Italo Svevo rappresenta una delle figure più significative della letteratura italiana del Novecento, la cui opera riflette la complessità della società moderna e dell'animo umano.
Nato a Trieste nel 1861 come Aron Hector Schmitz, Italo Svevo sviluppa la sua carriera letteraria parallelamente all'attività nell'azienda familiare. Le sue opere principali includono i romanzi "Una vita" (1892), "Senilità" (1898) e "La coscienza di Zeno" (1923), che esplorano temi come l'inettitudine, l'alienazione e il conflitto tra individuo e società. In "Una vita", il protagonista Alfonso Nitti rappresenta l'archetipo dell'inetto, incapace di adattarsi alla vita pratica e destinato al fallimento nelle relazioni personali e professionali. La trama si sviluppa attraverso le vicende di questo impiegato di banca che, tormentato dalle proprie ambizioni letterarie e dall'impossibilità di realizzarle, finisce per soccombere alla propria inadeguatezza.
"Senilità" approfondisce ulteriormente il tema dell'inettitudine attraverso la storia di Emilio Brentani e il suo rapporto con Angiolina, figura femminile che rappresenta la vitalità e la sensualità in contrasto con la paralisi esistenziale del protagonista. Il significato del titolo si riferisce non tanto all'età anagrafica quanto a uno stato mentale di precoce vecchiaia spirituale. Il pensiero e poetica di Svevo si caratterizza per l'analisi psicologica dei personaggi, influenzata dalle teorie freudiane e dalla letteratura mitteleuropea. La sua morte, avvenuta nel 1928 a seguito di un incidente automobilistico, interruppe una carriera letteraria che aveva finalmente ottenuto il riconoscimento internazionale grazie all'interesse di James Joyce e alla traduzione francese de "La coscienza di Zeno". La sua opera continua a essere studiata attraverso mappe concettuali che ne evidenziano i temi principali: la crisi dell'individuo nella società moderna, l'importanza dell'autoanalisi e la complessità dei rapporti umani.