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FILOSOFIA: HEGEL

10/9/2022

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HEGEL
Fine '700 inizio '800, Germania
Hegel si pone come il punto di conclusione di tutto il percorso filosofico, concepisce il suo pe

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- - - HEGEL Fine '700 inizio '800, Germania Hegel si pone come il punto di conclusione di tutto il percorso filosofico, concepisce il suo pensiero come sintesi della storia della filosofia a lui precedente, in cui le difficoltà irrisolte riescono finalmente a trovare una soluzione. I suoi punti di riferimento immediati in questa ricostruzione della storia del pensiero sono Fichte e Schelling, che critica e di cui supera i rispettivi limiti. Limite di Fichte: l'assoluto, che deve diventare se stesso, trova sempre un ostacolo, non è mai completamente realizzato. Si tratta, secondo Hegel, di un cattivo infinito (nella dinamica tra io e non-io il limite che l'io fichtiano si pone viene rimosso è allontanato all'infinito, ma mai completamente superato, non si raggiunge mai la coincidenza, la sintesi). infatti l'aspetto Di Fichte apprezza, però, la dinamicità; la dialettica fichtiana (tre fasi dell'io) maggiormente apprezzato da Hegel. Hegel è d'accordo con l'unità indifferenziata di Schelling ma critica la mancanza del divenire, la dinamicità che invece aveva attribuito Fichte. A Schelling Hegel riconosce il merito di aver definito l'assoluto come identità di soggetto e oggetto, ma gli rimprovera di non aver colto questa identità come il risultato di un processo. L'assoluto è pensiero, è attività che svolge continuamente se stesso (non sta fermo): per Hegel l'assoluto racchiude l'IDENTITA' di Schelling e la DINAMICITA' di...

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Didascalia alternativa:

Fichte. L'assoluto è già completo, è identità di finito e infinito ma in movimento (assoluto → divenire), è unità di materia e Spirito in movimento. La realtà è coincidenza degli opposti. Il tutto vive della morte delle sue parti, è un continuo morire e rigenerarsi. C'è un'identità tra finito e infinito, l'infinito è il tutto e il finito sono le parti attraverso cui questo tutto vive, ma il finito e l'infinito coincidono, le parti non sono altro che il momento di questo infinito, quello che conta è il tutto ma non un tutto in cui c'è un'uguaglianza statica ma un'uguaglianza dinamica in cui il tutto si concretizza attraverso le parti. La filosofia di Hegel è quindi il tutto, è l'esito finale di tutta la filosofia, di tutto il percorso del pensiero umano. L'assoluto è un processo, un cammino che si svolge, per conoscere l'assoluto devo ripercorrere il percorso che ha fatto, concepire l'assoluto significa coglierne lo sviluppo. Il vero, l'assoluto, è l'intero. La filosofia conosce la realtà quando si è già svolta, ripercorre il processo, ne prende consapevolezza. Tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale → legittimazione dell'esistente: la realtà così com'è va bene, è esattamente come deve essere. Il singolo individuo è solo un momento dell'assoluto, non è niente, è effimero, vale nella misura in cui è espressione della realtà. La parte quindi è esistente ma non è reale. La critica che viene fatta ad Hegel alle concezioni di assoluto di Fichte e Schelling → A Fichte critica l'infinito che non si realizza mai, il dover essere che non è ancora realizzato. → La critica che fa a Schelling (il più romantico degli idealisti) è che il romanticismo, che ha sottolineato il sentimento, ha dato prevalenza ad una forma di conoscenza immediata, senza passaggi, intuitiva, che si opponeva alla razionalità. Hegel afferma che l'Assoluto non si può cogliere immediatamente perché l'Assoluto è un intreccio di mediazioni. La tesi è povera di mediazioni, mentre la sintesi è la tesi che si è arricchita dal confronto con il diverso, è passata attraverso delle mediazioni. Hegel critica l'immediatezza che secondo lui è povertà, superficialità. 1 LA DIALETTICA HEGELIANA La dialettica è la legge del divenire che si manifesta in 3 momenti: 1) momento intellettivo astratto (tesi): è il momento in cui si pone una determinazione (caratteristica parziale, particolarità) che non mi svela l'assoluto. E' un momento parziale, l'intelletto non è capace di cogliere l'intero, la determinazione parziale è un momento che va superato. L'astratto è la parte e il concreto è l'intero, l'intelletto coglie un momento che però è solo una parte. Astrattivo= finito, limitato, particolare, separato dagli altri. Prende il pezzettino e lo isola, l'intelletto separa e distingue una determinazione. 