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Kant, Hegel, Shopenauer, Kierkegaard, Marx, Nietzsche e Freud

15/5/2023

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KANT
IL CRITICISMO O FILOSOFIA DEL LIMITE
Nacque da una famiglia scozzese nel 1724. Kant è un innatista, per lui conoscere
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KANT IL CRITICISMO O FILOSOFIA DEL LIMITE Nacque da una famiglia scozzese nel 1724. Kant è un innatista, per lui conoscere significa ricordare. La sua filosofia rappresenta: "L'uscita dell'uomo dallo stato di minorità attribuibile a sé stesso". Il suo pensiero è detto criticismo perchè si contrappone al dogmatismo (accettazione di opinioni o dottrine senza interrogarsi sulla loro esistenza) e fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia. Infatti criticando e interrogandosi programmaticamente su determinate esperienze umane, si può chiarire: possibilità, validità e limiti. Determinante è quindi l'aspetto del limite, per questo si configura come una filosofia di quest'ultimo, nonché un'interpretazione dell'esistenza volta a stabilire le "colonne d'Ercole dell'umano", in quanto i nostri caratteri non saranno mai in grado di garantire l'onniscienza. Il criticismo risulta definito dalla rivoluzione scientifica e dalla crisi progressiva delle metafisiche tradizionali. Il Kantismo si distingue dall'empirismo perché rifiuta gli esiti scettici di quest'ultimo e anche perché spinge più a fondo l'analisi critica. A differenza dell'illuminismo invece, Kant si propone di portare davanti al tribunale della ragione la ragione stessa, per chiarirne in modo esaustivo strutture e possibilità. IL PROBLEMA EPISTEMOLOGICO DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA Poichè ai tempi di Kant erso del sapere si articolava in scienza e metafisica, la critica della ragion pure prende la forma di un'indagine valutativa circa queste due attività conoscitive....

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Kant respinge lo scetticismo scientifico di Hume, ritenendo che la scienza sia indubitabile, e ne condivide invece lo scetticismo metafisico. Kant parte dalla domanda: "Qual è la differenza tra scienza e metafisica?" Parte da un'ipotesi gnoseologica: sebbene la conoscenza inizi sempre con l'esperienza, tuttavia non deriva interamente da essa. La scienza presuppone alcuni principi immutabili, definiti giudizi sintetici a priori: • Giudizi, poiché consistono nel connettere un predicato con un soggetto • Sintetici, perché il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto • A priori, perché essendo universali e necessari, non possono derivare dall'esperienza I giudizi fondamentali della scienza non sono quindi né giudizi analitici a priori, nè giudizi sintetici a posteriori. I primi sono quelli enunciati senza bisogno di ricorrere all'esperienza, poiché il predicato non fa che esplicitare, tramite un 'analisi che sfrutta il principio di non-contraddizione, quanto è già implicitamente contenuto nel soggetto. Sono esplicativi e non ampliano la nostra conoscenza. I secondi sono quelli in cui il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto. Sono definiti ampliativi e sono privi di universalità e necessità perchè poggiano esclusivamente sull'esperienza. RIVOLUZIONE COPERNICANA Con tale espressione si è soliti indicare il mutamento di prospettiva realizzato da Kant che ribalta i rapporti tra soggetto (al centro) e oggetto. Mette in relazione l'oggetto in funzione del soggetto. Il soggetto possiede strutture a priori(formali), che fungono da lenti azzurre, che sono condizioni di possibilità della conoscenza. Kant distingue due aspetti dell'oggetto: Fenomeno: oggetto così come appare al soggetto, ed è sempre qualcosa di relativo al nostro modo di conoscere. Noumeno: oggetto pensabile ma non conoscibile, deputato come la "x sconosciuta" Il soggetto può conoscere il fenomeno ma non il noumeno. Kant distingue 3 facoltà conoscitive, analizzandole ognuna di esse in una parte dell'opera. Considera la conoscenza come un'entità complessa, e per motivi espositivi fa tali distinzioni: Sensibilità, facoltà di ricevere i dati dall'esperienza. Studiata nell'estetica trascendentale. Le sue forme a priori sono spazio e tempo Intelletto, facoltà attiva, con cui si organizzano i dati sensibili attraverso i concetti, che sono funzioni unificatrici dell'intelletto. Le sue forme a priori sono i concetti puri o 12 categorie. Studiato nell'analitica trascendentale. Ragione, ne parla in senso stretto per distinguerla da quella nel titolo dell'opera. Definita anche la facoltà dei principi, è una facoltà onnicomprensiva e tende oltre i limiti dell'esperienza, perché alla ricerca di risposte globali e totalizzanti. Quando supera i limiti cade in errore dando 3 idee: anima, mondo e Dio. Kant si pone 4 domande: 1. La matematica come scienza è possibile? Si e si spiega nell'estetica trascendentale 2. La fisica come scienza è possibile? Si e si spiega nell'analitica trascendentale 3. La metafisica come scienza è possibile? No e si spiega nella dialettica 4. La metafisica è possibile come esigenza naturale? Si perchè l'uomo pone speranza e trova risposta nella dialettica. ESTETICA TRASCENDENTALE Rappresenta la sezione della critica della ragion pura in cui kant studia la sensibilità e le sue forme a priori. La sensibilità è una conoscenza immediata che deriva immediatamente dai sensi. Distingue le intuizioni in: Pure, dati a priori, col carattere dell'immediatezza e sono spazio e tempo Empiriche, derivano dai sensi, e forniscono dati sensibili Non derivando dall'esperienza e non essendo concetti non esistono di per se. Esistono in relazione al soggetto. Kant critica la concezione Newtoniana secondo la quale lo spazio e il tempo sono entità a sé stanti. Lo spazio è la forma del senso esterno. Il tempo è la forma del senso interno. Il soggetto della conoscenza immediatamente temporalità e spazializza. Nell'estetica trascendentale risponde alla prima domanda. La matematica si deve basare su giudizi sintetici a priori, in quanto i teoremi geometrici e aritmetici valgono indipendentemente dall'esperienza. La geometria si fonda sulle forme a priori dello spazio, mentre la matematica su quelle del tempo, e in quanto a priori è anche universale e necessaria. LOGICA TRASCENDENTALE Ha come specifico oggetto di indagine <<l'origine, l'estensione e la validità oggettiva >> delle conoscenze a priori che sono proprie dell'intelletto e dalla ragione. ANALITICA TRASCENDENTALE Studia l'intelletto e le sue forme a priori. A differenza della sensibilità, è una facolta non immediata, ma mediata da ragionamenti, discorsiva. Utilizza i concetti che sono funzioni unificatrici dell'intelletto. Distingue i concetti: empirici, derivano dall'esperienza puri, contenuti a priori nell'intelletto e si identificano con le categorie (da Aristotele), cioè concetti basilari della mente che costituiscono le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. Kant enumera 12 categorie, ricavandole dalla tavola dei giudizi di Aristotele e riassumibile in 4 categorie: Quantità, Qualità, Relazione, Modalità Le categorie kantiana hanno una portata esclusivamente gnoseologico- trascendentale e non hanno valore ontologico. DEDUZIONE TRASCENDENTALE La deduzione ha un valore giuridico, che allude alla dimostrazione della legittimità di dirtto di una pretesa di fatto. Le categorie sono forme del pensiero, chi mi garantisce che sia lecito utilizzarle. Kant introduce così l'io penso, l'identica struttura mentale che accomuna tutti gli uomini. Rappresenta il centro mentale unificatore di cui sono funzione le categorie. Ogni volta che pensiamo i nostri pensieri sono unificati nell'io penso, quindi è lecito usare le categorie, in quanto forme fondamentali dell'io penso. Rappresenta il soggetto logico o formale della conoscenza, ed è anche il legislatore della natura. Garantisce l'unità della conoscenza, unisce categorie, concetti e interazioni. Organizza e sintetizza i dati dell'esperienza ed è una istanza conoscitiva. Viene definito anche come il legislatore della natura, in