Il Crepuscolarismo rappresenta un importante movimento letterario italiano dei primi anni del Novecento, caratterizzato da toni dimessi e malinconici che riflettono il "crepuscolo" della poesia tradizionale.
I poeti crepuscolari italiani più significativi includono Guido Gozzano, Sergio Corazzini e Marino Moretti, che si distaccarono dalla magniloquenza dannunziana per abbracciare temi quotidiani e umili. Le caratteristiche del Crepuscolarismo includono l'uso di un linguaggio semplice, la predilezione per oggetti comuni e ambienti domestici, e un senso di malinconica rassegnazione verso la vita. Questi poeti cantavano le "piccole cose di pessimo gusto", come le definì Gozzano, rifiutando i grandi ideali e i temi eroici della tradizione letteraria.
Guido Gozzano emerge come la figura più rappresentativa del movimento, specialmente con "La signorina Felicita", considerata il manifesto del Crepuscolarismo. In quest'opera, il poeta narra l'amore impossibile tra un intellettuale e una donna di provincia, utilizzando un linguaggio che mescola ironia e malinconia. La sua poetica si distingue per la capacità di trasformare la quotidianità in poesia, creando un ponte tra la tradizione letteraria e la modernità. La morte di Gozzano, avvenuta prematuramente nel 1916 a causa della tubercolosi, segnò simbolicamente anche il declino del movimento crepuscolare, che si era sviluppato in opposizione sia al Decadentismo che al nascente Futurismo. Il suo lascito poetico continua a influenzare la letteratura italiana, rappresentando un momento cruciale di transizione tra la poesia ottocentesca e le avanguardie del Novecento.