2) momento razionale negativo (antitesi): l'intelletto ha posto una determinazione, arriva la ragione e toglie la determinazione. Siccome ogni momento di per sé è sempre inadeguato, dopo che è stato posto nella tesi questo momento sarà tolto, negato, nell'antitesi che pone un'altra determinazione che si oppone alla prima. Quando dico che a è a sto dicendo che a non può essere non a, cioè non posso prendere la determinazione e isolarla da tutto il resto, ogni determinazione presuppone sempre un rapporto con l'altro diverso da sé. La ragione pone il momento negativo opponendo ad a, non a. 3) momento razionale positivo (sintesi): a non è tutta la realtà, non a non è tutta la realtà, tutta la realtà è data da a e non a. La sinfonia non è nessuna delle note ma è l'insieme delle loro relazioni. La sintesi è data dal fatto che le singole parti sono morte come parti ma sono tutte dentro l'intero, ogni finito è solo un momento dell'infinito. Aufhebung: toglie e conserva, toglie la separatezza dei singoli, il loro essere separati l'uno dall'altro, e conserva le relazioni perché uno non è senza l'altro. La verità è la relazione di tutte le parti, è data dal rapporto tra le parti. I momenti sono passeggeri ma necessari perché sono manifestazione della razionalità. La ragione è necessaria, ogni fenomeno è solo un momento ma un momento necessario, è reale in quanto tu lo cogli con il tutto. Il bocciolo è la tesi, diventa fiore ma per farlo deve morire. Il bocciolo è morto come bocciolo ma è stato conservato nel fiore. Il fiore è l'antitesi che toglie la tesi come determinazione ma nello stesso tempo la conserva dentro di lui. A sua volta il fiore si trasforma in frutto, la sintesi che è la negazione dell'antitesi, negazione della negazione. Il frutto non è altro che il bocciolo che è diventato fiore. Il primo momento è posto dall'intelletto, l'antitesi e la sintesi sono i momenti speculativi (della ragione), solo che la ragione in un primo momento è negativa (nega la tesi) e nel secondo momento nega la negazione e quindi diventa positiva. Questo meccanismo Hegel lo applica a tutta la realtà, la sintesi diventa un nuovo punto di partenza, una nuova tesi (spirale). Il pensiero pone se stesso ed è pura idea, idea in sé (logica, tesi), poi abbiamo la negazione del pensiero, l'idea fuori di sé (natura, antitesi), pensiero e natura sono la stessa cosa, idea in sé per sé (spirito, sintesi). LA FILOSOFIA COME SISTEMA Per Hegel la filosofia è un sistema, in cui le parti sono interdipendenti, ogni parte va compresa in relazione con tutte le altre (se succede qualcosa da una parte ne risente tutto il sistema). Per Hegel non solo la filosofia è un sistema, ma anche la realtà è un sistema, è pensiero, è assoluto; l'assoluto è sistema e la filosofia in quanto conoscenza di questo assoluto è sistema pure essa (la realtà è un sistema e la filosofia in quanto conoscenza di questa realtà è un sistema). Non esiste alcuna differenza tra la realtà e la conoscenza della realtà, la realtà è la conoscenza della realtà, il pensiero è la realtà. La realtà è idea di natura razionale. Il sistema della realtà, quindi sistema della filosofia che conosce la realtà, ha tre momenti: O l'idea in sé, è come se fosse l'idea che Dio ha nella mente prima di creare il mondo, il progetto della realtà, l'idea pura (logica). O l'idea fuori di sé che si può paragonare alla creazione del mondo (Dio aveva l'idea del mondo e poi lo ha creato), l'idea è diventata mondo, creazione, è il momento in cui la ragione supera se stessa per diventare mondo (natura). l'idea in sé per sé, lo spirito, non è altro che il riconoscere, il prendere coscienza, che l'idea nella mente di Dio e la natura fuori dalla mente di Dio sono la stessa cosa. 2 - - - Lo spirito è la consapevolezza che l'idea nella mente di Dio e la realtà (idea, pensiero, natura) sono la stessa cosa. Nella natura sorge l'idea che è consapevole di essere contemporaneamente idea e natura. La caratteristica di questo sistema è che è un sistema dinamico, in cui le parti sono in