Le Operette morali e i testi filosofici
Le Operette morali (1824-1834) realizzano il progetto di usare il ridicolo come strumento filosofico, accanto ad affetto (lirica) e ragione (trattati). Leopardi prende a modello Luciano di Samosata per i dialoghi ironici.
La forma dialogica affida la parola a personaggi mitici, storici o simbolici. L'ironia e la leggerezza non sminuiscono la serietà degli intenti filosofici, ma li rendono più efficaci nella critica ai pregiudizi dell'epoca.
I temi sono quelli del pessimismo leopardiano: natura ostile, impossibilità della felicità, dominio di noia e dolore. Tuttavia lo stile mantiene lucidità che evita l'oppressione e permette visione critica del reale.
Il Dialogo della Natura e di un Islandese mostra sdegno verso la crudeltà del mondo, mentre il Dialogo di Plotino e di Porfirio anticipa la svolta solidale della Ginestra.
💡 Strategia compositiva: L'ironia non è cinismo, ma strumento per rendere sopportabile e comprensibile la verità dolorosa dell'esistenza.
Lo Zibaldone documenta l'evoluzione del pensiero attraverso riflessioni su piacere, immaginazione, memoria e indefinito. La teoria del piacere spiega perché desideriamo l'infinito ma otteniamo solo il finito.