Il Criticismo kantiano rappresenta una delle più importanti rivoluzioni nel pensiero filosofico occidentale, introducendo un nuovo modo di comprendere il rapporto tra soggetto e realtà.
La Rivoluzione copernicana Kant costituisce il cuore di questa trasformazione filosofica. Così come Copernico aveva posto il Sole al centro del sistema solare, Kant pone il soggetto conoscente al centro del processo conoscitivo. Secondo questa prospettiva, non è la mente che si adatta agli oggetti, ma sono gli oggetti che si conformano alle strutture della nostra mente. Questo cambio di prospettiva ha profonde implicazioni per la comprensione dei limiti della ragione e della conoscenza umana.
Nella Critica della ragion pura, Kant esplora la distinzione fondamentale tra fenomeno e noumeno. Il fenomeno rappresenta la realtà come ci appare attraverso le forme a priori della sensibilità (spazio e tempo) e le categorie dell'intelletto, mentre il noumeno è la cosa in sé, inconoscibile direttamente. Questa distinzione è cruciale per comprendere i limiti della conoscenza umana: possiamo conoscere solo i fenomeni, mai le cose in sé. La Critica della ragion pratica completa questo quadro concentrandosi sulla dimensione morale dell'essere umano, dove la ragione pratica ci guida nell'agire morale attraverso l'imperativo categorico. La differenza tra ragion pura e ragion pratica sta proprio nel loro ambito di applicazione: la prima si occupa della conoscenza teorica, la seconda dell'agire morale.
Il concetto di limite in filosofia assume con Kant un significato nuovo e positivo: non è più solo un confine che ci impedisce di conoscere, ma diventa la condizione stessa che rende possibile la conoscenza scientifica. Questo aspetto del pensiero kantiano ha influenzato profondamente non solo la filosofia successiva, ma anche lo sviluppo del pensiero scientifico moderno e il concetto di limite in psicoanalisi.