continuo divenire perché il sistema è caratterizzato dalla legge della dialettica, del divenire (Eraclito). La legge della dialettica è la legge del divenire che funziona attraverso il succedersi di tre momenti: momento intellettivo astratto, razionale negativo e positivo (o speculativo). La filosofia non è altro che l'autoconoscenza dell'assoluto (l'assoluto che studia se stesso) e i momenti in cui si pone l'assoluto sono: O O O la tesi, che corrisponde alla logica, che non è altro che la struttura razionale della realtà (all'idea in sé); l'antitesi, che corrisponde alla natura, che non è altro che questa razionalità che si è fatta concreta ma di cui non è a conoscenza (l'idea fuori di sé); la sintesi, che corrisponde allo spirito che prende atto che la natura non è altro che la realizzazione concreta della razionalità. Tutto ciò avviene nell'uomo che emerge dalla natura e prende coscienza che la natura non è altro che questa idea che si è realizzata. L'uomo è un momento dell'assoluto e l'Assoluto attraverso l'uomo prende coscienza di questa uguaglianza, identità, tra la natura e l'idea. MOMENTI DELLO SPIRITO L'idea (Logica), dopo essersi alienata diventando natura, ritorna in se stessa, acquistando coscienza di sé, diventando idea in sé e per sé (Spirito). LOGICA NATURA La conoscenza dello spirito è conoscenza dell'uomo in sé, nella sua essenza che appunto SPIRITO spiritualità, perché è nell'uomo che si compie questa consapevolezza. essere non essere divenire antitesi (concretizzazione dell'idea) SPIRITO OGGETTIVO Nel momento oggettivo lo spirito si realizza non più a livello individuale, ma metaindividuale, cioè come istituzione. tesi sintesi Lo spirito è il momento della consapevolezza ed emerge dalla natura attraverso l'uomo, che comincia a divenire cosciente prima a livello individuale, come spirito soggettivo (tesi); poi questa consapevolezza avviene all'interno della società, nell'unità con gli altri, tra gli uomini a livello delle istituzioni, come spirito oggettivo (antitesi); infine nella sintesi di questi due momenti, cioè nello spirito assoluto, che è l'insieme di tutta la conoscenza umana, l'idea che conosce se stessa e conosce tutto l'esistente nella sua processualità (dialettica), avendo anche consapevolezza di questa conoscenza. spirito soggettivo - tesi spirito oggettivo - antitesi spirito assoluto - sintesi SPIRITO OGGETTIVO diritto moralità eticità famiglia società civile Stato Sia Hegel sia Comte sottolineano l'esistenza di realtà prodotte da individui, ma che non sono identificabili con gli individui stessi, di istituzioni che hanno proprie caratteristiche e che sopravvivono alla morte dei singoli individui che le hanno prodotte. → Il diritto è l'insieme di norme che regolano le relazioni tra gli individui di una comunità. Le norme esplicite costituiscono il diritto positivo, cioè l'insieme delle leggi scritte; le norme implicite, quelle eseguite sulla base della tradizione, costituiscono il costume. Il diritto è espressione dell'individuo; si pone da un lato come costrizione esterna, poiché la legge deve essere rispettata; dall'altro lato il diritto è la libertà stessa dell'individuo. Ubbidendo alla legge, in realtà obbedisce a se stesso. → Il riconoscimento di questo legame porterà all'interiorizzazione della legge e dunque alla moralità. Il diritto quindi precede la moralità, la quale si caratterizza come interiorizzazione del diritto. Hegel afferma che la moralità non è una dimensione individuale, ma storica e sociale. 3 - - L'eticità è la sintesi tra particolare è universale, è sostanza etica che acquista una dimensione sociale, ma è vissuta dall'individuo anche come propria realtà interiore. La sostanza etica va considerata separatamente dagli individui, in essa la moralità si traduce in un ethos che sussiste indipendentemente da Individui e anzi li determina e li forma moralmente. - Le famiglie sono come singoli individui che entrano in rapporto e in contrasto reciproco. La loro unione viene garantita dall' organizzazione della società civile. Nella Prefazione ai lineamenti di filosofia del diritto: ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale, ciò costituisce la chiave interpretativa della filosofia dello stato di Hegel. Infatti non sono gli individui a dover fondare lo Stato: ciò che lo stato è, è ciò che deve essere, e sarà piuttosto