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 Georg Wilhelm Friedrich Hegel nacque il 27 agosto 1770 a Stoccarda. Seguì i corsi di filosofia e di teologia all'Università di
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Sintesi

Georg Wilhelm Friedrich Hegel nacque il 27 agosto 1770 a Stoccarda. Seguì i corsi di filosofia e di teologia all'Università di Tubinga, dove strinse amicizia con Schelling e con Hölderlin. Gli avvenimenti della Rivoluzione francese e di Napoleone suscitarono nel giovane Hegel un grande entusiasmo ed esercitarono sul suo pensiero un'influenza duratura. Con gli amici di Tubinga eresse un albero della libertà (simbolo della Rivoluzione) e difese con forza i principi rivoluzionari della libertà e dell'uguaglianza. Quando Napoleone entrò vittorioso a Jena (il 13 ottobre 1806), Hegel scrisse una lettera dove esprimeva il suo entusiasmo. Terminati gli studi, secondo gli usi del tempo Hegel svolse il ruolo di precettore in case private e fu per qualche tempo a Berna. A questo periodo risalgono i primi scritti, che rimasero inediti: “La vita di Gesù” e “La positività della religione cristiana”. Tornato in Germania, nel 1797 ebbe un posto come precettore a Francoforte sul Meno. Tra il 1798 e il 1799 compose alcuni scritti, tutti rimasti inediti, di natura teologica; nel 1800 lavorò a un primo breve abbozzo del suo sistema, anch'esso rimasto inedito. Essendogli nel frattempo morto il padre, che gli aveva lasciato una cospicua eredità, si recò a Jena, dove nel 1801 pubblicò il suo primo scritto, un saggio di argomento...

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filosofico intitolato "Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling". Dello stesso anno è la dissertazione per l'abilitazione alla libera docenza <<De orbitis planetarum>>. Nei due anni successivi Hegel collaborò con Schelling al "Giornale critico della filosofia". Nel 1805 divenne professore a Jena e fu redattore-capo di un giornale bavarese ispirato alla politica napoleonica. GEORGE FRIEDRICH HEGEL Nel 1808 divenne direttore del ginnasio di Norimberga e nel 1816 fu nominato professore di filosofia a Heidelberg. Più tardi fu chiamato all'Università di Berlino. Cominciò allora il periodo del suo massimo successo. Nella stessa Berlino Hegel morì, forse di colera, il 14 novembre 1831. GLI SCRITTI Gli scritti giovanili di Hegel, composti tra il 1793 e il 1800 ma pubblicati solo all'inizio del XX secolo, mostrano un prevalente interesse religioso-politico, attento alla storia umana e alla vita dei popoli. Si tratta di opere di natura teologica, quali "Religione popolare e cristianesimo" "La vita di Gesù" ● ● ● "La positività della religione cristiana"; "Lo spirito del cristianesimo e il suo destino"; un primo abbozzo del sistema hegeliano, che fu composto a Jena nel 1800 e che comprendeva una Logica e metafisica, una Filosofia della natura e un Sistema della moralità. Nel suo primo scritto filosofico, “Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling" (1801), l'autore si pronunciò in favore dell'idealismo di Schelling, che, in quando soggettivo e oggettivo nello stesso tempo, gli appariva come il vero e assoluto idealismo. La prima grande opera hegeliana è la "Fenomenologia dello spirito", pubblicata nel 1807, nella cui prefazione, che risale all'anno precedente, il filosofo dichiarò il suo distacco dalla dottrina di Schelling. A Norimberga Hegel pubblicò, rispettivamente nel 1812 e nel 1816, la prima e la seconda parte della “Scienza della logica". A Heidelberg diede alle stampe, nel 1817, l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, che è la più compiuta esposizione del suo sistema. Nelle due successive edizioni dell'opera Hegel stesso aumentò di molto la mole dello scritto. Un'ulteriore edizione in tre volumi (nota sotto il nome di Grande Enciclopedia) fu realizzata dagli allievi dopo la morte del maestro, con l'aggiunta di lunghe annotazioni ricavate dai suoi appunti e dalle sue lezioni. A Berlino, nel 1821, Hegel pubblicò quella che in un certo senso è la sua opera più significativa, "Lineamenti