Il Decadentismo rappresenta un movimento culturale e letterario che si sviluppò in Europa tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, caratterizzato da una profonda crisi dei valori tradizionali e da un nuovo modo di interpretare la realtà.
Il Decadentismo periodo storico si colloca tra il 1880 e il 1920, in un'epoca di grandi trasformazioni sociali e culturali. Le caratteristiche principali includono il rifiuto della razionalità positivista, l'esaltazione dell'irrazionale, la ricerca dell'estetismo e la centralità della figura del poeta-veggente. In Italia, i maggiori esponenti furono Giovanni Pascoli e Gabriele d'Annunzio, che interpretarono il movimento in modi differenti ma complementari.
Pascoli sviluppò una poetica incentrata sul "fanciullino", teoria esposta nei suoi saggi critici. Le sue opere, in particolare Myricae, rivelano i temi principali della sua poesia: il mistero della natura, il dolore per la perdita dei familiari e la dimensione simbolica degli elementi quotidiani. Il pensiero di Pascoli si caratterizza per una visione intimistica e per l'uso di un linguaggio innovativo che include onomatopee e termini precisi del mondo naturale. D'Annunzio, invece, elaborò una visione più estetizzante, sviluppando il concetto del superuomo ispirato a Nietzsche ma rielaborato in chiave italiana. Il suo panismo rappresenta la fusione totale tra uomo e natura, mentre il suo stile si distingue per la ricchezza lessicale e la ricerca della parola rara. Il Decadentismo in Italia si caratterizza quindi per questa duplice interpretazione: da un lato la dimensione intimistica e simbolica di Pascoli, dall'altro l'estetismo e il vitalismo dannunziano.