lo stato a formare gli individui. Teoria dello Stato come stato etico: per Hegel Infatti lo stato è sostanza etica, cioè dimensione oggettiva e universale della moralità, su cui si fonda una profonda unità tra i cittadini, che non esistono se non come membri dello Stato. Lo Stato è la sostanza etica autocosciente, è un unico soggetto in cui gli individui sono momenti di un'unità razionale. Per Hegel è lo stato che conferisce realtà ai singoli individui → concezione totalitaria in cui i singoli non hanno né diritti né indipendenza, ma il dovere supremo di essere componenti dello Stato. MORALITA' ED ETICITA' Siamo nello spirito e nella filosofia dello spirito, ci sono tre momenti: spirito oggettivo, soggettivo e assoluto, noi siamo nello spirito oggettivo. La triade nello spirito oggettivo è: diritto, moralità ed eticità. Nella storia della filosofia moralità ed eticità vengono usati come sinonimi mentre Hegel li distingue. Il diritto è l'insieme delle leggi che società impone agli individui dall'esterno (queste leggi sono venute fuori dalla storia di questo spirito, sono frutto della storia, queste leggi si impongono in qualche modo dall'esterno perché per Hegel sono frutto della società) sono leggi che fa lo stato, l'individuo obbedisce a queste leggi anche se non le condivide. Il meccanismo che porta l'individuo a condividere la legge è la socializzazione in sociologia, quel processo che porta come conseguenza l'interiorizzazione della legge (la legge è fuori, la società la tramanda e l'individuo la interiorizza, nel momento in cui si interiorizza si obbedisce perché si condivide). La moralità è il lato interno (quando Kant parla di moralità sta parlando di questa moralità, perché per essere morale basta l'intenzione). L'eticità è la sintesi di diritto e moralità, cioè non basta che tu abbia l'intenzione, ma è necessario che tu faccia quello che lo Stato ti chiede di fare (mentre per Kant bisogna obbedire alla propria coscienza). Il punto di vista di Hegel è che lo Stato è etico, lo Stato non è altro che Dio, la realizzazione concreta dell'assoluto, e allora non ci può essere una morale contro lo Stato, lo stato assume i connotati di una divinità. L'eticità non è la semplice moralità in cui conta solo il lato interno, come diceva Kant, in fondo il concetto di moralità di Hegel non è altro che una critica al concetto di moralità di Kant, la coscienza dell'individuo non può distaccarsi dallo spirito che si manifesta nello Stato. L'individuo non è niente se non dentro un sistema. L'eticità non è altro che il diritto che è passato attraverso la moralità. Lo Stato interviene nella vita del singolo perché la vita del singolo non è altro che espressione dello Stato. Lo Stato è la sintesi di famiglia, società civile e poi Stato, la società civile è qualcosa che viene superata dallo Stato e che fuori dallo Stato non ha nessun valore e quindi lo Stato si impone sulla società civile che è la caratteristica dello stato totalitario, dove non vale né l'individuo né la società civile. 4 LA FILOSOFIA DELLA STORIA La storia non è l'insieme di eventi casuali, ma c'è un disegno, tutto va verso un fine. Il fine della storia è la libertà di tutti, ovvero il prendere coscienza che non esistono degli ostacoli, che l'assoluto è l'unica realtà. Si tratta di una concezione finalistica, dal greco telos → fine: TELEOLOGISMO La storia, quindi, secondo Hegel viene vista come un succedersi di eventi che hanno uno scopo. La storia è un processo verso un fine, che è la realizzazione massima dell'assoluto, quindi la realizzazione della sua libertà. La razionalità è qualcosa che si deve sviluppare nella storia, non è immediata, ma passa attraverso vari processi. Quello che noi vediamo nella storia succedersi, è lo sviluppo di questa razionalità, dell'idea che esce fuori di sé e diventa mondo, si concretizza e realizza. Lo spirito deve passare attraverso varie determinazioni, si incarna nei diversi popoli, nelle diverse società, ognuna delle quali è una manifestazione particolare dello spirito. Nello svolgersi della storia l'assoluto si serve degli individui, la concezione del singolo è molto sminuita. Gli individui sono burattini nelle mani di questa razionalità universale, in particolare la ragione sfrutta gli individui che meglio di altri interpretano l'assoluto, individui cosmico-storici → astuzia