quanto tramite interazioni e concetti ne organizza le leggi, che attivamente applica. Tale ordine deriva quindi dall'io penso e dalle sue forme a priori. Essendo il fondamento della natura, l'io è anche il fondamento della scienza che la studia. Infatti, la fisica si basa sulle 12 categorie dell'io penso e si occupa della natura in senso fenomenico. DIALETTICA TRASCENDENTALE Kant studia la ragione in senso stretto come facoltà conoscitiva che tende oltre i limiti dell'esperienza, li oltrepassa, perché ricerca risposte globali e l'assoluto. Fa riferimento ai ragionamenti fallaci(sbagliati) della ragione, nonché dell'arte sofistica di dimostrare ragionamenti inconsistenti. Affronta il problema se la metafisica possa anch'essa costituirsi come essenza dei principi primi, delle cause fondamentali e dell'essere. Rappresenta una scienza dell'infinito, ma non ha un fondamento nell'esperienza e porta a ragionamenti sbagliati. Kant usa la similitudine: la nostra conoscenza è un'isola nei cui limiti è conosciuta, garantita e universale. L'uomo però è spinto ad andare oltre in mare aperto e cade in una serie di errori. IDEE TRASCENDENTALI Distingue 3 idee prodotte dalla ragione: anima, come totalità di fenomeni interni mondo, come totalità di fenomeni esterni Dio, come totalità in assoluto A queste 3 idee corrispondono 3 pseudo-scienze. Anima, psicologia razionale, non è una scienza perché si basa sull'attribuire all'io penso delle caratteristiche infinite; Mondo, cosmologia razionale, cade in antinomia (coppie di affermazioni in cui una afferma e una nega), ed è costituito da elementi semplici o complessi e si fonda su affermazioni indelebili. Teologia, è stata una scienza nel medioevo, e ha prodotto un sapere ricco sulle dimostrazioni dell'esistenza di Dio (Teologia razionale o naturale) Fornisce 3 prove: Cosmologica fisico-teleologica e ontologica. Quest'ultima risale a Sant'Antimo e alla sua prova deduttiva. Ragioniamo per assurdo Dio non esiste ma sappiamo che è L'essere perfetto. Non possiamo dimostrare la sua esistenza, in quanto non possiamo compiere un salto logico da ontologia a realtà. La teologia non è una scienza. La metafisica non è una scienza ma è una disposizione naturale dell'uomo e ingannatrice. Kant oppone a questa metafisica dogmatica, una metafisica critica che si occupi dei Principi a priori della scienza e una metafisica di costumi che studi principi primi della morale, del nostro agire. Questi ultimi sono l'imperativo categorico. PROBLEMA DELLA MORALE NELLA CRITICA DELLA RAGION PRATICA Kant distingue la ragion pura pratica, che opera indipendentemente dall'esperienza e dalla sensibilità e una ragione empirica pratica che opera sulla base delle esperienze e della sensibilità. La Critica Della Ragion Pratica serve a distinguere i casi in cui la ragione è pratica e pura (morale) dai casi in cui è pratica e non pura (senza essere morale). La ragione va indagata nei principi pratici quando fa da guida delle azioni pratiche dell'uomo. Secondo Kant legge morale è una legge a priori universale formale e scolpita in ognuno di noi ed ha la forma dell'imperativo categorico "Tu devi". Kant distingue i principi pratici in: massime, forme soggettive che guidano l'azione di ognuno di noi imperativi, prescrizioni di valore oggettivo divise in: ipotetici, hanno la forma del "se...allora devi". Subordina il dovere ad una finalità esterna. categorici, ordinano il dovere in modo incondizionato e hanno la forma del "devi" puro e semplice. FORMULAZIONI GNERALI DELL'IMPERATIVO CATEGORICO 1. Agisci in modo da trattare l'altro sempre come fine e mai come mezzo. 2. Agisci in modo che la tua volontà sia sempre autonoma e non guidata da un fine esterno. La morale è autonoma e non eteronoma, e quindi fondata su se stessa. L'azione della morale è una lotta dell'uomo per il bene; infatti, l'uomo è sempre a metà tra istinto e ragione (bestia e santo). Per Kant il postulato fondamentale della morale è la libertà, l'uomo deve essere libero di scegliere. POSTULATI RELIGIOSI AGGIUNTI (era credente) Riguardano l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima, che non sono dimostrabili dalla scienza ma possono essere postulati dalla morale. Poichè l'uomo aspira al sommo bene, che è unione di virtù e felicità, non può essere raggiunto nella vita terrena. Si dice perciò che è la morale a fondare la religione. Il Regno dei Fini è per Kant la comunità degli esseri ragionevoli, in quanto obbediscono alle leggi delle morali. In tale regno, ogni membro è legislatore e suddito. Lo postuliamo ma non lo possiamo dimostrare. CRITICA DEL GIUDIZIO Si occupa dell'arte e dei giudizi che riguardano il bello artistico. Si divide in: Giudizi determinanti, sintetici a priori su cui si fonda la scienza e hanno valore conoscitivo. Giudizi riflettenti, in cui interviene il sentimento, sono giudizi che si occupano dell'armonia e della finalità della natura. Kant distingue due tipi di giudizi riflettenti: Estetico, riguarda il bello e il sublime Teleologico, sulle finalità della natura, che viene vista come oggetto di riflessione (pensiero preromantico) Vi è ancora una distinzione tra: Bello, nasce dall'armonia Sublime, nasce dalla proporzione tra il soggetto e il fenomeno naturale. Distingue il sublime in: Matematico, proporzione rispetto alla grandezza della natura Dinamico, proporzione della natura in movimento. HEGEL "La filosofia è il proprio tempo appreso con il concetto". Il giovane Hegel è colpito dalla figura di Napoleone e dalla Rivoluzione Francese. Le sue opere più importanti sono: • Fenomenologia dello Spirito; ● Lineamenti di filosofia del diritto; • Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. Hegel è un grande pensatore sistematico e di conseguenza la sua filosofia è detta anch'essa sistematica, ovvero che costruisce un sistema di comprensione della realtà che riesce a dar conto di tutti i momenti fondamentali della storia dello spirito, cioè il dispiegarsi della ragione nella realtà, secondo un'identità di ragione e realtà. Hegel dice che la filosofia è il presente appreso attraverso il concetto. La funzione della filosofia è, quindi, comprendere la verità e questa è figlia della storia, cioè noi dobbiamo leggere la verità nel presente come il risultato dello sviluppo dello spirito nella storia. Quindi la filosofia è chiamata anche storia della filosofia. Il compito del filosofo è quindi comprendere la realtà nella sua totalità. Nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel dirà che "il vero è intero", cioè la verità non è mai nel parziale, ma nella totalità. La filosofia per comprendere la realtà utilizza la ragione dialettica, dove per dialettica si intende la legge, la struttura stessa della realtà, dato che la ragione è una stessa realtà la quale si sviluppa con la dialettica. L'assoluto rappresenta la totalità infinita che è fondamento della realtà che è identità di ragione e realtà, identità di finito e infinito. La differenza sostanziale tra Hegel e Schelling è che per il primo l'assoluto è dinamico, mentre quello di Schelling non coglie le diverse determinazioni della realtà. LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO segue un percorso diacronico, cioè fa una storia della coscienza e delle sue origini fino al compimento dell'assoluto seguendo tutte le tappe. L'ENCICLOPEDIA segue uno sviluppo sincronico, dove le cose seguono uno sviluppo logico nello stesso momento dello spirito e ci parla dell'idea in sé per sé, fuori di sé e che ritorna in sé. Lo sviluppo dello spirito affronta il triplice sviluppo di TESI-ANTITESI-SINTESI. La dialettica di Fichte è lineare TESI⇒ANTITESI⇒SINTESI, caratterizzata dallo "Streben", cioè lo sforzo di superare sempre l'antitesi per arrivare alla sintesi ed è un momento che tende all'infinito e c'è una separazione tra l'essere che tende al dover essere senza mai raggiungerlo. Per Hegel ciò è impossibile, l'infinito si completa con il finito, quindi l'essere corrisponde al dover essere. Per questo motivo Hegel ritiene che lo sviluppo della dialettica non sia lineare, ma circolare (in particolare a