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Giacomo Leopardi: Vita ed Opere

21/9/2022

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Leopardi visse nell'ultimo secolo dell'ottocento, vivendo tra il neoclassico e il
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Giacomo Leopardi: Vita ed Opere Leopardi visse nell'ultimo secolo dell'ottocento, vivendo tra il neoclassico e il romanticismo; a porre fine alla sua vita furono diversi fattori tra cui la tubercolosi tant'è che morì nel 1837 a Napoli a 35 anni. Giacomo Leopardi nacque il 29 Giugno 1798 a Recanati, un paesino delle marche, appartenere allo stato pontificio. Un territorio in cui tutte le notizie erano sottoposte a revisione e difficilmente i cittadini ne venivano a conoscenza. Il padre conte Monaldo e la madre Adelaide Antici contribuirono con la biblioteca di casa alla formazione di Giacomo, e proprio quello studio matto e disperatissimo di cui lui stesso ci parla avvenne nello studio del padre. La madre, Adelaide Antici, era bigotta tant'è che vietava a Giacomo di calpestare le fughe del pavimento che andavano a formare una "x" perché portavano disgrazie. Nell'esaminare le sue opere noteremo che i luoghi descritti nelle opere non sono realmente visti da Giacomo ma che sono frutto di ciò che aveva studiato sui libri del padre. I suoi amici erano il Giordano e il Ranieri: il primo andò addirittura ad Incontrarlo a Recanati. 702 LE CONVERSIONI 1 Nel periodo che và dal 1815 al 1818 avvennero le cosiddette "conversioni leopardiane" ovvero quelle letterarie in cui si nota un passaggio dall'erudizione e della filologia (studio dei testi) alla poesia; la conversione filosofica segna...

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Didascalia alternativa:

il passaggio dalla fede religiosa all'ateismo e al materialismo (dottrina filosofica secondo la quale ciò che avviene nell'universo è dovuto a degli stati della materia sostenendo che tutto avviene secondo un'ordine puramente casuale negando l'esistenza di una presenza superiore); la conversione politica invece segna l'adesione alle idee democratiche e non sostenendo quelle rivoluzionarie del padre. Non ebbe una vita sociale per così dire "normale" poiché oltre ai suoi amici, Silvia e i genitori non conobbe nessun'altro, arrivando a considerare le donne frivole e amanti della bella vita e gli uomini meschini. Leopardi al pari di Goethe e di Foscolo con Jacopo Ortis, aveva sviluppato l'idea di un romanzo autobiografico, che si sarebbe dovuto incentrare su una vicenda intima. IL PESSIMISMO LEOPARDIANO 2 La genesi filosofica di Leopardi trae origine dalla concezione meccanicistica del mondo, secondo cui è governato dalle leggi meccaniche. anche l'uomo è soggetto alle leggi di trasformazione della materia e afferma che non è solo una creatura debole e indifesa che si ammala dopo una vita di sofferenza, ma è anche un essere insignificante che, se scomparisse non si turberebbe. leopardi, mette in risalto l'indifferenza della natura nei confronti dell'uomo. Tale concezione per l'autore è motivo di tristezza e pessimismo. La genesi emotiva si sviluppa dal proprio dramma adolescenziale e si verificò con i primi "urti" con la realtà che si dimostrò diversa da quella che si era prefigurato. Questo periodo per i giovani viene a costituire una breve fase della vita, per Leopardi non fu così poiché a causa della rigidità familiare fu condannato all'isolamento, nel corso degli anni questa riservatezza crebbe e arrivo ad elaborare una concezione pessimistica della vita. La genesi storica portò Leopardi all'intuizione dei risvolti negativi della Restaurazione e della civiltà borghese dell'800: l'egoismo, l'ipocrisia, la corruzione e l'alienazione, tutti elementi che riducevano gli umili e i deboli in schiavitù, condannandoli all'infelicità e al dolore. Nella "Ginestra" propose un rimedio indicando l'ideale di umanità rinnovata. Gli studiosi hanno distinto tre aspetti del pessimismo Leopardiano: Il Pessimismo Personale e soggettivo sorge quando il poeta era ancora nella fase adolescenziale e si sente già escluso dalla gioia di vivere