La vita e il pensiero di Leopardi
Giacomo Leopardi nasce nel 1798 a Recanati, una cittadina delle Marche che lui stesso definirà un "borgo selvaggio". I suoi genitori, il conte Monaldo e Adelaide Antici, gli impongono un'educazione austera e lo tengono isolato dal mondo esterno per paura che venga "contaminato" dalle idee moderne dell'epoca.
Questo isolamento però diventa per Giacomo un'opportunità straordinaria: si forma da autodidatta nella ricca biblioteca paterna, diventando un filologo di livello europeo. Studia lingue antiche (latino, greco, ebraico) con una passione che lui stesso definisce "studio matto e disperatissimo" - ma questo impegno eccessivo lo segna fisicamente, causandogli problemi di vista e deformazioni alla schiena.
Nel 1819 tenta la fuga da Recanati per andare a Roma, ma si rende conto che il problema non è il luogo: è il suo mal di vivere. Dopo vari soggiorni a Milano, Bologna, Firenze e infine Napoli, dove muore nel 1837, Leopardi sviluppa la sua filosofia pessimistica attraverso due fasi principali.
Il pessimismo storico vede la natura come madre benigna che donava agli antichi immaginazione e illusioni, poi distrutte dal progresso e dalla ragione. Il pessimismo cosmico, invece, considera la natura come matrigna indifferente: l'uomo non è mai stato felice e l'infelicità è una condizione inevitabile di ogni essere vivente.
Ricorda: Per Leopardi la poesia diventa l'unico modo per soddisfare temporaneamente il nostro bisogno infinito di piacere attraverso l'immaginazione.