spirale). I tre momenti della dialettica hegeliana sono: ● Astratto o intellettuale è un momento dove stiamo fermi; ● Il momento negativo razionale e siamo in movimento; ● Positivo razionale o speculativo. Hegel fa una differenza tra intelletto e ragione: il primo è l'organo del finito che per Kant era una garanzia di una conoscenza universale e necessaria del noumeno, per Hegel, invece, è un momento limitato e solo con l'astratto della ragione si metterà in moto la dialettica con l'opposizione o negazione della tesi (astratto intellettuale). Il terzo momento è la novità di Hegel, dove non si ha il superamento dell'antitesi, ma il riaffermarsi della tesi che conserva qualcosa dell'antitesi, del negativo, quindi Hegel va contro la logica classica. Questo terzo momento, dunque, tende a togliere e conservare. TOGLIE IL NEGATIVO DAL NEGATIVO E CONSERVA IL POSITIVO DAL NEGATIVO. FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO è lo studio di ciò che si manifesta, di ciò che si presenta, quindi il manifestarsi dello spirito. All'uomo si presenta con la coscienza individuale. Abbiamo una duplice via dello spirito che si presenta in un processo che segue la storia dell'umanità dalle sue origini al presente: qui c'è un processo diacronico che parte dalle tappe iniziali fino allo spirito assoluto. Hegel utilizza quindi le figure, ovvero entità storiche e ideali, attraverso queste segue il percorso dello sviluppo dello spirito. Il punto di partenza della Fenomenologia è la coscienza, poi l'autocoscienza e infine la ragione che sono: SPIRITO RELIGIONE SAPERE ASSOLUTO. La storia dello spirito avviene attraverso questi momenti. Il punto di partenza è la coscienza dove l'attenzione è rivolta verso l'oggetto: la coscienza passa attraverso tre momenti: certezza sensibile (sapere povero ma sicuro), percezione e intelletto. A questo punto si passa all'autocoscienza, ovvero quando l'intelletto comprende che l'oggetto non è fuori di sé, ma deriva dal soggetto. Nell'autocoscienza ci sono tre figure: SERVO-PADRONE: In questa figura dell'autocoscienza c'è una lotta tra vita e morte, tra il padrone che è colui che non ha paura della morte e preferisce la libertà e il servo che pur di sopravvivere rinuncia alla propria libertà, ma comunque il primo sviluppa una dipendenza inconsapevole dal secondo. Il servo si libera attraverso tre momenti: ● ● LA PAURA DELLA MORTE: spinge il servo a cedere la sua libertà al padrone; SERVIZIO: quella pratica di mettersi a disposizione del padrone e infatti mette in primo piano i bisogni del suo signore rispetto ai propri; LAVORO: il lavoro libera il servo, ma soprattutto la forte dipendenza del padrone, porterà ha una sorta di inversione di ruolo dove il servo diventa padrone e viceversa. La seconda figura dell'autocoscienza è STOICISMO-SCETTICISMO: La consapevolezza della libertà del servo si ritrova nello stoicismo, infatti Hegel, parla di un vecchio saggio stoico, indipendente dal mondo e dalle cose del mondo. Nel saggio è presente una negazione inconsapevole, che nega la realtà e si fa consapevole nello scettico e gli crea una sorta di scissione inconsapevole che si farà consapevole nella figura della COSCIENZA INFELICE, che è il terzo momento dell'autocoscienza. Quest'ultima, è caratteristica dell'uomo del Medioevo, perché c'è la ricerca di un'unità con il divino, che però viene sempre delusa: esempio pratico è quello delle crociate, quando a seguito della liberazione del Santo Sepolcro, il fedele si accorge che è vuoto non trovando Dio. Questo processo si conclude con un'inversione dialettica: sul momento di maggiore distanza tra Dio e l'uomo, quest'ultimo si rende conto che Dio va cercato all'interno del soggetto. Alla fine, ci sarà il passaggio da ragione a spirito, poi religione e, infine, il sapere assoluto, dove la filosofia riuscirà a comprendere la totalità e a ricucire la lacerazione tra finito e infinito. FILOSOFIA DEL DIRITTO: La filosofia del diritto la ritroviamo nella "Sezione dello spirito oggettivo", "nell'Enciclopedia" e nei "lineamenti di filosofia del diritto". Nell'Enciclopedia, Hegel, si occupa dello sviluppo dell'idea in maniera sincronica, quindi seguendo un ordine logico: Idea in sé per sé; Idea fuori di sé (alienazione dell'idea dalla natura); Idea che ritorna in sé. La sezione della Filosofia del diritto si divide in: • Spirito soggettivo, quel momento che si incarna nelle istituzioni collettive; • Spirito oggettivo che si divide a sua volta in: -diritto astratto è la legge nella sua forma esteriore (legge giuridica) -moralità che è la legge nella sua interiorità -eticità, ovvero la realizzazione della morale nelle istituzioni collettive e comprende famiglia, società civile e Stato: 1) La famiglia è l'unità originaria dove si realizza il bene collettivo. 2) La società civile è il luogo degli scontri, perché ogni famiglia vuole prevalere sulle altre e si basa sul sistema del bisogno da cui nasce la divisione del lavoro e la conseguente divisione in classi sociali. 3)Lo Stato è il punto più alto di realizzazione dello spirito oggettivo (totalità). Di Questo fanno parte anche la Polizia e le Corporazioni che ristabiliscono il bene collettivo mettendo fine al conflitto tra famiglie. Hegel definisce lo Stato un "organismo vivente" che deve garantire la libertà. ● ● ● Lo Stato ideale di Hegel è un'incarnazione dell'idea che non ha bisogno di un contratto e si identifica in quello Prussiano, dove c'era la tripartizione del potere in legislativo, governativo e del principe e quest'ultima figura rappresenta l'unità dello Stato e la libertà di tutti. • Spirito assoluto, il momento conclusivo dell'idea in cui l'assoluto arriva alla piena coscienza della propria totalità attraverso tre momenti: 1. Arte, coglie l'assoluto attraverso l'intuizione, quindi in maniera immediata. Nell'arte romantica, tuttavia, c'è una sproporzione tra forma e contenuto (il contenuto non riesce ad essere compreso nella forma critica), quindi l'intuizione artistica non riesce a cogliere l'assoluto; 2. Religione, dovrebbe cogliere l'assoluto attraverso la rappresentazione a metà tra intuizione dell'arte e filosofia, ma ha il limite di non coglierlo; 3. Filosofia, coglie pienamente, attraverso i concetti e la ragione dialettica, l'infinità o l'assoluto, in quanto è l'ultima tappa dello sviluppo dello spirito e dell'idea. Secondo Hegel, solo la filosofia dell'Idealismo romantico coglie i concetti dell'assoluto, quindi l'Idealismo tedesco comprende l'assoluto attraverso: ● ● l'Idealismo soggettivo di Fichte; oggettivo di Schelling; assoluto di Hegel. Marx Marx nacque in Germania, studia prima giurisprudenza e poi filosofia. Importante è l'amicizia tra Marx e Engels dato che il manifesto del partito comunista verrà scritto da entrambi. Il giovane Marx è autore di numerose opere, egli studia la filosofia di Hegel, entra in contatto con la sinistra hegeliana di cui faceva parte Feuerbach: il contatto tra i due è importante perché Marx utilizzerà alcuni concetti hegeliani per correggere Feuerbach e alcuni concetti di Feuerbach per correggere Hegel. - Feuerbach: egli è il fondatore dell'ateismo filosofico dell'800: per il filosofo non è Dio che ha creato l'uomo; ma l'uomo che ha creato Dio, ed afferma che a causa dell'alienazione religiosa l'uomo ha tirato fuori da se Dio, il quale avrà tutte le qualità migliori dell'umanità. Feuerbach critica l'idealismo hegeliano e dice che l'errore di Hegel è stato mettere come soggetto l'ideale e come predicato ciò che è reale, quindi, andrebbe invertito questo rapporto. -critica a Feuerbach: Marx utilizzerà la storicità di Hegel per correggere Feurbarck, cioè ogni momento è frutto della storia, e dirà che la religione è nata non perché l'uomo si è alienato, ma perché un determinato tipo di uomo oppresso e reso schiavo sogna ciò che non può avere. Per Marx rendendo l'uomo libero si andrà ad eliminare la religione, mentre per Feuerbach l'uomo dovrà rendersi conto delle proprie qualità per eliminare la religione. -critica a Hegel: per Hegel lo Stato è un'idea. Per Marx non è possibile che lo Stato realizzi il bene