Il Manierismo e la ricerca di nuove espressioni
Nonostante le restrizioni, alcuni intellettuali cercarono di mantenere l'autonomia nella ricerca. Nicolò Copernico rifiutò la concezione geocentrica proponendo la teoria eliocentrica, mentre Giordano Bruno teorizzò un universo infinito con infiniti mondi, facendo crollare la cosmologia medievale. La Chiesa, però, represse queste idee innovative, riaffermando il principio aristotelico "Ipse dixit" (l'ha detto lui).
La letteratura e l'arte vissero un periodo di transizione. La poetica classicista, basata su ordine, misura e armonia, entrò in crisi quando le nuove generazioni iniziarono a interrogarsi sulla distanza tra l'ideale classico e la problematica realtà contemporanea. Non si rinunciò del tutto al principio dell'imitazione, ma le regole stilistiche vennero sottoposte a variazioni, combinazioni e deformazioni.
Emerse così il Manierismo, termine usato inizialmente da Vasari per indicare la capacità degli artisti di imitare la natura in forme ideali. In letteratura, il Manierismo si caratterizzò per soluzioni estreme, forzatura delle norme e mescolanza di stili e generi. Autori come Shakespeare, Cervantes, Bruno e Tasso esplorarono tematiche come la crisi delle certezze razionali e la percezione di una realtà minacciosa, creando opere che riflettevano l'inquietudine dell'epoca.
Attenzione: Il Manierismo non fu un semplice esercizio di stile, ma una risposta creativa alla crisi culturale del tempo, in cui ogni autore, pur conoscendo le norme classiche, elaborò uno stile personale in modo libero e autonomo.