della ragione Razionalità della storia: la storia presenta una finalità universale (concezione teleologica della storia) che lega insieme, orienta e spiega tutti gli eventi particolari. È compito della filosofia individuare il disegno della storia (esempio del tappeto), è compito del filosofo intravedere questa razionalità che c'è ma non è immediatamente evidente. Il vero soggetto della storia è lo spirito che si particolarizza nello Spirito del Popolo (determinazione) e quindi in ogni singolo popolo. Ogni popolo ha una propria sostanza spirituale, è una concretizzazione dello spirito, che si trasmette ai nuovi membri con l'educazione (socializzazione). Ogni singolo popolo è un'individualità con una cultura, una tradizione, un sentire comune (coscienza collettiva), che sta alla base della nozione di popolo. Lo sviluppo generale dello spirito nella storia si particolarizza nello spirito dei vari popoli, ognuno dei quali ha un proprio principio originario che svolge e realizza durante la sua storia e che infine decade e scompare. Lo sviluppo universale dello spirito sarà percepito e assecondato da uomini toccati dal destino che Hegel chiama individui cosmico-storici (Nap ne) i qua avvertono in qualche modo dentro di sé l'universale comunicato dallo spirito e precedono gli altri, ponendosi alla loro testa. I diversi popoli costituiscono i momenti della storia, si tratta di una concezione valutativa della storia, poiché essi rappresentano momenti più o meno elevati dello spirito, ed è anche un'interpretazione basata sulla nozione di progresso. In questo sviluppo universale la Germania occupa una posizione privilegiata → nazionalismo Della finalità della storia gli individui non sono consapevoli, essi agiscono in base a passioni, a motivi egoistici, a interessi personali, e tutti questi elementi costituiscono il materiale che lo spirito ha a disposizione per costruire la storia: a partire dai motivi egoistici dei singoli, li indirizza verso la propria finalità, li strumentalizza. Gli individui sono quindi strumenti inconsapevoli dello spirito → astuzia della ragione Lo sviluppo dello spirito comporta continuamente la negazione e il suo superamento. Ogni epoca rappresenta una tappa del movimento universale che poi si esaurisce e decade, dalla sua dissoluzione emerge una nuova realtà, più completa che esiste già implicitamente prima che si manifesti. L'individuo non può agire al di fuori di quello che è e del tempo in cui vive. L'accadere storico a un primo livello immediato e superficiale viene interpretato sulla base delle intenzioni dell'individuo; a un secondo livello viene interpretato sulla base delle caratteristiche delle tendenze dei diversi popoli e delle diverse epoche cogliendo le cause oggettive e la finalità. ETEROGENESI DEI FINI →→ genesi: nascita, origine; etero: altro. I fini nella storia sono generati da altro, l'assoluto 5 SPIRITO ASSOLUTO - Questa consapevolezza passa attraverso tre livelli: l'ARTE, la RELIGIONE e la FILOSOFIA. - La consapevolezza ha quindi tre forme ma il contenuto è lo stesso: lo Spirito. I tre momenti in cui si articola lo spirito assoluto, l'arte, la religione e la filosofia, hanno quindi tutti l'Assoluto come oggetto, ma differiscono nella modalità, cioè nella forma della conoscenza: - - Ci troviamo nella sintesi dello Spirito. Lo spirito arriva alla perfetta autoconoscenza di sé nello spirito assoluto; lo spirito assoluto è l'idea consapevole di sé stessa e di tutto il proprio sviluppo. L'idea che torna in se stessa, l'idea in sé e per sé, presa di coscienza, consapevolezza. - o l'Assoluto intuito sensibilmente è oggetto dell'arte; o l'Assoluto interiorizzato è oggetto della religione; ARTE - o l'Assoluto che si conosce in sé e per sé è oggetto della filosofia (la ragione che conosce se stessa attraverso se stessa). Arte e religione sono una maniera inadeguata per cogliere l'assoluto, l'unica adeguata è la filosofia, che usa la ragione, la ragione è più adeguata perché l'Assoluto, lo Spirito, è ragione, e la forma migliore per conoscere la ragione è se stessa. Natura → alienazione dell'idea Religione: non è necessaria → scomparirà e cederà il posto alla filosofia (Comte) Viene concepita come passeggera → Teoria della morte dell'arte - Dissoluzione dell'arte Arte come forma primitiva della filosofia, per coloro che non sono in grado di