A Zacinto: il sonetto dell'esilio
Ugo Foscolo scrisse questo celebre sonetto dedicato a Zacinto (oggi chiamata Zante), l'isoletta greca dove nacque nel 1778. La poesia è strutturata in due quartine e due terzine, con schema metrico ABAB ABAB CDE CED.
Nel sonetto, Foscolo si rivolge direttamente alla sua isola natale con un tono intimo e nostalgico: "Né più mai toccherò le sacre sponde... Zacinto mia". Il poeta ricorda con affetto la bellezza dell'isola "che te specchi nell'onde del greco mar", sottolineando il suo legame mitologico con Venere (Afrodite), nata proprio in quelle acque. Questo collegamento eleva Zacinto a luogo quasi sacro.
Foscolo paragona il proprio destino a quello di Ulisse, ma con un'amara differenza: mentre l'eroe omerico riuscì a tornare nella sua "petrosa Itaca", il poeta sa che morirà in terra straniera, lontano dalla sua amata isola. L'unica cosa che potrà lasciare alla sua "materna terra" sarà il suo canto poetico, mentre a lui toccherà una "illacrimata sepoltura", una tomba su cui nessuno dei suoi cari potrà piangere.
💡 Il modo in cui Foscolo si rivolge a Zacinto usando il "Tu" rivela quanto profondamente considerasse l'isola come una figura materna, sottolineando il legame emotivo che lo legava alla sua terra natale.
La profezia del poeta si avverò: morì a Londra, in esilio, lontano dalla sua amata Zacinto, lasciando solo la sua poesia come testimonianza del suo amore per la patria.