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Italo Calvino

12/9/2022

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Italo Calvino
Tra romanzi cavallereschi e narrativa combinatoria
Biografia
- Nasce a Cuba per motivi di lavoro del padre (agronomo), ma a
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Italo Calvino Tra romanzi cavallereschi e narrativa combinatoria Biografia - Nasce a Cuba per motivi di lavoro del padre (agronomo), ma a soli due anni torna con la famiglia a San Remo - Studia agraria all'università di Torino ma deve interrompere gli studi per la Seconda guerra mondiale e partecipa alla Resistenza dopo la guerra si laurea in Lettere e si iscrive al Partito Comunista Italiano - lavora per la casa editrice Einaudi (diventa amico di scrittori come Pavese e Vittorini) OSCAR JUNIOR - raggiunge il successo come scrittore negli anni Cinquanta - Nel 1956, deluso dall'invasione sovietica in Ungheria, lascia il PCI, pur rimanendo di sinistra interessarsi all'Italia (intanto infatti collabora per il Corriere della sera) ITALO CALVINO Il cavaliere inesistente illustrato da Federico Maggioni - Negli anni Sessanta si trasferisce a Parigi, pur continuando ad Opere e poetica Calvino fa parte del NEOREALISMO del secondo dopoguerra, però lo interpreta a suo modo: egli filtra la rappresentazione della realtà attraverso FANTASIA ed IRONIA - nel 1980 torna a Roma con la famiglia - Nel 1985 muore per un'emorragia cerebrale Infatti a) ne " Il sentiero dei nidi di ragno" (1947) rappresenta la guerra e la resistenza attraverso gli occhi di un bambino, Pin b) negli anni '50 scrive una trilogia, "I nostri antenati", i cui racconti inseriscono in un mondo fiabesco riferimenti alla realtà contemporanea all'autore: "Il visconte dimezzato" (1952)= il visconte...

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Susanna, utente iOS

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Didascalia alternativa:

diviso da una palla di cannone in una metà buona ed una cattiva serve per parlare del contrasto USA-URSS della guerra fredda, con la riflessione che non può esistere né il bene assoluto né il male assoluto, perché l'uomo è fatto di entrambe le componenti. Compresenza di due componenti che convivono (ma senza critica politica verso una parte) - "Il barone rampante" (1956)= il barone che fin da bambino, poiché non vuole mangiare le lumache, sale sugli alberi e non ne scende più, pur continuando ad intrattenere rapporti con ciò che succede sulla terra, serve per parlare del ruolo dell'intellettuale secondo Calvino, che non deve farsi troppo coinvolgere da ciò che gli succede intorno pur interessandosene (legato anche al suo distacco dal PCI) - "IL CAVALIERE INESISTENTE" (1959) Agilulfo, cavaliere costituito dalla sola armatura, è inviso agli altri cavalieri di Carlo Magno per la legge di perfezione che lo guida (e che al tempo stesso lo rende inumano). Sul campo di battaglia contro gli infedeli giunge anche il giovane Rambaldo, che vuole vendicarsi del musulmano che ha ucciso suo padre. Caduto in un'imboscata, Rambaldo è salvato dalla bella Bradamante, di cui s'innamora all'istante; Bradamante è però a sua volta innamorata proprio di Agilulfo, e rifiuta quindi il giovane. Il tutto si sblocca quando un giovane, Torrismondo, svela di essere il figlio di Sofronia, la donna che, salvata quindici anni prima da Agilulfo dalle mani di alcuni briganti, era valsa al protagonista il titolo nobiliare per la difesa della sua verginità. Colpito nell'onore (e cioè nella propria identità di cavaliere) Agilulfo parte alla ricerca della donna per scoprire la verità, seguito a ruota da Bradamante, Rambaldo e Torrismondo, che vuole ritrovare il padre, membro del fantomatico Sacro Ordine dei Cavalieri del Graal. seguito, Torrismondo scopre che in realtà i Cavalieri del Graal non sono affatto i paladini che si aspettava e che anzi opprimono i contadini con pesanti tributi. Dopo che il "cavaliere inesistente" ha recuperato Sofronia e l'ha condotta al campo dei Franchi, Torrismondo, nel frattempo innamoratosi perdutamente di lei, scopre di non essere suo figlio ma suo fratellastro: i due, sposati al cospetto di Carlo Magno, possono regnare felicemente. Agilulfo invece non viene a conoscenza della verità: credendo di aver ormai perso l'onore, scompare cedendo a Rambaldo la propria armatura. Anche Bradamante rivela infine la propria identità: ella altro non è che suor Teodora, narratrice delle vicende, che alla fine Rambaldo porterà via con sé dal monastero. Calvino in questo libro riprende con IRONIA i temi di CHANSONS DE GESTE guerra ma è vuota routine, senza più ideali, senza valori (inutile rassegna dei cavalieri, solo burocrazia) per parlare della società di massa degli anni Cinquanta, senza più i valori dei partigiani ROMANZI CAVALLERESCHI avventura e amore viene ripreso l'inseguimento d'amore di Boiardo e Ariosto in un mondo come LABIRINTO (Calvino infatti amò molto "L'Orlando furioso") Agilulfo, dice Calvino, ha "i lineamenti psicologici d'un tipo umano molto diffuso in tutti gli ambienti della nostra società", è "l'uomo artificiale", privo di individualità, capace solo di "funzionare astrattamente", che esiste nello svolgimento delle proprie azioni meccaniche, burocratiche, ma fermandosi alla forma. L'opposto è Gurdulù, che c'è ma non lo sa e si identifica in tutto ciò che vede (come l'uomo omologato della società di massa). La via di mezzo è Rambaldo: confuso, vorrebbe vivere di ideali, vorrebbe vendicare l'onore del padre, ha come modello Agilulfo, ma diversamente da lui alla fine accetta di vivere nella realtà così com'è e va a prendersi l'amata Bradamante. Illusione degli ideali della resistenza nella società di massa. Sulla visione del mondo come labirinto Calvino rifletté molto scrisse "Il castello dei destini incrociati" (1973) che evoca l'Orlando furioso e un saggio, "La sfida al labirinto" (1962). Ma, identificando l'insensatezza del labirinto della nostra vita con un inferno, la conclusione della sua riflessione può essere riassunta in questa frase, fiduciosa in un lieto fine (come ne "Il cavaliere inesistente") e in un senso, nonostante tutto: << L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. »> È tratta da "Le città invisibili" (1972), in cui Marco Polo descrive al Gran Khan tutte le città del suo impero che per conto del re ha visitato. Ma forse, gli dice alla fine, se le è inventate tutte, o forse loro stessi non esistono e sono il sogno di qualcun altro= è labile, fragile il confine tra la realtà e la parola che la inventa, l'immaginazione. Cosa è vero di ciò che racconto? "KUBLAI: -Non so quando hai avuto il tempo di visitare i paesi che mi descrivi. A me sembra che tu non ti sia mai mosso da questo giardino. POLO: Ogni cosa che vedo e faccio prende senso in uno spazio della mente dove regna la stessa calma di qui, la stessa penombra, lo stesso silenzio percorso da fruscii di foglie. Nel momento in cui mi concentro a riflettere, mi ritrovo sempre in questo giardino, a quest'ora della sera, al tuo augusto cospetto, pur seguitando senza un attimo di sosta a risalire un fiume verde di coccodrilli o a contare i barili di pesce salato che calano nella stiva. KUBLAI: -Neanch'io sono sicuro di essere qui, a passeggiare tra le fontane di porfido, ascoltando l'eco degli zampilli, e non a cavalcare incrostato di sudore e di sangue alla testa del mio esercito, conquistando i paesi che tu dovrai descrivere, o a mozzare le dita degli assalitori che scalano le mura di una fortezza assediata. POLO: - Forse questo giardino esiste solo all'ombra delle nostre palpebre abbassate, e mai abbiamo interrotto, tu di sollevare polvere sui campi di battaglia, io di contrattare sacchi di pepe in lontani mercati, ma ogni volta che socchiudiamo gli occhi in mezzo al frastuono e alla calca ci è