Le ricordanze: la memoria e il tempo perduto
"Le ricordanze", composto nel periodo dei "grandi idilli", rappresenta una summa tematica ed emotiva della poetica leopardiana, dove si intrecciano i due poli fondamentali del suo immaginario: l'illusione e la disillusione, la giovinezza sognante e l'età adulta disincantata. Il titolo stesso dichiara il tema centrale: la memoria, quella forza interiore che consente al poeta di recuperare, con malinconica consapevolezza, i momenti della giovinezza ormai perduti.
La poesia si apre con un'apostrofe alle stelle dell'Orsa, che il poeta contempla dal giardino di casa, lo stesso luogo dove aveva vissuto da fanciullo e "delle gioie sue visto la fine". Questa apertura immediatamente colloca il componimento tra passato e presente, tra la felicità perduta dell'infanzia e la consapevolezza dolorosa dell'età adulta.
💡 Le immagini vaghe e indefinite – il cielo stellato, la voce lontana delle rane, il vento tra i viali profumati – possiedono secondo Leopardi la massima efficacia poetica proprio perché imprecise, stimolando l'immaginazione.
Leopardi alterna sapientemente strofe dominate dal ricordo e dalla vaghezza con altre in cui prevale il tema del "vero", della verità dolorosa dell'esistenza. Nelle strofe nostalgiche, il poeta evoca le dolci illusioni della giovinezza, le speranze e i sogni che animavano la sua vita. In quelle più amare, invece, riflette sulla sua condizione presente di isolamento a Recanati, "natio borgo selvaggio", tra gente "zotica, vil" che disprezza la cultura e il sapere.
Particolarmente toccante è l'ultima parte del componimento, dedicata a Nerina (altro nome fittizio per Teresa Fattorini), figura femminile che rappresenta la giovinezza e la bellezza perdute. Il poeta le si rivolge direttamente, chiedendole: "Dove sei gita, che qui sola di te la ricordanza trovo, dolcezza mia?". La finestra da cui la fanciulla era solita parlargli è ora deserta, e la sua assenza riempie ogni momento della vita del poeta:
"Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: Nerina mia, per te non torna
Primavera giammai, non torna amore."
"Le ricordanze" si configura così non solo come un poema della memoria, ma anche come testimonianza della frattura insanabile tra ciò che è stato e ciò che è, tra l'immaginazione che un tempo colorava la realtà di promesse e la consapevolezza odierna che ogni bellezza, ogni sogno, erano solo illusioni destinate a spegnersi.