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DECADENTISMO + PASCOLI + D'ANNUNZIO

9/2/2023

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MOVIMENTO DEL DECADENTISMO
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MOVIMENTO DEL DECADENTISMO → Il decadentismo è un movimento culturale e letterario europeo che nasce in Francia e in particolare a Parigi negli anni 80 dell'800 e poi si diffonde anche a livello europeo. In Italia vengono inseriti all'interno di questo movimento gli autori D'Annunzio e Pascoli. Ci si trova in un momento di passaggio tra Ottocento e Novecento. → Con il movimento del decadentismo c'è la percezione di trovarsi in un momento storico in cui c'è una svolta. Infatti, dal punto di vista storico, si è di fronte ad un momento di svolta caratterizzato da un senso di morte, stanchezza e decadenza. C'è una visione negativa della storia e della vita. → II decadentismo è un movimento che si esaurisce abbastanza rapidamente, ma il termine "decadentismo" è stato utilizzato dalla critica non solo per indicare questo movimento letterario specifico, ma tale termine viene utilizzato per indicare un movimento culturale e letterario più vasto che si sviluppa in tutta Europa durante gli ultimi decenni dell'800 e i primi anni del 900. → Dal punto di vista filosofico, verso la fine del secolo c'è una rottura epistemologica, ovvero si verifica un cambiamento rispetto a quelle che erano considerate le basi fondamentali della conoscenza. Il decadentismo è un movimento che assume delle caratteristiche antipositivistiche, cioè ci si...

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Didascalia alternativa:

pone contro la cultura positivista. Inoltre il movimento del decadentismo si pone in contrapposizione con il movimento del naturalismo in Francia e del verismo in Italia. TERMINE DECADENTISMO L'origine del termine decadentismo risale ad un sonetto del poeta francese Paul Verlaine intitolato Languore, che venne pubblicato nel maggio del 1883 su una rivista francese parigina intitolata II gatto nero. → In questa poesia il poeta esprime, attraverso una serie di immagini metaforiche e simboliche, una particolare condizione esistenziale, cioè quella del languore. Per languore si intende un senso di debolezza ed estenuazione che genera un misto di dolore e piacere. →→ All'inizio compare l'immagine dell'impero romano, alla fine del suo periodo di decadenza. Il poeta esprime uno stato d'animo di stanchezza ed estenuazione attraverso l'immagine dell'impero romano che, a causa delle invasioni barbariche, è crollato. Ci sono una serie di immagini che esprimono questo senso di debolezza, impotenza, difficoltà ad agire per incidere sulla realtà. Il poeta afferma che non rimane che comporre acrostici dolenti, ovvero incroci di parole che non hanno più significato ed esprimono un senso di debolezza. Successivamente compare anche il tema della noia. → Da questo sonetto deriva il termine decadentismo. Si tratta di un sonetto che esemplifica bene lo stato d'animo dei poeti decadenti, che consiste in un misto di dolore e piacere. Questo sonetto esemplifica bene la percezione tipica del decadentismo, ovvero la percezione di trovarsi alla fine di un periodo storico in cui la letteratura ha perso la sua centralità e importanza. → Ci sono vari circoli e gruppi di poeti in Francia, in particolare a Parigi, che esprimono atteggiamenti di carattere provocatorio e ribellistico. Si tratta di poeti che esprimono atteggiamenti opposti rispetto alla morale dominante, cioè quella borghese. Il poeta Bodler è il modello a cui questi poeti si ispirano. →All'inizio il termine decadentismo venne utilizzato in senso negativo per descrivere poeti che avevano queste idee ed atteggiamenti, ma poi il termine ha perso la sua accezione negativa ed ha iniziato ad indicare questo movimento culturale e letterario nato in Francia. → Gli eventi più importanti di questi anni sono: ● Nel 1883 su una rivista parigina vengono pubblicate le poesie di un gruppo di poeti in una serie curata da Verlaine. Questa serie è intitolata Poeti Maledetti e si tratta di una serie in cui Verlaine presenta alcuni poeti contemporanei. Questo è uno degli eventi che esprime una cultura di tipo decadente; Nel 1884 viene pubblicata una delle opere simbolo del decadentismo ovvero il romanzo Controcorrente di Huisman. Il Piacere di D'Annunzio e il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde saranno ispirati a questo romanzo di Huisman; Nel 1886 a Parigi viene pubblicato un periodico intitolato La Decadenza, una rivista che prende il nome dal termine decadentismo. → Il termine decadentismo originariamente indicava un determinato movimento letterario nato a Parigi negli anni 80. Questo termine, nel corso del 900, venne poi utilizzato dalla critica letteraria, in particolare italiana, per indicare una corrente culturale non solo francese, ma di dimensione europea nata e sviluppatasi negli ultimi anni dell'800 ed i primi anni del 900. In questa seconda accezione il termine decadentismo indica un insieme di manifestazioni culturali tra loro differenti all'interno delle quali si possono individuare delle caratteristiche comuni a livello di percezione, sensibilità e cultura. → Il romanzo Controcorrente di Huisman è uno dei manifesti più importanti del decadentismo ed è incentrato sulla psicologia di un giovane parigino che vive una serie di problemi che si riflettono a livello psicologico. Il romanzo narra la condizione psicologica che porta il protagonista ad una sorta di decadimento. Il giovane ha un atteggiamento controcorrente e provocatorio, ovvero l'esatto opposto rispetto al codice e alla mentalità borghese. Questa fu un'opera che venne accusata di immoralità, ma che influenzerà autori importanti come Oscar Wilde e D'annunzio. Il personaggio di questo romanzo è affetto da una profonda nevrosi e il romanzo si concentra sull'analisi della sua psicologia. È un'opera che per molti aspetti è antinaturalistica. Infatti il naturalismo privilegia una descrizione oggettiva, mentre in questo romanzo tutto ciò che viene raccontato è filtrato attraverso il punto di vista del protagonista. DA AGGIUNGERE: pagina 320 introduzione al decadentismo, pagina 323 estetismo, pagina 330 rapporto tra decadentismo/romanticismo e decadentismo/naturalismo. GIOVANNI PASCOLI → La vita di Pascoli fu una vita povera di grandi eventi esteriori. Pascoli ha una personalità opposta rispetto a quella di D'annunzio, che era molto estroverso. Pascoli aveva una personalità schiva, inquieta ed introversa e visse una vita molto tormentata. Pascoli nasce a San Mauro di Romania nel 1885. Trascorre un'infanzia abbastanza serena. La sua famiglia è abbastanza agiata e borghese. Egli riceve un'eccellente educazione ed istruzione. In particolare riceve un'istruzione di stampo classico, ovvero impara le lingue e le letterature classiche, cioè latina e greca. Pascoli non fu solo un poeta italiano, ma anche un poeta latino. Infatti scrisse molte poesie in latino e questo dimostra la sua cultura e conoscenza delle letterature classiche. → → L'evento decisivo nella vita di Pascoli avvenne il 10 agosto 1887 con l'asassinio del padre. Egli venne ucciso da un colpo di fucile e le cause della sua uccisione non vennero mai chiarite del tutto. Da questo evento deriva il titolo della famosa poesia intitolata X Agosto. Questo evento traumatico provocò in Pascoli una serie di conseguenze irrisolte e da questo evento nasce il tentativo del poeta di ricostruire insieme alle sorelle, Ida e Maria, quel nido familiare che con la morte del padre era stato distrutto. Dopo gli studi, Pascoli si dedica all'insegnamento e parallelamente si dedica alla letteratura e alla scrittura. Durante