collettivo, eliminando i profitti. Lo Stato non fa altro che riprendere la conflittualità dello stato civile, non risolve quindi i problemi ma li riprende -opere giovanili: "critica della filosofia del diritto di Hegel" (1843) - "manoscritti economico filosofici" (1844) - "tesi su Feuerbach" (1845) - "ideologia tedesca" (1846) - "il manifesto del partito comunista" (1848) Estratti dal testo "l'alienazione" di Marx (condizione dell'operaio): l'operaio diventa tanto più povero quanto più produce ricchezza. Il lavoro produce meraviglie per i ricchi, ma produce lo spogliamento dell'operaio; produce bellezza ma deforma l'operaio, produce spiritualità ma deprime l'operaio. L'alienazione è l'estraniazione rispetto al resto del mondo. Il termine alienazione lo troviamo per la prima volta in Hegel e poi in Feuerbach in ambito religioso. Per Marx l'alienazione è la condizione dell'operaio, dato che il lavoro operaio rende l'uomo quasi un animale: il prodotto del suo lavoro non gli appartiene, anzi arricchisce il capitalista borghese. L'operaio è alienato anche nei confronti delle altre persone, in quanto le vede come nemici; inoltre è alienato anche nel suo lavoro in quanto egli è un corpo a corpo con la macchina, la sua attività non ha nulla di creativo e lo rende un animale quando lavora, mentre si sente uomo quando si comporta da bestia (quando beve e si dedica ai vizi). Il degrado in cui vivono gli operai è dovuto al loro lavoro, non alla loro persona. In base a quest'analisi Simon Weil decide di andare a lavorare un anno in fabbrica per verificare la condizione operaia, poi descriverà tale condizione arrivando ad una conclusione più pessimistica di Marx: lei afferma di aver subito momenti di alienazione, in quanto in fabbrica non puoi pensare a distrazioni: questa condizione non porta a un desiderio di ribellione ma ad una rassegnazione. Per Marx la proprietà privata è la principale causa dello sfruttamento dell'operaio e l'unico modo per disalienare l'operaio consiste nell'abolire la proprietà privata. -Il Capitale: Ci sono due modi di produzione: M-D-M e D-M-D+ (plusvalore). Marx analizza le merci e arriva alla conclusione che il valore di una merce è dato dal valore usato per produrla. A partire dal 500 c'è stato un processo di accumulazione capitalistica. La merce acquistata dal capitalista è una merce particolare, cioè la forza lavoro dell'operaio. Questa forza lavoro produce altra merce e viene pagata con un salario. In ambito lavorativo ci sarà un incontro tra il capitalista e operaio, due uomini uguali davanti alla legge, ma questa uguaglianza è solo formale, sostanzialmente c'è differenza tra i due: uno possiede solo la forza lavoro, mentre l'altro ha il capitale. Il salario è la quantità di denaro sufficiente per sopravvivere. Ogni operaio lavoro un tot di ore giornaliere (12-14 h). Nelle prime sei ore l'operaio produce l'equivalente del suo salario; nelle restanti ore lui lavora per arricchire il capitalista. Quindi secondo Marx il plusvalore ha origine dal plus-lavoro (sfruttamento) che deriva da un'iniquità tra operaio e capitalista. Da qui deriva l'alienazione dell'operaio: tutto ciò che produce non è suo e in più ripete la stessa azione per 12- 14 ore al giorno come una bestia. Marx fa una differenza tra il saggio del plusvalore e il saggio del profitto: il saggio del profitto è dato dal rapporto fra plusvalore e capitale variabile, mentre il saggio del profitto è dato dal rapporto tra il plusvalore e la somma tra capitale variabile e capitale costante. Il capitale variabile sono i salari degli operai, mentre quello costante sono i costi delle macchine. Il capitalista per guadagnare di più abbassa i salari dato che i costi delle macchine non può ridurli, ma ad un certo punto ci sarà una caduta tendenziale del saggio del profitto perché ci vorranno più soldi per mantenere i costi delle macchine e il capitalista dovrà abbassare ulteriormente i salari, generando gli scioperi. -Critica all' leologia tedesca: fu scritta insieme ad Engels nel 1846. Abbiamo l'esposizione del naturalismo storico: per Marx la storia ha una base materiale economica e tutto ciò che sono le istituzioni, le leggi, l'arte la letteratura sono una struttura sola. Marx fa una differenza tra struttura, base economica e sovrastruttura. La sovrastruttura è influenzata dalla struttura: -la struttura è la base economica formata da forze produttive e rapporti di produzione -le forze produttive sono le forze in generale: forza lavoro, tecniche e mezzi di produzione -rapporti di produzione sono i rapporti di proprietà che intercorrono tra le classi Marx dice che le forze produttive si evolvono più velocemente e tendono a essere innovative. I rapporti di produzione invece tendono ad essere rigidi e non cambiare. Chiaramente per un certo periodo della storia la classe dominante è quella che domina nei rapporti di produzione e possiede le forze le produttive, però queste forze cambiano velocemente e saranno espresse da classi sociali nuove. (qui fa riferimento alla Rivoluzione francese). La classe borghese per tanto tempo è stata la classe dominata perché i rapporti di produzione erano rapporti di tipo feudale in cui forze produttive e rapporti di produzione erano dominati dalla nobiltà. Succede poi che la borghesia man mano diventa talmente forte che possiede anche i mezzi di produzione e non accetterà più di essere dominata e ci sarà la rivoluzione; cambiando la struttura cambierà anche la sovrastruttura. -Manifesto del partito comunista: Marx ci dice che la borghesia come classe rivoluzionaria si trasforma in classe conservatrice che vuole mantenere i propri rapporti di produzione che sono di dominio La borghesia produce da sé stessa la sua classe antagonista, ovvero il proletariato, che rappresenterà le nuove forze produttive in lotta con i vecchi rapporti di produzione che verranno poi ribaltati con una nuova rivoluzione da parte del proletariato. Egli critica l'ideologia e i filosofi tedeschi perché credevano che si potesse cambiare il mondo con le idee. Per Marx l'ideologia è una falsa rappresentazione della realtà, quindi non inciderà su quest'ultima. L'ideologia tedesca viene definita come l'idealismo storico in cui la storia viene vista come un processo materiale legato alla dialettica : "BISOGNO, SODDISFAZIONE DEL BISOGNO", cioè la storia ha origine con il lavoro. La storia è quindi un processo materiale. Kierkegaard Egli non è convinto della filosofia dell'idealismo, trova quest'ultima una filosofia che dimentica la singolarità dell'esistenza umana, per egli la filosofia si deve concentrare sulla singolarità. Il suo stile è antisistematico, ha un rapporto poetico con la scrittura, scrive testi riguardo esistenza umana, possibilità, angoscia e scelta. Tra i suoi maggiori testi troviamo AUT-AUT e il concetto dell'angoscia. Il suo pensiero era legato alla sua vita e alla sua religione, il protestantesimo, che tratta il tema della salvezza e il tema della colpa oscura. Per Kierkegaard ci sono 2 temi fondamentali, esistenza e possibilità. Kierkegaard scopre un carattere negativo di ogni possibilità, ogni possibilità oltre che essere "possibilità che si" può essere anche "possibilità che no", dunque qualunque possibilità implica la minaccia del nulla. L'esistenza è invece l'insieme delle possibilità, ed implica il concetto di singolarità, concetto fondamentale per Kierkegaard. La singolarità infatti precede la specie, prima si è persona e poi si è essere umano, da qui deriva anche la critica a Hegel che impone prima l'universalità e poi la singolarità Altra critica a Hegel (sintesi degli opposti viene fatta con la filosofia degli opposti ET- ET, nella quale Kierkegaard dice che facendo una scelta si annullano le altre, e sono proprio le tante scelte che portano l'uomo a provare angoscia. I tre stadi della vita di Kierkegaard Vita estetica, rappresentata dal seduttore, dal dongiovanni, colui che cambia donna ogni volta che è insoddisfatto, la ricerca dell'irripetibile però alla fine fa sentire l'individuo insoddisfatto che cade nella disperazione. Non appena l'individuo decide di abbracciare