elaborare concetti razionali. L'arte è manifestazione dello Spirito in forma sensibile, cioè percepibile dai sensi. In quanto sviluppo dello Spirito l'arte è razionalità. Secondo Hegel l'arte si è evoluta durante la storia e distingue tre momenti successivi, tre forme differenti: O arte simbolica → primitiva, la forma non rivela il contenuto ma lo nasconde, prevalenza della forma; O arte classica →→ greca, contenuto e forma trovano il proprio equilibrio; O arte romantica → a lui contemporanea, si produce un nuovo squilibrio tra contenuto e forma, il contenuto spirituale è talmente ricco che non trova una rappresentazione sensibile adeguata, prevalenza del contenuto. Nessuna forma artistica è adeguata per esprimere la pienezza dell'Assoluto. La consapevolezza dell'impossibilità di esprimere l'Assoluto in forma sensibile determina la morte dell'arte (dissoluzione dell'arte) e il suo superamento nella religione. Contenuto espresso in forme sensibili. RELIGIONE Con il passaggio alla religione si arriva all'interiorizzazione dell'Assoluto mediante la rappresentazione dello stesso. La religione rappresenta l'Assoluto in modo soggettivo. Secondo Hegel anche la religione si è evoluta nel corso del tempo e considera come religione più evoluta il Cristianesimo e in particolare il Protestantesimo. Secondo Hegel l'incarnazione di Gesù Cristo è il simbolo di questa unità tra finito e infinito. il cristianesimo è la manifestazione dell'assoluto nei suoi tre momenti: o l'idea in sé → Dio Padre o l'idea fuori di sé, l'idea che produce se stessa → Figlio o l'idea per sé → Spirito Nella religione l'uomo si sente piccolo, limitato, nel confronto con un Dio perfetto, infinito, inarrivabile, con cui non si potrà mai identificare. Questo è il problema della religione: per Hegel finito e infinito sono la stessa cosa, la religione li divide e considera l'infinito come qualcosa di irraggiungibile → COSCIENZA INFELICE (divario incolmabile). Contenuto espresso per immagini. Il limite della religione sta nel fatto di fondarsi sulla fede e sulla devozione. La forma della religione è la fede → fiducia In essa prevalgono soggettività e sentimento. 6 FILOSOFIA La sintesi dello spirito assoluto è la filosofia, che unisce l'oggettività dell'arte (spogliata della sensibilità) e la soggettività della religione. Conosce la realtà, l'Assoluto, attraverso la ragione. Il momento conclusivo dello Spirito assoluto è la storia della filosofia, che è la storia della riflessione - umana. La storia della filosofia è lo svolgimento del pensiero della storia e siccome l'assoluto è svolgimento, dialettica, il modo migliore per esprimerlo è la storia della filosofia. - La maniera adeguata per cogliere l'Assoluto, che è ragione, è ragionare, usare la logica, usare i concetti, e questo lo fa la filosofia. Allora nella filosofia abbiamo la conoscenza perfetta dell'assoluto attraverso la ragione. La filosofia è guardare i fatti del mondo e scoprire che i fatti non avvengono a caso ma che esiste dietro una logica →→ la realtà è razionale. La filosofia ha come contenuto il proprio sviluppo. FILOSOFIA STORICISTICA DESTRA E SINISTRA HEGELIANA Dopo Hegel i suoi discepoli si sono distinti in due filoni: la destra e la sinistra hegeliana. Questi due filoni si distinguono per due punti, ovvero il ruolo dato alla religione e la politica. 1. Il ruolo dato alla religione: Hegel sostiene che religione e filosofia di fatto sono la stessa cosa solo che una è più indietro dell'altra, - La destra hegeliana ha messo l'accento sul fatto che sono la stessa cosa (sostenendo che l'idea di cui sta parlando Hegel è Dio), La sinistra hegeliana ha messo l'accento sulla loro diversità (sostenendo che sta parlando dell'umanità). 2. La politica: Hegel sostiene che tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale La destra hegeliana si sofferma sulla prima parte, se ciò che è reale è razionale le cose stanno bene così come sono → concezione conservatrice, si sono schierati dalla parte del regime autoritario prussiano del tempo. La sinistra hegeliana si sofferma sulla seconda parte della frase, tutto ciò che è razionale è reale per cui tutto ciò che è razionale deve diventare reale → concezione rivoluzionaria, dobbiamo fare in modo da far diventare reale ciò che è razionale (punto di vista di Marx). 