che ,invece, vede riflessa negli altri. A determinare questo sentimento di infelicità concorrono diverse cause, prime fra tutte l'ambiente familiare e si aggiungono una delicatissima sensibilità d'animo e sofferenze fisiche di una salute cagionevole. Purtroppo qui si attribuiscono i sette anni di studio matto e disperatissimo. Il Pessimismo storico o progressivo, delineato da Leopardi, indica che la felicità degli altri sia solo apparente e che la vita umana non ha uno scopo per cui vale la pena lottare perchè è tutto falso (la religione, l'amore e la virtù) dal momento che gli uomini sono condannati all'infelicità. Indagando sulla causa di questa infelicità umana, il poeta riprende Rousseau e afferma che gli uomini furono felici solamente nell'età primitiva, quando vivevano nello stato di natura, dove il conflitto tra le classi sociali era inesistente poiché ogni uomo aveva gli stessi mezzi. Gli uomini, però, decisero di uscire da questo stato di natura servendosi della ragione; ma questa ricerca portò l'uomo alla scoperta del male, del dolore e dell'infelicità. Leopardi, sostenne che, la storia degli uomini non è progresso ma solo decadenza da uno stato di inconscia felicità ad uno stato di consapevole dolore scoperto dalla ragione. Si segnò così il passaggio da un'età in cui il mondo è pieno d'incanto e promesse all'età della ragione definito arido vero. La nostra ragione è colpevole della nostra infelicità in contrasto con la natura. 3 Il Pessimismo Cosmico viene definito anche "doglia mondiale". Leopardi concentrò la sua vita ad approfondire le cause del dolore umano, concludendo, che la causa di esso è proprio la natura, in quanto ha creato l'uomo con un profondo senso di felicità, sapendo che non l'avrebbe mai raggiunta. Leopardi, attuò una duplice visione della natura: da un lato nè avverte il fascino e la bellezza e dall'altro la delusione e la malvagità, arrivando a considerarla, una madre benigna e allo stesso tempo una matrigna crudele e indifferente ai dolori dell'umanità. Conseguenza del pessimismo cosmico è il Taedium Vitae cioè la noia, la stanchezza della vita, che nello Zibaldone definisce il più nobile dei sentimenti umani. La conclusione del pessimismo Leopardiano è rappresentata dal suicidio (Jacopo Ortis foscolo) anche se il poeta condanna il suicidio riconoscendo la tendenza umana alla conservazione; per liberarsi dall'istinto della noia l'uomo deve porsi un fine. Negli scritti e nelle poesie di Leopardi si risente in motivo delle illusioni che definisce Ameni inganni o compagni della verde etate; la ragione ci dice che esse sono ingannevoli e vuote, tuttavia abbelliscono la vita dei fanciulli e ritornano dolci e care, nel ricordo degli adulti. Il pessimismo leopardiano, tuttavia, esercita uno strano fascino sull'animo dei giovani perché esso non abbatte né deprime i sogni e le speranze dei fanciulli, invitando tutti ad accettare la propria vita. Nella poetica Leopardiana si distinguono Due momenti: il primo caratterizzato dalla poetica classica e il secondo dalla poetica romantica. Il primo momento risale alla polemica sorta tra i classicisti e romantici, Leopardi nel frattempo aveva indirizzato una lettera alla Biblioteca italiana (rivista culturale del tempo) in cui difendeva il classicismo Omeriano, ovvero, il classicismo primitivo rifiutando le altre correnti classiche basate sull'imitazione degli altri autori. Leopardi rifiutando il classicismo appoggiava inconsapevolmente i romantici che esaltano la poetica; la seconda fase nasce dalla sua distinzione tra poesia di immaginazione e sentimento. Nella seconda fase Leopardi opera una distinzione tra: La poesia di immaginazione che è ricca di miti e fantasie, quindi la poesia autentica, mentre, la poesia di sentimento risulta la più moderna. Il poeta si servirà della tecnica classica per esprimerne e rendere più suggestivo un contenuto arido, nella maggior parte dei casi canzoni civili (Angelo dei, Italia) e nelle operette morali si rintraccia questa poesia classica. Nella poesia di sentimento ci deve essere la pura espressione di cuore, senza congetture e si rinviene nei più