gli anni della sua giovinezza, Pascoli si spostò per gli studi e per il lavoro. Va a Rimini, Firenze e Bologna, dove divenne un professore universitario. In questi anni si rifà all'ideologia politica del socialismo e aderisce a circoli socialisti anarchici. Viene arrestato perché partecipa ad una rivolta socialista. Nonostante questo, non si dedicherà mai in modo particolare alla vita politica dello stato come fece d'Annunzio. → Terminati gli studi, cerca di ricostruire il suo nido familiare e vive per un lungo periodo con le due sorelle Ida e Maria. Pascoli coltiva il sogno di ricostruire quel nido familiare che la morte del padre aveva distrutto e sconvolto. Pascoli instaura un rapporto di attaccamento morboso con le sorelle tanto che nel 1895, quando Ida si fidanza e si sposa, Pascoli vive questo evento quasi come un tradimento ed un abbandono. Pascoli rinuncia alla propria vita affettiva e alla possibilità di creare una nuova famiglia per mantenere il nido familiare che si era creato dopo la morte del padre. → Pascoli e la sorella Maria, ad un certo punto, di trasferiscono a Castelvecchio. Negli ultimi anni dell'800 aveva iniziato a pubblicare le sue prime raccolte intitolate Myricae e I canti di Castelvecchio. Egli pubblica vari saggi su Dante e altri scrittori della nostra letteratura diventando uno degli scrittori intellettuali più importanti e conosciuti. → Aderisce nel 1911 all'impresa di Libia. Pascoli scrive un discorso intitolato La grande proletaria s'è mossa per sostenere questa impresa. Pascoli muore a Bologna nel 1912. Dopo la sua morte, Maria custodisce la memoria pubblica del poeta e compone una monumentale e minuziosa biografia di Pascoli, che è un'opera molto importante perché fornisce molti dati sulla vita di Pascoli. OPERE → Le raccolte più importanti di Pascoli sono raccolte di poesia lirica tra cui Myricae e I canti di Castelvecchio. Oltre a queste raccolte, scrive i Poemetti e i Poemi conviviali, le Odi e gli Inni. → In Pascoli accanto alla linea più lirica esiste anche una poesia di carattere più narrativo. UNA POETICA DECADENTE Il fanciullino è un lungo saggio che Pascoli pubblica nel 1897 su una rivista. Esso è il più importante testo programmatico di Pascoli, dove egli definisce che cosa è per lui la poesia e quale è la funzione del poeta. La poetica di Pascoli ruota attorno alla figura del fanciullino. Egli infatti utilizza la metafora del fanciullino per far capire quale è la funzione del poeta e della poesia. → → Pascoli sostiene che dentro ciascuno di noi esiste un fanciullino, ossia un qualcosa di arte infantile, ma non in senso negativo. Questo fanciullino viene meno con il passare degli anni e con l'avvicinarsi dell'età adulta. Infatti, con l'età adulta, tendiamo a mettere da parte è a sopprimere questa parte infantile che si esprime in modo spontaneo nei fanciulli. → L'idea centrale di Pascoli è che il poeta è colui che, anche da adulto, è in grado di dare voce al fanciullino che è in lui. Il poeta è colui che è in grado di guardare le cose ed esprimere ciò che vede attraverso gli occhi ingenui e puri del fanciullino, che vede e capisce le cose in modo diverso rispetto agli adulti. Il poeta, in questo modo, riesce a cogliere il senso profondo delle cose e dell'esistenza. → Pascoli dice che il fanciullino esiste in tutti, anche in chi non si accorge che il fanciullino è dentro di sé. Cerca di definire il ruolo e la funzione del fanciullino ed afferma che il poeta coincide con il fanciullino, perché il poeta è colui che dà voce a ciò che Pascoli chiama fanciullino. → Le ultime righe del testo sono importanti perché Pascoli cerca di definire il ruolo del poeta e della poesia. Egli attribuisce alla poesia una funzione salvifica e trasformativa. Dice che il fanciullino rende l'uomo capace di affrontare alcuni aspetti della realtà trasformandoli. Afferma che il fanciullino è colui che ci consente di vedere tante cose a cui di solito non badiamo. Il fanciullino rappresenta un modo diverso di vedere le cose e di relazionarsi con la realtà, un modo tipico dei fanciulli (egli che mette nome a tutto ciò che vede e sente). La poesia ha quindi anche una funzione conoscitiva. → Pascoli sostiene che in lui il fanciullo non si è mai spento, in quanto egli è un poeta. Il fanciullino ha una modalità intuitiva e immediata di conoscere. Egli riesce a cogliere la verità profonda delle cose. Attraverso una conoscenza irrazionale riesce, infatti, ad arrivare all'essenza delle cose. Successivamente Pascoli cerca di definire ciò che è la poesia. Afferma che la poesia ha una suprema utilità morale e sociale. Pascoli crede fermamente nella funzione morale e sociale della poesia. Pascoli assegna alla poesia una funzione consolatoria. Infatti alla poesia spetta il compito di trovare un equilibrio in mezzo alle contraddizioni della vita. La poesia è ciò che dà senso alla vita e permette all'uomo di trovare un appagamento ed un equilibrio in mezzo alle contraddizioni dell'esistenza. RACCOLTA MYRICAE → Si tratta di una raccolta che comprende 156 componimenti nella sua edizione definitiva. Questi testi sono stati composti in un arco di tempo ampio che va dal 1877 al 1900, anche se la maggior parte delle poesie sono state composte tra il 1890 e il 1894. Ci furono diverse edizioni di questa raccolta fino ad arrivare alla struttura definitiva. → Il titolo Myricae è una citazione latina ricavata dalla 4° bucolica di Virgilio. Myricae è il nome latino di una pianta a basso fusto, è il nome latino delle tamerici. In Virgilio le tamerici simboleggiano una poesia umile in contrapposizione ad una poesia di tono più elevato. Pascoli riprende il significato che le tamerici hanno in Virgilio per indicare una poesia umile e di registro basso. La poesia di Pascoli, come quella di Virgilio, vuole essere umile, con un registro linguistico e stilistico "basso". → Myricae è un libro molto complesso ed è strutturato secondo una serie di criteri organici, cioè dei criteri ben definiti. Pascoli utilizza più criteri per organizzare questa raccolta. Tale raccolta è divisa in diverse sezioni tutte titolate. Ci sono circa 15 sezioni. Ci sono poi intermezzi tra una sezione e l'altra e alla fine ci sono 3 poesie che concludono la raccolta. → I criteri che Pascoli utilizza per ordinare le varie sezioni sono: principio metrico: ciascuna sezione è caratterizzata da una forma metrica ricorrente. Per esempio, nella seconda sezione su 12 testi 10 sono dei sonetti; Nella raccolta ci sono una serie di rimandi interni di carattere tematico e semantico tra una sezione e l'altra. Ci sono legami interni tra le sezioni. Per esempio la seconda sezione si intitola Ricordi e la terza Pensieri e c'è un evidente rimando tra queste due sezioni. La quinta sezione si intitola Le pene del poeta, mentre la settima Le gioie del poeta. Anche nelle singole sezioni ci sono dei rimandi di tipo semantico e tematico. Emerge la volontà del poeta di dare un forte rilievo simbolico e ciò lo si nota nel modo di organizzare le singole liriche. In Pascoli c'è una sorta di ossessione nell'organizzazione dei testi. ● LAVANDARE → Lavandare è una poesia inserita nella sezione intitolata Ultima passeggiata. Le poesie di questa sezione sono poesie che Pascoli scrive basandosi su ciò che osserva passeggiando nella campagna. → La poesia, dal punto di vista metrico, è un madrigale composto da due terzine e una quartina. Questa poesia è tutta composta da endecasillabi. → Questa poesia è un esempio dell'impressionismo pascoliano, ovvero della capacità di Pascoli di far emergere un unico quadretto attraverso delle impressioni. All'inizio Pascoli descrive un paesaggio autunnale. In particolare descrive un aratro abbandonato nel campo