I primi filosofi: Talete, Anassimandro e Anassimene
Talete di Mileto (626 a.C. circa) fu il primo a proporre una teoria sull'archè. Secondo lui, il principio di tutte le cose era l'acqua, un elemento reale e materiale. Aristotele ci racconta che Talete scelse l'acqua perché la considerava fonte di vita per tutti gli esseri viventi: senza umidità, non ci sarebbe vita.
Anassimandro, allievo di Talete, criticò questa teoria sostenendo che il principio delle cose materiali non può essere una cosa materiale. Gli elementi naturali sono finiti e contrapposti tra loro, quindi non possono essere l'origine di tutto. Per lui, l'archè era l'àpeiron, l'indefinito e indeterminato, da cui proviene tutto ciò che è determinato e a cui tutto ritorna.
Anassimandro introdusse anche un importante concetto di ingiustizia: quando qualcosa si determina, commette un'ingiustizia sia verso l'indeterminato da cui si separa, sia verso il suo opposto che non può coesistere con esso. La "punizione" è il ritorno finale nell'indeterminato.
⚡ Spunto riflessivo: Il pensiero greco concepiva il tempo come ciclico, un eterno ritorno dove tutto si ripete ogni 26.000 anni. Quanto è diversa la nostra visione lineare del tempo!
Anassimene, allievo di Anassimandro, identificò l'archè nell'aria, il "soffio vitale" (pneuma) che tutti respirano. Secondo lui, tutti gli elementi derivano dall'aria attraverso due processi: la rarefazione (che produce il fuoco) e la condensazione (che origina acqua, vento e terra). L'aria è presente in tutte le cose, in quantità diverse, ed è la causa di ogni mutamento.