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GIOVANNI VERGA, SVOLTA VERISTA E NARRATORE

20/10/2022

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GIOVANNI VERGA 1840-1922
VITA
Giovanni Verga nasce a Catania, in Sicilia (luogo importante perché alcune opere sono
ambientate li). La sua f

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GIOVANNI VERGA 1840-1922 VITA Giovanni Verga nasce a Catania, in Sicilia (luogo importante perché alcune opere sono ambientate li). La sua famiglia è benestante e molto patriottica (vuole unita d'Italia, non borbonica). Studia sotto insegnamento di un precettore privato che gli insegna ad apprezzare sia opere patriottiche che romantiche. Inizia quindi a scrivere alcuni romanzi come "Amore e Patria"; "I Carbonari della Montagna"; "Sulle Lagune"... che parlano di risorgimento, amori infelici, romanzi storici... Questi tre romanzi fanno parte della "preistoria verdiana", ovvero la sua prima fase da scrittore. PRIMA FASE Nel 1865 lascia Catania per trasferirsi a Firenze (capitale della cultura, del Regno d'Italia, e della lingua italiana). Publica "La storia di una Capinera", il romanzo che lo rende famoso in quel periodo. Racconta di un ragazza messa in convento contro la sua volontà dalla matrigna, poiché è rimasta orfana di sua madre. Per la pubblicazione di questo libro collaborò con la casa editrice più famosa di quel tempo, quella dei Fratelli Treves (ora conosciuta come Garzanti). SECONDA FASE Nel 1872 Verga si trasferisce a Milano, capitale letteraria (scapigliatura, illuministi, romanticismo, caffè letterari, Parini e Manzoni vissero lì). In quel periodo c'era il movimento della scapigliatura, che ha influenzato Verga. Da scapigliato ha scritto tre romanzi: Eva; Eros; Tigre Reale. Nella prefazione di Eva, scrive la polemica scapigliata contro la...

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Didascalia alternativa:

società: egli dice che è un'epoca di banche e imprese, e che l'arte è diventata un lusso. Possiamo capire l'attaccamento delle persone alla materia, ai soldi. Inoltre i borghesi vedevano gli artisti come nullafacenti (gli altri lavoravano per far progredire la società, mentre gli artisti non facevano nulla). TERZA FASE Nel 1877 legge “L'Assommoire” di Emile Zola. Dopo averlo letto, nel 1878 egli publica la novella "Rosso Malpelo", che rappresenta la svolta verista. Da qui inizia il periodo verista. A questa fase appartengono: ● ● ● "Rosso Malpelo"; "Vita dei Campi" (raccolta novelle); "I Malav (1881), che doveva far parte di un ciclo di 5 omanzi, il "Ciclo dei Vinti", ma scrive solo i primi due volumi: i "Malavoglia" e "Mastro Don Gesualdo". Inizia a scrive anche il terzo ma non lo termina perché i primi volumi non ebbero molto successo, essendo molto difficili. Pagina 1 Tra 1881 e 1889 publica altre novelle: le "Novelle rusticane", "Per le Vie", "Vagabondaggio", "Cavalleria Rusticana"... Sempre nel 1889, D'Annunzio publica il suo primo romanzo, "Il Piacere". È come una sorta di circolo perché in quell'anno finisce il verismo con Verga, ma inizia il Decadentismo con D'Annunzio. Durante la sua ultima fase della vita, si allontana dalla letteratura fino ad abbandonare il mestiere di scrittore, lasciando Milano e trasferendosi in Sicilia nel 1893. Vive isolato, cupo e conservatore (non più scapigliato). Muore nel 1922. LA SVOLTA VERISTA e il NARRATORE La novità è l'introduzione di una nuova forma di narratore. Egli si ispira al narratore impersonale di Zola (oggettivo), e lo definisce "Narratore eclissato e regredito": eclissi del narratore e artificio della regressione (titolo di un saggio). Ricordiamo che il narratore nelle opere di Zola è oggettivo (non come Manzoni che interviene e commenta). È anche un narratore "alto" nel senso che Zola frequenta luoghi superiori rispetto a quelli che narra. Si sente proprio un distacco (linguistico e culturale) quando Zola descrive i luoghi più bassi rispetto a quelli che lui frequenta. Inoltre si può definire "narratore alto" perché pur descrivendo oggettivamente luoghi bassi, malfamati, usa un approccio culturale, un linguaggio e un lessico colto che appartengono alla società alta che frequenta. (quando descrive luoghi di campagna egli usa un linguaggio alto e colto, e non basso come i campagnoli, quindi si sente proprio questo distacco tra la classe alta frequentata da Zola e la classe bassa che viene descritta oggettivamente). Narratore eclissato di Verga: il narratore sparisce completamente dal testo: "le vicende devono essersi fatte da sé". Il narratore deve eclissarsi, ovvero sparire: "Il lettore si deve trovare faccia a faccia con il fatto nudo e schietto". L'eclissi del narratore avviene attraverso l'artificio della regressione, ovvero Verga regredisce il suo livello lessicale, mentale e culturale al livello di ambiente che sta raccontando (al contrario di Zola che non regredisce, ma si sente che usa un linguaggio e un approccio culturale più alto). Verga entra a far parte del mondo che sta raccontando impersonandosi in un personaggio: miniatori, pescatori, venditori..... (che però non compare direttamente nella vicenda e resta anonimo). Egli regredisce perché essendo un intellettuale e colto, si estranea dal proprio essere e va a raccontare in prima persona luoghi di basso livello, immergendosi nelle vicende ed entrando a far parte di quel mondo. Mimetizzandosi in un personaggio, il narratore adotta il loro Pagina 2 modo di pensare, di esprimersi, di vedere le cose, allontanandosi dallo stile elevato e colto che frequentava Verga. Anche il linguaggio è diverso, spoglio e povero, pieno di modi di dire, proverbi, paragoni, imprecazioni. Egli però non scrive mai in dialetto, usa sempre un lessico italiano traducendo in italiano le forme dialettali (per questo ci sono spesso errori). Zola invece ha un modo di scrivere elevato e sostenuto. Abbiamo un esempio del narratore di verga nella prima frase della novella Rosso Malpelo. "Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo" Questa frase ci fa capire che il ragazzo ha i capelli rossi perché è una persona maliziosa e cattiva. Questo è un pregiudizio che avevano i minatori, i capelli rossi sono la manifestazione della sua cattiveria (essendo molto rari), quindi i minatori lo temevano e cercavano di difendersi. Il tutto è dovuto all'ignoranza dei minatori, e il narratore essendosi mimetizzato, racconta questo pensiero. Attenzione, verga non pensa a questa credenza popolare, ma è il narratore che essendosi impersonato lo crede. Secondo Baldi il tipo di scelta del narratore eclissato e regredito è dovuto al suo pessimismo. Verga condivide le idee del positivismo: non crede alla metafisica, è ateo (non crede a una vita eterna che possa riscattare i dolori di questa vita), crede che tutto possa essere spiegato in modo razionale e scientifico, crede nel determinismo e nel darwinismo sociale (lotta per la vita, il più forte vince sul più debole). Differenza con Zola: non crede nel mito del progresso. È evidente che c'è in atto un progresso che fa evolvere l'uomo, che definisce un cammino dell'umanità fatale (inevitabile) e incessante (continuo). Però crede che porti un effetto negativo all'umanità. Crede che gli umani saranno sempre caratterizzati dalla cattiveria, egoismo, prevalenza di questioni materiali e che difficilmente esiste la solidarietà, o sentimenti di empatia e condivisione. I positivisti credono che grazie alla scienza, si possa studiare l'uomo e i suoi comportamenti per capire cosa c'è di sbagliato e in modo da migliorare la società; mentre Verga pensa che anche se cambiano le condizioni della società, l'uomo rimane sempre egoista e cattivo. Secondo Verga chi scrive non ha diritto di giudicare. Visto che anche lui fa parte dell'ambiente degli scrittori, nemmeno lui può giudicare quando scrive. Deve scrivere in maniera oggettiva, non ha diritto di giudicare (cioè criticare per migliorare) perché tanto non cambierebbe niente e la realtà non migliorerebbe. Egli sa di non avere speranza di miglioramento se da dei giudizi. Zola invece pensa che grazie ai suoi scritti possa aiutare lo scienziato a migliorare la società. Pagina 3