La Poetica dell'Impersonalità di Giovanni Verga
Il concetto di impersonalità rappresenta il fulcro della poetica verghiana, sviluppata nel contesto della letteratura scapigliatura nel nord Italia. Questa tecnica narrativa innovativa emerge in un momento cruciale del contesto storico post-unitario italiano, caratterizzato dalla questione meridionale e analfabetismo.
L'impersonalità verghiana si manifesta attraverso l'eclissi dell'autore e il fenomeno della regressione. Il narratore scompare completamente dall'opera, evitando qualsiasi giudizio o commento diretto sui fatti narrati. Questo approccio si differenzia nettamente dal narratore onnisciente tipico del romanzo romantico, come quello dei Promessi Sposi di Manzoni.
Definizione: L'impersonalità verghiana consiste nella rappresentazione artistica che deve possedere "l'efficacia dell'essere stato", conferendo al racconto l'impronta di cosa realmente accaduta attraverso "documenti umani".
La tecnica dell'impersonalità si realizza attraverso specifici accorgimenti narrativi. Il lettore viene immerso direttamente negli eventi, senza spiegazioni preliminari. I personaggi si rivelano gradualmente attraverso le loro azioni e parole, creando quella che Verga definisce "l'illusione completa della realtà". Il linguaggio stesso diventa strumento di questa tecnica, adottando forme dialettali e popolari che riflettono autenticamente il mondo rappresentato.
Esempio: In "Rosso Malpelo", l'inizio della novella esemplifica perfettamente questa tecnica: "Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo". Questa logica riflette una visione popolare e superstiziosa, non quella dell'autore colto.