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10/6/2023
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Gabriele D'Annunzio D'Annunzio influenzò la letteratura con la sua produzione sovrabbondante; un influsso altrettanto profondo esercitò sulla politica, poiché elaborò ideologie, atteggiamenti, che furono fatti propri dal fascismo; un'impronta lasciò sul costume, dando vita al fenomeno del dannunzianesimo, che segnò il comportamento di intere generazioni borghesi; ed influenzò il cinema, che ai suoi esordi, fu profondamente dannunziano. Proprio secondo i principi dell'estetismo, bisognava fare della vita "un'opera d'arte" e D'Annunzio si propose questo obbiettivo. Nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia borghese. Esordì, scrivendo un libretto in versi, "Primo vere", che suscitò subito una certa risonanza. A diciotto anni si trasferì a Roma, per frequentare l'università anche se abbandonò presto gli studi preferendo vivere tra salotti e redazioni di giornali. Acquistò subito notorietà in campo letterario, sia attraverso la riproduzione di versi e opere narrative, che spesso suscitavano scandalo per i contenuti erotici, sia per via della sua vita scandalosa fatta di avventure galanti, lusso, duelli. Egli si crea la sua maschera da esteta, d'individuo superiore, che si rifugia in un mondo di pura arte. Questa fase estetizzante attraversò una crisi all'inizio degli anni novanta, riflettendosi anche nella produzione letteraria; cercò di cogliere delle soluzioni, trovandole nel nuovo mito, quello del superuomo, anche se inizialmente restava solo un vagheggiamento fantastico, ed era ispirato...
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da Nietzsche. Nella realtà D'Annunzio mirava al creare l'immagine di una vita eccezionale, creando il proprio mito, e a questo contribuivano anche i suoi amori, come quello per Eleonora Duse. Sebbene disprezzasse il suo tempo, egli era legato alle esigenze del sistema economico: infatti voleva mettersi in primo piano nell'attenzione pubblica. Gli editori gli pagavano somme favolose, ma non erano sufficienti per la sua vita lussuosa. Paradossalmente quindi in culto della bellezza e del superuomo risultavano essere finalizzati al guadagno del denaro e le esigenze di mercato. E ancora, vagheggiava anche sogni di attivismo politico. Infatti nel 1897 intraprese carriera politica divenendo deputato dell'estrema destra, disprezzando i principi democratici di Roma. Anche se nel 1900 passò allo schieramento di sinistra. D'annunzio con la presentazione della "Città morta" si rivolse al teatro, raggiungendo un pubblico molto più vasto rispetto alla semplice scrittura. Poco dopo, per via dei creditori, dovette fuggire dall'Italia e arrivare in Francia, dove si adattò all'ambiente letterario scrivendo anche opere teatrali. Trovò poi l'occasione di tornare in Italia grazie alla prima guerra mondiale. Egli infatti vi partecipò, prima con un'intensa campagna interventista, poi arruolandosi come volontario. Nel dopo guerra sperò di proporsi come duce, ma venne preceduto da Mussolini. Inizialmente il rapporto con il regime fascista non era chiaro e infatti decise di allontanarsi dalla vita politica e rifugiarsi in una villa, "il vittoriale degli italiani" dove restò fino alla sua morte, arrivata nel 1938. L'estetismo e la sua crisi L'esordio letterario avviene sotto il segno di due scrittori: Carducci, dal quale prende spunto per la stesura delle sue primissime opere, come "Canto novo". Oltre alla materia barbara, nel testo trae da Carducci il senso pagano delle cose sane e forti. Ma i temi sono portati al limite estremo, toccando i vertici di una fusione tra io e natura. Non mancano spunti diversi: sociali, momenti di stanchezza e fascino per la morte. Verga, dal quale trae spunto per la stesura del testo "Terra vergine". In particolare, da Verga, riprende la struttura e le tematiche del testo "Vita dei campi", ma mentre Verga cerca i meccanismi della lotta per la vita degli uomini, D'Annunzio presenta un mondo idilliaco, non problematico, usando un erotismo vorace. Sul piano delle tecniche narrative si esprime una continua intromissione della soggettività del narratore. ● Per lui, l'arte è il valore supremo, e ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valori. La vita si sottrae alle leggi del bene e del male e si sottopone solo alla legge del bello, trasformandosi in opera d'arte. Sul piano letterario, tutto ciò dà origine ad un vero