questa disperazione avviene il salto all'altro stadio. Vita etica, rappresentata dal marito, colui che sposa una donna, segue le leggi etiche della famiglia con impegno, si prende cura di moglie e figli. La vita etica fa provare comunque un sentimento di insoddisfazione e di colpa che deriva dal peccato originale, che riempie di angoscia l'individuo, che per liberarsi di quest'ultima fa un secondo salto all'ultimo stadio. Vita religiosa, figura di Abramo che si affida completamente a Dio, vive sempre nel rispetto della morale fino a quando viene chiesto ad Abramo di uccidere il figlio Isacco. La fede, dunque, ad un certo punto si presenta come un paradosso, qualcosa che conduce a negare la morale. Nonostante ciò, solo in questo modo, affidandosi a Dio e alla fede l'uomo si libera dall'angoscia totalmente. Si abbandonano completamente le leggi etiche che si conoscevano prima. Seguire la vita religiosa non è sicuro poiché si rompono tutti i legami con gli uomini decidendo di seguire i comandamenti divini. Schopenhauer Testo principale: il mondo come volontà e rappresentazione (1818) La sua filosofia del pessimismo è opposta a quella dell'idealismo tedesco, dunque anche a Hegel, egli trova il principio metafisico nella volontà. Temi principali della filosofia di Schopenhauer: pessimismo e dolore, il mondo come rappresentazione illusoria ed ingannevole e la ricerca delle vie di liberazione dal dolore. Schopenhauer parte dalla distinzione Kantiana tra fenomeno e noumeno, per Kant il fenomeno era l'oggetto in relazione al soggetto conoscibile tramite le forme a priori, conoscenza valida per tutti, mentre il noumeno era l'oggetto in sé. Schopenhauer vede nella rappresentazione il fenomeno, identificato anche come velo di maya dalla religione indiana, una rappresentazione illusoria, e nel noumeno la rappresentazione reale accessibile all'uomo come animale metafisico. Il mondo è una rappresentazione, con forme che a differenza di Kant sono a priori ma non sono universali, sono soggettive e deformano la realtà come se fossero dei vetri sfaccettati che presentano la realtà come un'illusione (spazio, tempo e causalità uniche forme ammesse). L'uomo è visto anche come corpo, non solo come testa, il corpo è rappresentazione quando è oggetto del mio sguardo, ma si può anche sentire da dentro. Sentendo il nostro corpo si riesce a squarciare il velo di Maya della rappresentazione illusoria e si riesce a passare al noumeno e così a passare alla volontà. Per Schopenhauer tutto è volontà, è una forza irreversibile e inestirpabile, e rappresenta la radice di tutta la realtà. La volontà è consapevole solo dell'essere umano ed è una forza cieca, fine a se stessa, senza scopo ed è unica ed infinita. Proprio questa mancanza di scopo fa sviluppare a Schopenhauer il suo pessimismo cosmico. Per Schopenhauer tutto vuole dato che la volontà è tutto, e ci sarà sempre un desiderio che rimarrà inappagato, dunque tutto soffre, però l'uomo è l'unico essere che è consapevole di soffrire. La vita è come un pendolo che oscilla tra dolore e noia, passando per brevi intervalli di gioia e felicità (piacere negativo-cessazione momentanea del dolore). Il pessimismo cosmico riguarda tutta la realtà, ma è anche storico poiché la storia non ha una finalità, si ripetono solo gli stessi eventi frutto dell'egoismo umano. Per Schopenhauer non esiste nemmeno l'amore visto come un'illusione che sfrutta la volontà per far proseguire la specie; infatti, l'uomo quando ama è zimbello della natura. Nonostante tutto esistono tre vie per la liberazione dal dolore: Arte, soprattutto la musica, che coinvolge immediatamente l'essere umano e lo libera brevemente dal dolore della volontà. Sottrae l'individuo dal bisogno e dal desiderio quotidiano. Etica della pietà, amore non come eros o desiderio, ma amore come compassione, forma elevata di solidarietà. L'etica deriva da un'esperienza vissuta in cui si prova un sentimento sincero non egoista di compassione o pietà. Ascesi, fa riferimento all'oriente, tramite la meditazione ed altre pratiche si elimina la volontà che si trasforma in non volontà, si raggiunge un distacco dal proprio corpo per poter raggiungere il nirvana. Tramite queste 3 vie di liberazione dal dolore Schopenhauer rifiuta anche il suicidio visto come un'azione che va contro la morale e contro la volontà divina, il suicida fa trionfare dentro di sé la volontà. NIETZSCHE Opere giovanili: "la nascita della tragedia" (1872) - "la Gaia scienza" (1882) dove vi è l'aforisma di Dio - "così parlò Zarathustra" (1883-84-85) dove i temi fondamentali sono il superuomo e l'eterno ritorno dell'uguale. Gli scritti dell'ultimo periodo trattano temi come il nichilismo; l'opera più importante è il crepuscolarismo degli idoli. Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati dalla follia, con vari ricoveri fino alla morte. Nietzsche anticipa quello che sarà il nichilismo del 20° secolo. -La nascita della tragedia: in quest'opera unisce i suoi interessi filologici con quelli artistici. In quest'opera Nietzsche cerca le origini della nascita della tragedia greca. Egli parla di due impulsi tipici del mondo greco: APOLLINEO E DIONISIACO. L'apollineo è l'equilibrio, l'ordine, ciò che è bello, un impulso verso ciò che non eccede. Il dionisiaco rappresenta l'eccesso, l'ebbrezza, tutto ciò che riguarda l'al di là del limite, il sì alla vita. Questi due impulsi dello spirito del mondo greco camminano separatamente; la tragedia ha origini nell'unione tra apollineo e dionisiaco e quando ci sarà un perfetto equilibrio tra i due raggiungeremo i livelli massimi di tragedia di Eschilo e Sofocle. -Fase illuminista: dopo la nascita della tragedia ci sarà la fase illuminista. In questa fase rivaluta il ruolo della scienza, però come metodo critico genio-logico, cioè un metodo che mette in discussione le cose e cerca le origini delle cose. Le opere principali di questo periodo sono la "Gaia scienza" e umano, troppo umano. In quest'ultima opera Nietzsche afferma che dove l'uomo vede degli ideali lui vede cose umane, troppo umane. Nella "Gaia Scienza" tratta di argomenti terreni e critica il cristianesimo formulando un aforisma sulla morte di Dio e sulla follia dell'uomo. La morte di Dio è un racconto, ricco di metafore e nagini, dove racconta di quest'uomo folle che cammina con una lanterna alle luci dell'alba, annunciando la morte di Dio in una piazza. Tutti lo deridono, ma quest'annuncio va al di là dell'ateismo; la morte Dio rappresenta l'annullamento delle certezze ultraterrene e metafisiche che nascono dalla debolezza umana. Nietzsche afferma che l'esistenza di Dio è una menzogna millenaria e per questo viene definito il filosofo del sospetto: egli non si fida dell'idea di Dio e pensa che ci sia qualcosa di marcio sotto, così come fece Marx col Capitalismo. Nietzsche afferma che sia stata l'umanità ad aver ucciso Dio, sostituendolo con altri idoli (comunismo e scienza ad esempio). Per il filosofo questo è sbagliato dato che l'uomo deve saper vivere sulla Terra sapendo che non c'è nulla al di là di essa. Con la morte di Dio nascerà il superuomo. Senza Dio non c'è più un punto di riferimento, non c'è più speranza per l'uomo "debole", ma la morte di Dio segna la nascita del superuomo, colui che sopporta l'assenza di un punto di riferimento ed è capace di costruire da se un nuovo mondo. Il superuomo accetta l'eterno ritorno dell'uguale, tema che tratterà nel così parlò Zarathustra, dove viene posta una domanda all'uomo da un demone: all'uomo viene chiesto se rivivrebbe la sua vita per sempre, non ci sarà nulla di nuovo. Contro le aspettative l'uomo dice si perché gli basterà un singolo attimo di felicità, di gioia, di gloria, per rivivere la sua vita all'infinito. Quindi la vita non è più lineare ma circolare. - così parlò Zarathustra: il primo passo di quest'opera si chiama "le 3 metamorfosi" ed è ricco di significato poiché parla dello spirito umano che da cammello si fa leone e da leone si fa fanciullo. Queste sono le tre metamorfosi con cui si apre il così parlò Zarathustra. Il cammello rappresenta l'uomo che porta sulle spalle