L'età giolittiana rappresenta un periodo cruciale nella storia italiana di inizio Novecento, caratterizzato da importanti riforme sociali ed economiche.
Le riforme di Giolitti trasformarono profondamente il paese attraverso una serie di interventi mirati. Il programma riformista includeva la nazionalizzazione delle ferrovie, l'introduzione del suffragio universale maschile, la regolamentazione del lavoro femminile e minorile, e l'istituzione dell'assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro. Particolarmente significativo fu il Patto Gentiloni, un accordo del 1913 tra liberali e cattolici che segnò il superamento del Non expedit e permise ai cattolici di partecipare attivamente alla vita politica italiana.
Sul fronte internazionale, l'Italia si trovò coinvolta in un complesso sistema di alleanze. La Triplice Alleanza, firmata nel 1882 con Germania e Austria-Ungheria, rappresentava inizialmente un pilastro della politica estera italiana. Tuttavia, le crescenti tensioni con l'Austria-Ungheria e gli interessi contrastanti nei Balcani portarono l'Italia ad avvicinarsi progressivamente alla Triplice Intesa (Francia, Regno Unito e Russia). Questa evoluzione diplomatica ebbe conseguenze determinanti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando l'Italia, inizialmente neutrale, decise di entrare in guerra nel 1915 a fianco dell'Intesa, abbandonando la precedente alleanza. Le riforme interne e le scelte di politica estera dell'età giolittiana posero le basi per profondi cambiamenti che avrebbero caratterizzato l'Italia nel corso del XX secolo.