di filosofia del diritto". In questo scritto, dedicato al cosiddetto «spirito oggettivo», il filosofo esprime la propria adesione allo Stato prussiano e ai principi conservatori della Restaurazione. LE TESI DI FONDO DEL SISTEMA le tesi di fondo del suo idealismo furono: La risoluzione del finito nell'infinito; ● l'identità tra ragione e realtà; ● la funzione giustificatrice della filosofia; ● FINITO E INFINITO L'espressione "risoluzione del finito nell'infinito" allude al fatto che per Hegel la realtà non è un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo coincide con l'assoluto e con l'infinito, mentre i vari enti del mondo, essendo le sue manifestazioni, sono il finito (ovvero un'esperienza parziale dell'infinito). L'hegelismo si configura quindi come una forma di monismo panteistico. A questo punto l'hegelismo potrebbe sembrare una forma di spinozismo. In verità, la differenza tra i due sistemi è notevole: per Spinoza l'Assoluto è una sostanza statica che coincide con la natura; per Hegel si identifica invece con un soggetto spirituale in divenire. RAGIONE E REALTÀ Il soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà viene denominato da Hegel idea o ragione, termini che esprimono l'identità di ragione e realtà. Da questo assunto deriva il noto aforisma: «Ciò che è razionale è per Hegel reale; e ciò che è reale è razionale»>. Con la prima parte di questa formula, Hegel intende dire che la razionalità non è pura idealità, ma è la forma stessa di ciò che esiste. Viceversa, con la seconda parte, Hegel intende affermare che la realtà non è una materia caotica, ma il dispiegarsi di una struttura razionale. LA FUNZIONE DELLA FILOSOFIA Hegel ritiene che il compito della filosofia consiste nel prendere atto della realtà e nel comprendere le strutture razionali che la costituiscono: comprendere ciò che è è il compito della filosofia poiché ciò che è è la ragione. La filosofia arriva sempre troppo tardi, Hegel infatti afferma che essa è come la Nottola di Minerva, che inizia il suo volo al crepuscolo, cioè quando la realtà è già bella che fatta. L'autentico compito della filosofia è la giustificazione razionale della realtà. IDEA, NATURA E SPIRITO Hegel ritiene che il farsi dinamico dell'Assoluto passi attraverso i tre momenti dell'idea <<in sé e per sé>> (tesi), dell'idea «fuori di sé» (antitesi) e dell'idea che «ritorna in sé» (sintesi), Tanto che il disegno complessivo dell'Enciclopedia hegeliana è quello di una della grande triade dialettica. L'idea «in sé e per sé», o idea pura, è l'idea considerata in se stessa. Significa che l'idea pura (Dio) è così perché viene prima di ogni creazione naturale o spirituale. L'idea «fuori di sé», o idea «nel suo esser altro», è la natura, cioè l'alienazione dell'idea nelle realtà spazio-temporali del mondo. L'idea che <<ritorna in sé» è lo spirito, cioè l'idea che, dopo essersi fatta natura, torna nell'uomo. LA DIALETTICA Essa si definisce come la legge che regola il "divenire". Essa si articola in tre momenti: ● il momento astratto o intellettuale: consiste nel concepire l'esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche e separate le une dalle altre (ogni cosa è se stessa ed è assolutamente diversa dalle altre); il momento dialettico o negativo-razionale: consiste nel mostrare come le determinazioni del momento astratto siano unilaterali ed esigono di essere relazionate con altre determinazioni; il momento speculativo o positivo-razionale: consiste invece nel cogliere l'unità delle determinazioni opposte, ossia nel rendersi conto che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà più alta che li ri-comprende. Dalla distinzione dei tre momenti del pensiero si può evincere la contrapposizione individuata da Hegel tra intelletto e ragione in senso stretto: ● l'intelletto è un modo di pensare "statico", che considera gli enti soltanto nella loro reciproca esclusione; la ragione è invece un modo di pensare "dinamico". Essa nega le determinazioni astratte dell'intelletto, mettendole in relazione con le determinazioni opposte. Nella prospettiva hegeliana, se