Il gregge beato e il tedio umano
Ora il pastore abbassa lo sguardo e scopre una verità che lo tormenta. Il suo gregge è beato perché non conosce la propria miseria, mentre lui prova un'invidia profonda per questa inconsapevolezza.
Gli animali, quando si riposano all'ombra sull'erba, sono quieti e contenti. Il pastore invece, nella stessa identica situazione, sente un fastidio ingombrargli la mente e uno sprone che lo punge. È il tedio esistenziale, quella noia profonda che solo l'uomo può provare.
La differenza è cruciale: l'uomo vive secondo il libero arbitrio, non seguendo ciecamente l'istinto naturale. Questa capacità di riflettere è insieme la sua grandezza e la sua condanna.
Nell'ultima strofa il pastore formula due ipotesi: forse se avesse le ali per volar su le nubi o se fosse un altro essere, sarebbe più felice. Ma subito si corregge con una delle frasi più memorabili del componimento.
💡 Attenzione: La dignità dell'uomo sta proprio nella sua posizione intermedia - non in alto come gli astri, ma neanche in basso come gli animali.