L'Italia tra il 1800 e il 1900 attraversò profondi cambiamenti sociali ed economici che ne definirono l'identità moderna.
L'industrializzazione in Italia nell'800 e l'industrializzazione in Italia nel '900 rappresentarono momenti cruciali per lo sviluppo del paese. Il processo iniziò principalmente nelle regioni settentrionali, dove sorsero i primi stabilimenti tessili e metallurgici, favoriti dalla presenza di risorse idriche e dalla vicinanza con i mercati europei. Questo sviluppo diseguale pose le basi per quello che sarebbe diventato il divario tra Nord e Sud Italia 1861, una problematica sociale ed economica che persiste ancora oggi. La questione meridionale emerse come conseguenza diretta di questo squilibrio: mentre il Nord si sviluppava industrialmente, il Sud rimaneva prevalentemente agricolo, con strutture feudali ancora radicate e minori investimenti infrastrutturali.
La ricchezza del Sud prima dell'unità d'Italia era considerevole, specialmente nel Regno delle Due Sicilie, ma il processo di unificazione e le politiche successive non riuscirono a preservare e sviluppare questo patrimonio. Le differenze tra Nord e Sud Italia si accentuarono progressivamente, creando due realtà economiche distinte all'interno dello stesso paese. Questo divario si manifestò in vari aspetti: nell'istruzione, nelle infrastrutture, nell'occupazione e nel reddito pro capite. La questione meridionale divenne un tema centrale nel dibattito politico e sociale italiano, oggetto di numerosi studi e interventi legislativi, senza tuttavia trovare una soluzione definitiva. Il processo di industrializzazione, che nel Nord aveva creato un tessuto produttivo moderno e competitivo, nel Sud procedette a rilento, contribuendo a cristallizzare le disparità territoriali che caratterizzano ancora oggi il paese.