l'intelletto è l'organo del finito, la ragione è l'organo dell'infinito, ossia lo strumento mediante il quale il finito viene risolto nell'infinito. IL SIGNIFICATO DELLA DIALETTICA HEGELIANA La dialettica non comprende soltanto il secondo momento (quello negativo-razionale, che Hegel chiama «dialettico» in senso stretto), ma corrisponde alla totalità dei tre momenti elencati. Essa non fa che illustrare il principio fondamentale della filosofia hegeliana: la risoluzione del finito nell'infinito, mostrandoci come ogni finito non possa esistere in se stesso. La dialettica rappresenta pertanto la crisi del finito e la sua risoluzione necessaria nell'infinito. Egli opta per una dialettica a sintesi finale chiusa, cioè per una dialettica che ha un ben preciso punto di arrivo. HEGEL E GLI ILLUMINISTI Hegel critica l'illuminismo perché, esaltando la ragione finita, separa la ragione dalla realtà, l'essere dal dover essere e pretende di modificare la realtà. Per Hegel, invece, la realtà è ciò che deve essere, in quanto manifestazione della Ragione Assoluta. HEGEL E KANT Le idee della ragione erano per Kant meri ideali, idee "regolative" che spingevano la ricerca scientifica all'infinito, verso una compiutezza e una sistemazione irraggiungibili. Analogamente, in campo morale, la volontà non coincideva con la ragione, e la santità era il termine inattingibile di un infinito processo di adeguamento della volontà umana alle leggi della ragione. Hegel contesta appunto questa impostazione teorica: se in Kant l'essere (la realtà) non si adegua mai al dover essere (alla razionalità), per lui questa adeguazione è invece necessaria. HEGEL E I ROMANTICI Hegel è anche un critico severo delle posizioni del "circolo" romantico, del quale aveva subito l'influenza. Il dissenso di Hegel nei confronti dei romantici verta essenzialmente su due punti: in primo luogo, Hegel contesta il primato del sentimento, dell'arte o della fede, sostenendo che l'Assoluto non può che essere oggetto della filosofia, ovvero di una forma di sapere mediato e razionale; in secondo luogo, Hegel contesta gli atteggiamenti individualistici dei romantici, affermando che l'intellettuale non deve ripiegarsi sul proprio io ma deve tenere d'occhio l'oggettivo «corso del mondo»>, cercando di integrarsi nelle istituzioni socio-politiche del proprio tempo. Alcuni studiosi hanno considerato il filosofo come un anti-romantico. In realtà Hegel risulta profondamente partecipe al clima culturale del Romanticismo, del quale condivide soprattutto il tema dell'infinito, anche se ritiene, come si è visto, che a esso si acceda speculativamente e non attraverso vie "immediate". HEGEL E FICHTE A Fichte Hegel muove due rilievi fondamentali: Di conseguenza, dal punto di vista di Hegel, la filosofia di Fichte sarebbe ancora incapace di attingere quella piena coincidenza tra finito e infinito, razionale e reale, essere e dover essere. in primo luogo, nel saggio del 1801 intitolato “Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling", accusa Fichte di aver violato il dogma idealistico "tutto è spirito", o "tutto è soggetto", considerando l'oggetto (la natura) come un semplice ostacolo "esterno" all'lo, con il rischio di ricadere in un nuovo dualismo di tipo kantiano tra spirito e natura, e tra libertà e necessità; HEGEL E SCHELLING Hegel critica Schelling perché egli concepisce l'Assoluto in modo a-dialettico, cioè come un'unità indifferenziata e statica da cui la molteplicità e la differenziazione delle cose derivano in modo inesplicabile. Nella "Prefazione" alla Fenomenologia dello spirito, Hegel ravvisa un «abisso vuoto» nel quale si perdono tutte le determinazioni concrete della realtà, e lo paragona alla notte «nella quale - come suol dirsi - tutte le vacche sono nere»>. In altri termini, l'Assoluto di Schelling è un'unità astratta incapace di dar ragione della realtà molteplice e concreta. LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO Lo spirito è l'idea che dopo essersi estraniata da sé nel mondo naturale, ritorna a sé. L'essenza dello spirito è la libertà. in secondo luogo, accusa