attraverso una serie di immagini che sono in realtà delle impressioni. La descrizione non è oggettiva, ma è filtrata da ciò che il soggetto vede e prova. Nella seconda parte viene descritto, attraverso delle impressioni di tipo uditivo, il canto delle lavandaie. → Il canto si conclude con l'immagine dell'aratro in mezzo alla maggese, ossia in mezzo al campo, che è la stessa immagine iniziale. Il canto ha quindi una struttura circolare in virtù della quale gli elementi descritti nelle prime due strofe acquisiscono un significato simbolico. Infatti l'immagine presente nella prima strofa, ovvero quella dell'aratro abbandonato in mezzo al campo, esprime un sentimento di solitudine e abbandono, che, secondo Pascoli, è ciò che caratterizza l'esistenza umana. L'immagine finale simboleggia la condizione di abbandono che caratterizza l'uomo. Tutte le immagini contribuiscono a generare un significato simbolico. É una poesia abbastanza semplice. Infatti, nella raccolta Myricae, Pascoli vuole utilizzare una poesia umile e semplice sia per quanto riguarda la lingua sia per i temi descritti. Questa poesia descrive una sorta di quadretto che ha per oggetto alcuni elementi che caratterizzano la campagna. I versi dell'ultima strofa riportano le parole del canto popolare delle lavandaie. → Questa poesia è un esempio dell'impressionismo pascoliano. A prima vista la poesia sembra una descrizione oggettiva di un paesaggio. Le immagini che compongono la descrizione del paesaggio autunnale e campagnolo sembrano susseguirsi in modo oggettivo. In particolare nella prima strofa prevalgono una serie di notazioni di carattere visivo (colori del campo, immagine dell'aratro, immagine della nebbia), mentre nella seconda strofa prevalgono una serie di notazioni di tipo uditivo (cadenzato, sciabordare, tonfi). In realtà, leggendo l'ultima strofa, si nota che la descrizione è tutt'altro che oggettiva. Infatti l'oggettività della descrizione è solo apparente. Dopo la lettura dell'ultima quartina, quegli aspetti apparentemente oggettivi descritti nelle prime strofe finiscono per assumere una connotazione soggettiva, un significato simbolico. L'ultima strofa, infatti, riporta un canto il cui tema è quello dell'abbandono. Questa condizione di abbandono è espressa attraverso una similitudine. → → La poesia si conclude con una similitudine dove la donna abbandonata si paragona all'aratro rimasto abbandonato nel campo incolto. C'è una struttura circolare poiché la similitudine finale ci riporta all'immagine iniziale. Questa circolarità fa sì che le immagini contenute nelle prime due strofe assumano un significato simbolico. La realtà non è descritta oggettivamente e in questo consiste I'IMPRESSIONISMO PASCOLIANO = la realtà non è descritta oggettivamente, ma è filtrata attraverso le impressioni soggettive del poeta. → Così come l'autunno rimanda all'ultima fase della vita e alla morte, anche l'immagine dell'aratro dimenticato esprime un senso di abbandono e di solitudine. Ci sono tutta una serie di immagini simboliche e vari elementi che alludono alla condizione esistenziale dell'uomo. La solitudine, la malinconia e l'abbandono sono espresse attraverso varie immagini nella poesia. Con Pascoli si parla di POETICA SIMBOLISTA = le immagini assumono vari significati simbolici. → Lo stile, la sintassi ed il lessico sono abbastanza semplici. Questa semplicità di linguaggio è quasi sempre apparente. Infatti, facendo una analisi profonda, si rivela una raffinata tecnica linguistica. Ad esempio vi sono rime interne (dimenticato e cadenzato, sciabordare e lavandare) che creano una fitta trama di rimandi tra una strofa e l'altra. Ci sono anche alcuni artifici retorici come allitterazioni al verso 8, enjambements, assonanze, onomatopea. X AGOSTO → Si tratta di una delle poesie più antiche della raccolta Myricae. Il titolo richiama esplicitamente l'evento della morte del padre, che è stato ucciso il 10 agosto 1877. La notte del 10 agosto è anche la notte di San Lorenzo. → Il tema è quello della morte del padre ed è una poesia composta da 6 quartine di decasillabi e novenari alternati. Pascoli è un grande sperimentatore metrico. Infatti la sua metrica è per certi aspetti tradizionale, ma egli elabora anche forme nuove ed originali. In questo caso accosta un decasillabo, verso poco utilizzato nella tradizione poetica italiana, e un novenario nelle quartine. Inoltre Pascoli, all'interno della stessa lirica, accosta un verso parisillabo con un verso imparisillabo, contravvenendo ad una delle regole della metrica tradizionale. → La poesia presenta una struttura ben visibile e definita: c'è un evidente parallelismo tra la prima e l'ultima strofa, poiché in entrambe il poeta si rivolge al cielo stellato. Nella prima strofa il fenomeno delle stelle cadenti viene paragonato, attraverso un'analogia, ad un pianto. Questa analogia rimanda già al tema del dolore. Questa analogia ritorna nell'ultima strofa con l'espressione pianto di stelle. C'è un evidente parallelismo tra la prima e l'ultima strofa che hanno lo stesso tema: il cielo e le stelle cadenti. → Il cielo viene visto come qualcosa di lontano, infinito ed immortale, qualcosa di distante rispetto alla terra. Il cielo inonda la terra di un pianto di stelle e la terra viene definita un atomo opaco del male. Viene messa in rilievo la distanza tra Dio, che è indifferente nei confronti dell'uomo, e l'uomo. Inoltre si sottolinea il fatto che la condizione umana è segnata dal dolore. → C'è un evidente parallelismo tra l'uccisione della rondine e quella del padre. La seconda e la terza strofa sono dedicate alla rondine, mentre la prima e la quarta strofa sono dedicate al padre. In particolare la seconda e la quarta strofa descrivono il momento dell'uccisione delle due creature innocenti, mentre la terza e la quinta strofa descrivono la conseguenza delle due morti e mettono in evidenza la sofferenza che provocano queste due morti. → C'è un parallelismo tra la seconda e la quarta strofa e c'è anche uno scambio. Infatti rondine ritorna al tetto, mentre il padre ritorna al nido. C'è dunque uno scambio ed una sovrapposizione tra le due figure. → Anche nella terza e nella quinta strofa c'è un rimando tra immagini. In particolare la rondine e il padre tendono entrambi al cielo lontano. C'è l'immagine del nido che attende nell'ombra e che è simbolo del dolore, la casa che rimane solitaria ad indicare lo sconvolgimento che la morte crea sugli affetti familiari. → Ci sono parallelismi evidenti sia per quanto riguarda la struttura generale che i singoli versi. → Il doppio sacrificio che viene descritto assume addirittura dei connotati cristologici, ovvero ci sono immagini che rimandano al sacrificio di Cristo come le spine, la croce, il perdono. Questi riferimenti a Cristo, però, non alludono ad alcuna possibilità di salvezza e redenzione. Pascoli nega qualsiasi possibilità di trovare un senso all'interno dell'esperienza del dolore e della morte. Pascoli, attraverso questi riferimenti al sacrificio Cristo, probabilmente vuole dare alla vicenda della rondine e dell'uomo un significato universale. Parla della morte di un singolo che però rappresenta la condizione dell'intera umanità. → Con questa poesia non siamo di fronte ad un esempio di impressionismo pascoliano. Qui la poesia non è basata su impressioni o significati simbolici, ma sull'analogia tra l'immagine della rondine e dell'uomo. Si tratta di un analogia evidente, scoperta, enfatica ed artificiosa. → Inoltre, in questa poesia, compare esplicitamente il tema del nido. La rondine e l'uomo vengono esclusi in modo violento dal loro nido familiare e la loro morte porta ad un malcontento familiare. Il nido rappresenta l'idea che Pascoli ha