piccoli e grandi idilli (sabato del villaggio). LA PRODUZIONE LETTERARIA per quanto concerne la produzione letteraria abbiamo due grandi filoni: Le opere in prosa (zibaldone, pensieri, epistolario, operette morali) Le opere in versi Lo Zibaldone è una raccolta di appunti che non era nata per essere pubblicata, tratta argomenti di varia natura, cioè un colloquio con se stesso perché troviamo anche i propri sfoghi. Viene composto dal 1817 al 1832 esso è divenuta una fonte essenziale per gli studiosi perché in alcune pagine, erano presenti gli spunti per le liriche. comprende circa 4550 pagine e addirittura venne suddiviso in sette unità. Venne pubblicato postumo ovvero dopo il centenario della nascita del poeta su commissione di un gruppo di intellettuali il cui capo era Giosuè Carducci. 5 I Pensieri sono nati con l'intento di essere pubblicati, ma non ha fatto in tempo a causa della sua morte prematura, perciò anche se vennero pubblicati postumi punto sono 111 e tra cui troviamo la concezione pessimistica leopardiana e vengono pubblicati dall'amico Ranieri. L'epistolario è un insieme di 900 lettere ed è considerato uno dei più belli epistolari delle letteratura italiana, proprio per l'intensità dei sentimenti, per la chiarezza con la quale vengono esposti i temi ed stato pubblicato quando era ancora in vita. Le operette morali sono 24 e sono suddivisi in due parti: 17 sono in forma dialogica, il resto invece è in forma argomentativa. Sono tutte in prosa e vengono pubblicate nel 1824. Il modello è stato ripreso da Luciano di Samosata, uno scrittore greco, perché le operette morali sono in forma satirica gli argomenti sono una miseria umana, la condizione dolorosa della vita e gli inganni e riprende anche la visione meccanicistica della natura. al loro interno ci sono diversi argomenti, tra gli intellettuali sorse però un problema dei punti ovvero se ci sia unità all'interno dell'opera, sostenendo che se ci fosse si tratterebbe solo di un'unità estetica. Mentre la genesi fu composta per motivi sia morali che letterari.per quanto riguarda il piano morale hanno un intento didascalico, ovvero, fornire un insegnamento. insegnando all'uomo a non illudersi della grandezza del genere umano e considerare la nostra condizione di debolezza e miseria. invece, sul piano letterario, a un intento poetico infatti lui stesso le descrive poesie in prosa. Queste opere morali sono modellate proprio secondo l'insegnamento che gli aveva impartito il Giordani, anche la prosa era proprio quella del '300 e del '500 tecnicamente perfetta. LA LIRICA La produzione letteraria in versi viene divisa in 4 macro periodi: Quello giovanile che va dal 1818, il secondo periodo contraddistinto dalle opere civili (l'italia ecc), filosofiche nonché idilli e copre il periodo dal 1818 al 1823; il terzo contrassegnato dalla produzione dei grandi idilli dal 1828 al 1830, mentre, l'ultimo periodo è caratterizzato dal ciclo di aspasia che copre il periodo che và dal 1831 alla morte nel 1837. Per quanto concerne l'aspetto le poesie del primo periodo hanno uno scarso valore poetico ma prevale la cura formale, ispirandosi al '500 e al '600, il contenuto è autobiografico, sentimentale e poetico. Nelle composizioni filosofiche prevalgono, appunto, temi filosofici che rendono questi scritti più complessi nei quali elabora che l'angoscia appartiene alla comunità e non al singolo individuo. 6 Il secondo periodo è caratterizzato da canzoni a tema politico e civile mentre temi come il sentimentalismo non vengono inseriti in tali composizioni ma vengono narrati temi patriottici e nazionalisti (l'italia era ancora suddivisa, non si era raggiunta l'unificazione). Le canzoni politiche e civili miravano a rendere i cittadini partecipi nonché a provare amore per la patria. Tutte queste composizioni sono caratterizzate dal medesimo schema strutturale. il pretesto per cui queste liriche venivano composte era puramente occasionale e sono: all'Italia, sopra il monumento di Dante, Angelo Mai, per le nozze per la sorella Paolina, ad un vincitore nel gioco di un pallone.queste opere esprimono una forte nostalgia per il