Fiche di aver ridotto l'infinito a semplice meta ideale dell'io finito. Ma in tal modo il finito, per adeguarsi all'infinito e ricongiungersi con esso, è lanciato in un progresso che non raggiunge mai il suo termine. Ora, questo progresso all'infinito è, secondo Hegel, il falso o «cattivo infinito» o l'infinito negativo Il ritorno dello spirito a sé avviene attraverso tre fasi: ● TESI: SPIRITO SOGGETTIVO Nasce la coscienza individuale attraverso la triade dialettica di: ● tesi: spirito soggettivo che è lo spirito individuale, finito e limitato; antitesi: spirito oggettivo che esprime il rapporto dello spirito individuale con gli altri spiriti individuali da cui deriva la vita in comune che comporta la limitazione della propria libertà; sintesi: spirito assoluto che è la totale rivelazione dello spirito infinito e libero che riassume in sé ogni realtà concreta. ANTITESI: SPIRITO OGGETTIVO Rappresenta la realizzazione dell'idea di libertà attraverso una dimensione esterna e oggettiva e si attua attraverso una triade costituita da: diritto (tesi): è il complesso delle norme che regolano i rapporti tra gli individui; moralità (antitesi): il soggetto interiorizza le leggi che guidano la sua azione; eticità (sintesi): le leggi vengono accettate dall'individuo. ● anima (tesi): attività spirituale connessa con il corpo. Oggetto di studio dell'antropologia; coscienza (antitesi): è il processo attraverso quale lo spirito diventa prima consapevole della realtà oggettiva e successivamente autocosciente. Essa è oggetto della fenomenologia; spirito (sintesi): oggetto della psicologia. L'ETICITÀ Si realizza attraverso la triade delle tre fondamentali istituzioni: famiglia (tesi): costituita da vari individui che, oltre a essere uniti dal legame di sangue, sono legati spiritualmente da reciproco amore; società civile (antitesi): costituita da un insieme di famiglie distinte in classi sociali e in gruppi, secondo attività e interessi; stato (sintesi): sintesi di famiglia e società. è l'incarnazione dell'Assoluto. SINTESI: SPIRITO ASSOLUTO È la totale rivelazione dello Spirito infinito che riassume in sé ogni realtà concreta. Lo spirito raggiunge la sua piena autocoscienza nell'arte, nella religione e nella filosofia: nell'arte si rende visibile in una forma finita particolare e viene colto tramite l'intuizione sensibile; nella religione coglie se stesso nella narrazione di Dio. Secondo Hegel la religione assoluta è il Cristianesimo perché nella trinità si ritrovano i tre momenti dialettici dell'idea: padre (idea in se); Dio (idea fuori di sé); spirito santo (idea che ritorna in se); nella filosofia prende coscienza di sé come ragione universale che si manifesta nella realtà.

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Georg Wilhelm Friedrich Hegel nacque il 27 agosto 1770 a Stoccarda. Seguì i corsi di filosofia e di teologia all'Università di Tubinga, dove strinse amicizia con Schelling e con Hölderlin. Gli avvenimenti della Rivoluzione francese e di Napoleone suscitarono nel giovane Hegel un grande entusiasmo ed esercitarono sul suo pensiero un'influenza duratura. Con gli amici di Tubinga eresse un albero della libertà (simbolo della Rivoluzione) e difese con forza i principi rivoluzionari della libertà e dell'uguaglianza. Quando Napoleone entrò vittorioso a Jena (il 13 ottobre 1806), Hegel scrisse una lettera dove esprimeva il suo entusiasmo. Terminati gli studi, secondo gli usi del tempo Hegel svolse il ruolo di precettore in case private e fu per qualche tempo a Berna. A questo periodo risalgono i primi scritti, che rimasero inediti: “La vita di Gesù” e “La positività della religione cristiana”. Tornato in Germania, nel 1797 ebbe un posto come precettore a Francoforte sul Meno. Tra il 1798 e il 1799 compose alcuni scritti, tutti rimasti inediti, di natura teologica; nel 1800 lavorò a un primo breve abbozzo del suo sistema, anch'esso rimasto inedito. Essendogli nel frattempo morto il padre, che gli aveva lasciato una cospicua eredità, si recò a Jena, dove nel 1801 pubblicò il suo primo scritto, un saggio di argomento...