e proprio culto religioso dell'arte e della bellezza. La poesia non sembra nascere dall'esperienza vissuta, ma da altra letteratura. Questo personaggio dell'esteta, che si isola dalla realtà meschina della società borghese, in un mondo sublimato di pura arte e bellezza, è una risposta ideologica ai processi sociali in atto nell'Italia postunitaria, i quali, tendevano a declassare e ad emarginare l'artista, togliendogli quella posizione privilegiata e di grande prestigio. Il giovane d' Annunzio, vuole il successo e la fama, vuole condurre la vita di lusso aristocratico dei ceti privilegiati. Il personaggio dell'esteta, è una forma di risarcimento immaginario da una condizione reale di degradazione dell'artista. Però d' Annunzio non si accontenta di sognare, rifugiandosi nella letteratura: vuole vivere quel personaggio anche nella realtà. Egli propone un'immagine nuova di intellettuale, che si pone fuori della società borghese, e fa rivivere una condizione di privilegio dell'artista che era propria di epoche passate, e che sembrava definitivamente tramontata. Fasi del pensiero di D'Annunzio: Estetismo Crisi dell'estetismo (Il piacere) Fase intermedia Superuomo Con Il piacere, il suo primo romanzo, l'estetismo inizia ad entrare in crisi. L'esteta, che si isola dalla società, diventa una figura debole, perché non ha la forza di opporsi alla borghesia in continua ascesa. IL PIACERE Questa figura è rappresentata da Andrea Sperelli, il protagonista dell'opera (potrebbe incarnare anche lo stesso D'Annunzio), che è combattuto tra l'amore di due donne: ➤ Elena (deriva da Elena di Troia) che incarna il piacere, la lussuria, e gli permette di soddisfare il suo piacere ➤ Maria (deriva dalla Madonna) che invece rappresenta la donna pura, che gli permette di elevarsi spiritualmente Alla fine, incapace di decidersi, le perderà entrambe. In questo romanzo troviamo una forte influenza del Verismo: il protagonista infatti è destinato ad una condizione di sofferenza, e viene schiacciato dal più forte (ovvero dalla borghesia, che acquista sempre più potere). Dopo un periodo intermedio, si ha il passaggio definitivo all'ultima fase del pensiero di D'Annunzio (superominismo). Questo avviene quando iniziano a diffondersi in Europa gli aspetti del pensiero di Nietzsche (le tesi di questo filosofo sono state spesso riprese nella storia e nella letteratura, ma non sempre in modo corretto, come con l'arianesimo che ha poi portato all'Olocausto). Adesso, isolarsi dalla società non è più visto come un atto di sconfitta: l'intellettuale decadente è superiore rispetto agli uomini che lo circondano, e di conseguenza resta isolato. Egli inoltre rifiuta completamente lo spirito borghese ed esalta la propria cultura e le proprie capacità al di sopra di quelle degli altri. Il superuomo ha un ruolo anche a livello politico: quello di "vate", ovvero colui che ha il compito di avviare la nazione verso un futuro imperialista e colonialista. Questa fase è rappresentata dai romanzi "il Trionfo della morte", che in realtà riguarda ancora un periodo di transizione; e poi "Le vergini delle rocce", "Il fuoco" e "Forse che sì forse che no" che però presentano ancora protagonisti che quasi sempre vengono sconfitti (spesso a causa della loro attrazione verso la decadenza e verso la morte). Le opere drammatiche L'idea del superuomo ha portato D'Annunzio al mondo del teatro, dal 1896, con la composizione della "Città morta". Per D'Annunzio il teatro è il più potente strumento di diffusione del verbo superomistico, l'unico modo col quale arrivare ad un pubblico più vasto. Egli si avvicina al teatro anche per via della relazione con Eleonora Duse. D'Annunzio ambisce ad un teatro di "poesia", che possa rendere sublime la realtà, che rappresenti personaggi pieni di passione, con conflitti psicologici fuori dal comune e che abbia una trama complessa. Le opere di D'Annunzio attingono ad argomenti di storia o dei miti classici. Non mancano drammi ambientati nel presente, anche se presentano la preoccupazione di creare climi "poetici", lontani dalla prosaicità borghese. Ad esempio, in "Città morta" i personaggi della tragedia antica rivivono il presente con la scoperta archeologica delle tombe degli Atridi. In queste tragedie ricorre continuamente le tematica superominista. Alcuni drammi sono del tutto politici: ➤ La Gloria, che presenta il conflitto tra un vecchio dittatore ed il giovane che ambisce a indebolirlo. La Nave, ambientata a Venezia, che