passato, inizialmente erano il frutto dell'amicizia col Giordani e pertanto appartengono al periodo della conversione politica di Leopardi. Quelle filosofiche sono più elaborate e arricchite da elementi retorici, tra le liriche che abbiamo esaminato prevale il sentimento, mentre, i Piccoli idilli sono stati composti nel periodo più felice della sua poetica. I modelli erano Mosco e Teocrito, che si discostavano dall'idillio tradizionale concentrato sulla sfera personale egli stesso lo definisce come una "situazione dello spirito" suscitato dalla natura e dalla sua contemplazione verso essa. I Piccoli idilli sono: l'infinito, la sera del dì di festa, alla luna, il sogno, la vita solitaria e il frammento. Costituiscono il primo tentativo di creare una poesia pura, priva di elementi intellettuali. Vengono scritte dal 1824 al 1828 e sono opere in prosa segnando il passaggio dal pessimismo soggettivo a quello cosmico e spostando la meditazione sul dolore universale. Il terzo periodo inizia nel 1828, in questa fase scrive: i grandi idilli, a Silvia, le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, il passero solitario e il sabato del villaggio. L'importanza dei grandi idilli consiste nel mettere in pratica una lirica pura, utilizzando diversi metri, ed un linguaggio vario la cui principale caratteristica sono le forme sintattiche riprese del lessico Quotidiano. La critica sostiene che ci sono delle liriche in cui avviene la svolta leopardiana, ovvero la politica nuova dell'anti lillio. la poetica dell'idillio era incentrata sulla rievocazione del passato e utilizza un linguaggio , appunto, idillico. 7 Il quarto periodo costituisce l'ultima fase della letteratura leopardiana ed è caratterizzato dal ciclo di Aspasia. Invece, le composizioni dell'ultimo periodo ci presentano Leopardi diverso, più ironico, più polemico, meno nostalgico del passato cioè si pone davanti al destino con un atteggiamento di sfida. La poetica dell'ultimo periodo comprende cinque canti ispirati alla signora cortigiana, per la quale visse una traumatica vicenda d'amore: Fanny Targioni Tozzetti. Le poesie che compongono questo ciclo sono: il pensiero dominante, amore e morte, consolavo, a se stesso e Aspasia. I primi tre componimenti contenevano il sentimento dell'amore mentre a se stesso è una lirica in cui si vede la delusione, in fine Aspasia fu composta a Napoli e venne descritta come la vendetta a Fanny che aveva tenuto comportamenti spregevoli nei confronti del poeta. LIRICHE DURANTE IL PERIODO NAPOLETANO PALINODIA → opera in cui fa finta di accettare la teoria del progresso NUOVI CREDENTI → polemiche le correnti spirituali PARALIPOMENI DELLA BATRACOMIOMACHIA → poemetto in cui ironizza e schernisce i moti liberali del 20 e 21. L'ultima parte è caratterizzata da due liriche fondamentali: La ginestra è il tramonto della luna. 8 La critica letteraria ha definito "La ginestra" come il capolavoro dell'Anti-idillio poiché contiene un messaggio sociale, invitando gli uomini verso la solidarietà e La fratellanza. il poeta Ci esorta ad essere solidali affinché si possa costruire un mondo nuovo. L'idea di comporre quest'opera la riprende da un particolare realistico poiché essendo ospite della villa dei conti Ferrigni (periodo Napolitano) poteva godere di una splendida vista sul mare e sul monte Vesuvio; l'osservazione della ginestra posta sulle pendici del Vesuvio rappresenta il poeta la potenza distruttiva perché nonostante la lava distrugge il vulcano, il fiore riuscì a nascere dalle sue ceneri perciò rappresenta la forza; viene rappresentata di colore giallo è risalta sull'Inter del vulcano. attua così un paragone tra la fragilità della natura umana e la forza della natura. IL TRAMONTO DELLA LUNA. secondo la lirica crociona (di Benedetto Croce) è la migliore di tutte le liriche leopardiane. La luna connota l'oscurità, abbandona così l'uomo e lo lascia senza illusioni, privandolo di tutte le speranze possibili ma nonostante ciò l'uomo deve trovare la forza di poter andare avanti e continuare a vivere. Come in ogni opera è sempre presente l'esaltazione dell'infelicità umana ed il