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15/6/2022
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IL GATTOPARDO a)- b) La Bella Gigogin (1:10:20) Il giorno del Plebiscito era stato ventoso e coperto, e per le strade del paese si erano visti aggirarsi stanchi gruppetti di giovanotti. Fra le cartacce e i rifiuti sollevati dai turbini di vento, cantavano alcune strofe della Bella Gigogin trasformate in nenie arabe. Indossavano un cappello con un biglietto dove c'era scritto sì e un fiore rosso o sul cappello oppure sui loro abiti. Questa canzone venne scritta dal compositore milanese Paolo Giorza, fu ufficialmente cantata in pubblico il 31 dicembre dello stesso anno al Teatro Carcano di Milano durante un concerto offerto dalla Banda civica della città. Il pubblico se ne impadronisce al volo, la fa ripetere per ben otto volte, e alle quattro del mattino del 1 gennaio 1859 una folla di diecimila persone marcia verso il palazzo del viceré asburgico cantando, quasi come una minaccia. Il canto è un invito al re Vittorio Emanuele II «<a fare avanti un passo», esortazione a marciare oltre il Ticino. Giorza incita le truppe italiane a scacciare via quelle austriache. La Lombardia è «stufa di mangiar polenta»: il giallo della polenta simboleggia il colore dell'odiata bandiera austriaca. Venne scritta in dialetto perché gli austriaci non ne capissero il significato. Altre canzoni presenti nel film sono:...
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Vi ravviso, o luoghi ameni è un'aria d'opera tratta dalla Sonnambula Vincenzo Bellini sul libretto di Felice Romani (https://www.youtube.com/watch?v=T7GJGdQPZLg), Amami, Alfredo, nell'interpretazione data da di Angela Gheorghiu (https://www.youtube.com/watch?v=lJle_zyzus). La scena di questo canto patriottico si apre con una statua con in mano una bandiera tricolore. Sulle varie abitazioni invece sono presenti cartelli con su scritto "W il plebiscito" e s "sì all'unità d'Italia" (nel film ce n'è di più sull'edificio dove si deve votare). Da notare che i colori di questi cartelli sono bianco oppure verdi. Sono presenti anche un gruppo di uomini e donne che in particolare hanno una bandiera tricolore in mano. c) Momento del voto (1:13.20) Quando il principe entra nella stanza tutti gli uomini si tolgono il cappello (lui può saltare la fila anche se non è ultimo). Egli viene chiamato eccellenza e inserisce nella scatola il voto favorevole. inoltre il Don calogero per lui la votazione viene sospesa per qualche minuto per potergli offrire da bere. Fra i presenti solo lui accetta di bere. d) Quadri (1:13:42) Proprio dietro la cattedra del sindaco si vedono due quadri di due personaggi molto importanti all'epoca. Sono i ritratti del re d'Italia Vittorio Emanuele II e di Garibaldi. Da notare il colore oro della cornice che raffigura il re Vittorio Emanuele, diverso da quello di Garibaldi, che ha un colore di poco valore: blu. La differenza di colore è legata al fatto che i due personaggi non hanno lo stessa importanza. e) Risultato delle votazioni (1:15:00) I risultati delle votazioni sono state annunciate dal Don Calogero il 22 ottobre del 1860 in Donnafugata alle ore 18 pomeridiane. Il popolo siciliano vuole l'Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele re costituzionale: Con 515 iscritti vincono i Sì 512 contro 0 No. Ci sono pure i fuochi d'artificio. Luoghi A circa 20 km dalla città di Ragusa sorge il Castello di Donnafugata. Luchino Visconti nel 1962, prima di iniziare le riprese del film, venne qui in incognito. Il regista si rese, però, presto conto, che la Donnafugata di Tomasi di Lampedusa non poteva essere ricostruita qui perché la presunta dimora estiva nel Gattopardo era in forte declino e mal si prestava quindi come set cinematografico. In realtà, la Donnafugata descritta da Tomasi era il luogo dove egli stesso aveva trascorso la sua infanzia e cioè il paese di Palma di Montechiaro, mentre il palazzo descritto nel romanzo quello di Filangeri Cutò a Santa Margherita di Belice. Proprio perché il castello di Donnafugata non si prestava a essere trasformato in set cinematografico, a fare da sfondo alle vicende fu un paesino distante 40 chilometri da Palermo: Ciminna. Nella realtà il palazzo del principe nella piazzetta di Ciminna non esisteva, e addirittura Visconti in soli 45 giorni ne fece costruire appositamente la facciata. Il regista inoltre, non esitò a far smontare il soffitto originale della Chiesa madre, in cui è ambientata la celebre scena dell'arrivo a Donnafugata, per esigenze scenografiche. Per le scene iniziali del film fu utilizzata invece, la settecentesca Villa Boscogrande a Piana dei Colli, nei pressi di Palermo. Un