esalta la conquista imperialistica sul mare. Anche nel teatro, tuttavia, la tensione superominista dell'eroe si scontra con forze contrarie che lo corrodono. L'eroe trova, ad esempio, la donna nemica che gli ostacola la missione, oppure urta contro la realtà borghese meschina. Opera diversa dalle altre, è, "La figlia di lorio", che è una tragedia pastorale. L'autore ambienta la storia in Abruzzo, regione magica e superstiziosa, l'opera presenta un linguaggio popolare e vi è il gusto del tutto decadente per il barbarico e il primitivo. Le laudi Con l'ideologia del superuomo D'Annunzio si prepara a scrivere vaste e ambiziose costruzioni letterarie, per poter diffondere il verbo del "vate". Così, disegna cicli di romanzi, che spesso non porta al termine. In particolare, nel campo nella lirica, divide la materia in sette libri, nella raccolta "Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi": Nel 1903 scrive i primi tre libri: Maia, Elettra e Alcyone (i titoli derivano dai nomi delle stelle delle Pleiadi). ➤ Un quarto libro viene messo insieme nel 1912, Merope. Postumo poi fu un quinto libro, Asterope, che comprende poesie ispirate alla prima guerra mondiale. Μαία È un lungo poema di oltre ottomila versi. D'Annunzio non segue ne la metrica tradizionale, ne quella barbara, e assume il verso libero: si susseguono diversi tipi di versi, con rime ricorrenti senza schema fisso. Si presenta come un carme perverso e vitalistico, e l'intento di D'Annunzio è quello di scrivere un poema che raccolga le diverse forme della vita e del mondo. È la presentazione mitica di un viaggio in Grecia (nell'Ellade), compiuto anche da D'Annunzio. Il protagonista si presenta come l'eroe proteso verso nuove esperienze, pronto ad ostacolare tutti pur di raggiungere il suo scopo. È quindi l'immersione nel passato, alla ricerca di un vivere sublime, e poi il protagonista si immerge nella realtà moderna, nelle metropoli industriali. Il passato modella su di se il futuro da costruire. E per questo l'orrore della città presente si trasforma in forza e bellezza. L'opera rappresenta l'ultima tappa della ricerca del ruolo dell'intellettuale all'interno della civiltà borghese moderna, che era iniziata con la crisi dell'esteta e la scoperta del superomismo. Con "Maia" si ha la svolta, nel mondo moderno egli scopre la segreta bellezza delle macchine, la forza del capitalismo. Il poeta si propone come "vate". Resta comunque l'attrazione verso il disfacimento e la paura della morte, con la differenza che ora l'autore esorcizza tutte le minacce assumendo la posizione del cantore entusiasta della realtà moderna. Elettra L'impianto filosofico lascia spazio alla propaganda politica diretta. La struttura ricalca quella di "Maia". Anche qui troviamo un polo positivo, rappresentato dal passato e da un futuro di gloria e bellezza, che si contrappongono al polo negativo, un presente da riscattare. L'opera rievoca il glorioso passato italiano, indicandolo come modello per costruire il passato e il futuro. Alcyone L'Alcyone è la raccolta più celebrata dalla critica, probabilmente perché la materia è apparentemente lontana dagli altri 2 libri. Al discorso politico e polemico si sostituisce il tema lirico, della fusione con la natura (panismo); presentando un atteggiamento di evasione e contemplazione. Il libro contiene 88 componimenti, è come un diario di una vacanza ideale: le liriche successivamente sono state messe in ordine secondo un disegno organico, seguendo la parabola delle stagioni. La stagione estiva è quella vista come la più adatta ad eccitare il godimento sessuale, e consentire la pienezza vitalistica. D'Annunzio è alla ricerca della musicalità, che tende a dissolvere la parola. È una poesia pura, libera dall'ideologia superominista rispondente al nucleo dell'ispirazione del poeta. L'Alcyone si inserisce perfettamente nel disegno ideologico complessivo delle Laudi. L'esperienza cantata dal poeta, non è che una manifestazione del superomismo: ➤ Solo al superuomo, è concesso transumanare al contatto con la natura, attingendo ad una vita superiore, ad di là dei limiti umani. Solo la parola del poeta può cogliere ed esprimere l'armonia segreta della natura. Di questa ideologia ne risente il linguaggio, ricco di musicalità che è fatto di interrogazioni, esclamazioni. D'Annunzio ritrova una sapienza di tocco che aveva presentato anche in altre liriche antiche, come "la Chimera" dando luogo a esiti straordinari per intensità suggestiva.