concesso di ritirarci qui vestiti di chimoni di seta, a considerare quello che stiamo vedendo e vivendo, a tirare le somme, a contemplare di lontano. KUBLAI: - Forse questo nostro dialogo si sta svolgendo tra due straccioni soprannominati Cablai Kan e Marco Polo, che stanno rovistando in uno scarico di spazzatura, ammucchiando rottami arrugginiti, brandelli di stoffa, cartaccia, e ubriachi per pochi sorsi di cattivo vino vedono intorno a loro splendere tutti i tesori dell'Oriente POLO: - Forse del mondo è rimasto un terreno vago ricoperto da immondezzai, e il giardino pensile della reggia del Gran Kan. Sono le nostre palpebre che li separano, ma non si sa quale è dentro e quale è fuori" Negli anni Sessanta, infatti, Calvino si avvicina al tema della letteratura come artificio e gioco combinatorio: partecipa a gruppo di scrittori che inaugurano a Parigi la NARRATIVA COMBINATORIA, i cui principali esponenti sono di Raymond Queneau e Georges Perec (esponenti di un gruppo chiamato OULIPO, acronimo di "Officina di letteratura potenziale"). La letteratura scaturisce da una pura combinazione formale, è puro meccanismo, gioco artificioso che ha soppiantato la realtà, sfruttamento delle potenzialità della lingua attraverso delle regole rigide e matematiche prefissate prima della stesura. Combinatoria fattoriale Marc Saporta, Composizione n. 1 (1961) Opera con 143 pagine che si mescolano come un mazzo di carte. "TANTI ROMANZI QUANTI SONO I LETTORI" Permutazione di 143 elementi: 143! possibili romanzi, cioè circa 2,69 × 10245 1. Volete conoscere la storia dei tre arzilli piselli? Se sì, passate al n. 4. Se no, passate al n. 2. 2. Preferite quella delle tre pertiche smilze? Questi scrittori sono attratti dall'idea di scomporre e ricomporre a proprio piacimento gli elementi del linguaggio e delle strutture narrative, tentando anche bizzarri esperimenti. Georges Perec ad esempio pubblica addirittura un romanzo poliziesco di trecento pagine, "La sparizione", nel quale non compare mai, in nessuna parola la lettera "e" (che è appunto ciò che è sparito). lettore più che ai suoi sentimenti, suscitando curiosità e partecipazione intellettuale. Uno dei precursori dei romanzi a struttura combinatoria è "Un racconto a modo vostro" appunto di Raymond Queneau, che si ispira, per ammissione del suo autore, alle istruzioni destinate ai computer oppure all'insegnamento programmato. L'incipit è questo: Se sì, passate al n. 16. Se no, passate al n. 3. 3. Preferite quella dei tre mediocri arbusti? 10 Se sì, passate al n. 17. Se no, passate al n. 21. L'obiettivo degli scrittori che si richiamano a questo gioco combinatorio è quello di rivolgersi direttamente all'intelligenza del Il testo si sviluppa con una struttura a grafo o diagramma di flusso (flowchart), un diagramma generalmente impiegato nella scrittura di programmi per computer, che permette di raffigurare graficamente le diverse sequenze di una procedura. Oppure rientrano in questo tipo i racconti dentro altri racconti, i cosiddetti racconti telescopici, come "La vita istruzione per l'uso" (1978) di Georges Perec, che descrive un condominio di 10 piani, ciascuno con 10 stanze: ci sono perciò 100 luoghi da descrivere nei singoli capitoli corrispondenti a una scacchiera 10 per 10; ogni stanza contiene un personaggio che compie un'azione e ci sono 10 tipologie di personaggi e 10 di azioni. HEL LE JUGEMENT. XVILL LA LUNE. LA PAPESSE. Tornando a Calvino, l'esempio più emblematico di narrativa combinatoria è il già nominato "Castello dei destini incrociati", il cui percorso narrativo nasce dalla combinazione dei tarocchi attraverso cui dei viandanti che hanno perso l'uso della parola raccontano la propria storia. Le storie nascono dalla disposizione casuale delle carte. L'ultimo racconto compiuto di Calvino è "Palomar" (1983), personaggio osservatore e taciturno che accompagna il lettore ad andare oltre la superficie per provare a cogliere il senso della realtà. L'aspetto più semplice della tecnica combinatoria dell'opera è il fatto che | 27 testi sono divisi secondo una disposizione matematica di 3 elementi a 3 a 3. Vuole scoprire le regole dietro ogni mistero naturale. Infatti, Il nome del personaggio "osservatore" evoca, con sfumatura ironica, il famoso osservatorio astronomico californiano di Mount Palomar che ospita il potentissimo telescopio Hale di 5 metri di apertura. In "La contemplazione delle stelle", Palomar vorrebbe trovare uno schema razionale in cui inserire la visione del cielo notturno, per cui si procura ben quattro mappe astronomiche. Tuttavia, per consultarle nel buio della notte, deve illuminarle con la lampadina tascabile, deve togliersi gli occhiali da miope, e comunque risulta difficile «<leggere i nomi delle stelle scritti in nero sul fondo blu»>, poi deve rimettersi gli occhiali e aspettare qualche secondo perché il suo cristallino metta a fuoco quei puntini luminosi nel cielo nero. Eppure, egli sente il bisogno di «staccarsi dalla Terra, luogo delle complicazioni superflue e delle approssimazioni confuse» per rivolgersi << all'esatta geometria degli spazi siderei», ma dinanzi al firmamento tutto sembra sfuggirgli perché egli non riesce a ricavare «nessuna idea di dimensioni o di distanza». Siamo in una fase in cui non c'è più il positivismo, quindi Calvino conclude il suo percorso narrativo in una forma più pessimista La contemplazione del cielo stellato si conclude con uno scacco per il signor Palomar che si trova circondato da una piccola folla che osserva le sue mosse «come le convulsioni di un demente». Il tentativo di tracciare una mappa del labirinto si dimostra fallimentare perché è impossibile orientarsi nel cielo come nella vita, che rivela in pieno la sua assurdità. http://digilander.libero.it/myrddin_emrys/Italo_Calvino.pdf La poetica di Calvino si chiude sull'abbandono pessimista delle aperture fiduciose del passato.