il peso del passato e il peso del TU DEVI. È un animale debole, che obbedisce e rappresenta lo spirito che è ancora legato ai valori cristiani, all'obbedienza e al TU DEVI. Il leone invece rappresenta il passaggio dal dovere al volere, alla libertà da: il leone è cioè libero dalle catene e dai pesi del passato. Tutto ciò non basta per formare il superuomo; infatti, quest'ultimo si trova nel passaggio da leone a fanciullo. Il fanciullo rappresenta la libertà di. C'è differenza tra libertà di, che è una libertà positiva, e la libertà da, che è una libertà negativa o di avanzamento. Il fanciullo è libero dal peso del mondo, rappresenta un'umanità NUOVA, ovvero "l'oltre uomo" (superuomo). La figura è chiamata fanciullo non perché sia ingenuo, ma perché è libero di vedere il mondo senza il peso del passato, proprio come fanno i bambini. Un altro passo del così parlò Zarathustra è chiamato "visione enigma". Qui è spiegato l'eterno ritorno dell'uguale: questo ritorno dell'uguale non è una concezione cosmologica, ma è un'idea che rappresenta la scelta del superuomo rispetto al tempo, cioè la capacità di vivere l'attimo. Il tempo del superuomo non è lineare ma circolare, tant'è vero che Nietzsche ci parla di un incontro Zarathustra e un giovane pastore: Zarathustra vede questo pastore rotolarsi con un grande serpente nero, soffocato e stravolto in viso. Questo serpente rappresenta l'eterno ritorno, un qualcosa di soffocante. Il pastore seppe mordere il serpente, sputò la sua testa e si rialzò. Poco prima egli soffocava e ora stava bene: si ha questa trasformazione da pastore a superuomo che inizia a ridere dopo aver battuto il serpente. Questa trasformazione è accomunata al fanciullo delle 3 metamorfosi. La risata del pastore è una risata liberatoria, di felicità dell'uomo che si è liberato dal peso dell'eterno ritorno perché lo ha scelto; infatti, il superuomo è colui che sceglie il ritorno dell'eterno uguale, sceglie di vivere l'attimo, di vivere il tempo nella sua circolarità. Nell'ultimo passo dell'opera di abbiamo la critica al cristianesimo, alla morale cristiana e alla volontà di potenza. Nietzsche distingue la morale dei signori dalla morale degli schiavi: la morale dei signori è la morale del mondo classico, del mondo antico, dove pochi dominavano su molti, e che avevano come valori la salute, la forza, la vita e la gioia. Con il cristianesimo abbiamo un capovolgimento della morale e nasce la morale degli schiavi. La morale cristiana secondo Nietzsche si basa su dei valori che definisce ANTIVITALI (contro la vita). La religione cristiana ha prodotto un uomo debole, un uomo rinunciatario che non dice si alla vita. Da qui nasce la morale degli schiavi basata sul sacrificio e con un rovesciamento dei valori che negano un aspetto fondamentale della vita umana che è la corporeità e la voglia di vivere. È in questa fase che Nietzsche propone una trasvalutazione di tutti i valori. Il superuomo opera una trasvalutazione dei valori perché deve essere capace di trasvalutare la morale degli schiavi e rimettere al centro i valori vitali. L'ultimo concetto è la volontà di potenza, concetto che è stato un po' frainteso perché la sorella di Nietzsche pubblicò un testo che sembrava una teoria del nazismo. Ma la volontà di potenza non è una volontà di sopraffazione né di dominio, ma è quella capacità creativa che porta all'oltre uomo o superuomo, il quale ha superato la morte di Dio e adesso dà il senso alla vita con la volontà di potenza. Quindi non si parla più di TU DEVI ma di IO POSSO e di IO VOGLIO. Nell'ultimo passo del così parlò Zarathustra, Nietzsche, fa riferimento a un passo importante del crepuscolo degli idoli, e parla di come il mondo vero finisca per diventare una favola. Ci sono 6 tappe che il mondo vero attraversa per diventare favola: 1) Tappa di PLATONE: la filosofia greca dice che il mondo greco è attingibile da parte dei saggi 2) Tappa del CRISTIANESIMO: il mondo vero è attingibile da tutti e viene promesso ai virtuosi 3) Tappa di KANT: il mondo vero si fa noumeno, che è l'idea in se pensabile ma non conoscibile 4) Tappa del POSITIVISMO: annuncia il primo risveglio della ragione che afferma che il mondo vero non esiste 5) Tappa della FILOSOFIA DEL MATTINO: ci dice che il mondo vero è un'idea inutile e superflua. Con l'eliminazione del mondo vero cade anche il mondo apparente. Con la filosofia Zarathustra e con la filosofia del meriggio si elimina il mondo vero apparente; abbiamo quindi la definitiva morte di Dio. Non si avrà più né il mondo vero né quello apparente, avremo solo il mondo. SIGMUND FREUD (1856-1939) LA NASCITA DELLA PSICOANALISI La medicina ottocentesca si muoveva in un orizzonte teorico di tipo positivistico- materialistico, e tendeva a trattare i disturbi della personalità come tratti somatici; quindi, alcuni stati psiconevrotici (come l'isteria) che non mostravano nessuna presenza di lesioni non venivano trattati seriamente. Nonostante ciò, al tempo un gruppo di medici, Charcot e Breuer utilizzarono l'ipnosi per controllare i sintomi isterici tramite la suggestione; Breuer in particolare tramite l'ipnosi riuscì non solo ad inibire i sintomi, ma anche a richiamare alla memoria dei pensieri ormai dimenticati dal paziente. L'esempio più famoso ed importante fu il caso di Anna O: una donna isterica gravemente ammalata che fu curata da Breuer tramite l'ipnosi. Questa donna mostrava molti sintomi tipici dell'isteria, però allo stesso tempo mostrava anche un'acuta idrofobia; Breuer tramite l'ipnosi scoprì che la donna da piccola vide il cane della sorvegliante, verso la quale provava un sentimento di ostilità, bere in un bicchiere, ciò aveva portato la donna ad assumere questa idrofobia che scomparve quando la donna ricordò questo episodio passato. Dopo questo episodio Breuer e Freud misero a punto il metodo catartico, consistente nel provocare una scarica emotiva capace di liberare il malato dai suoi disturbi. Fu poi Freud che capì che la nevrosi era causata da un conflitto tra forze psichiche inconsce, e grazie a questi studi quindi nasce la psicoanalisi. L'INCONSCIO DI FREUD Freud divide l'inconscio in due zone; La prima comprende l'insieme di quei ricordi che pur essendo inconsci, possono, in virtù di uno sforzo dell'attenzione, di venire consci. è la zona del preconscio. La seconda comprende quegli elementi psichici stabilmente inconsci che sono mantenuti tali da una forza specifica chiamata rimozione, la quale può venire superata solo in virtù di tecniche apposite. è la zona del rimosso. L'inconscio freudiano coincide quindi con il rimosso. Inizialmente Freud pensa di utilizzare l'ipnosi per superare le resistenze che ne sbarrano l'accesso, ma la scarsa efficacia dell'ipnosi lo induce a elaborare un nuovo metodo, quello delle cosiddette associazioni libere. le associazioni libere consistono nel rilassare il malato anziché forzarlo, in modo da porlo in una condizione in cui possa abbandonarsi al corso dei propri pensieri, facendo sì che tra le varie parole da lui pronunciate, si instaurino delle catene associative collegate con il materiale rimosso che si vuole portare alla luce. Questo metodo risulta molto difficile da applicare, tuttavia, Freud scoprirà il fenomeno chiamato transfert: La persona analizzata trasferisce sul medico dei sentimenti di amore e di odio provati durante l'infanzia nei confronti delle figure genitoriali. Il transfert, quindi, consiste in una sorta di attaccamento amoroso verso il medico che si traduce nella volontà di essere accettato ed approvato. Può fungere quindi da condizione preliminare per il successo dell'analisi LA PSICHE DI FREUD Scoperto l'inconscio, Freud si propone di decodificarne i messaggi tramite lo studio di quelle sue manifestazioni quali i sogni, gli atti mancati e i sintomi nevrotici. Prima di comprendere questi aspetti dobbiamo però capire cos'è la psiche per Freud. Freud afferma che la psiche è un'unità complessa, costituita da un certo numero di sistemi dotati di funzioni diverse e disposti in un certo ordine gli uni rispetto agli altri. La prima topica psicologica, ovvero il primo