L'Infinito: Analisi del Capolavoro
L'Infinito è il primo grande idillio di Leopardi, composto nel 1819 quando tenta la fuga da Recanati. È formato da 15 endecasillabi sciolti e rappresenta perfettamente la sua poetica del "vago e indefinito".
La situazione: Leopardi è chiuso in camera come punizione. Dalla finestra vede il monte Tabor vicino a Recanati, ma una siepe gli impedisce di vedere oltre. Si siede, osserva e inizia a immaginare.
Prima parte (vista): Non vedendo cosa c'è oltre la siepe, Leopardi immagina "sovrumani silenzi e profondissima quiete". L'immaginazione è così intensa che quasi si spaventa - il cuore prova sgomento di fronte all'infinito spaziale.
Seconda parte (udito): Il vento che muove le foglie lo riporta alla realtà, ma poi innesca una nuova fantasia sull'infinito temporale - pensa al tempo passato, presente, alle stagioni morte e a quella presente.
Il finale: In questa "immensità" di pensieri Leopardi quasi "annega", ma è felice perché ha superato i limiti della realtà. Il "naufragare" in questo mare di pensieri è dolce.
Elementi chiave: Parole vaghe (ermo, interminati, sovrumani, infinito), elementi naturali (colle, siepe, vento, mare), contrasti lontano/vicino,eterno/stagioni.
Figura retorica fondamentale: L'ossimoro finale "il naufragar m'è dolce" - unisce sofferenza e piacere, mostrando come l'immaginazione possa rendere dolce anche l'esperienza dell'infinito che ci schiaccia.