dolore che si può superare solo con la solidarietà mentre La fratellanza con la speranza di un futuro migliore. L'INFINITO L'infinito appartiene il secondo periodo della poetica leopardiana (1818-1821). Per quanto concerne l'aspetto formale si tratta di un componimento in 15 versi in endecasillabi sciolti (11 versi senza rima e all'incirca 12 enjambement). Nell'opera troviamo l'esaltazione del Caro colle che sorge verso Recanati (il monte tabor) su cui era solito rifugiarsi per contemplare e riflettere. Alle pendici del colle sorgeva una siepe che impediva la vista del paesaggio più lontano. Per Leopardi ogni limite è una sfida quindi immaginò un mondo oltre la siepe, anzi, supera i confini e pensa all'infinito dell'universo; il rumore del vento fra i rami delle siepe ricorda al poeta il momento che stava vivendo. Inoltre ripensa all'età trascorsa ma si proietta anche all'eterno, l'infinito costituisce un trauma per il poeta ma allo stesso tempo è un qualcosa di dolce. la poesia può essere suddivisa in due parti: Vv. 1-8 → infinito spaziale Vv. 9-15 → infinito temporale E pertanto viene a costituire un epillio. L'epillio è un breve componimento di origine greca, i cui argomenti possono essere pastorali e naturalistici. 9 La forma è prevalentemente dialogica mediante la quale il compositore del brano si rivolge a più di una persona o ad un oggetto della natura. Però i poeti precedenti utilizzavano l'idillio osservando la natura con gli occhi della fantasia per poi modificarla e personificarla, mentre Leopardi guarda la natura come se volesse rinnovarla pertanto la sua poesia è più sentimentale. ALLA LUNA È un breve componimento in 15 versi endecasillabi come l'infinito fu composto nel 1819 anche se la datazione è incerta, pertanto non sappiamo se sia stato composto prima o dopo l'infinito. Il titolo originario era "la ricordanza" che poi viene trasformato al plurale "le ricordanze" attribuito ad un'altra opera, il titolo attualmente in uso, cioè, alla luna rappresenta la contemplazione della sua poetica. Il tema dominante è il ricordo che provoca un senso di piacere. La luna viene descritta e osservata attraverso la finestra della stanza dell'autore, ma alcuni studiosi sostengono che essa venne osservata quando Leopardi si trovava sul Monte tabor. Mentre la osserva, i suoi occhi si ricoprivano di pianto per l'angoscia che opprime Leopardi ed è una sorta di travaglio intimo. Leopardi in merito al suo travaglio intimo riflette afferma che nulla è cambiato ed è tutto lo stesso, però il ricordo del passato suscita e lui uno stato di piacere. Ma con «il naufragar m'è dolce in questo mare» riaffiora il passato triste che allo stesso tempo provoca piacere ma subentra il tempo che lenisce tutte le ferite, e quindi il ricordo che un tempo era triste, ora risulta gradevole. Nella prima parte della composizione emerge il passato, la malinconia e l'angoscia, nella seconda domina il ricordo. LEOPARDI E FOSCOLO A CONFRONTO. 10 il Leopardi, come già il Foscolo, affronta nelle sue opere il problema della fine e del significato della vita umana, ma diverso è l'atteggiamento che i due poeti assumono. Entrambi, credono come gli illuministi che il mondo sia governato da leggi meccaniche, ma contemporaneamente si ribellano a tale teoria, rifugiandosi nelle illusioni. Leopardi però, crede che le illusioni siano l'unica forza primigena della vita umana, ma allo stesso tempo le distrugge, dimostrando che durano solo finché l'uomo non conosce la realtà delle cose negando l'esistenza le delusioni; così finisce per chiudersi nello sconforto e nel pensiero che nulla esiste al mondo se non il dolore e l'infelicità. Per il Foscolo esiste una forza, la natura che si opprime e ci trascina nel nulla, ma la poesia è più potente e può far sopravvivere nel ricordo dei vivi le opere degli uomini illustri. Leopardi riprende il tema pessimistico della natura malvagia e soprattutto nemica degli uomini, dimostrando che anche se l'uomo tentasse di ribellarsi finirebbe per essere sempre perdente. Il poeta perciò canta la bellezza, la gloria, l'amore e le virtù come beni desiderati dall'uomo.