I moti rivoluzionari del 1820-21 e i successivi movimenti rappresentano un periodo cruciale del Risorgimento italiano.
Durante il periodo tra il 1820 e il 1848, l'Italia fu teatro di numerose insurrezioni e moti rivoluzionari che miravano all'indipendenza e all'unificazione nazionale. I moti rivoluzionari in Italia iniziarono nel 1820-21 con le rivolte di Napoli e del Piemonte, ispirate dai principi liberali e costituzionali. Questi primi tentativi, nonostante il loro fallimento, posero le basi per i successivi movimenti insurrezionali. I moti rivoluzionari del 1830 videro una maggiore partecipazione della borghesia e degli intellettuali, specialmente nelle regioni centrali della penisola, mentre i moti rivoluzionari del 1848 rappresentarono il culmine di queste aspirazioni nazionali.
Il Risorgimento italiano si caratterizzò per la presenza di diverse correnti di pensiero e strategie d'azione. Come evidenziato nel Risorgimento spiegato facile, il movimento si sviluppò attraverso tre principali direttrici: la via democratica-repubblicana di Mazzini, quella moderata-liberale di Cavour e quella federalista di Gioberti. I punti fondamentali del Risorgimento italiano includevano la lotta contro il dominio straniero, principalmente quello austriaco, la richiesta di costituzioni liberali e l'aspirazione all'unità nazionale. Le cause del fallimento dei primi moti, in particolare quelli del 1820-21, furono molteplici: la scarsa coordinazione tra i diversi centri rivoluzionari, l'intervento repressivo dell'Austria e la limitata partecipazione popolare. Tuttavia, questi eventi contribuirono a formare una coscienza nazionale e a preparare il terreno per il successivo processo di unificazione.