zeno. La moglie e l'amante (cap. 6): pur vivendo un matrimonio felice, per noia Zeno tradisce la moglie con una cantante, Carla Gerco. Tormentato dal rimorso, vorrebbe interrompere questa relazione, senza riuscirci. • Storia di un'associazione commerciale (cap. 7): lavorando assieme al cognato Guido, Zeno scopre i limiti negli affari che portano la loro associazione commerciale sull'orlo del fallimento. Quando Guido muore suicida, Zeno salva l'impresa e restituisce ad Ada la tranquillità finanziaria, ma la cognata ha capito che lui ha sempre odiato Guido. • Pisco-analisi (cap. 8): Il 3 maggio 1915, Zeno dopo mesi di cura si sente peggio di prima. Il dottor S. ha diagnosticato complesso di Edipo, ma Zeno è scettico e sospende la terapia. Zeno si mette in affari e, dopo brillanti successi, si persuade da solo si essere sano. Il romanzo si chiude con l'apocalittica visione di una catastrofe per opera di un uomo "un po' più ammalato" degli altri, che farà esplodere un ordigno. E la Terra errerà nei cieli priva di parassiti e malattie. Solo così, forse, in questa vita inquinata alle radici tornerà la salute. Per seguire i processi inconsci di Zeno e rendere con efficacia la tortuosità del suo percorso interiore, Svevo adopera tecniche narrative con carica innovativa. La coscienza di Zeno è scritta in 1ª persona, il punto di vista da cui vengono guardati e giudicati gli avvenimenti, nella coscienza del protagonista, che non conosce il punto di vista altrui. Lo Zeno che scrive a 57 anni è diverso da quello della giovinezza (l'io narrato), egli è un narratore inattendibile, a svelarlo è il dottor S. che denuncia le tante verità e bugie accumulate dalle memorie del suo paziente. Le menzogne sono omissioni o camuffamenti della realtà, un modo per Zeno di costruirsi "alibi" e autogiustificazioni per dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti con gli altri. Una caratteristica del romanzo è l'alternanza di tempo presente e tempo passato. Il capitolo "Il fumo" è un periodo in cui aveva circa 20 anni, a un'epoca in cui Zeno è già sposato ed ha 2 figli; nel capitolo successivo (La morte di mio padre) si ritorna al tempo in cui Zeno ora era studente universitario. Secondo Svevo, il tempo della coscienza è un tempo misto, perché in essa convivono presente e passato. La lingua di Svevo contiene espressioni dialettali triestine, termini tedeschi e anche espressioni toscane letterarie e del parlato. La sua lingua assomiglia all'italiano, perché usa parole italiane, ma non lo è nei modi: è lenta e analitica, contorta e spezzata, i tempi verbali sono complicati dal continuo spostamento tra passato e presente. I critici dichiararono che Svevo scriveva male, ora si dice che, consapevolmente, ha usato una lingua non letteraria. La narrazione è caratterizzata da ironia, Zeno guarda con ironia il suo passato, minimizzando l'importanza di eventi, costruendo la sua innocenza.