7 LA DIALETTICA HEGELIANA Lo studio della dialettica hegeliana risulta certamente fecondo in vista di una comprensione profonda della realtà che vada al di là degli aspetti immediatamente evidenti: se l'aspetto apparente della realtà è il suo essere luogo di contrasti e lacerazioni, il problema della filosofia hegeliana è scoprire il principio in forza del quale essi si conciliano. Del resto la trattazione di Hegel risulta imprescindibile nell'ambito della storia della filosofia, in quanto si pone come il punto di arrivo dell'idealismo avente le sue radici nel criticismo kantiano ed ulteriore base per la successiva riflessione anche qualora questa muova dal consapevole rifiuto dell'hegelismo. I prerequisiti necessari per la comprensione della dialettica hegeliana, come Hegel stesso ha indicato nella Prefazione alla Fenomenologia, sono la conoscenza di Kant, Fichte e Schelling. Infatti Hegel chiarisce la sua concezione in riferimento a quella dei tre filosofi citati. Dovendo parlare della dialettica hegeliana, possiamo scegliere di farlo in termini puramente logici. Ciò non toglie il fatto che sia possibile coglierne il vero e profondo significato nella sua intima relazione con la vita e con gli aspetti più familiari della realtà. Data la lontananza del linguaggio di Hegel dal vissuto quotidiano, risulta necessario avvicinarlo alla nostra esperienza. Proviamo ad interrogarci sul senso di tutto ciò che esiste e che accade intorno a noi: tutto potrebbe essere casuale o avere una sua profonda ragion d'essere, magari da noi non immediatamente coglibile. Ebbene quest'ultima è l'idea centrale del sistema hegeliano: lo ricaviamo da una sua affermazione diventata celebre, contenuta in una delle sue opere della maturità: "I lineamenti di Filosofia del Diritto" - ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale. Quest'affermazione presa nella sua interezza, non vuol semplicemente dire che la realtà è penetrabile dalla ragione, come risulta nella convinzione di maggior parte dei filosofi e come presuppone il concetto stesso di ricerca filosofica; essa implica che la ragione stessa e le sue leggi coincidono con la realtà. Dunque ciò che non esiste, per il fatto di non esistere, non è razionale e niente di ciò che non esiste ha diritto all'esistenza. La filosofia non ha niente da insegnare alla realtà, poiché tutto ciò che è, e necessario ovvero non può non essere e non può essere diverso da com'è. La realtà è perciò Assoluto in quanto sciolta da ogni relazione con altro al di fuori di essa, dal momento che tale altro non può esistere. La realtà così intesa, come identica alla ragione, non è statica, ma è processo continuo ed incessante movimento. Tale movimento non consiste in uno sviluppo indefinito che viene criticato da Hegel e chiamato "cattivo infinito" come sembrava per lo stesso Hegel il movimento di avvicinamento dell'io empirico all'lo puro di Fichte, perché è identità di finito ed infinito, tale identità non è però nemmeno appiattimento di differenza, così come secondo Hegel appare l'Assoluto di Schelling, quell'assoluto indifferenziato, simile alla" notte in cui tutte le vacche sono nere". L'Assoluto di Hegel assomma in definitiva sia il carattere di essere identità di finito ed infinito, sia la dimensione processuale sottolineata da Fichte. Se la realtà è movimento, la dialettica è la legge di questo movimento. Esso consiste nella posizione, da parte dell'Assoluto, di una sua determinazione. Ma questa determinazione è soltanto un momento del processo dell'Assoluto e perciò sempre inadeguata, parziale e limitata. In questo senso essa si presenta come negazione dell'Assoluto nella sua totalità. Ma poiché la determinazione è sempre inadeguata rispetto all'Assoluto, essa viene tolta come tale e l'Assoluto viene riaffermato come negazione della negazione. Questa seconda negazione non è tuttavia il puro e semplice annullamento della determinazione negata, poiché essa è pur sempre conservata nel processo unitario dell'Assoluto. È questo quello che Hegel chiama superamento (Aufhebung) ossia toglimento ed al contempo conservazione della determinazione, la determinazione finita A è tolta come tale e tuttavia conservata nella relazione con il suo negativo (non A). In questo senso l'Assoluto viene ad essere la relazione di tutte le sue determinazioni. Facciamo l'esempio che Hegel stesso ci propone. Se consideriamo la vita della pianta come un tutto, essa si articola in vari momenti che sono ognuno il trasformarsi nell'altro. E così il bocciolo può essere considerato una determinazione della pianta, esso deve morire per dar luogo al fiore, il quale è, in questo senso, la sua gazione. Ma in questo morire il bocciolo stesso rimane, in quanto è esso stesso che si trasforma in fiore. A sua volta il fiore si trasforma in frutto che si presenta ancora una volta come una negazione della determinazione precedente che contiene in sé sia il bocciolo che la sua negazione ossia il fiore. Esso è il bocciolo e il fiore che si sono trasformati in frutto. 