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Giovanni Pascoli Vita e Opere e Pensiero

11/1/2023

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Indice
1 Vita
2 Opere
Giovanni Pascoli
2.1 Myricae
2.2 I poemetti
2.3 I canti di Castelvecchio
2.4 I poemi conviviali
2.5 Odi e inni
2.6 I c

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Indice 1 Vita 2 Opere Giovanni Pascoli 2.1 Myricae 2.2 I poemetti 2.3 I canti di Castelvecchio 2.4 I poemi conviviali 2.5 Odi e inni 2.6 I carmina 2.7 Il fanciullino 3 Il pensiero e la poetica 3.1 Fra umanitarismo e nazionalismo 3.2 Una nuova poetica 3.3 Temi, motivi e simboli 4 L'innovazione stilistica 4.1 Pascoli e la poesia italiana del '900 5 Myricae 6 Canti di Castelvecchio 7 Il fanciullino 1 2 3 3 3 3 3 3 4 4 4 4 4 5 6 7 7 8 8 1 Vita Giovanni Pascoli (1855-1912) nacque a San Mauro di Romagna in provincia di Forlì, la sua fanciullezza fu turbata da un tragico evento che segnò tutta la sua vita: il 10 agosto 1867 suo padre fu ucciso con un colpo di fucile, a questo episodio seguirono altri lutti: morirono una sorella, la madre e un fratello. Si stabilirono quindi a Rimini e terminò gli studi a Firenze; una borsa di studio gli permise di iscriversi alla facoltà di lettere dell'università di Bologna dove fu allievo di Carducci. A causa della sua partecipazione a manifestazioni studentesche a fianco di gruppi socialisti, subì anche un ar- resto e la condanna a tre mesi di carcere; dopo questa esperienza abbandonò l'impegno politico e si dedicò con nuovo slancio agli studi. Dopo la laurea iniziò ad insegnare prima a Matera, poi a Massa, dove si stabilì con le sorelle verso le quali dimostrò un attaccamento morboso, si riformò così un piccolo nucleo familiare: il nido...

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Didascalia alternativa:

distrutto dell'infanzia. Successivamente si trasferirà a Livorno e a Castelvecchio di Barga, poi a Messina e a Pisa e nel 1905 suc- cesse a Carducci nella cattedra dell'università di Bologna. Sempre più vicino all'idea nazionalistica sostenne la necessità dell'impresa coloniale dell'Italia, convinto che fosse l'unico modo per arginare la piaga della disoccupazione e dell'emigrazione e pronunciò molti discorsi ufficiali in favore della guerra in Libia tra cui La grande proletaria si è mossa nel 1911. Figure 1: Giovanni Pascoli 2 2 Opere 2.1 Myricae Una raccolta di poesie ispirata alle cose umili e semplici; il poeta canta temi familiari e campestri, le piccole cose di tutti i giorni, gli affetti più intimi, filtrandoli con uno sguardo nuovo, ingenuo che costituirà la cifra della poetica esposta nel Fanciullino; sono presenti anche i temi del dolore, del nido, dei lutti familiari che lo hanno colpito. Notevole è lo sperimentalismo a livello fonico, sintattico e metrico che riprenderà nelle raccolte successive. 2.2 I poemetti Successivamente suddivisi in due raccolte i primi poemetti e i nuovi poemetti , narrano la vita semplice di due sorelle contadine le cui figure richiamano a tratti le caratteristiche delle sorelle del poeta. 2.3 I canti di Castelvecchio Come Myricae sono spesso ispirati a temi campestri e familiari, ma pro- pongono liriche di più ampio respiro, ricche di musicalità e studiati giochi fonici; sempre presente il tema dei cari defunti, accanto al ricordo ricorrente dell'adolescenza. 2.4 I poemi conviviali Riprendono personaggi e miti dell'antichità greca, romana e paleocristiana, rivissuti con una sensibilità decadente e inquieta: gli eroi classici non sono rappresentati nella loro tradizionale grandezza, ma nelle loro ossessioni, ansie e incertezze. Pascoli usa un linguaggio ricercato, endecasillabi sciolti con l'effetto talvolta di studiate composizioni dall'eleganza fin troppo artificiosa, il poeta chiarisce che questi poemetti sono rivolti a chi non ama le myricae, cioè la poesia delle cose semplici e umili. 2.5 Odi e inni Il poeta canta alla patria e propone modelli civili, si ispira la storia con- temporanea esaltandone iprotagonisti, come quelli delle campagne coloniali d'Africa. 