della famiglia e dei legami familiari. Il nido protegge e difende l'individuo dal mondo esterno che è pieno di insidie e problemi. L'ASSIUOLO Siamo nella raccolta Myricae. L'assiuolo è un piccolo uccello rapace notturno. La poesia è suddivisa in tre strofe ed è incentrata sulla descrizione di un paesaggio notturno, nel quale risuona il verso dell'assiuolo che viene riportato nel verso di chiusura di ogni strofa attraverso la parola onomatopeica chiù, che è il verso dell'assiuolo. STRUTTURA → La poesia esteriormente è la descrizione di un notturno lunare, reso attraverso una serie di sensazioni visive e uditive, ma come sempre il quadro apparentemente impressionistico si rivela immerso in un'atmosfera arcana, gravida di sensi suggestivi, legati da una trama sotterranea di echi e rimandi. Tutte le tre strofe si strutturano secondo un analogo schema: la prima quartina propone immagini quiete, serene e di pace, mentre nella seconda si delineano immagini più inquietanti. L'atmosfera iniziale incantata e sospesa si converte poi in un motivo di angoscia, di dolore e di morte, che si materializza nel verso lugubre dell'assiuolo. PRIMA STROFA →All'inizio della prima strofa viene colto un momento fuggevole e impalpabile di trapasso, il momento in cui sta per sorgere la luna. Il cielo è invaso da un chiarore perlaceo, ma l'astro non è ancora apparso da dietro l'orizzonte. La natura è protesa nell'aspettazione della sua comparsa come dinanzi ad un'apparizione divina. → A contrasto con questa calma, nella seconda parte della strofa si delinea un'immagine inquietante, di vaga e imprecisata minaccia: il nero delle nubi si contrappone al biancore perlaceo dell'alba lunare ed ancora più inquietanti sono i silenziosi lampi di calore che da esse scaturiscono. → Il negativo implicito nelle notazioni visive si precisa poi in una voce, il verso dell'assiuolo che viene da uno spazio indefinito, nella notte. Sappiamo che la voce degli uccelli, in Pascoli, ha sempre il valore di un messaggio arcano, oracolare, pieno di sensi simbolici. SECONDA STROFA All'inizio della seconda strofa si ripresentano immagini quiete e serene come le stelle che rilucono nel chiarore diffuso e lattiginoso ed il rumore del mare. Il rumore indistinto che proviene dalle fratte introduce già una nota più misteriosa e segna il passaggio al clima della seconda quartina: al guizzo dell'imprecisato essere tra la vegetazione risponde il sussulto nel cuore del poeta al sorgere di un'eco di dolore, che è come ridestato dai rumori notturni. → Ora quella che era semplicemente la voce dell' uccello suona come un singulto, un singhiozzo. TERZA STROFA →All'inizio della terza strofa ritorna, in simmetria con le precedenti, l'immagine della luce lunare, che qui colpisce le cime degli alberi, ma subito poi si inseriscono notazioni più negative come il sospiro del vento che trema, il suono finissimo delle cavallette. → L'incertezza e l'ambiguità sono di nuovo sottolineate da una domanda, che ipotizza il valore simbolico di quel suono. Le invisibili porte sono plausibilmente quelle della morte. → Evocato dai rumori misteriosi della notte e dal grido lontano dell'assiuolo, riaffiora alla memoria del poeta il pensiero della sua tragedia personale, dei lutti che hanno funestato la sua vita, l'idea dei suoi morti che non possono più tornare, della morte che incombe anche su di lui. → Ma tutto ciò non è detto esplicitamente, ma è alluso attraverso una rete di immagini indefinitamente suggestive, ed è questo che costituisce il fascino incomparabile della poesia, in confronto a tante altre in cui la tragedia familiare del poeta è rievocata in forme retoriche, patetiche e predicatore come per esempio la poesia X agosto. RITMO → Il movimento presente nella poesia è espresso soprattutto sul piano del significante, ovvero sul piano dei suoni. Ogni parola ha un significato e un significante, che è il contenuto materiale della parola, ovvero il suo suono. Nei primi versi, in cui sono presenti diverse allitterazioni e assonanze, il ritmo è scorrevole e musicale. I primi versi di ogni strofa esprimono una sensazione piacevole, ma la musicalità del ritmo nei primi versi viene sempre interrotta dalla rima tronca in u (laggiù, fu, più). SIGNIFICATO DELLA POESIA → Questa è una delle poesie più riuscite di Pascoli, è un esempio della maestria di questo poeta. Essa è un esempio della sua poetica simbolista e impressionista. → In questa poesia, infatti, ci sono varie impressioni di carattere visivo e uditivo e gli elementi del paesaggio assumono vari significati simbolici e profondi. In particolare il verso dell'assiuolo assume man mano un valore simbolico. Il verso dell'assiuolo rompe il silenzio e la quiete del paesaggio notturno ed il verso di questo animale allude all'esperienza di Pascoli della morte del padre e del dolore causato da tale perdita. → Questo viene esplicitato nell'ultima strofa. Infatti la domanda che il poeta inserisce e le porte di cui parla rappresentano la possibilità di mettere in comunicazione il poeta con una dimensione ulteriore, con una sorta di aldilà. Le porte a cui il poeta allude rappresentano simbolicamente il tentativo di mettersi in comunicazione con le persone che non ci sono più, ma questa possibilità non c'è perché il poeta afferma che queste porte non si aprono più. Questa poesia esprime una sensazione di dolore dovuta all'impossibilità di ritrovare un legame ed una comunicazione con il padre. Viene evocata dal verso dell'assolo l'esperienza della morte e della perdita. → La particolarità di questa poesia è che tutto questo non viene detto esplicitamente, ma viene evocato in maniera allusiva attraverso varie immagini ed impressioni. POETICA SIMBOLISTA → Il simbolo e l'allegoria sono procedimenti basati sul fatto che c'è una relazione tra immagine e significato. Mentre nell'allegoria questa associazione è esplicita, nota e condivisa, nel simbolo invece l'associazione tra immagine e significato è soggettiva ed è frutto dell'intuizione del poeta. → Le tre poesie intitolate Temporale, Il lampo e Il tuono sono esempi importanti dell'impressionismo di Pascoli. Queste poesie rappresentano gli esiti più moderni e interessanti di Pascoli. Le tre poesie sono collegate tra di loro per alcuni aspetti anche se si trovano in sezioni diverse dell'opera. TEMPORALE → Si tratta di una poesia collocata nella sezione In campagna. Nella raccolta Myricae, dopo la poesia intitolata Temporale, seguono altre due poesie intitolate Dopo l'acquazzone e Pioggia. Nella sezione intitolata Tristezze si trovano le poesie II tuono e Il lampo. Queste due poesie si collegano idealmente anche alla poesia Temporale. → Le tre poesie sono accomunate dal fatto che presentano la stessa struttura metrica. Infatti sono tre ballate. Si tratta di un genere metrico molto antico e tradizionale. Temporale è una ballata minima, perché formata da settenari. Il ritornello è formato da un solo verso e quindi la ballata è formata da una sola strofa. È un testo molto breve. → Viene descritto l'arrivo di un temporale, attraverso un rapido susseguirsi di notazioni uditive e visite. C'è immediatezza in questa descrizione. La sintassi è chiara e immediata: ci sono frasi molto brevi che vengono separate dalla punteggiatura. È presente un solo verbo. Tutta la poesia è costruita da frasi ellittiche, ovvero senza verbo. L'unico verbo è rosseggia, che è un verbo predicativo che però ha più valore nominale. Per il resto non ci sono verbi nella poesia. Ogni frase è occupata da un immagine ridotta alla sua essenzialità, che descrive un particolare del fenomeno del temporale. Non si tratta di una descrizione oggettiva, ma queste immagini trasmettono delle sensazioni. Le immagini si caricano