altro palazzo di Palermo è stato il grande protagonista del film e precisamente il palazzo Valguarnera Gangi, dove furono girate le scene del grande ballo in casa Ponteleone. L'ambientazione degli esterni fu molto più facile; la Sicilia era ricchissima di paesaggi caratterizzanti. Spettacolari sono, infatti, le riprese fatte nei pressi del lago di Piana degli Albanesi. Le scene di battaglia dei garibaldini a Palermo invece, furono girate negli stessi luoghi in cui si svolsero nella realtà: in Piazza Rivoluzione, piazza S.Giovanni Decollato, piazza Vittoria, la Kalsa e Casa Professa. Personaggi Il Principe Salina: è il protagonista della storia. Viene presentato come un uomo grande e forte. Nel Principe si nota l'origine Tedesca della madre dalla sua carnagione chiara e dal colore biondo dei suoi capelli. È sposato con Maria Stella dalla quale ha avuto sette li (quattro maschi e tre femmine). La vita sua e quella della sua numerosa famiglia scorre monotona e tranquilla: per i familiari il Principe prova persino un lieve sentimento di disprezzo per la loro piattezza morale, con la sola eccezione di Tancredi, il nipote, preferito allo stesso primogenito Paolo per vivacità, imprevedibilità e prontezza di spirito un vero, giovane Gattopardo. Tancredi Falconieri: è figlio ventenne della sorella del Principe e a lui è stato affidato alla morte dei genitori. Le sue condizioni economiche sono precarie e si trova a gestire un patrimonio male amministrato e ormai ridotto all'osso, scialacquato dal padre; supplisce però alle difficoltà con la sua prontezza e lungimiranza. Nonostante l'insolenza di Tancredi, (Don Fabrizio «senza confessarlo a se stesso avrebbe preferito aver lui come primogenito»), il principe lo ritiene più simile a sé di quanto non fossero i suoi propri figli. Angelica: Don Calogero compare ad un pranzo presso i Salina accompagnato dalla figlia Angelica. Al presentarsi della ragazza, «la prima impressione fu di abbagliata sorpresa»: con la sua statura slanciata, con il fascino dei capelli mori e degli occhi verdi riesce a mettere in ombra alcuni piccoli difetti fisici. È una ragazza vivace, ma avendo studiato in collegio a Firenze ha acquisito un tono raffinato: è orgoglio del padre e figura capace di destare la curiosità di chiunque, avendola conosciuta da bambina, la trova traordinariamente cambiata. Don Calogero: è il sindaco di Donnafugata, un possedimento dei Salina. È un personaggio ricco e influente sul paese da lui amministrato, dove lo si considera «intelligente come il diavolo». Si dimostra rozzo e avaro, ma, calcolatore, sa spendere nelle occasioni da lui considerate utili. È sposato con Bastiana, una donna rustica al cui fianco si rifiuta di apparire. Alle sue prime comparse nel romanzo indossa vestiti eleganti, ma solo lentamente riuscirà a servirsene per apparire nobilitato. Significato del titolo e rivoluzione mancata Con Il Gattopardo Visconti affronta gli irrisolti temi del processo unitario nazionale, insieme al malinconico tracollo dell'antica aristocrazia legittimista di fronte all'ascesa di un nuovo, spregiudicato e corrotto, ceto politico dirigente nato dal compromesso e già affetto da inguaribile tartuferia. Il titolo Il Gattopardo si rifà ad una frase del protagonista, il principe Salina, che raccontando la sostituzione in atto tra la vecchia nobiltà e la borghesia come classe dominante dice: "Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra". Il termine Gattopardo, dunque, ha un'accezione positiva, almeno in un primo momento. Un significato che viene completato, però, un'altra celebre frase del Gattopardo, pronunciata nel film di Visconti da Alain Delon, che interpreta Tancredi di Falconeri, nipote del protagonista: "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". Cambiare tutto per non cambiare niente, una frase che cattura l'impossibilità di evolversi per la Sicilia, un concetto ripetuto anche in un'altra frase del romanzo dallo stesso principe Salina: "il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di 'fare...". Tancredi ha capito che la rovina più grande per gli aristocratici non è la conquista dei Savoia, ma la caduta della monarchia e l'instaurazione della repubblica, che verrebbe accompagnata ad un profondo cambiamento sociale. Per questo motivo decide di partecipare al movimento rivoluzionario. Qualche anno fa, Carlo Ginzburg ha individuato la fonte di quel passo in Niccolò Machiavelli, che nei suoi Discorsi sosteneva l'esatto opposto di Tancredi: <<Colui che desidera o che vuole riformare uno stato d'una città (...) è necessitato a ritenere l'ombra almanco de' modi antichi, acciò che a' popoli non paia avere mutato ordine». Una derivazione