3 2.6 I carmina Sono scritti in latino per il concorso di poesia Latina di Amsterdam; i pro- tagonisti sono perlopiù persone semplici e umili come gladiatori, schiavi per il quale il poeta dimostra partecipazione e profonda pietà. 2.7 Il fanciullino E' il più importante fra i saggi; Pascoli espone in forma organica i tratti più originali della sua poetica basata sulla constatazione che in ciascun uomo vive un fanciullino, capace di vedere tutto con meraviglia, come fosse la prima volta, con occhi ingenui. Il poeta secondo Pascoli è colui che, identificandosi con il fanciullino, traduce la sua voce in un linguaggio nativo semplice e chiaro comprensibile a tutti tale da comunicare messaggi di fraternità. Negli ultimi anni si dedicò alla critica letteraria con saggi su Leopardi e Manzoni commenti a Dante e curo anche alcune antologie scolastiche latine e italiane. 3 Il pensiero e la poetica 3.1 Fra umanitarismo e nazionalismo Pascoli reagì al dolore che sconvolge l'esistenza degli uomini recuperando il valore etico della sofferenza che riscatta gli umili e gli afflitti; la sua ideologia, piena di un profondo umanitarismo, lo convinse, dopo l'esperienza del carcere, ad abbandonare la politica militante e a tradurre i suoi ideali socialisti in aspirazione alla concordia fra gli uomini e alla solidarietà fra le classi sociali, in una prospettiva universale di pace. L'ideale nazionalistico prese forma nel pensiero di Pascoli dal tragico fenomeno dell'emigrazione il cui devastante effetto era quello della disgregazione del nido familiare: l'Italia, paese povero e proletario, secondo il poeta, aveva il dovere di procurare ai suoi cittadini meno abbienti terre e lavoro, per questo prese posizione a favore dell'impresa in Libia, in un dibat- tito molto vivace e acceso che vedeva contrapposti favorevoli e contrari alla guerra. 3.2 Una nuova poetica Nel saggio il fanciullino L'autore espone le linee principali della sua poetica: in ciascuno di noi è nascosto un fanciullino, ma solo il poeta riesce a dargli voce, a vedere il mondo con i suoi occhi ingenui che scoprono le cose per 4 la prima volta: è così che nasce la poesia dello stupore. Questa visione delle cose, spontanea nell'infanzia, si perde in età adulta, ma può essere recuperata penetrando nelle zone più profonde e recondite della coscienza, dove tutto è mistero, questa è la realtà vera inaccessibile per via razionale cui può attingere la poesia intuitiva e spontanea, priva di intenti eroici etici o civili, espressione del fanciullino che non conosce la violenza e proprio per questo può conseguire effetti di suprema utilità morale e sociale. Nonostante la formazione positivista, Pascoli maturò una bfcrescente sfiducia nei confronti della scienza poiché incapace di spiegare il mistero e l'ignoto che si celano nel cosmo, solo la poesia diventa strumento di conoscenza del mondo e mezzo attraverso il quale è possibile penetrare nella realtà ed esplorare l'ignoto. La poetica del fanciullino può essere interpretata alla luce della cultura decadente: la regressione all'infanzia e lo sguardo stupito del poeta di fronte al mondo sono una forma di evasione da una realtà che non riconosce e alla quale si sente estraneo. L'adesione alla sensibilità decadente e in particolare al Simbolismo francese si traduce in Pascoli in tensione verso il mistero insondabile che circonda la vita, in una costante ricerca di un ritmo, di un linguaggio, capaci di suscitare sensazioni attraverso echi melodici, vibrazioni sonore, significati allusivi e simbolici. Il simbolismo pascoliano trova la sua prima affermazione in Myricae, talora come una consapevole ricerca di significati nascosti nelle cose, talora come una fitta trama di analogie, rimandi tra fenomeni naturali e stati d'animo, resi attraverso l'accumulo impressionistico di immagini. Nei Canti di Castelvecchio trova maggiore spazio la poetica del fanciullino, la percezione di una natura intima e segreta delle cose si fa più evidente: gli elementi del paesaggio diventano la chiave per interpretare una realtà miste- riosa in cui si agitano inquietudini e segrete pulsioni. Lo stile impressionistico si esprime con frammenti di immagini che fissano sulla pagina impressioni sensoriali; i nessi logici sono dissolti: più che da legami grammaticali tra le parole campeggiano legami fonici, echi e rimandi. 