La Vittoria Mutilata e l'Impresa di Fiume
Il concetto di "vittoria mutilata" emerse nel contesto post-bellico italiano, quando le aspirazioni territoriali del paese si scontrarono con la realtà diplomatica della Conferenza di Pace di Parigi. I rappresentanti italiani, Orlando e Sonnino, si trovarono in una posizione difficile: da un lato chiedevano il rispetto del Patto di Londra, dall'altro rivendicavano Fiume, non inclusa negli accordi originali.
Evidenziazione: La questione di Fiume divenne il simbolo della "vittoria mutilata", alimentando il malcontento popolare e il nazionalismo italiano nel primo dopoguerra.
L'impresa di Fiume, guidata da Gabriele D'Annunzio, rappresentò il culmine di questa tensione. Nella notte tra l'11 e il 12 settembre 1919, il poeta-soldato, alla testa di un gruppo di volontari armati (i cosiddetti "legionari"), occupò la città in opposizione agli accordi internazionali. D'Annunzio istituì la Reggenza italiana del Carnaro, un esperimento politico che anticipò alcuni elementi del futuro regime fascista, combinando nazionalismo, autoritarismo e simbolismo rivoluzionario.
La vicenda di Fiume evidenziò la fragilità del governo liberale italiano e la crescente influenza dei movimenti nazionalisti radicali, preparando il terreno per l'ascesa del fascismo.