di un valore simbolico. Il significato simbolico non è espresso in modo esplicito, ma è solo alluso. È un discorso ellittico, allusivo, che punta sul non detto arrivando quasi al limite della enigmaticità. L'annullamento dei legami logico-sintattico accresce il valore suggestivo della poesia. Si parla di simbolismo perché questa poesia dice senza effettivamente dire. → Il termine bubbolio evoca qualcosa di minaccioso. L'immagine dell'orizzonte dà un senso di spavento e angoscia. Attraverso la figura retorica dell'analogia, Pascoli afferma che ci sono nuvole nere come la pece. Il resto della poesia è basata su una antitesi tra colori. In particolare i colori sono il bianco, che evoca qualcosa di positivo, ed il nero, che evoca qualcosa di negativo. Il nero serve per descrivere l'avvicinarsi del temporale, mentre il bianco è il colore della casa. La casa è un luogo di protezione, è un nido rispetto ad una realtà esterna che è oscura e minacciosa. IL LAMPO → Questa poesia è un altro esempio della poetica simbolista di Pascoli. Si tratta di una ballata piccola, costituita da sette versi. → I vari aggettivi esprimono delle impressioni soggettive, si caricano di un valore simbolico. Sono aggettivi con un carattere fortemente connotativo. Questi aggettivi comunicano una sensazione di angoscia, paura, cupezza. Infatti viene descritto un paesaggio cupo. → Il ritmo man mano diventa veloce. In particolare diviene veloce nel momento in cui il lampo arriva sulla terra illuminando la casa. Alla fine c'è una similitudine implicita ed il ritmo torna singhiozzante. L'apparire istantaneo di una casa nel mezzo del buio della notte è paragonato ad un occhio che si apre e si chiude. C'è una similitudine tra l'occhio che si apre e chiude ed il cielo che da buio si illumina. → II lampo che mostra la natura sconvolta dal temporale diventa la rivelazione dell'essenza stessa della realtà. La realtà si mostra così come è, nella sua essenza. L'occhio che si apre nella notte allude alla morte del padre ed il lampo che svela questa realtà è la fucilata che ha ucciso il padre. → Il cielo è tragico per indicare la tragicità dell'esistenza degli uomini. C'è una visione tragica e pessimistica della vita, a cui viene ancora una volta contrapposta l'immagine della casa, che è il nido e la protezione da una realtà esterna che è tragica. IL TUONO → Sono tutte frasi molto brevi, ma non ellittiche, sono infatti formate da tanti verbi. Compare sempre l'immagine della notte nera. Al rumore del tuono si contrappone il canto dolce di una madre ed il movimento di una culla. C'è una contrapposizione tra esterno, cupo e tragico, ed interno. IL GELSOMINO NOTTURNO → È una poesia inserita nella raccolta Canti di Castelvecchio, che venne pubblicata nel 1903. Pascoli scrive tre importanti raccolte: ● Myricae; Canti di Castelvecchio che presentano numerosi elementi di continuità ed affinità con la raccolta precedente; Poemetti, che contiene testi più lunghi. ● → Nonostante le tre raccolte siano state pubblicate a distanza di tempo tra loro, in realtà le varie poesie e testi sono stati scritti nello stesso periodo. Infatti Pascoli lavorava su più generi di scrittura contemporaneamente. Pare che nella sua casa ci fossero tre scrivanie diverse: in una si dedicava alla poesia lirica, sull'altra alla poesia classica e infine nella terza si dedicava alla critica dantesca. → I Canti di Castelvecchio sono stati pubblicati nel 1903. Il titolo è composto dalla parola Canti che rimanda al genere lirico e a Leopardi. Invece Castelvecchio è un riferimento autobiografico. Infatti Castelvecchio è un paese che si trova nella regione di Garfagnana, nell'appennino tosco emiliano, in provincia di Lucca, dove Pascoli aveva acquistato una casa di campagna, nella quale viveva con la sorella Maria. → La poesia II gelsomino notturno è stata composta in un'occasione ben specifica. Infatti è una poesia di occasione, poiché viene scritta nel 1901 in occasione delle nozze di un amico di Pascoli, di nome Gabriele Briganti. La poesia si ricollega al tema nuziale. → Tutta la poesia è giocata su un parallelismo tra il ciclo naturale della fecondazione e l'atto erotico e sessuale degli sposi. Tutta la poesia è giocata su un parallelismo tra mondo naturale e quello dei due sposi. La poesia inizia e finisce con l'immagine del fiore che si apre e si chiude. C'è dunque una struttura circolare perché all'inizio e alla fine troviamo la stessa immagine. → L'immagine finale allude alla fecondazione della donna, che già sente nel suo grembo l'inizio di una nuova vita. STRUTTURA METRICA → La poesia è strutturata, dal punto di vista metrico, in sei quartine. Ci sono diversi novenari e le quartine presentano uno schema delle rime alternato ABAB. Pascoli utilizza lo schema tradizionale delle rime, ma inserisce elementi originali come i novenari. → Tutte le quartine sono divise in due distici. Infatti ogni strofa è occupata da due frasi. Questa suddivisione è sottolineata dalla diversa accentuazione che hanno i due distici: i primi distici hanno l'accento in seconda e quinta posizione, mentre gli altri due distici hanno accenti fissi in terza posizione ed in ottava essendo tutti novenari. → Ciò produce un contrasto tra l'inizio dei versi della quartina, che hanno un ritmo più disteso, e la seconda parte delle quartine, che ha un ritmo più lento e più chiuso. Questa differenza di ritmo all'interno delle quartine serve a sottolineare che spesso nella seconda parte della quartina troviamo i versi e le immagini più allusive e misteriose della poesia. ANALISI →Al centro della poesia c'è il motivo della fecondazione, un tema che però viene trattato attraverso una tecnica allussiva. Questa tecnica è stata chiamata regressione psicologica: Pascoli sembra esprimere una sorta di reticenza nel trattare una tematica che era delicata per il poeta, il quale era stato segnato profondamente dalla morte del padre. → Ci sono una serie di immagini che rimandano in modo abbastanza evidente alla simbologia erotica: L'immagine dei fiori che si aprono e chiudono, che ritroviamo all'inizio e alla fine della poesia; L'odore di fragole rosse, che è un'immagine che si carica di una simbologia erotica abbastanza evidente. L'immagine dell'odore torna anche verso la fine della poesia. → La tematica erotica non viene trattata in modo esplicito, ma tutto viene affidato al potere evocativo degli oggetti, delle immagini e delle creature di cui si parla nella poesia. → La poesia è costituita da frasi sempre brevi e giustapposte, una dopo l'altra. Tutta la poesia si compone di frasi giustapposte i cui soggetti sono le creature e gli oggetti che si caricano di un valore simbolico. Per questo motivo la poesia è un esempio della poesia simbolista di Pascoli. → Pascoli in questa poesia inserisce elementi che stonano con il resto della lirica: Il secondo verso della prima strofa allude al tema della morte, un tema che stona con quello centrale della lirica. Al secondo verso l'utilizzo del pronome io fa sentire la presenza del poeta (che io penso ai miei cari); L'ultimo verso della terza strofa contiene un riferimento alle fosse che potrebbe alludere alle tombe in cui sono sepolti i cari; Ai versi 14 e 15 è presente l'immagine dell'ape che torna troppo tardi al suo alveare e trova le celle tutte occupate. Qui Pascoli allude al tema dell'esclusione. Il poeta, che osserva da lontano ciò che sta succedendo, si sente escluso da tutto ciò che sta vedendo e descrivendo proprio come l'ape rimane senza dimora; Al verso 19 sembra esserci una presenza esterna che descrive la scena. → Anche in questa poesia c'è una sorta di intrusione autobiografica che stona con il resto della poesia, ma che restituisce anche