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filosofico intitolato "Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling". Dello stesso anno è la dissertazione per l'abilitazione alla libera docenza <<De orbitis planetarum>>. Nei due anni successivi Hegel collaborò con Schelling al "Giornale critico della filosofia". Nel 1805 divenne professore a Jena e fu redattore-capo di un giornale bavarese ispirato alla politica napoleonica. GEORGE FRIEDRICH HEGEL Nel 1808 divenne direttore del ginnasio di Norimberga e nel 1816 fu nominato professore di filosofia a Heidelberg. Più tardi fu chiamato all'Università di Berlino. Cominciò allora il periodo del suo massimo successo. Nella stessa Berlino Hegel morì, forse di colera, il 14 novembre 1831. GLI SCRITTI Gli scritti giovanili di Hegel, composti tra il 1793 e il 1800 ma pubblicati solo all'inizio del XX secolo, mostrano un prevalente interesse religioso-politico, attento alla storia umana e alla vita dei popoli. Si tratta di opere di natura teologica, quali "Religione popolare e cristianesimo" "La vita di Gesù" ● ● ● "La positività della religione cristiana"; "Lo spirito del cristianesimo e il suo destino"; un primo abbozzo del sistema hegeliano, che fu composto a Jena nel 1800 e che comprendeva una Logica e metafisica, una Filosofia della natura e un Sistema della moralità. Nel suo primo scritto filosofico, “Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling" (1801), l'autore si pronunciò in favore dell'idealismo di Schelling, che, in quando soggettivo e oggettivo nello stesso tempo, gli appariva come il vero e assoluto idealismo. La prima grande opera hegeliana è la "Fenomenologia dello spirito", pubblicata nel 1807, nella cui prefazione, che risale all'anno precedente, il filosofo dichiarò il suo distacco dalla dottrina di Schelling. A Norimberga Hegel pubblicò, rispettivamente nel 1812 e nel 1816, la prima e la seconda parte della “Scienza della logica". A Heidelberg diede alle stampe, nel 1817, l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, che è la più compiuta esposizione del suo sistema. Nelle due successive edizioni dell'opera Hegel stesso aumentò di molto la mole dello scritto. Un'ulteriore edizione in tre volumi (nota sotto il nome di Grande Enciclopedia) fu realizzata dagli allievi dopo la morte del maestro, con l'aggiunta di lunghe annotazioni ricavate dai suoi appunti e dalle sue lezioni. A Berlino, nel 1821, Hegel pubblicò quella che in un certo senso è la sua opera più significativa, "Lineamenti di filosofia del diritto". In questo scritto, dedicato al cosiddetto «spirito oggettivo», il filosofo esprime la propria adesione allo Stato prussiano e ai principi conservatori della Restaurazione. LE TESI DI FONDO DEL SISTEMA le tesi di fondo del suo idealismo furono: La risoluzione del finito nell'infinito; ● l'identità tra ragione e realtà; ● la funzione giustificatrice della filosofia; ● FINITO E INFINITO L'espressione "risoluzione del finito nell'infinito" allude al fatto che per Hegel la realtà non è un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo coincide con l'assoluto e con l'infinito, mentre i vari enti del mondo, essendo le sue manifestazioni, sono il finito (ovvero un'esperienza parziale dell'infinito). L'hegelismo si configura quindi come una forma di monismo panteistico. A questo punto l'hegelismo potrebbe sembrare una forma di spinozismo. In verità, la differenza tra i due sistemi è notevole: per Spinoza l'Assoluto è una sostanza statica che coincide con la natura; per Hegel si identifica invece con un soggetto spirituale in divenire. RAGIONE E REALTÀ Il soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà viene denominato da Hegel idea o ragione, termini che esprimono l'identità di ragione e realtà. Da questo assunto deriva il noto aforisma: «Ciò che è razionale è per Hegel reale; e ciò che è reale è razionale»>. Con la prima parte di questa formula, Hegel intende dire che la razionalità non è pura idealità, ma è la forma stessa di ciò che esiste. Viceversa, con la seconda parte, Hegel intende affermare che la realtà non è una materia caotica, ma il dispiegarsi di una struttura razionale. LA FUNZIONE DELLA FILOSOFIA