"Non chiederci la parola": il manifesto poetico di Montale
"Non chiederci la parola" è il componimento che apre la sezione "Ossi di seppia" nella raccolta omonima di Eugenio Montale, pubblicata nel 1925. Questa poesia ha una funzione programmatica, presentando la visione poetica di Montale e della sua generazione in opposizione ai poeti precedenti.
La poesia è composta da tre quartine di lunghezza variabile. Nella prima quartina, il poeta si rivolge direttamente al lettore, ammettendo l'impossibilità per i poeti e i pensatori del tempo di offrire una risposta definitiva sull'esistenza umana.
Quote: "Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe"
Questa apertura sottolinea l'incapacità della poesia di fornire risposte assolute o di rappresentare completamente la complessità dell'animo umano, marcando una netta differenza con la poesia più assertiva e magniloquente del passato.
Highlight: La poesia di Montale si caratterizza per un pessimismo esistenziale e per la ricerca di un linguaggio poetico essenziale, capace di esprimere il "male di vivere" attraverso oggetti e situazioni concrete.
Attraverso questo componimento, Montale stabilisce i fondamenti della sua poetica, che influenzerà profondamente la poesia italiana del Novecento, caratterizzata da una ricerca di autenticità e da un confronto diretto con la complessità e l'opacità dell'esistenza umana.