l'immagine del poeta. Infatti, in questa poesia, oltre ad alludere al ciclo della fecondazione, vi è anche la presenza del poeta. POSIZIONE STORICA DI PASCOLI → I critici hanno cercato di capire la posizione e il ruolo della poesia di Pascoli. Alcuni sostengono che Pascoli è colui che ha dato avvio alla poesia novecentesca, mentre altri invece lo collocano tra i poeti dell'Ottocento, quindi tra i poeti pre novecenteschi. → La poesia del Novecento assume alcune particolari caratteristiche, in quanto il Novecento si apre con alcune rotture rispetto alle tradizioni. Infatti il Novecento si apre con l'esperienza delle avanguardie che segnano una profonda rottura rispetto al passato. → Pascoli probabilmente è entrambe le cose, ovvero è sia un poeta che diede il via alla poesia del novecento, ma al tempo stesso è ancora ancorato alla tradizione. Entrambe le posizioni colgono elementi di verità. Pascoli e D'Annunzio, infatti, segnano una fase di passaggio tra Ottocento e Novecento. La poesia di Pascoli contiene sia elementi che lo ricollegano alla grande tradizione lirica italiana, in quanto egli riprende e sviluppa elementi della nostra tradizione letteraria, ma contemporaneamente è innegabile che la poesia di Pascoli contiene anche elementi innovativi. La poesia di Pascoli è caratterizzata dalla compresenza di vecchio e nuovo. ELEMENTI CHE CARATTERIZZANO LA POESIA DI PASCOLI → Sul piano formale, la poesia di Pascoli presenta molte soluzioni innovative, che, per alcuni aspetti, aprono la strada alla poesia del Novecento: Per quanto riguarda la sintassi, cioè la struttura della frase, la sintassi di Pascoli è abbastanza diversa da quella tradizionale, che era modellata soprattutto sui classici latini e fondata su gerarchie e strutture elaborate e complesse (per esempio in Leopardi). La sintassi di Pascoli non è complessa, ma è caratterizzata da frasi brevi e dalla prevalenza della paratassi sull'ipotassi. I testi di Pascoli non sono difficili da leggere. La sintassi di Pascoli rimanda anche al suo modo di vedere le cose ed il mondo. Si tratta di una sintassi che traduce la visione del mondo che ha Pascoli, una visione fanciullesca del mondo. Pascoli vuole esprimere e descrivere in modo immediato l'essenza delle cose. A livello lessicale, Pascoli non si limita ad utilizzare il lessico tradizionale della poetica letteraria italiana, ma ciò che caratterizza il lessico di Pascoli è la mescolanza di codici linguistici diversi. In Pascoli ci sono termini aulici e tipici della lingua letteraria, ma anche termini gergali, dialettali oppure relativi addirittura alla realtà campestre. Vi è anche l'utilizzo della terminologia botanica (mandorlo, melo, prugno, assiuolo). Compaiono anche termini della lingua parlata. La compresenza di termini che appartengono a settori e codici linguistici diversi costituisce sicuramente una novità rispetto alla tradizione. Un altro aspetto che caratterizza la poesia di Pascoli è l'utilizzo di forme pre linguistiche e pregrammaticali. In particolare egli usa onomatopee (per esempio chiù), ovvero termini che non sono dotati di un contenuto letterario, ma producono solamente dei suoni. Nella poesia di Pascoli hanno molta importanza gli aspetti fonici e per descrivere questa caratteristica della poesia di Pascoli si parla fonosimbolismo: i suoni usati da Pascoli assumono sempre un valore simbolico, sono parte del processo di simbolizzazione. L'uso delle onomatopee esprime anche l'esigenza da parte di Pascoli di aderire nel modo più immediato possibile alla realtà, a ciò che si rappresenta. Per quanto riguarda la metrica, la metrica di Pascoli è una metrica apparentemente tradizionale, nel senso che Pascoli, nelle sue poesie, segue le regole della metrica della poesia italiana per quanto riguarda la misura di versi, le rime, la costruzione delle strofe. Inoltre con Pascoli si nota la ripresa di forme metriche tradizionali come il sonetto e le ballate. Pascoli è un grande sperimentatore metrico, anche se non arriva al totale rifiuto della metrica tradizionale come faranno invece gli autori del Novecento, cioè gli avanguardisti. Egli rielabora e utilizza gli elementi della metrica tradizionale assemblandoli per ricreare forme nuove ed originali. Pascoli, oltre che riprendere forme metriche tradizionali, sperimenta strutture metriche nuove, cercando di utilizzare tutte le misure dei versi e di valorizzare i versi meno utilizzati nella tradizione italiana (per esempio il novenario). Dal punto di vista delle figure retoriche, Pascoli fa ampio uso di diversi procedimenti retorici. Particolarmente significativo è l'uso di un linguaggio di tipo analogico, che ha a che fare e si riconnette alla poetica simbolista. Vengono usate varie figure retoriche, in modo particolare l'analogia e la metafora, che sono funzionali alla poetica simbolista. Tutte queste soluzioni formali introducono importanti innovazioni nella poesia del Novecento, anticipando per alcuni aspetti alcune caratteristiche della poesia del Novecento, sempre nel rispetto della tradizione. D'ANNUNZIO → D'annunzio è stata una figura molto complessa e discussa. La sua figura è importante perché si ricollega al movimento dell'estetismo ed anche perché fu un personaggio storico molto importante. Fu un personaggio pubblico molto controverso, che è interessante non solo per la sua attività letteraria, ma per ciò che ha rappresentato. → Per tutta la vita ha perseguito un ideale ben preciso, cioè quello di costruire intorno a sé l'immagine di un esteta dalla vita inimitabile. D'annunzio e Pascoli hanno personalità del tutto differenti: Pascoli condusse una vita schiva, moderata, quasi contemplativa ed improntata alla castità, mentre D'annunzio fu un uomo estroverso, un esteta, un uomo molto attivo ed esibizionista. Egli ebbe una vita dispendiosa, fu impegnato nella vita politica e in molte altre cose. → La distanza con Pascoli è evidente anche dal punto di vista letterario. Pascoli dedicò tutta la sua vita alla letteratura, in particolare al genere della poesia, mentre D'annunzio spaziò tra vari generi letterari: scrisse versi, poesie, romanzi, racconti, testi teatrali, lettere, discorsi e così via. Fu molto più prolifico e vario rispetto a Pascoli, ma forse meno profondo ed autentico. IL PIACERE → D'Annunzio rappresenta l'esempio più importante della corrente letteraria e culturale dell'estetismo. D'annunzio rappresenta la versione italiana dell'estetismo. L'opera che meglio rappresenta il rapporto tra d'annunzio e l'estetismo è il romanzo II Piacere, che è una sorta di manifesto dell'estetismo italiano. Il Piacere è il primo romanzo di D'Annunzio ed è il romanzo attraverso il quale D'Annunzio porta in Italia alcuni aspetti della nuova cultura decadente. É con la pubblicazione di questo romanzo nel 1889 che in Italia arrivano alcune idee riconducibili alla poetica decadente. → Il Piacere di D'annunzio venne scritto tra l'estate e l'autunno del 1888 e pubblicato l'anno successivo. La vicenda ha come protagonista un giovane di nome Andrea Sperelli che è una sorta di Alter Ego di D'Annunzio stesso. Infatti è un personaggio in cui ritroviamo alcuni aspetti di D'Annunzio e in cui egli proietta le sue idee e aspirazioni. Inoltre Andrea Sperelli rappresenta una sorta di eroe dell'estetismo come il protagonista di Controcorrente. → Andrea Sperelli è un eroe dell'estetismo perché è l'incarnazione dell'idea che l'arte sia un valore assoluto. L'estetismo è quella corrente culturale che pone l'arte al di sopra di ogni valore, che considera l'arte come un valore assoluto. Il motto che sintetizza le idee fondamentali dell'estetismo è l'arte per l'arte, che significa che l'arte è un valore in sé. Il criterio estetico diviene l'unico