3.3 Temi, motivi e simboli Il pensiero della morte, il ricordo dei cari defunti e dell'assassinio del padre, la nostalgia e lo struggimento per la dimensione perduta nell'infanzia. . L'esaltazione del nido e degli affetti familiari. Il motivo della siepe simbolo di vita umile e tranquilla. 5 . La celebrazione della natura. • Gli elementi del paesaggio che si caricano di significati misteriosi e sim- bolici dando voce attraverso il fonosimbolismo ad ossessioni, fantasmi, angosce di morte, il desiderio di protezione dal mondo esterno. Il mistero del cosmo. . La rievocazione dei miti classici. 4 L'innovazione stilistica E' frequente il ricorso al linguaggio analogico basato su relazioni segrete tra le cose, su analogie e legami impensati tra realtà diverse e lontane: ne derivano atmosfere suggestive inquietanti e misteriose. . Altro elemento ricorrente nel verso di Pascoli e la sinestesia che con- densa impressioni sensoriali spesso visive e uditive: le parole acquistano così significati nuovi e suggestivi. • La parola assume spesso anche un significato simbolico, ora difficile da decifrare, ora chiaro per l'evidente corrispondenza tra simbolo e re- altà simboleggiata; il simbolo più ricorrente e facilmente interpretabile è quello del nido che traduce il fortissimo legame del poeta con la famiglia. • La struttura sintattica è prevalentemente paratattica: le frasi sono per lo più brevi, frequentemente collegate per asindeto ed ellittiche del verbo o del soggetto per conferire lapidarietà alle parole e rilevanza agli elementi della frase accostati. • Pascoli usa versi strofe e rime della tradizione ma li rinnova grazie al variare degli accenti ritmici, con conseguenti particolari effetti musicali; il ritmo del verso è franto. . Anche l'onomatopea è un elemento rilevante: la riproduzione di voci della natura o suoni si carica di valore semantico, assume la valenza di parola, comunica per via alogica una visione nuova e suggestiva del reale; anche i suoni assumono significati autonomi allusivi: è il cosid- detto fonosimbolismo procedimento basato sulle immagini e suggestioni provenienti dai suoni delle parole scelte più per il loro valore fonico che 6 per quello semantico; l'ampio uso delle assonanze e delle allitter- azioni concorre con il fonosimbolismo a creare una tessitura fonica di echi e rimandi. • il plurilinguismo: Pascoli accoglie termini aulici, mutuati dai clas- sici, parole tratte dal linguaggio colloquiale o addirittura dal dialetto dei contadini della Garfagnana, termini tecnici e scientifici, espressioni straniere. 4.1 Pascoli e la poesia italiana del '900 a ricerca di effetti fonici insoliti, l'impiego di figure retoriche, l'uso del fonosim- bolismo, la combinazione di metri classici e forme ritmiche nuove fanno di Pascoli il poeta dello sperimentalismo come disse Pasolini: fu la voce che svolse un ruolo fondamentale nella poesia italiana del 900 influenzandone tendenze e stile Diversi furono i giudizi su Pascoli: D'Annunzio lo definì come l'ultimo figlio di Virgilio, Benedetto Croce non approvò la poetica del fanciullino e stroncò il poeta, Contini ne rivalutò l'opera e le scelte lessicali; in tempi più recenti Barberi Squarotti e Barilli hanno posto l'accento sugli aspetti simbolici e psicanalitici della sua poesia. 