8 Già da questo esempio è possibile ricavare lo schema triadico della dialettica hegeliana che, secondo la tradizionale terminologia, si articola in tesi, antitesi e sintesi. TESI: posizione della determinazione (momento intellettivo astratto) ANTITESI: negazione della determinazione (momento razionale negativo) SINTESI: negazione della negazione o superamento (momento razionale positivo o speculativo) La posizione della tesi implica sempre l'opposizione dell'antitesi, ma questa opposizione si nega a sua volta e dà luogo alla sintesi degli opposti che è la loro conciliazione. La sintesi è il momento in cui tesi e antitesi scompaiono nella loro unilateralità, affinché il movimento del reale possa procedere verso un progressivo arricchimento. Possiamo illustrare questa dialettica ponendoci dal punto di vista del pensiero, poiché in Hegel la realtà coincide con il pensiero, e dunque la dialettica è sia legge della realtà che del pensiero. Il primo momento della dialettica è chiamato da Hegel "il lato astratto o intellettivo" e corrisponde all'affermazione del finito, il finito è l'oggetto dell'intelletto, il quale è la facoltà che distingue, separa e, come tale, definisce. L'intelletto possiede questa capacità astrattiva, di cogliere degli aspetti della realtà isolati e separati gli uni dagli altri, delle determinazioni fisse e rigide. Ma questo è anche il limite dell'intelletto che rimane chiuso nel finito e limitato ad esso. In questo senso sul piano storico si può vedere anche il limite dell'ideale razionale tipico dell'Illuminismo. Il compito della filosofia è quello di andare oltre i limiti dell'intelletto ed ecco allora il secondo momento, quello "negativo", negativamente razionale. Se l'intelletto mi fa cogliere la determinazione in sé, isolatamente ed unilateralmente, la ragione coglie tutti i nessi ed i rapporti che intercorrono tra quella determinazione e tutte le altre. Ogni determinazione si definisce per quello che è, ma, al contempo, in rapporto a tutto quello che non è; tutto quello che non è A, entra, in qualche modo, a definire A. Ogni concetto dell'Intelletto si definisce in rapporto al suo contrario: per es. non posso definire l'unità senza presupporre la molteplicità. Così come la realtà non è una serie di rappresentazioni fisse, rigide, immobili, ma ogni cosa trapassa nel suo contrario, ogni cosa viene meno come quella cosa, affinché possa diventare un'altra cosa, così anche ogni concetto dell'intelletto, in se stesso considerato, rivela la sua inadeguatezza e negatività. Ecco perché nel momento "speculativo" (sintesi) le singole determinazioni cessano di essere contrapposte le une alle altre e vengono invece unificate in una superiore unità, che toglie e conserva i singoli elementi. Toglie, in quanto gli elementi non ci sono più come tali, nella loro singolarità-individualità; conserva, in quanto la sintesi è possibile pur sempre forza essi, ed è perciò il loro inveramento. A questo punto ci si può anche domandare, in sede critica, il senso ultimo di questo procedimento dialettico, laddove le determinazioni sono poste per essere continuamente negate in se stesse e risolte nella totalità. In questo contesto speculativo, ciò che ultimamente conta è soltanto la totalità della realtà, mentre ci si può facilmente accorgere che ciò che è individuale, particolare, singolare non ha valore in sé, ma soltanto in funzione del tutto nel quale viene risolto. Contro questo motivo di fondo della dialettica hegeliana, che sembra relegare il finito a momento transitorio, anche se necessario della realizzazione dell'infinito, si leveranno le voci di quei filosofi post-hegeliani che vorranno invece rivendicare il valore del finito in quanto tale. 9