criterio di giudizio non solo per l'arte, ma per la vita stessa, che viene concepita come un opera d'arte. → L'estetismo diventa anche uno stile di vita. La figura che più di ogni altra incarna i valori dell'estetismo è il dandy. L'idea fondamentale dell'estetismo è che ci sia una totale sovrapposizione tra arte e vita, che porta a subordinare tutto ad una visione estetica della vita. Il criterio estetico, cioè la bellezza, diventa il valore assoluto e l'unico criterio di giudizio con cui giudicare le cose. Al criterio estetico vengono dunque subordinati anche i valori morali. Raffinatezza e bellezza diventano gli elementi che devono caratterizzare non solo l'opera d'arte, ma anche la vita. Questo rende l'esteta una persona non comune, un dandy, ovvero una persona che tenta di elevarsi al di sopra degli altri. → Il titolo II Piacere fa riferimento esattamente al fatto che la bellezza genera piacere e dunque il piacere diventa lo scopo della vita. → La vicenda si svolge a Roma ed è incentrata sulla vita di Sperelli, un giovane nobile. Roma è il luogo ed il teatro dell'affermazione sociale di Andrea Sperelli. L'asse narrativo principale è incentrato sulle varie relazioni di Andrea Sperelli durante la sua vita frivola e mondana. In particolare la vicenda è incentrata sul suo rapporto con due donne, la prima é Elena Muti, amante la cui bellezza e personalità turbano il protagonista e per questo la relazione viene interrotta. Andrea Sperelli instaura un'altra relazione con Maria Ferres, la quale è caratterizzata da una femminilità diversa rispetto a quella di Elena. → Elena Muti e Maria Ferries rappresentano due figure femminili molte diverse, se non opposte. Sono due modelli opposti di femminilità. Già i nomi indicano questa cosa: Elena fa riferimento alla Elena dell'Odissea, mentre il nome Maria rimanda all'ambito religioso. Andrea Sperelli rimarrà sempre attratto da Elena Muti, anche durante la nuova relazione con Maria Ferres. Infatti il romanzo si chiude con la scena in cui Andrea Sperelli abbraccia Maria, ma nel frattempo pensa ad Elena e pronuncia il suo nome. Si tratta di un racconto in terza persona, con un narratore esterno. La narrazione non procede in ordine cronologico, ma la relazione con Elena è rievocata attraverso una serie di flashback. Nel romanzo Il Piacere si intrecciano scelte narrative diverse: da un lato si sente ancora l'influenza del naturalismo, ma dall'altro lato ci sono elementi della nuova cultura decadente. RITRATTO DI ANDREA SPERELLI → Viene presentato il protagonista del romanzo e questo ritratto ci fa capire quelle che sono le sue caratteristiche. Il narratore è esterno, ma, in alcuni punti, sembra assumere il punto di vista di Andrea Sperelli. → Il Piacere è un'opera che fa capire quali sono le caratteristiche dell'estetismo dannunziano. Il narratore è onnisciente e fa emergere un giudizio molto netto e chiaro sulla figura di Andrea Sperelli. C'è un atteggiamento critico nei confronti del protagonista, di cui vengono descritti gli aspetti più negativi, ma a questo atteggiamento di critica, in realtà, si accompagna anche una certa ammirazione per alcuni aspetti della persona di Andrea Sperelli. → C'è una sorta di elenco delle caratteristiche di Andrea Sperelli: Egli viene presentato come un giovane nobile, colto e prodigioso. Ha ricevuto un'educazione libera fondata sull'esperienza diretta della vita; Egli ha ereditato dal padre il gusto per le cose d'arte, il culto appassionato della bellezza, il disprezzo dei pregiudizi, l'avidità del piacere, il disprezzo della massa e della mediocrità, nel senso che egli tenta di elevarsi, diventando un uomo che si distingue dalla massa, che è considerata mediocre; ● → Fino ai 20 anni, Andrea Sperelli viaggiò e compì la sua educazione da esteta. Il giovane non si era formato tanto sui libri, quanto al cospetto delle realtà umane, tramite gli innumerevoli viaggi in tutte le parti d'Europa in compagnia del padre. Non ricevette, dunque, un'educazione all'insegna della normalità. Andrea Sperelli viene educato a una cultura edonistica, ovvero al culto del piacere e della bellezza. → Siamo in un'epoca a cavallo tra 800 e 900 e la società sta cambiando: D'annunzio definisce il contesto contemporaneo il grigio diluvio democratico odierno. Siamo di fronte ad una società che sta diventando una società di massa. L'estetismo è un tentativo di reagire a questo processo di massificazione. L'esteta è colui che si vuole distinguere dalla massa. La società, inoltre, si sta democratizzando. Andrea Sperelli è esponente di quella nobiltà antica che è ormai in via di estinzione. Andrea Sperelli è caratterizzato dalla totale mancanza di moralità oltre che di forza di volontà; Un'altra caratteristica del protagonista è la prodigarietà: Andrea Sperelli è una persona che non si risparmia ed è aperta a provare ogni tipo di esperienza, non ponendosi limiti e freni. → Il padre fornisce al protagonista una serie di massime morali come: Bisogna fare la propria vita, come si fa un'opera d'arte. Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui → notiamo come c'è una totale identificazione tra valori dell'arte e valori della vita. I valori morali passano in subordine rispetto ai valori estetici. Ciò che conta è il culto della bellezza e del piacere; Bisogna conservare ad ogni costo intiera la libertà, fin nell'ebrezza; Habere, non haberi → significa possedere, non essere posseduto, ovvero che ognuno deve essere padrone di se stesso ed artefice del proprio destino; Il rimpianto è il vano pascolo d'uno spirito disoccupato. Bisogna soprattutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove immaginazioni → l'uomo forte e vivo non può aver rimpianti, perché vive sempre in modo eccezionale; ● ● ● ● Il sofisma è in fondo ad ogni piacere e ad ogni dolore umano. Acuire e moltiplicare i sofismi equivale ad acuire e moltiplicare il proprio piacere o il proprio dolore → il sofisma rappresenta la menzogna e la finzione. → Il padre viene definito un incauto educatore e da questa espressione emerge il giudizio negativo del narratore. Viene definito un incauto educatore perché il padre ha cresciuto il figlio alimentando il suo carattere debole, con massime ed insegnamenti che presupponevano uno spirito forte e volitivo, che in Andrea Sperelli però non c'era, in quanto egli aveva un carattere debole. Il padre è incauto perché non è consapevole dell'effetto dannoso della propria educazione sul figlio. Andrea Sperelli ha un carattere debole e diviene "vittima" del padre. → Andrea Sperelli da un lato incarna tutte le caratteristiche dell'esteta, riflettendo il pensiero di D'Annunzio stesso e diventando una sorta di alter ego dell'autore, e punta ad essere un esteta perché è stato educato così, ma dall'altro lato non è in grado di sostenere questo ruolo. Egli diventa così un individuo a metà strada tra il superuomo e la figura dell'inetto. → Anche nell'opera Il Piacere di D'Annunzio c'è una contrapposizione: da un lato II Piacere è l'opera di D'Annunzio che meglio esprime i valori dell'estetismo, ma contemporaneamente è anche l'opera attraverso cui D'annunzio esprime la crisi dell'estetismo. La crisi dei valori estetici emerge nelle contraddizioni del carattere di Andrea Sperelli, ma anche nel rapporto che ha con le due sue amanti. UN RITRATTO ALLO SPECCHIO: ANDREA SPERELLI ED ELENA MUTI → Siamo verso la fine del romanzo Il piacere. Andrea Sperelli, terminata la relazione con Elena Muti, sta frequentando Maria Ferres, ma Elena ritorna. Il suo ritorno getta il protagonista in una sorta di tormento. Andrea Sperelli è disgustato da alcune scelte che Elena ha fatto in questo periodo di assenza, ma è ancora attratto da lei. Questo brano è una sorta di