Temi e significato profondo dell'opera
La parte finale versi85−108 rappresenta il vero cuore spirituale dell'ode. Qui Napoleone "giacque" - parola chiave che segna il passaggio dalle glorie terrene alla dimensione eterna. L'ex imperatore trova pace solo attraverso la fede e il riavvicinamento a Dio durante l'esilio.
Manzoni utilizza sapientemente due tempi verbali: il passato remoto per le imprese compiute e il presente per la realtà attuale e la dimensione divina. Questa scelta sottolinea come solo Dio rappresenti l'eternità, mentre le glorie umane sono destinate a passare.
Il componimento si apre con due monosillabi antitetici memorabili: "Ei fu". Non serve nemmeno nominare Napoleone - la sua fama è tale che tutti capiscono di chi si parla. Questi due semplici termini racchiudono tutta la parabola del personaggio: grandezza e morte.
L'ode è ricchissima di figure retoriche: dalle similitudini alle metafore ("tanto raggio", "fulmine"), dalle anafore geografiche ("dall'Alpi alle Piramidi") agli ossimori che esprimono la complessità dell'esperienza napoleonica. La prospettiva provvidenzialistica domina: anche i grandi della storia sono fragili di fronte a Dio e solo nella fede trovano vera pace.