studio dei luoghi della psiche, viene elaborata da Freud nel settimo capitolo dell'interpretazione dei sogni e distingue tre sistemi, il conscio, il preconscio e l'inconscio. La seconda topica distingue tre istanze, l'es, l'io e il super-io. L'Es e il polo pulsionale della personalità, ovvero la forza impersonale e caotica alla base della nostra psiche. L'es non conosce né il bene, né il male e né la moralità ma obbedisce al principio del piacere, esiste al di là delle forze spazio-temporali e ignora le leggi della logica, a cominciare dal principio di non contraddizione. Il super-io, che comunemente si chiama coscienza morale, è l'insieme di quelle proibizioni che sono state instaurate nell'individuo nei primi anni di vita e che negli anni a seguire lo accompagnano sempre, anche in forma inconsapevole. Il super-io è forgiato dai genitori grazie all'educazione durante i primi anni di vita. L'io e la parte organizzata della personalità che si trova a dover fare i conti con le esigenze dell'es, del super-io e del mondo esterno. L'io, quindi, è l'istanza che si trova a dover riequilibrare, tramite opportuni compromessi le pressioni contrastanti provenienti da queste 3 figure Il rapporto tra l'io e i suoi padroni rappresenta un fondamentale criterio di discriminazione tra normalità e nevrosi. Nell'individuo normale l'io riesce a padroneggiare la situazione, fornisce parziale soddisfazione all'es senza violare gli imperativi e le proibizioni del super-io. Ma se da un lato le esigenze dell'es sono eccessive o il super-io è troppo debole o troppo rigoroso queste soluzioni pacifiche non sono più possibili. Può accadere che l'es abbia il sopravvento e travolga un super- io troppo debole e l'io, quindi, è condotto a comportamenti asociali o proibiti. Il soggetto diventa un delinquente o addirittura un perverso, oppure può accadere che il super-io troppo rigido provochi sintomi di rimozione o altri processi di difesa. Le istanze dell'es, divenute inconsce, si manifestano quindi con sintomi nevrotici. SOGNI, ATTI MANCATI E SINTOMI NEVROTICI Nell'opera fondamentale l'interpretazione dei sogni, Freud vede nei sogni la via che porta alla conoscenza dell'inconscio. Egli, infatti, ritiene che i sogni siano l'appagamento camuffato di un desiderio rimosso. Per motivare questa tesi, individua all'interno dei sogni un contenuto manifesto, ovvero la scena onirica, così come viene vissuta dal soggetto, è un contenuto latente, cioè l'insieme delle tendenze che danno luogo alla scena onirica. Questa divisione esiste perché i sogni sono caratterizzati da desideri inaccettabili per il soggetto, il quale li censura. Quindi il contenuto manifesto dei sogni è nient'altro che la forma elaborata e travestita sotto effetto della censura dei desideri latenti. Quindi, dato che ogni sogno è la realizzazione di un desiderio, l'interpretazione psicoanalitica dei sogni deve consistere nel ripercorrere a ritroso il processo di traslazione del contenuto latente in quello manifesto, al fine di cogliere i messaggi segreti dell'es. Nella psicopatologia della vita quotidiana, Freud prende in esame gli atti mancati, ovvero quei contrattempi della vita di tutti i giorni, come lapsus, errori o dimenticanze, applicando il principio del determinismo psichico, ovvero quel principio secondo cui nulla avviene in modo fortuito. Freud scopre come anche tali fenomeni abbiano un significato ben preciso. Ovvero siano l'ennesima manifestazione camuffata dell'inconscio. Una sorta di compromesso tra l'intenzione cosciente del soggetto e determinati pensieri inconsci che si agitano nella sua psiche. Per quanto riguarda i sintomi nevrotici, Freud fa un discorso analogo, sostenendo che i sintomi nevrotici rappresentano il punto di incontro tra uno o più tendenze rimosse e quelle forze della personalità che si oppongono all'ingresso di tali tendenze nel conscio. Poiché Freud scopre che gli impulsi rimossi che stanno alla base dei sintomi psiconevrotici sono sempre di natura sessuale è portato a porre la sessualità al centro della propria attenzione. TEORIA DELLA SESSUALITA E COMPLESSO DI EDIPO La teoria della sessualità costituisce l'aspetto più dirompente della psicoanalisi, prima di Freud la sessualità era sostanzialmente identificata con la genitalità, ossia il congiungimento di due persone di sesso opposto ai fini della riproduzione. Secondo questa interpretazione, la sessualità dovrebbe mancare nell'infanzia, subentrare intorno alla pubertà e esprimersi in fenomeni di attrazione esercitata da un sesso sull'altro. Se tutto ciò fosse vero, resterebbero inspiegate tutte le tendenze psicosessuali quali la sessualità infantile, la sublimazione, (ovvero il trasferimento di una carica sessuale su oggetti non sessuali, come per esempio il lavoro, l'arte o la scienza) e la perversione. Per riuscire a rendere conto di questi aspetti Freud amplia il concetto di sessualità fino a vedervi un'energia suscettibile in grado di investire gli oggetti più disparati. Questa energia Freud la chiama Libido. Nel corso della vita dell'individuo questa libido si sposta in diverse parti del corpo dette "zone erogene". Freud elabora un originale dottrina della sessualità infantile demolendo sia il pregiudizio secondo cui la sessualità apparterrebbe solo all'età adulta, sia l'immagine del bambino come un "angioletto asessuato". Freud giunge a definire il bambino come un essere perverso e polimorfo, ossia come un individuo capace di perseguire il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi e tramite più svariati organi corporei. In particolare, Freud sostiene che lo sviluppo psicosessuale del soggetto avviene attraverso tre fasi. Ognuna caratterizzata da una specifica zona erogena. • La fase orale che caratterizza i primi mesi di vita e che dura fino a un anno e mezzo, che ha come zona erogena la bocca, risulta connessa all'attività principale del bambino, ovvero il poppare. La fase anale che va da un anno e mezzo a circa tre anni, ha come zona erogena l'ano ed è collegata agli escrementi che per il bambino sono oggetto di particolare interesse e piacere. • La fase genitale che inizia la fine del terzo anno di vita e ha come zona erogena i genitali. La fase genitale si articola in due sottofasi, quella fallica e quella genitale in senso stretto. La fase fallica consiste nella scoperta del pene che costituisce oggetto di attrazione sia per il bambino sia per la bambina, i quali soffrono entrambi di un complesso di castrazione. Il primo perché teme di essere castrato, la seconda invece, teme di essere stata castrata e prova la cosiddetta "invidia del pene". La fase genitale in senso stretto che va dal declino della sessualità infantile fino all'inizio della pubertà, è caratterizzata dall'organizzazione delle pulsioni sessuali nelle zone genitali. ● ● ● Connessa alla teoria della sessualità infantile troviamo una delle più note dottrine freudiane, ovvero quella relativa al cosiddetto complesso di Edipo. In generale, il complesso edipico, che prende il nome della mitica vicenda dell'eroe greco destinato dal fato a uccidere il proprio padre e a sposare la propria madre, consiste in un attaccamento libidico verso il genitore di sesso opposto e in un atteggiamento ambivalente (ovvero con componenti positive di affettuosità e tendenza all'identificazione e componenti negative di ostilità gelosia) verso il genitore di sesso uguale. Tale complesso si sviluppa durante la fase fallica e a seconda che venga risolto meno determina la futura strutturazione della personalità - Epistemologia - 1543 Copernico - 1687 Newton: "rivoluzione scientifica": età moderna 1781 Critica della Ragion pura di Kant: analisi critica del sapere e distinzione tra scienza e metafisica 1844 Discorso sullo spirito positivo di Comte: manifesto del Positivismo << La parola positivo presenta, in tutte le lingue occidentali, più accezioni distinte, anche scartando il senso grossolano che da principio ad essa si connette nelle persone poco colte. Ma importa notare qui che tutti i diversi significati convengono ugualmente alla nuova filosofia generale, della quale essi indicano alternativamente differenti proprietà caratteristiche: in tal modo, questa apparente ambiguità non procurerà ormai nessun inconveniente reale. 