Dal pessimismo alla solidarietà umana
Nella fase matura del suo pensiero, Leopardi concepisce la natura come una forza indifferente e crudele. Nel "Dialogo della Natura e di un Islandese" (1824), la natura appare come una matrigna che divora la propria prole, completamente indifferente alle sofferenze umane.
Il dolore, secondo questa visione, non è più una semplice assenza di piacere, ma un tormento materiale dovuto a danni esterni e una legge essenziale alla perpetuazione della vita. Questo cambio di prospettiva porta a un rovesciamento nei rapporti tra natura e civiltà: la ragione e la civiltà, prima considerate negative perché allontanavano dalle illusioni naturali, vengono ora rivalutate perché svelano all'uomo "l'arido vero" e lo spronano ad accettare con dignità la propria sorte infelice.
Anche la distinzione tra antichi e moderni si complica: grazie alla lettura degli scettici greci, Leopardi comprende che la felicità non è mai esistita. Gli antichi erano infelici quanto i moderni, e quindi l'infelicità umana non deriva dagli effetti negativi della civiltà o dalla degradazione del presente, ma è una condizione universale.
💡 Leopardi sostiene che l'uomo debba accettare "l'arido vero" senza illusioni o mistificazioni. Questa lucidità intellettuale, lungi dal portare alla disperazione, diventa la base per una nuova forma di dignità umana.
Negli ultimi anni della sua vita, Leopardi sviluppa un atteggiamento che potremmo definire "titanismo eroico". Pur riconoscendo l'inevitabilità del dolore umano, il poeta non si abbandona alla disperazione, ma afferma il valore dell'intelletto e dell'arte come forme di resistenza. Usa l'ironia e la satira come armi contro l'ipocrisia della cultura contemporanea, mostrando un coraggio che "toglie la maschera alla finzione".
Allo stesso tempo, il suo atteggiamento verso l'umanità diventa più compassionevole: pur accusando la natura come artefice ultima del male, affranca tutti gli esseri umani dalla responsabilità delle loro sofferenze, proponendo una visione di solidarietà e fratellanza di fronte al destino comune.