Zenone e i suoi Paradossi Rivoluzionari
Zenone era l'amico e discepolo di Parmenide, il filosofo che sosteneva che l'essere è uno e immutabile. Mentre tutti credevano nella molteplicità delle cose e nel movimento, Zenone ha deciso di difendere le idee del suo maestro con un'arma segreta: la dialettica.
La sua strategia era geniale quanto provocatoria. Partiva dalle tesi dei suoi avversari (soprattutto i Pitagorici che credevano nella pluralità) e attraverso argomentazioni logiche perfette, ne dimostrava le contraddizioni assurde.
Contro la pluralità delle cose, Zenone creò un paradosso devastante: se le cose fossero davvero molteplici, il loro numero dovrebbe essere contemporaneamente finito e infinito. Finito perché non possono essere né più né meno di quante sono. Infinito perché tra due cose qualsiasi ci sarebbero sempre infinite altre cose in mezzo.
💡 Curiosità: Zenone non credeva davvero in quello che argomentava - usava la logica per confutare le tesi altrui e dimostrare che solo il suo maestro aveva ragione!
Contro il movimento, sviluppò quattro paradossi famosi. Il paradosso dello stadio dimostra che è impossibile raggiungere una meta: devi prima arrivare a metà strada, poi alla metà della metà, e così via all'infinito. È impossibile percorrere spazi infiniti in tempo finito.
Il paradosso di Achille e la tartaruga è ancora più sorprendente: il velocissimo Achille non raggiungerà mai una lenta tartaruga se questa parte prima. Quando Achille arriva dove era la tartaruga, lei si sarà spostata un po' più avanti, e così via per sempre.
Il paradosso della freccia colpisce al cuore: una freccia che sembra muoversi è in realtà immobile. In ogni istante occupa uno spazio pari alla sua lunghezza, quindi è ferma. Se è ferma in ogni istante, come può muoversi?