1. Considerata anzitutto nella sua accezione più antica e più comune, la parola positivo disegna il reale, in opposizione al chimerico. 2. In un secondo senso, molto vicino al precedente, ma tuttavia distinto, questo termine fondamentale indica il contrasto dell'utile con l'inutile. 3. Secondo un terzo significato in uso, questa felice espressione è frequentemente usata per qualificare l'opposizione tra la certezza e l'indecisione. 4. Una quarta ordinaria accezione, troppo spesso confusa con la precedente, consiste nell'opporre il preciso al vago. 5. Bisogna infine notare in particolare un quinto significato, meno usato degli altri anche se del resto ugualmente universale, quando si usa la parola positivo come il contrario di negativo. Sotto questo aspetto, indica una delle più eminenti proprietà della vera filosofia moderna mostrandola destinata, soprattutto, per sua natura, non a distruggere, ma a organizzare.>> 1929 La concezione scientifica del mondo di Hahn, Neurath, Carnap: manifesto del Neopositivismo o Positivismo logico del Circolo di Vienna: principio di verificazione come linea di demarcazione fra scienza e non-scienza essere esatto, fondare le teorie su misurazioni, evitare idee vaghe, verificare << Molti affermano che il pensiero metafisico e teologizzante è oggi di nuovo in ascesa, non solo nella vita, ma anche nella scienza. Tuttavia, ai giorni nostri, anche l'opposto spirito illuministico e di ricerca positiva antimetafisica si va rafforzando, con sempre maggior consapevolezza della propria natura e del proprio compito. In alcuni circoli, l'orientamento empiristico, avverso alla speculazione, appare più vitale che mai, rinvigorito proprio dall'antitesi venutasi a determinare. Nel lavoro d'indagine in tutti i settori della scienza empirica è vivo questo spirito di una concezione scientifica del mondo. Esso, però, viene approfondito in modo sistematico e sostenuto a fondo unicamente da pochi autorevoli pensatori, i quali solo di rado sono nelle condizioni di poter riunire intorno a sé un gruppo di collaboratori aventi idee consimili. La concezione scientifica del mondo è caratterizzata non tanto da tesi peculiari, quanto dalla unificazione della scienza. Suo intento è di collegare e coordinare le acquisizioni dei singoli ricercatori nei vari ambiti scientifici. Da questo programma derivano l'enfasi sul lavoro collettivo, sull'intersoggettività, nonché la ricerca di un sistema di formule neutrali, di un simbolismo libero dalle scorie delle lingue storiche, non meno che la ricerca di un sistema globale dei concetti. Precisione e chiarezza vengono perseguite, le oscure lontananze e le profondità impenetrabili respinte. Nella scienza non si dà "profondità alcuna", ovunque è superficie: tutta l'esperienza costituisce un'intricata rete, talvolta imperscrutabile e spesso intelligibile solo in parte. Tutto è accessibile all'uomo e l'uomo è la misura di tutte le cose. La concezione scientifica del mondo non conosce enigmi "insolubili". I chiarimenti delle questioni filosofiche tradizionali conducono, in parte, a smascherarle quali pseudo-problemi; in parte, a convertirle in questioni empiriche, soggette, quindi, al giudizio della scienza sperimentale. Proprio tale chiarimento di questioni e asserti costituisce il compito dell'attività filosofica, che, comunque, non tende a stabilire specifici asserti "filosofici". Il metodo della chiarificazione e quello dell'analisi logica: siffatto metodo dell'analisi logica è ciò che distingue essenzialmente il nuovo empirismo e positivismo da quello anteriore, che era orientato in senso più biologico-psicologico. Esiste un confine preciso fra due tipi di asserzioni. All'uno appartengono gli asserti formulati nella scienza empirica: il loro senso si può stabilire mediante l'analisi logica; più esattamente col ridurli ad asserzioni elementari sui dati sensibili. Gli altri asserti si rivelano privi di significato assumendoli come li intende il metafisico. Il metafisico e il teologo credono, a torto, di asserire qualcosa, di rappresentare stati di fatto mediante le loro proposizioni. Viceversa, l'analisi mostra che simili proposizioni non dicono nulla, esprimendo solo atteggiamenti emotivi. Abbiamo caratterizzato la concezione scientifica del mondo essenzialmente con due attributi. Primo, è empiristica ositivistica: si dà solo conosc nza empirica, basata sui dati immediati. In ciò si ravvisa il limite dei contenuti della scienza genuina. Secondo, la concezione scientifica del mondo è contraddistinta dall'applicazione di un preciso metodo, quello, cioè, dell'analisi logica. Scienza nel 1900: Crisi dei fondamenti in matematica 1931 teoremi di incompletezza di Godel Crisi dei fondamenti in fisica: dal 1900 con Planck al 1927: la soluzione al problema delle contraddizioni nella fisica quantistica avvenne alla fine degli anni '20 con la consapevolezza che esistevano delle limitazioni: ● Principio di indeterminazione di Heisenberg: era impossibile determinare la posizione e la velocità di un elettrone simultaneamente con precisione • Interpretazione di Copenaghen: le due descrizioni corpuscolare e ondulatoria sono ciascuna parzialmente vera e perciò sono necessarie delle limitazioni nell'uso delle teorie tali che le contraddizioni scompaiono 1959 La logica della scoperta scientifica di Popper: linea di demarcazione tra scienza e non-scienza; dalla verificazione alla falsificazione; critica al principio di induzione; le osservazioni sono cariche di teorie; la scienza procede attraverso congetture e confutazioni. Lo stesso Popper riassume alcune delle sue idee nel modo seguente: 1. "L'induzione, cioè l'inferenza fondata su numerose osservazioni, è un mito. Non è un fatto psicologico, né un fatto della vita quotidiana, e nemmeno una procedura scientifica. 2. Il procedimento effettivo della scienza consiste nell'operare attraverso congetture: nel saltare alle conclusioni, spesso dopo una sola osservazione. 3. Le osservazioni e gli esperimenti reiterati fungono, nella scienza, da controlli delle nostre congetture od ipotesi, costituiscono, cioè, dei tentativi di confutazione. 4. L'erronea credenza nell'induzione è rafforzata dal bisogno di un criterio di demarcazione, il quale, secondo quanto si ritiene tradizionalmente, ma in modo erroneo, può essere costituito soltanto dal metodo induttivo. 5. La concezione di un siffatto metodo induttivo, al pari del criterio di verificabilità, comporta una demarcazione imperfetta. 6. Nulla di quanto detto sopra risulta minimamente alterato se affermiamo che l'induzione rende le teorie solo probabili, anziché certe." Post-positivismo: Kuhn, Lakatos, Feyerabend → scienza come processo storico 1975 Contro il metodo di Feyerabend: anarchismo metodologico, scienza come processo storico, pluralismo di metodi (tutto può andar bene) << In sintesi: dovunque guardiamo, vediamo che i principi del razionalismo critico e di conseguenza i principi dell'empirismo logico ci danno un quadro inadeguato dello sviluppo della scienza perché la scienza è molto più trascurata e irrazionale della sua immagine metodologica. Le deviazioni e gli errori sono presupposti del progresso, consentono alla conoscenza di sopravvivere nel mondo complesso e difficile in cui viviamo. Anche all'interno della scienza la ragione non può e non dovrebbe dominare tutto anzi spesso deve essere sconfitta o eliminata a favore di altre istanze. Non esiste nemmeno una regola che rimanga valida in tutte le circostanze e non c'è nulla a cui si possa sempre fare appello. Esistono miti, esistono dogmi della teologia, esiste la metafisica e ci sono molti altri modi di costruire una concezione del mondo. È chiaro che uno scambio fecondo fra la scienza e tali concezioni del mondo "non scientifiche" avrà bisogno dell'anarchismo ancora più di quanto ne ha bisogno la scienza. L'anarchismo è necessario tanto per il progresso della scienza quanto per lo sviluppo della nostra cultura nel suo complesso.>>