rovesciata. Per Machiavelli se vogliamo che tutto cambi bisogna (morbidamente) che qualcosa rimanga com'è. Per Tancredi l'opposto: per conservare tutto bisogna cambiare tutto. osì nasce il termine "gattopardismo" si indica nient'altro che la pratica politica del "trasformismo", la disponibilità a cambiamenti di facciata da parte di chi, facendo parte del ceto dominante, si adatta ad una nuova situazione politica o sociale (come promotore di questa) per poter conservare intatto il privilegio. Quella risorgimentale è stata, per usare una celebre espressione gramsciana, una " rivoluzione mancata " - e la causa e la natura di tale "mancanza" sono state essenzialmente di carattere sociale. In effetti il limite storico del Partito d' azione va individuato nel fatto che è rimasto sempre un partito borghese di élite, non disposto o non capace di ricercare l' appoggio dei ceti non borghesi. Errori del Film Scena del Principe Salina a caccia. I fucili si aprono e si chiudono ma all'epoca non esistevano ancora i fucili a cartuccia. Eventi storici citati nel film il Gattopardo IL film si estende sul periodo che va dal 1860 al 1910. Il Gattopardo inizia con la spedizione dei Mille che dà il via all'unità italiana, dove abbiamo i Mille guidati da Garibaldi. In quel momento. La penisola italiana comprendeva il Meridione, e l'obiettivo dello sbarco era quello di conquistare il regno delle due Sicilie. I sostenitori dell'unità italiana, soprattutto Garibaldi, sostengono Vittorio Emanuele II. II 4 aprile del 1860, scoppiò a Palermo un tentativo rivoluzionario, subito soffocato. Trama Mentre nel palazzo di Don Fabrizio Salina la famiglia riunita recita il rosario, giunge la notizia dello sbarco di Garibaldi e dei suoi Mille in Sicilia. Il principe Salina cerca di salvaguardare la propria posizione sociale mettendosi dalla parte dei vincitori: approva l'arruolamento del nipote Tancredi nelle file dei garibaldini, vota a favore dell'annessione allo stato sabaudo durante il plebiscito, favorisce il matrimonio di Tancredi con Angelica, figlia di Don Calogero Sedara, un borghese, arricchito di recente e con loschi affari, che avvia la propria ascesa sociale e politica sostenendo in ogni modo (anche manipolando i risultati del plebiscito!) il nuovo Regno d'Italia; egli rifiuta, però, il seggio di senatore che gli viene offerto, perché è impossibile per lui, uomo del passato, credere nel futuro e operare in esso. Durante un ballo a Palermo, Don Fabrizio presagisce la propria morte e la fine del mondo aristocratico a cui appartiene, ormai inevitabilmente sopravanzato dalla nuova classe borghese. Dopo la rivoluzione, l'ordine è tornato: fuori campo si sentono gli spari delle fucilazioni degli ultimi garibaldini ribelli, che tranquillizzano e mettono di buon umore Don Calogero e Tancredi, perché le spinte al rinnovamento sono state ancora una volta soffocate, ma che lasciano indifferente Don Fabrizio che si allontana a piedi sparendo in un vincolo al buio. https://www.docsity.com/it/il-gattopardo-analisi-film-e-romanzo/4369719/ Dal Film al Romanzo Si può dire che Visconti abbia voluto cambiare il meno possibile il testo del libro nella trasposizione cinematografica. La concezione viscontiana del cinema, infatti, era quella di rendere in immagine i contenuti della letteratura, intervenendo solo in minima parte sul soggetto originario. In pochissime parti, perciò, il film diverge dal libro. Il regista inserisce due fragorose risate di Angelica, quando Tancredi pronuncia le due frasi scandalose con l'evidente scopo di sedurla. Lo fa, perché ritiene di manifestare in tal modo i pensieri della giovane che gioco forza - non poteva esprimere a voce. Aggiunge pure alcune scene sulle battaglie garibaldine, non previste nel libro, perché richiesto espressamente da una certa critica di sinistra dell'epoca. Dopo una proiezione esclusiva, però, provvide a tagliarle. Così che la pellicola, dalla durata originaria di 205 minuti, scese a 187. Soprattutto, Visconti dà particolare rilievo al ballo finale, che dura ben 44' - cioè quasi un quarto del totale - mentre nel romanzo copre soltanto il 9-10% del testo complessivo. Negli intermezzi della festa, il regista colloca l'appartarsi e le effusioni tra Angelica e Tancredi nelle stanze deserte del palazzo. Nel libro sono descritti in precedenti occasioni. Visconti, infine, conclude il film con i pensieri del principe di Salina, dopo la fine del ballo. Tomasi, invece, aveva inserito due sequel alla vicenda. Uno nel 1885, alla morte del principe, e uno cinquant'anni dopo gli avvenimenti, con un dialogo tra Angelica e la principessa Concetta, figlia di Fabrizio e a suo tempo innamorata di Tancredi.