La Poesia Metafisica e John Donne
La poesia metafisica rifletteva la crisi del XVII secolo - il difficile passaggio dal Rinascimento all'età moderna. Il termine, coniato da Samuel Johnson, indica poesia che va "oltre il fisico", verso il trascendente.
Questi poeti affrontavano le domande fondamentali dell'esistenza: natura dell'universo, funzione dell'uomo, rapporto con Dio. Usavano metafore sorprendenti (chiamate "conceits"), paradossi, e iniziavano le poesie in medias res - direttamente nel vivo dell'azione.
John Donne (1572-1631) era il rappresentante più brillante di questa scuola. La sua vita fu un romanzo: educazione cattolica a Oxford, studi legali a Londra, matrimonio che gli costò la carriera, conversione all'anglicanesimo nel 1615, e infine decano della cattedrale di St Paul.
Le sue poesie d'amore erano rivoluzionarie: invece di lodare la bellezza fisica dell'amata, Donne si concentrava sui sentimenti. Esplorava l'incostanza femminile con cinismo e ironia, ma il tema che lo ossessionava era la mortalità: cosa succede davvero quando moriamo?
I suoi "Sonetti Sacri", scritti dopo la morte della moglie, sono capolavori di introspezione religiosa. Donne trasformò la poesia inglese, influenzando persino T.S. Eliot nel XX secolo.
Stile unico: Donne mescolava cosmologia, medicina, alchimia e geografia nelle sue metafore - un approccio intellettuale che anticipava la modernità.