5 Myricae La storia editoriale è molto complessa, la raccolta ebbe infatti ben 9 edi- zioni. Il titolo ispirato a un verso della IV Egloga di Virgilio preannuncia gli argomenti umili e semplici dell'opera: una poesia che si eleva poco da terra. Al centro dell'opera vi sono temi campestri legati alla terra, il lavoro dei campi, i fiori, gli uccelli, le attività domestiche, le piccole cose di tutti i giorni filtrate attraverso lo sguardo nuovo e sempre ingenuo del fan- ciullino; sullo sfondo della quotidianità apparentemente serena però è pos- sibile individuare un nucleo tematico più oscuro, quello del passaggio dall'alba della vita al tramonto della morte, evocato attraverso le immagini dei cari defunti. Il mondo della campagna diventa lo specchio dell'interiorità del poeta, un ambiente naturale in cui egli trasfonde in forma simbolica e allusiva i suoi sentimenti, le sue angosce, le sue inquietudini. L'orizzonte tem- atico è dominato dalle immagini dell'infanzia che evocano le figure dei morti e dal motivo del nido familiare distrutto, simbolo di un'infanzia perduta, un mezzo di ricongiungimento con la condizione affettiva infantile. Le molteplici fasi redazionali rivelano un continuo sperimentalismo e un assiduo lavoro di correzione. Pascoli ritrae la vita dei campi con 7 un gusto impressionistico ottenuto attraverso frammenti lirici che fissano sulla pagina impressioni cromatiche e foniche; la visione della realtà non risponde a canoni realistici ma si carica di significati simbolici che perme- ttono di penetrare negli aspetti più misteriosi e nascosti, per questo motivo utilizza un linguaggio analogico che dà risalto all'aspetto fonico, con un uso frequente di onomatopee, allitterazioni, fonosimbolismo, che mettono in re- lazione il poeta fanciullino con la realtà, per vie intime e irrazionali. Non manca il rigore scientifico e il ricorso a termini tecnici del gergo contadino. La scelta è quella di una sintassi franta prevalentemente paratattica, le frasi sono spesso molto brevi ed è frequente l'ellissi del verbo e del soggetto che tende a isolare singole parole dal contesto al fine di accrescere la loro forza allusiva e simbolica. 6 Canti di Castelvecchio Pubblicati nel 1903 uscirono subito con una seconda edizione perché Pas- coli vi aggiunse un dizionarietto di termini propri della Garfagnana dopo le accuse di oscurità mossegli da alcuni critici. Il titolo Canti, da un lato istituisce un rapporto con Leopardi, dall'altro manifesta un'ambizione di poesia più complessa e distesa delle giovanili "tamerici". Sono considerati una continuazione di Myricae perché ne riprendono alcuni temi come quelli della natura, della vita in campagna, dell'amore per le cose umili e quotidiane, del mistero che incombe sull'uomo, dell'ignoto, del nido familiare, unica salvezza e protezione per l'uomo. E' presente anche il tema della memoria familiare, dei ricordi e delle sensazioni del passato, rievocati con accenti nostalgici e dolore. Non mancano turba- menti ossessivi, i segni di un'inquietudine profonda di fronte all'esperienza sessuale, alla componente erotica adulta, osservata con distacco e senso di estraneità. Nei Canti si amplia la dimensione simbolica del reale: la natura e il paesaggio non sono mai descritti oggettivamente, ma diventano sempre corrispettivo analogico degli stati d'animo del poeta. La struttura dei componimenti si fa più complessa ed elaborata anche dal punto di vista della metrica. 7 Il fanciullino I primi capitoli del saggio apparvero sulla rivista "Il Marzocco" nel 1897, il testo completo fu edito nel 1903. Nel saggio Pascoli enuncia le linee portanti della sua poetica. 8 Ogni uomo, secondo Pascoli, porta dentro di sé un fanciullino pieno di immaginazione e in immediata comunicazione con la natura; nell'infanzia coincide con il fanciullino fisico, nell'età adulta perde via via la sua innocenza e la sua originaria facoltà immaginativa, restando come dimensione interiore, come fonte di vitalità e autenticità esistenziale. Nell'uomo comune la voce del fanciullino viene dimenticata del tutto, solo il poeta vi dà ascolto, traducendo in poesia il suo fresco e ingenuo stupore, il rapido balenio delle sue intuizioni, le impressioni rivelatrici di frammenti dell'universo. Alla teoria del fanciullino è legata la novità del linguaggio pascoliano, teso ad evocare e a suggerire più che a rappresentare o a descrivere: ne deriva un'eccezionale ricchezza lessicale unita a una straordinaria forza allusiva. Il poeta è colui che sa cogliere e svelare la bellezza e il poetico nascosti nelle piccole cose: così la poesia acquista un valore sociale: consola, ispira buoni sentimenti e concilia l'armonia tra gli uomini. 9