autoriflessione che Andrea fa di se stesso. → Viene descritta Elena Muti. Viene detto che anche lei era entrata in contatto con la cultura esteta, ma in maniera superficiale. Nella descrizione di Elena, il narratore assume il punto di vista di Andrea. Il giudizio spietato che viene dato su Elena diviene occasione di autoanalisi, perché, in fondo, tutti questi elementi che Andrea giudica negativamente, li riconosce anche in se stesso. Dunque il giudizio così spietato su Elena Muti diviene un esame di coscienza che Andrea Sperelli fa su se stesso, in quanto i due erano molto simili. → Questo brano è interessante perché emerge la contraddittorietà del personaggio attraverso questa autoanalisi. Il protagonista, in questo brano, arriva a mettere in luce la contraddizione che sta dietro l'estetismo, ovvero il fatto che si giustificano i propri comportamenti appellandosi ai valori estetici. Questo è l'elemento contraddittorio che fa emergere la crisi dell'estetismo. LAUDI → D'Annunzio è stato uno scrittore molto prolifico, che si cimenta in molti generi letterari. Dal punto di vista poetico, il suo progetto più importante è quello delle Laudi. Si tratta di un'opera che appartiene alla fase della vita di D'Annunzio nella quale egli elabora l'ideologia del superuomo. Quest'opera è espressione di un mutamento della poesia di D'Annunzio. Il poeta inizialmente aderisce all'estetismo, ma successivamente elabora una poesia che ha il suo fulcro nella figura del superuomo, una ripresa dell'oltre uomo di Nietzsche. → Le Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi furono un progetto molto ambizioso, composto da più raccolte di poesie, dove D'Annunzio voleva celebrare la totalità del reale. Si tratta di un progetto totalizzante, dove D'Annunzio voleva fare una sorta di summa della sua visione. Questo suo progetto doveva articolarsi in sette libri. Ogni libro prendeva il titolo dai nomi delle sette stelle più luminose della costellazione delle Pleiadi: Maya, Elettra, Alcyone, Merope ed Asterope, mentre gli ultimi due libri non furono mai scritti. → Il libro più famoso ed importante è il terzo libro intitolato Alcyone. Esso viene composto tra il 1899 e il 1903 e comprende 88 testi articolati in 5 sezioni. Ogni sezione ha una sua specificità tematica. → Questo libro rimanda, seppur in modo molto rarefatto, ad alcune vicende biografiche di D'Annunzio. In particolare la maggior parte dei testi contenuti nell'Alcyone venne scritta nelle estati del 1899 e del 1900. L'arrivo dell'estate e la sua fine è la cornice delle liriche presenti in questo libro. Tra queste poesie quella più famosa è La pioggia nel pineto. LA PIOGGIA NEL PINETO → L'evento da cui la poesia prende spunto è una pioggia, un temporale estivo, che sorprende il poeta ed Ermione, una donna che si trova con lui. Ermione è uno pseudonimo, è un nome mitologico. → Il poeta e la donna sono sorpresi da un temporale estivo mentre si trovano in una pineta marina. In particolare, vengono descritti gli effetti che il cadere della pioggia produce sulla vegetazione circostante e sui due amanti. → In questa poesia non ci sono significati nascosti o allusivi come in Pascoli, ma il significato è del tutto chiaro. I due amanti vengono sorpresi dalla pioggia e questo evento si trasforma in qualcosa di più. Infatti gli amanti instaurano un rapporto con il mondo naturale che li circonda. È una poesia in cui l'artificio retorico è talmente scoperto che non presenta significati nascosti. Lo stile di D'Annunzio è molto retorico ed artificioso. → D'Annunzio rappresenta il tentativo di costruire la figura di un poeta vate = egli assegna alla poesia una funzione sacrale e dà al poeta una funzione privilegiata all'interno della società. La poesia consente al poeta di assumere, all'interno della società, un ruolo di guida. → La conclusione è importante perché emerge l'esito del racconto, ovvero la fusione panica con la natura. Si parla di panismo, ovvero un processo che porta i due amanti all'identificazione e alla fusione con gli elementi naturali. Questo termine fa riferimento al dio pan, una divinità del mondo agreste, rappresentato mezzo uomo mezzo capro. La parola pan, in greco, significa anche tutto. Il termine panismo fa riferimento alla tendenza ad indentificarsi con le forze naturali. In questa lirica si assiste a una progressiva assimilazione dell'uomo e della donna al ritmo naturale, fino a una sorta di estasi panica. → Tutto questo è espresso attraverso una tecnica stilistica molto raffinata, che gioca su tutta una serie di procedimenti di carattere fonico. La poesia è composta da quattro strofe di 32 versi liberi ciascuna. Ci sono versi molto brevi, come i trisillabi, ma anche versi più lunghi, come i novenari. C'è una compresenza di versi di varia misura, ma prevalgono i versi brevi. Inoltre ci sono alcuni versi formati da un'unica parola. → Un altro aspetto metrico importante è la presenza delle rime. Lo schema delle rime non è fisso, ma irregolare. Tutti i versi sono rimati, tranne l'ultimo che contiene il nome di Ermione che si trova spesso in assonanza. La disposizione delle rime è irregolare: sono presenti una serie di rime a volte baciate e a volte ravvicinate. → Sono presenti tutta una serie di allitterazioni. Infatti si tratta di una poesia giocata su una musicalità molto accentuata. Tutto ciò produce una sorta di musicalità in un continuo gioco di ripetizioni e riprese tra una strofa e l'altra. È in questo che consiste il virtuosismo. In particolare si ripetono alcuni nomi come Ermione e il termine piove. LA SERA FIESOLANA Questa poesia fa parte della raccolta Alcyone, come La pioggia nel pineto, ed è formata da 3 strofe e ci sono versi di varia lunghezza. Ogni strofa è intramezzata da una ripresa di tre versi. Molto significative sono le rime e le assonanze all'interno di questa poesia. PANISMO DANNUNZIANO → Il panismo dannunziano consiste nel fatto che l'individualità del poeta si immerge nella natura descritta. L'individualità del poeta si rifonde con l'ambiente circostante in un sentimento di intensificata percezione del mondo esterno, del paesaggio e della natura. → La pioggia nel pineto e La sera fiesolana sono due esempi del panismo dannunziano: Nella poesia La pioggia nel pineto il rapporto dell'uomo con la natura è un rapporto sensoriale, biologico ed è nella metamorfosi dei due amanti che si fondono fino ad identificarsi con la natura che si realizza l'armonia. La fusione dei due amanti con la natura rappresenta la possibilità di una fusione totale tra i due amanti che altrimenti non si sarebbe potuta realizzare. L'amore viene descritto come un'illusione, che però può essere superata nella fusione con la natura. Nella poesia La sera fiesolana il panismo assume la forma di corrispondenze tra dati naturali e dati che appartengono all'interiorità del poeta. C'è una corrispondenza tra dato naturale e psichico ed il paesaggio assume le sembianze umane. Il paesaggio assume le sembianze umane di una donna, assume delle caratteristiche che richiamano la figura femminile. D'Annunzio allude alla tematica sensuale ed erotica (per esempio compare l'immagine delle colline che si incurvano come delle labbra). È come se D'Annunzio volesse esprimere la forza erotica della natura con cui il poeta tende ad identificarsi. → Il panismo dannunziano, ovvero la fusione dell'uomo con la natura, è un altra componente che caratterizza l'ideologia del superuomo. Infatti rappresenta il momento del dominio del superuomo sulla natura. Il superuomo, per D'Annunzio, è colui che è in grado di fondersi con la natura, cogliendo questa forza profonda e sensuale. Il rapporto tra il poeta e la natura si configura come un rapporto tra l'uomo e la donna.