Hegel ritiene che il compito della filosofia consiste nel prendere atto della realtà e nel comprendere le strutture razionali che la costituiscono: comprendere ciò che è è il compito della filosofia poiché ciò che è è la ragione. La filosofia arriva sempre troppo tardi, Hegel infatti afferma che essa è come la Nottola di Minerva, che inizia il suo volo al crepuscolo, cioè quando la realtà è già bella che fatta. L'autentico compito della filosofia è la giustificazione razionale della realtà. IDEA, NATURA E SPIRITO Hegel ritiene che il farsi dinamico dell'Assoluto passi attraverso i tre momenti dell'idea <<in sé e per sé>> (tesi), dell'idea «fuori di sé» (antitesi) e dell'idea che «ritorna in sé» (sintesi), Tanto che il disegno complessivo dell'Enciclopedia hegeliana è quello di una della grande triade dialettica. L'idea «in sé e per sé», o idea pura, è l'idea considerata in se stessa. Significa che l'idea pura (Dio) è così perché viene prima di ogni creazione naturale o spirituale. L'idea «fuori di sé», o idea «nel suo esser altro», è la natura, cioè l'alienazione dell'idea nelle realtà spazio-temporali del mondo. L'idea che <<ritorna in sé» è lo spirito, cioè l'idea che, dopo essersi fatta natura, torna nell'uomo. LA DIALETTICA Essa si definisce come la legge che regola il "divenire". Essa si articola in tre momenti: ● il momento astratto o intellettuale: consiste nel concepire l'esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche e separate le une dalle altre (ogni cosa è se stessa ed è assolutamente diversa dalle altre); il momento dialettico o negativo-razionale: consiste nel mostrare come le determinazioni del momento astratto siano unilaterali ed esigono di essere relazionate con altre determinazioni; il momento speculativo o positivo-razionale: consiste invece nel cogliere l'unità delle determinazioni opposte, ossia nel rendersi conto che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà più alta che li ri-comprende. Dalla distinzione dei tre momenti del pensiero si può evincere la contrapposizione individuata da Hegel tra intelletto e ragione in senso stretto: ● l'intelletto è un modo di pensare "statico", che considera gli enti soltanto nella loro reciproca esclusione; la ragione è invece un modo di pensare "dinamico". Essa nega le determinazioni astratte dell'intelletto, mettendole in relazione con le determinazioni opposte. Nella prospettiva hegeliana, se l'intelletto è l'organo del finito, la ragione è l'organo dell'infinito, ossia lo strumento mediante il quale il finito viene risolto nell'infinito. IL SIGNIFICATO DELLA DIALETTICA HEGELIANA La dialettica non comprende soltanto il secondo momento (quello negativo-razionale, che Hegel chiama «dialettico» in senso stretto), ma corrisponde alla totalità dei tre momenti elencati. Essa non fa che illustrare il principio fondamentale della filosofia hegeliana: la risoluzione del finito nell'infinito, mostrandoci come ogni finito non possa esistere in se stesso. La dialettica rappresenta pertanto la crisi del finito e la sua risoluzione necessaria nell'infinito. Egli opta per una dialettica a sintesi finale chiusa, cioè per una dialettica che ha un ben preciso punto di arrivo. HEGEL E GLI ILLUMINISTI Hegel critica l'illuminismo perché, esaltando la ragione finita, separa la ragione dalla realtà, l'essere dal dover essere e pretende di modificare la realtà. Per Hegel, invece, la realtà è ciò che deve essere, in quanto manifestazione della Ragione Assoluta. HEGEL E KANT Le idee della ragione erano per Kant meri ideali, idee "regolative" che spingevano la ricerca scientifica all'infinito, verso una compiutezza e una sistemazione irraggiungibili. Analogamente, in campo morale, la volontà non coincideva con la ragione, e la santità era il termine inattingibile di un infinito processo di adeguamento della volontà umana alle leggi della ragione. Hegel contesta appunto questa impostazione teorica: se in Kant l'essere (la realtà) non si adegua mai al dover essere (alla razionalità), per lui questa adeguazione è invece necessaria. HEGEL E I ROMANTICI Hegel è anche un critico severo delle posizioni del "circolo" romantico, del quale aveva subito l'influenza. Il dissenso di Hegel nei confronti dei romantici verta essenzialmente su due punti: in primo luogo, Hegel contesta il primato del sentimento, dell'arte o della fede, sostenendo che l'Assoluto non può che essere oggetto della filosofia, ovvero di una forma di sapere mediato e razionale; in secondo luogo, Hegel contesta gli atteggiamenti individualistici dei romantici, affermando che l'intellettuale non deve ripiegarsi sul proprio io ma deve tenere d'occhio l'oggettivo «corso del mondo»>, cercando di integrarsi nelle istituzioni socio-politiche del proprio tempo. Alcuni studiosi hanno considerato il filosofo come un anti-romantico. In realtà Hegel risulta profondamente partecipe al clima culturale del Romanticismo, del quale condivide soprattutto il tema dell'infinito, anche se ritiene, come si è visto, che a esso si acceda speculativamente e non attraverso vie "immediate". 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Nella "Prefazione" alla Fenomenologia dello spirito, Hegel ravvisa un «abisso vuoto» nel quale si perdono tutte le determinazioni concrete della realtà, e lo paragona alla notte «nella quale - come suol dirsi - tutte le vacche sono nere»>. In altri termini, l'Assoluto di Schelling è un'unità astratta incapace di dar ragione della realtà molteplice e concreta. LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO Lo spirito è l'idea che dopo essersi estraniata da sé nel mondo naturale, ritorna a sé. L'essenza dello spirito è la libertà. in secondo luogo, accusa Fiche di aver ridotto l'infinito a semplice meta ideale dell'io finito. Ma in tal modo il finito, per adeguarsi all'infinito e ricongiungersi con esso, è lanciato in un progresso che non raggiunge mai il suo termine. Ora, questo progresso all'infinito è, secondo Hegel, il falso o «cattivo infinito» o l'infinito negativo Il ritorno dello spirito a sé avviene attraverso tre fasi: ● TESI: SPIRITO SOGGETTIVO Nasce la coscienza individuale attraverso la triade dialettica di: ● tesi: spirito soggettivo che è lo spirito individuale, finito e limitato; antitesi: spirito oggettivo che esprime il rapporto dello spirito individuale con gli altri spiriti individuali da cui deriva la vita in comune che comporta la limitazione della propria libertà; sintesi: spirito assoluto che è la totale rivelazione dello spirito infinito e libero che riassume in sé ogni realtà concreta. ANTITESI: SPIRITO OGGETTIVO Rappresenta la realizzazione dell'idea di libertà attraverso una dimensione esterna e oggettiva e si attua attraverso una triade costituita da: diritto (tesi): è il complesso delle norme che regolano i rapporti tra gli individui; moralità (antitesi): il soggetto interiorizza le leggi che guidano la sua azione; eticità (sintesi): le leggi vengono accettate dall'individuo. ● anima (tesi): attività spirituale connessa con il corpo. Oggetto di studio dell'antropologia; coscienza (antitesi): è il processo attraverso quale lo spirito diventa prima consapevole della realtà oggettiva e successivamente autocosciente. Essa è oggetto della fenomenologia; spirito (sintesi): oggetto della psicologia. L'ETICITÀ Si realizza attraverso la triade delle tre fondamentali istituzioni: famiglia (tesi): costituita da vari individui che, oltre a essere uniti dal legame di sangue, sono legati spiritualmente da reciproco amore; società civile (antitesi): costituita da un insieme di famiglie distinte in classi sociali e in gruppi, secondo attività e interessi; stato (sintesi): sintesi di famiglia e società. è l'incarnazione dell'Assoluto. SINTESI: SPIRITO ASSOLUTO È la totale rivelazione dello Spirito infinito che riassume in sé ogni realtà concreta. Lo spirito raggiunge la sua piena autocoscienza nell'arte, nella religione e nella filosofia: nell'arte si rende visibile in una forma finita particolare e viene colto tramite l'intuizione sensibile; nella religione coglie se stesso nella narrazione di Dio. Secondo Hegel la religione assoluta è il Cristianesimo perché nella trinità si ritrovano i tre momenti dialettici dell'idea: padre (idea in se); Dio (idea fuori di sé); spirito santo (idea che ritorna in se); nella filosofia prende coscienza di sé come ragione universale che si manifesta nella realtà.